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La posta della settimana

<Sandra>
Buongiorno, leggo nel numero 6 che la Belladonna è una pianta velenosa. Sapevo da mia suocera, da anni vicina alle cure omeopatiche, che invece la Belladonna si usa per curare i sintomi dell’influenza, come raffreddore e mal di gola.
È possibile avere un approfondimento?

La Belladonna (Atropa belladonna) è tra le piante più velenose. Produce alcuni alcaloidi, quali la scopolamina, la iosciamina e l’atropina che possoo essere impiegati in terapie farmacologiche in quantità ridottissime e dietro prescrizione medica.

L’atropina e la iosciamina sono alcaloidi tropanici, intervengono cioè sul sistema nervoso parasimpatico. Possono per questo essere utilizzati in alcuni farmaci sfruttando i loro effetti non sempre uguali, ma diversi a seconda dell’organo o dei tessuti. 

In particolare, l’atropina viene impiegata nei colliri normalmente utilizzati per esami oculistici in quanto in grado di bloccare il muscolo ciliare impedendo la messa a fuoco. È inoltre usata in sala operatoria per ridurre la salivazione e le secrezioni del tratto respiratorio prima dell’anestesia.

La scopolamina si ritrova in alcuni formulati medicinali per ridurre nausea o vomito o per attenuare gli spasmi intestinali (Buscopan, Antispasmina).

Nella medicina omeopatica viene spesso impiegata nel trattamento di molti disturbi, dalla febbre alle cefalee, dalle congiuntiviti allergiche all’acne, dalle infiammazioni gastrointestinali a quelle articolari.

Va sottolineato il fatto che alla pericolosità tipica della pianta e dei suoi alcaloidi va aggiunta la sua possibile interazione con antidepressivi, antispastici e antistaminici con effetto di sommazione o antagonismo.

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