Lagerstroemia - Lagerstroemia indica
Alberello deciduo, talvolta coltivato, più raramente, anche come arbusto, molto rustico, utilizzato per decorare le strade cittadine e i piccoli giardini. Fiorisce dalla seconda metà di luglio fino a tutto agosto con infiorescenze di colore rosa intenso. Ha un tronco liscio e sopporta bene sia la calura estiva sia il freddo invernale. La sua coltivazione è semplice e, benché dia il meglio di sé in piena terra, può essere allevato anche in un capace vaso. È perfetta per i giardini più piccoli perché non occupa grande spazio e nono richiede molta manutenzione. Richiede solo una buona esposizione al sole diretto per alcune ore al giorno.
In breve
Nome scientifico: Lagerstroemia indica
Famiglia: Lythracee
Origine: Sud-Est asiatico, India
Tipo di pianta: albero/arbusto caduco
Altezza: fino a 7 metri
Larghezza: fino a 5 metri
Fioritura: da luglio a tutto agosto
Di cosa ha bisogno
Esposizione: in pieno sole
Terreno: universale, ben drenato
Acqua: regolare nei primi due anni
Resistenza al freddo: elevata
Moltiplicazione: per seme o per talea
La Lagerstroemia, un genere che conta circa 80 specie, è originaria della Cina dove venne impiegata da sempre per decorare uffici pubblici e templi; grazie alla sua bellezza e alla sua facilità di coltivazione, si diffuse in tutto il Sud-Est asiatico, dove venne sempre impiegata solo a scopo ornamentale. Magnus Lagerstroem, direttore della Compagnia svedese delle Indie Orientali, botanico dilettante, la trovò in India e la inviò all’amico Linneo come curiosità, senza sapere se si trattasse di una specie nuova. Siamo a metà del 1700; Linneo la classificò e le diede il nome di Lagerstroemia in onore dell’amico, morto nel frattempo.
In Italia è conosciuta come Albero di San Bartolomeo, alludendo probabilmente al fatto che la sua corteccia, crescendo, si stacca in larghe falde; San Bartolomeo, secondo la tradizione, venne scorticato.
Alle caratteristiche del tronco, particolarmente liscio, allude anche il curioso nome giapponese, “sarusuberi-noki” che significa letteralmente “la scimmia scivola dall’albero”.
Com’è fatta
La Lagerstroemia indica, la specie più diffusa nel nostro Paese, si presenta con uno tronco liscio, di colore chiaro a cui talvolta si affiancano altri fusti più piccoli. Ha una chioma tondeggiante, non molto densa, con foglie ovali di colore verde scuro che quasi scompaiono durante la fioritura. Le foglie diventano arancioni prima di cadere fornendo un motivo decorativo in più. In compenso, è tra le ultime a “svegliarsi” dal sonno invernale.
È una pianta molto resistente, insensibile all’inquinamento e alle temperature: una volta ben attecchita (dopo quindi almeno due anni) si accontenta delle precipitazioni ed è in grado di superare autonomamente un’estate calda e poco piovosa.
I fiori sono riuniti in piccole pannocchie sulle cime dei fusti; sono abbondanti e quasi nascondo il fogliame. Appaiono nella seconda metà di luglio e rimangono fino a tutto agosto.
La posizione ideale
L’esposizione in pieno sole favorisce un’abbondante fioritura e il viraggio delle foglie verso il rosso durante l’autunno. Possiamo coltivarla anche in posizioni meno fortunate, dove il sole la colpisce per poche ore al giorno o anche in posizione luminosa, ma la fioritura sarà, di conseguenza, meno importante. Il periodo migliore per la sua messa a dimora è la primavera inoltrata, da aprile a giugno.
Il terreno
Questa pianta non ha particolari esigenze in fatto di terreno; cresce bene in un suolo di medio impasto, anche un po’ argilloso, dove sia assicurato un corretto drenaggio e una buona dotazione di elementi nutritivi. In giardino possiamo coltivarla senza alcun problema creando una buca ben più ampia e profonda del pane di terra e riempiendola poi con il terriccio di scavo ripulito dai sassi e arricchito con una modesta quantità di letame pellettato.
In vaso possiamo usare le stesse accortezze, utilizzando un vaso capace (almeno 40 cm di diametro e altezza) e terriccio universale.
