Il melograno
Il melograno è una pianta arbustiva caducifoglia di origine orientale presente da millenni nel bacino del Mediterraneo. Può crescere ad arbusto o ad alberello ed è talmente acclimatato alle nostre latitudini da non avere bisogno quasi di nulla.
Una volta attecchito, cresce vigorosamente e produce belle fioriture estive e frutti tanto originali quanto buoni che vanno a maturazione dalla seconda metà di settembre.
È una pianta adatta per piccoli giardini, anche nella seconda casa dove non possiamo assicurarle una costante manutenzione. Può crescere anche in vaso.
È tra le piante da frutto più longeve: può infatti superare senza problemi anche i duecento anni di vita.
In breve
Nome scientifico: Punica granatum
Famiglia: Lythracee
Origine: Medio Oriente
Tipo di pianta: arbusto rustico
Altezza: fino a 6 metri
Larghezza: fino a 4 metri
Fioritura: dalla tarda primavera a luglio
Di cosa ha bisogno
Esposizione: in pieno sole
Terreno: anche povero, ma ben drenato
Acqua: si accontenta delle piogge
Resistenza al freddo: resistente al gelo
Moltiplicazione: per talea in agosto
Il nome e la sua origine
La pianta ha origine nella zona compresa tra l’Iran e l’Himalaya e da qui si diffuse in tutti i Paesi dell’Asia sud occidentale e nel bacino del Mediterraneo. La sua coltivazione è documentata dal ritrovamento di semi e bucce tra i reperti archeologici di diversi millenni prima dell’era cristiana.
La pianta e il suo frutto sono spesso citati dalla Bibbia, ma sono presenti citazioni anche nel Corano e nella Torah come nel Talmud babilonese: era un frutto sacro, simbolo di fertilità e abbondanza.
Il nome scientifico Punica granatum ci riporta al mondo cartaginese. Infatti furono le popolazioni arabe del Medio Oriente a far conoscere questa pianta ai Greci prima e ai Romani poi. In particolare, furono proprio i Cartaginesi che abitavano una regione corrispondente all’attuale Tunisia, a insegnare agli antichi Romani la coltivazione di questa pianta. Plinio stesso la chiama Malum punicum (mela cartaginese), considerando la sua origine proprio quella cartaginese.
C’è anche chi (Virgilio) afferma che il suo nome derivi dal termine latino puniceus che significa “scarlatto” con evidente allusione al colore del frutto, ma anche dei fiori e dei semi. L’epiteto granatum, dal latino granatus, ovvero che ha tanti semi, è rimasto nel nome scientifico. Ed essendo comunque una caratteristica perculiare dei suoi frutti, compare in tutte le sue possibili declinazioni, anche nei nomi volgari che possiamo trovare lungo tutta la Penisola.
Possiamo senz’altro affermare che il melograno sia presente in tutte le regioni italiane da oltre duemila anni.
I colonizzatori spagnoli la portarono poi, alla fine del 1700, nell’America latina ed oggi è presente abbondantemente in Messico e in California e Arizona.
Com’è fatta
La pianta si presenta con un tronco talvolta contorto, molto ramificato, con corteccia prima rossiccia e poi grigiastra. Nella sua forma naturale è un grosso arbusto spinoso; potandolo opportunamente nei primi anni, diventa un alberello capace di produrre sempre molti polloni basali.
Le foglie sono lanceolate con un corto picciolo; nascono rossicce e diventano poi verde brillante, un po’ coriacee, con la nervatura centrale in evidenza.
I fiori, raggruppati in due-tre all’apice dei rami, hanno 5-7 petali di colore rosso aranciato con numerosi stami gialli in evidenza. Appaiono nella tarda primavera e fanno di questo arbusto un soggetto molto decorativo. Esistono varietà con fiori bianchi, rosati o striati o di dimensioni molto grandi.
Il frutto è una falsa bacca, denominata balausta, caratterizzata da una
buccia spessa, molto amara e astringente, e da cavità separate da una membrana. L’interno è completamente occupato dai piccoli semi; ogni seme è racchiuso in una polpa color rubino, più o meno dolce secondo la varietà, ma comunque molto succosa. Il numero di questi semi può variare da un minimo di 165 a un massimo di 1.370 (si racconta che i semi sono 613 come i comandamenti della Torah).
