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La Camellia sasangua

Si racconta che nel XVIII secolo gli Inglesi chiesero alla Cina alcune piante di the per coltivarle nei propri orti botanici. Ma sembra che i Cinesi non fossero molto d’accordo sul fatto di lasciar produrre ad altri la loro bevanda preferita; e, facendo finta di nulla, inviarono agli Inglesi invece della Camellia sinensis, la Camellia japonica la cui funzione è puramente decorativa.

È così che la camelia venne introdotta in Europa e divenne in breve tempo simbolo di eleganza, coltivata nei giardini delle più belle e ricche residenze del tempo. Così non serviva a fare il the, ma diventava quasi obbligatorio per un vero signore, portarne una all’occhiello.

E per supplire alla mancanza dei suoi fiori per molti mesi all’anno, vennero successivamente importate anche altre specie, come la Sasangua che fiorisce proprio in inverno e che termina la sua fioritura proprio quando iniziano a sbocciare fiori della japonica.

La regina dell’inverno

Se vogoliamo avere dei fiori nel nostro giardino (ma anche sul terrazzo) durante i mesi freddi, la Camellia sasangua fa al caso nostro. 

Questa specie venne introdotta in Europa solo nel XIX secolo, molto più tardi dunque della specie japonica. È anch’essa originaria di Cina e Giappone e deve il suo nome al fatto che in Giappone è chiamata Sazanka.

La Camellia sasangua inizia a fiorire a dicembre e prosegue fino a marzo, secondo il clima e l’esposizione. È una pianta robustissima capace di fiorire anche sotto la neve. Solo il gelo prolungato la danneggia, ma può essere coltivata con successo in tutte le regioni italiane, ad esclusione di quelle montane. I suoi fiori, nella specie tipica, variano dal bianco al rosa, ma esistono tali e tante varietà e ibridi da avere a disposizione una gran varietà di colori che vanno dal bianco al rosso sanguigno.

Splendidi esemplari di camelia, anche di varietà molto rare, si trovano sul Lago Maggiore e sono visitabili presso Villa Taranto (Verbania). In questa zona pare che la prima camelia sia stata portata nel 1820.

Com’è fatta la pianta

La Camellia sasangua è un arbusto che, in piena terra, raggiunge 5 metri di altezza, anche se possiamo imbatterci in qualche vecchio giardino, in piante ben più alte. È una sempreverde con foglie verde scuro, opache, di forma ellittica e di consistenza cuoiosa con i margini leggermente dentellati. Il suo portamento è tendenzialmente compatto e anche le piante più grandi non si espandono oltre i tre metri. Bellissima come soggetto singolo, può essere utilizzata anche per formare siepi fitte, capaci di riempirsi di fiori quando le altre piante sono invece in riposo vegetativo. I fiori sono diversi secondo la varietà: possono presentarsi semplici, doppi, semidoppi, ma comunque ben aperti, grandi (5-7 cm) e vistosi.

L’esposizione

Prevediamo per lei una posizione molto luminosa, colpita da qualche ora di sole al giorno. Consideriamo in questo anche la nostra posizione geografica: più sole se ci troviamo al Nord, meno sole se ci troviamo al Sud. Evitiamo in ogni caso le zone troppo ventose.

Il terreno

Il terreno ideale in cui piantare una Camellia sasangua è acido, anche se questa specie, a differenza delle altre, appare più tollerante in materia. Usiamo terriccio per acidofile nella buca d’impianto e assicuriamole un perfetto drenaggio, condizione indispensabile per il suo corretto sviluppo. Ogni anno, in autunno, distribuiamo della torba acida sulla superfice del terreno sotto la chioma in modo da compensare la perdita di acidità dovuta alle irrigazioni. 

Arricchiamo il terreno con concime organico (letame pellettato) da rinnovare a ogni autunno per sostenere la fioritura.

Se il terriccio perde la sua acidità, la pianta non riesce ad assorbire il Ferro (clorosi ferrica) e gli altri elementi indispensabili per il suo sviluppo. Il primo sintomo è costituito dall’ingiallimento fogliare a cui segue la caduta dei boccioli e delle foglie.

L’irrigazione

La pianta necessita di irrigazioni regolari, mai eccessive, più frequenti in estate. La pianta ha bisogno di circa due anni per attecchire in piena terra e diventare quasi indipendente. Dopo questo periodo possiamo irrigare solo n caso di prolungata siccità. 

In vaso

Contrariamente a quanto si pensa, la Camellia sasangua cresce bene anche in vaso. Utilizziamo per questo un contenitore ampio, almeno 40 cm di diametro, o una fioriera capace, profonda 50 cm. Assicuriamo un buon drenaggio con uno spesso strato di argilla espansa o ghiaia e solleviamo il vaso da terra (bastano tre tappi di plastica) per facilitare lo sgrondo dell’acqua in eccesso.

Usiamo solo terriccio per acidofile e arricchiamolo con letame pellettato. Se la rinvasiamo ora (dipende dalle dimensioni del vaso in cui l’abbiamo acquistata- se è grande rimandiamo il rinvaso alla fine della fioritura) facciamolo lasciando intatto il pane di terra, ma incidendolo lateralmente dall’alto al basso con un coltello affilato per facilitare l’espansione delle radici. Annaffiamo generosamente alla fine del rinvaso e poi solo se ci accorgiamo che la superficie del terreno è asciutta. Durante l’inverno ci basterà controllare ogni tanto che il terreno non si asciughi (specialmente se il nostro terrazzo è coperto). Annaffiamo con regolarità a parrtire da marzo per garantire un terreno sempre umido.

È utile, durante la bella stagione, anche fornire un concime per piante acidofile ogni due settimane insieme all’acqua delle annaffiature. Alla fine dell’estate distribuiamo della torba acida sulla superfcie del vaso per elevare l’acidità del terreno e ripristinare le condizioni ideali.

La potatura

La Camellia sasangua non richiede potature. Eliminiamo eventualmente i rami secchi o quelli che risultassero mal disposti, tagliando sempre appena sopra una gemma. Il periodo miglliore è in primavera, terminata la fioritura.

La moltiplicazione

Il modo più pratico è la talea semilegnosa fatta in estate, quando i fusti da verdi inziano a lignificare diventando marroni. Basta una talea di 10 cm con un paio di foglie in cima per ottenere una nuova pianta. L’importante è mantenere un’elevata umidità intorno alla pianta, chiudendola con un sacchetto di plastica trasparente bucato o una bottiglia. Lasciamo la talea in posizione luminosa ma non al sole: sono necessarie tre settimane perché radichi. Proteggiamo la nuova piantina il primo inverno conservandola in una serretta.

Malattie e cure

Data la consistenza delle sue foglie, raramente viene colpita da parassiti fitofagi. Possiamo ciò non di meno trovare delle cocciniglie che possiamo eliminare facilmente con un cotton fion imbevuto di alcol. È bene farlo appena si presentano perché, se lasciate indisturbate, si moltiplicano e diventa necessario un trattamento con insetticidi specifici.

Nella coltivazione in vaso si può andare incontro a fenomeni di clorosi ferrica, ovvero mancato assorbimento del ferro. Questo è dovuto perché le frequenti irrigazioni con acqua calcarea tendono a ridurre l’acidità del terreno e a limitare l’assorbimento dei nutrienti. Il primo sintomo è l’ingiallimento delle foglie. Si può rimediare subito fornendo alla pianta “Compo Ferro liquido”: la pianta si riprende in pochi giorni. Acidifichiamo quindi il terreno con torba acida o lupini tritati.

E non finisce qui

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