La rosa bruciata / 4
26 giugno
Ognuno stabilisce con le proprie piante un rapporto particolare. C’è chi vi dedica alcuni minuti al mattino appena sveglio, quasi per condividerne il piacere del risveglio e trarre da loro la carica giusta per affrontare la giornata. E chi invece si riserva questo piacere alla sera, dopo il lavoro, quasi a volersi immergere nella natura, sia essa rappresentata da una piantina di potos, sia esso un giardino ombroso.
Sta di fatto che l’osservazione quotidiana delle piante rivela sempre qualcosa. E la nostra rosa ci dice che ha qualcosa che non va. Ha smesso di vegetare, dei fusti fioriferi che ci attendevamo dopo il taglio nemmeno un accenno e le foglie si stanno rovinando in modo inspiegabile. La bagniamo e l’osserviamo: le foglie si stanno seccando a partire dalla punta verso il picciolo, progressivamente, disegnando su ogni foglia un profilo sinistro.
Un colpo di calore? Forse, ma la giornata si preannuncia fresca, ma forse il phon dei giorni scorsi sono la causa. Prima di allarmarsi guardiamo bene la situazione.
Le foglie, prima belle e carnose, sono tutte rovinate. Potrebbe essere una malattia fungina? I sintomi paiono distanti. Non ci sono macchie che cambiano colore dal giallo al marrone. Un parassita? Non se ne vedono e anche loro di solito mostrano sintomi ben riconoscibili.
Decisi a venirne a capo, mandiamo una foto a un esperto che ci risponde anche lui perplesso, scartando via via le possibilità già prese in considerazione. Forse -ci dice- uno stress idrico.
Stress idrico? Ma la pianta ha sempre ricevuto acqua regolarmente. Cosa c’entra? Estraiamo la pianta dal vaso e osserviamo il terreno: appare normalmente umido e rimandiamo così ogni intervento a qualche altra possibile congettura.
Ma questa cosa dello stress idrico ci fa pensare. Il terreno all’esterno appare umido, ma al centro del vaso, vicino alle radici? È possibile che il terreno lì si sia asciugato al punto da non permettere alla pianta di godere dell’acqua che pure versiamo regolarmente?
C’è solo un modo per capirlo. Mettiamo tutto il vaso a bagno nel lavandino riempito in modo che l’acqua giunga a tre quarti dell’altezza. E la lasciamo lì a bagno per oltre un’ora. Questo assicura una idratazione completa di tutto il terreno e se di secchezza profonda si tratta, così si risolve. La lasciamo sgocciolare e la rimettiamo al solito posto sul balcone, curiosi di vedere se mai cambia qualcosa.
E tempo due giorni, ecco che le prime gemme spuntano all’ascella delle foglie, appena sotto il taglio fatto precedentemente per i fiori. La pianta ha ripreso a vegetare, segno che qualcosa è veramente cambiato e che forse “il bagnetto” è stato risolutivo.
continua…