La posizione ideale
Il melograno ama le posizioni in pieno sole o dove comunque il sole lo possa colpire per alcune ore al giorno. È utile dunque trovare per questa pianta una posizione esposta a Sud. Al momento dell’impianto, evitiamo di porre altre piante nelle immediate vicinanze, almeno finché la pianta non sia ben attecchita e sia ormai autonoma. Consideriamo anche che il melograno sviluppa radici superficiali con cui tende ad occupare l’area sottochioma. Non teme la callura estiva né il gelo invernale: la pianta mostra di resistere a temperature fino a -10°C.
Il terreno
Cresce anche su terreni poveri senza particolari problemi. Va da sé che se il terreno è normalmente fertile o viene opportunamente concimato, la pianta cresce più rapidamente e con maggiore rigoglio. Il momento migliore per la messa a dimora è la primavera. In questa operazione è bene assicurare sul fondo della buca un adeguato drenaggio fatto con uno strato di sassi e ghiaia. Mescoliamo inoltre il terreno dello scavo con cui riempire la buca con due manciate di letame pellettato. Per ottenere un’abbondante fioritura e frutti grossi, è utile, all’inizio di ogni primavera, distribuire nel sottochioma e interrare leggermente nuovo letame pellettato o compost maturo.
In vaso possiamo usare con tranquillità del terriccio universale, meglio se arricchito con un concime a lenta cessione o il solito letame pellettato.
L’irrigazione
L’irrigazione deve essere abbondante e regolare fino a un corretto attecchimento della pianta che, in maturità, mostra di accontentarsi delle precipitazioni.
Importante, ciò non di meno, è l’irrigazione durante la maturazione dei frutti. Se il clima è siccitoso, è utile fornire acqua con regolarità, ma senza esagerare. Un apporto considerevole di acqua dopo un lungo periodo di siccità provoca lo spaccamento dei frutti.
In vaso
Possiamo coltivare il melograno in un grosso vaso che sia soprattutto ampio più che alto. L’irrigazione deve essere in questo caso regolare come pure l’apporto di sostanze nutritive tramite concimi per piante da frutto. Assicuriamo un perfetto drenaggio con uno strato di ghiaia o argilla espansa più alto dell’eventuale sottovaso. Se il vaso è grande e non è previsto un sottovaso, sospendiamolo
dal terreno mediante quattro tappi di plastica: faciliterà lo sgrondo dell’acqua in eccesso.
Possiamo anche scegliere delle varietà nane, adatte a formare dei piccoli cespugli, molto decorativi e comunque fruttiferi.
La potatura
Il melograno produce molti getti basali e tende a crescere come arbusto fitto e un po’ spinoso. Per farlo crescere ad alberello ci basta tagliare i polloni alla base e far crescere il fusto centrale. Una volta formata la chioma, non serve intervenire se non per eliminare i rami mal esposti, secchi o in sovrapposizione con altri.
La moltiplicazione
Il modo più semplice per moltiplicare questa pianta è per talea. Si preleva, a fine agosto, la cima di un fusto non fiorifero lungo non più di 10 cm, si elimina la maggior parte delle foglie conservando solo quelle apicali e si pianta in un vasetto con terriccio universale umido.
Avvolgiamo la talea con un sacchetto di plastica trasparente o una bottiglia di plastica a cui abbiamo tolto il fondo. In questo modo se ne conserva l’umidità e le probabilità di radicazione aumentano considerevolmente.
Lasciamo irrobustire la giovane piantina conservandola in un ambiente protetto (serretta o locale luminoso non riscaldato) per tutto l’inverno prima di sostituire il vaso o porla direttamente a dimora in piena terra.
Malattie e cure
È una pianta molto resistente sia alle malattie sia ai comuni parassiti. Può essere colpita dagli afidi o dalla cocciniglia, ma mai in modo tale da minarne la bellezza.
Le malattie possibili sono il marciume del colletto da imputare a un terreno troppo argilloso e un conseguente ristagno idrico.
E non finisce qui
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