L’irrigazione
Non ha particolari esigenze, se non nei primi anni dall’impianto. Per i primi due anni preoccupiamoci di annaffiarla per evitare che il terreno si asciughi completamente. Una buona tecnica consiste nel porre nel terreno, a fianco delle radici, un tubo lungo 30-40 cm (quelli corrugati normalmente impiegati in cantiere per le linee elettriche) in modo che sporga dal terreno per 10 cm. Versando l’acqua nel tubo potremo fornire acqua alle radici evitando inutili sprechi. Una volta ben attecchita, la pianta basta a se stessa ed è in grado di pescare l’acqua di cui necessita senza alcun nostro intervento. Una pianta adulta supera brllantemente l’estate più calda e siccitosa senza problemi; è uno dei motivi per cui viene scelta per le alberature stradali.
In vaso
La coltivazione in vaso richiede, come sempre, delle accortezze in più. Oltre a preoccuparsi per le dimensioni del contenitore (per un alberello può essere necessario disporre di un vaso largo 50 cm e profondo 60 cm) dovremo preoccuparci di fornirle acqua in modo costante per tutta la bella stagione evitando stress idrici. Inoltre è utile fornire, a marzo, una manciata di letame pellettato per stimolare il risveglio vegetativo e proseguire fino alla fine dell’estate fornendo del concime liquido per piante da fiore una volta ogni due settimane.
Il rinvaso, se necessario, si effettua a marzo, generalmente ogni tre-quattro anni.
La potatura
Possiamo allevarla sia a cespuglio sia ad alberello. Per ottenere un cespuglio folto, dopo la messa a dimora tagliamo il fusto principale a 20-30 cm dal terreno per indurre la ramificazione dal basso.
Se invece desideriamo creare un alberello, lasciamo crescere il fusto principale, quindi tagliamolo all’altezza desiderata per indurre ramificazioni da quel punto. Appena compaiono, tagliamo i rami che crescono più in basso lasciando che la pianta sviluppi la chioma.
In estate è facile che si formino polloni basali: se desideriamo la crescita ad alberello, tagliamoli alla base. Successivamente, sia che si tratti di cespuglio o di alberello, consideriamo che i fiori nascono sui rami dell’anno e sarà utile perciò, a fine febbraio-primi di marzo, accorciare a due terzi i rami dell’anno precedente.
La Lagerstroemia indica non richiede di per sé potature particolari; lasciata crescere liberamente, forma una chioma tondeggiante mediamente densa. Possiamo ciò non di meno decidere di potarla per dare maggiore vigore ai rami e ottenere così fiori più grandi.
La moltiplicazione
Possiamo moltiplicare la lagerstroemia per seme o per talea. Alla fine dell’estate i fiori vengono sostituiti da capsule che, premute, si aprono a ventaglio e che contengono i semi. Possiamo metterli direttamente in piena terra oppure conservarli fino a primavera: un periodo di freddo favorisce infatti la loro germinabilità e in entrambi i casi le piantine spunteranno a primavera inoltrata.
Più facile moltiplicare la pianta per talea, tagliando nel mese di agosto delle cime non fiorifere. Eliminiamo le foglie alla base e lasciamone solo alcune in cima e mettiamo le talee a radicare in un terriccio leggero. Possiamo usare il terriccio universle addizionato di perlite o del terriccio per piante grasse, molto sabbioso. È importante coprire le talee con un sacchetto di plastica trasparente o una bottiglia per preservarne l’umidità e lasciarle in posizione luminosa ma non colpita dal sole. Le nuove piantine ottenute andranno mantenute in ambiente protetto (in casa o in una serretta all’aperto) per il primo inverno per poi essere trapiantate in vaso o in piena terra a marzo-aprile.
Malattie e cure
Pianta molto resistente, può essere attaccata dagli afidi che si addensano sui boccioli e le parti più tenere per succhiarne la linfa. In giardino si possono eliminare facilmente con un getto d’acqua o, se resistenti, con un insetticida aficida.
Il clima caldo e umido e una scarsa ventilazione possono far attecchire l’oidio (mal bianco); ce ne accorgiamo per la presenza di macchie chiare pulvurulente sulle foglie, macchie che tendono ad allargarsi fino a far seccare e accartocciare le foglie. Si interviene con un qualsiasi fungicida o distribuendo con la pompa dello zolfo bagnabile sull’intera chioma.
E non finisce qui
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