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I Lithops

Originaria delle regioni più meridionali dell’Africa, questa pianta grassa è particolarmente interessante per il peculiare mimetismo che adotta per evitare di diventare la “riserva d’acqua” degli animali. Il loro nome, derivato dal greco “lithos” (pietra) e “opsis” (aspetto) suggerisce anche il nome con cui vengono chiamate, sassi viventi. 

Fu il botanico inglese William John Burchell a osservarle per primo nel 1811 durante una spedizione di ricerca delle specie animali e vegetali delle coste sudafricane. Raccolte come fossero dei comuni ciotoli variamente colorati, notò che avevavo delle radici e, incuriosito, iniziò a studiarle e catalogarle.

Una strategia difensiva

La loro strategia consiste nel conservare il fusto sotto terra e lasciare sporgere solo una piccola superficie che assomiglia in tutto e per tutto a un sassolino. Si tratta in realtà di due foglie carnose al centro delle quali, ogni anno, si sviluppa un nuovo fusto con nuove foglie. Le vecchie foglie allora fanno da nutrimento alle nuove seccandosi e formando un involucro protettivo per la nuova vegetazione.

Grazie a questo mimetismo possono sopravvivere in zone dove la pioggia è estremamente rara, resistendo a lunghi periodi di siccità e incuranti della presenza di animali che se ne potrebbero cibare. Il loro mimetismo investe ovviamente anche il colore che varia dal grigio al rossastro, secondo il tipo di terreno e di pietre che le circondano.

Basta un poco di pioggia per trasformare questi sassolini in un tappeto fiorito: ogni Lithops produce un fiore, bianco o giallo, simile a una margherita, più grande della pianta stessa (circa 4-5 cm). Nel luogo di origine la fioritura avviene dopo il periodo delle piogge e duque tra settembre e novembre. E dopo il fiore nasce anche un frutto, strano anch’esso: si tratta di una capsula bombata con la base a forma di pentagono o esagono chiusa da sei lembi triangolari. La capsula rimane chiusa fino alle prime piogge (indicativanente fino a primavera): bastano poche ore di umidità per far sì che le capsule si aprano liberando i semi e permettendo la moltiplicazione.

Seminiamoli in casa

Possiamo seminarli anche noi, non è difficile: basta un terriccio sabbioso da cactacee un poco umido. Distribuiamo i semi sul terreno e ricopriamoli con un po’ di sabbia; chiudiamo la seminiera per una settimana per conservarne l’umidità, quindi scopriamola. Le piantine appena nate sono grandi quanto la capocchia di uno spillo; trattiamole subito con un fungicida per evitare pericolose malattie che in questa fase distruggerebbero le piante e attendiamo almeno un anno, mantenendo una scarsa umidità, il calore e la luce, finché siano sufficientemente grandi, come un pisello, per poter essere rinvasate. Possono vivere in casa in una posizione molto luminosa avendo l’accortezza di bagnarle molto poco e, nel dubbio, non bagnarle affatto. Si consideri che il periodo vegetativo di queste piante va da maggio a novembre, mentre nei rimanenti mesi sono in riposo vegetativo e non necessitano praticamente di nulla. Ci accorgiamo del loro risveglio perché tra le foglie vecchie si inizia a intravvedere la nuova vegetazione: è il momento in cui possiamo iniziare ad annaffiare moderatamente fino all’autunno, quando ci converrà sospendere l’apporto di acqua.

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