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Lavorare il terreno serve davvero?

Una delle pratiche che diamo per scontate nella coltivazione degli ortaggi, sia esso in un orto domestico, sia in un campo agricolo, consiiste nella lavorazione del terreno, la vangatura e l’aratura.

SI tratta di rigirare il terreno in profondità lasciando poi le zolle aperte. È una pratica che si fa generalmente in autunno e che permette di interrare ciò che rimane delle piante coltivate in modo che, degradandosi, alleggeriscano il terreno con la loro massa vegetale. L’acqua e il gelo, durante l’inverno, frantumano le zolle facilitando le successive lavorazioni di affinamento prima della semina. La vangatura autunnale nell’orto dovrebbe avere la medesima funzione.

Studi accurato svolti sulle grandi superfici agricole negli Stati Uniti hanno dimostrato come questa pratica sia invece dannosa ai fini della fertlità del terreno.

Rivoltando la terra infatti, si portano in superficie muffe e batteri responsabili della degradazione della materia vegetale; esponendoli al freddo questi in parte moriranno, in parte cercheranno di sprofondare dove trovano condizioni migliori. La parte che viene interrata, dal canto suo, è quella più povera dal punto di vista della carica microbica e impiegherà perciò più tempo a degradarsi.

Inoltre, afferma lo studio, si espone la terra all’inclemenza del clima: il gelo ucciderà i microrgnanismi, l’acqua trascinerà verso il fondo le sostanze minerali utili.

Meglio, si dice, lasciare le piante che hanno terminato il loro ciclo naturale, a decomporsi sul terreno: salvaguarderanno la vita sulla superfieie del suolo e si degraderanno più velocemente per azione della pioggia e del gelo. A tutto vantaggio del terreno che risulterà naturalmente più fertile.

Nell’orto domestico dunque  è bene evitare di vangare le prode a fine stagione: lasciamo pure le piante o ciò che ne rimane dove stanno e rimandiamo la vangatura quando la bella stagione ci permetterà di seminare e trapiantare.

Questo è tanto più importante se abbiamo coltivato delle leguminose (Fabacee) perché, come sappiamo, alcuni particolari enzimi permettono a queste piante di mineralizzare l’azoto atmosferico intorno alle loro radici. Ribaltando le zolle in autunno disperdiamo tutto questo potenziale; facendolo prima della semina, possiamo invece sfruttarlo a totale beneficio delle nuove piante.

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