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Compostaggio: perché funziona

Chiunque abbia un giardino o un orto sa quanto materiale di rifiuto essi producano e quanto fastidio comporta insaccare e portare tutto alla isole ecologiche. Il problema si fa sentire in modo particolare ogni qual volta si taglia l’erba, si regolano le siepi o si raccolgono le foglie.

Il compostaggio è la tecnica che ci consente di sfruttare la stragrande maggioranza di questo materiale di rifiuto e, usandolo come una materia prima, di trasformarlo in un ottimo concime adatto sia per il giardino sia per l’orto.

Il compostaggio, di fatto, utilizza in piccolo gli stessi processi che caratterizzano in natura il decadimento e decomposizione delle foglie, dei rami e di tutto il materiale organico e la loro trasformazione in un terriccio fertile con il tipico profumo di sottobosco.

Il compost infatti non puzza affatto e i cicli che lo generano non producono gli odori tipici della decomposizione.

Quanti rifiuti produce il giardino

Si calcola che ogni persona produca in media 0,2 kg di rifiuti umidi al giorno, mentre per un giardino bisogna prevedere 4 kg di rifiuti all’anno per ogni metro quadrato.

I valori sono puramente indicativi, perché ovviamente dipendono dal tipo di giardino, dal tipo di erba e di piante e possono essere molto superiori per quanto riguarda l’orto o un frutteto. Il primo per la presenza di piante che annualmente vanno estirpate e il secondo per la produzione di frutti che, scartati per qualsiasi motivo o caduti, andranno certamente a concorrere al volume complessivo.

Un giardino di 100 mq produce quindi circa 400 kg di rifiuti verdi, tra foglie, erba, rametti, piante e fiori. Valutare quanti rifiuti verdi possiamo produrre in un anno è importante per valutare le dimensioni corrette di una compostiera.

Come si forma l’humus

Le foglie, l’erba, i rami e tutte le materie organiche che si depositano sul terreno di un sottobosco diventano nutrimento e fonte di vita di una specie di super-organismo formato da una miriade di microscopici esseri viventi che popolano il terreno.

Le grandi molecole organiche presenti nei vegetali (amidi, zuccheri, cellulosa, resine, eccetera) sono il cibo ideale di alcuni microorganismi che dalle molecole a base di carbonio traggono la loro energia vitale. In presenza di una giusta quantità di azoto (nitrati e proteine), questi batteri possono utilizzare questa energia per sintetizzare nuove proteine e moltiplicarsi.

Nelle giuste condizioni dunque la popolazione di batteri può crescere velocemente e smantellare rapidamente una gran quantità di materiale. Dal punto di vista strettamente chimico la reazione che avviene consiste nel fatto che il carbonio organico si lega all’ossigeno dell’aria formando anidride carbonica ed acqua e liberando calore.

Quello che non viene digerito dai batteri è cibo invece per muffe e funghi che si moltiplicano finché trovano cibo e lasciano come scarto molecole ancora più semplici.

Su tutto ciò che rimane intervengono invece lombrichi e insetti che smuovono il materiale e lo riducono a una sostanza ormai completamente diversa da quella originaria, il compost, ovvero un terriccio fine ricco di organismi viventi e di sostanze nutritive nelle condizioni chimiche e fisiche ideali per essere assorbite dalle radici delle piante.

Il carbonio “lavorato” dai microrganismi in questi processi si libera nell’aria sotto forma di anidride carbonica e va ad alimentare le piante circostanti che con il processo di fotosintesi possono ulteriormente svilupparsi.

Le condizioni necessarie

Per riprodurre questo meraviglioso processo di “riciclaggio” naturale delle sostanze organiche sono necessarie alcune condizioni indispensabili. Innanzitutto un volume di biomassa adeguato, di circa un metro cubo di materia tritata, e composta da 30 parti di carbonio e una parte di azoto. Inoltre è necessario che vi sia circolazione d’aria e l’umidità sufficiente a far crescere muffe e funghi. Sono inoltre necessari i batteri e i lombrichi. Tutto questo, opportunamente mescolato, dà luogo ai processi descritti in miniatura. In particolare, si svilupperanno inizialmente delle colonie di muffe e funghi; quindi si assisterà a un progressivo riscaldamento dell’intera materia (al centro la temperatura 

può raggiungere i 50-60° C), una progressiva disgregazione dei componenti e il raffreddamento del compost a cui seguirà la diffusione dei lombrichi all’interno del cumulo. L’intero processo può durare, secondo la stagione, da 4 a 8 mesi; la variabile principale è costituita dalla possibilità di mescolare il materiale, cosa che consente di aumentare l’apporto di aria e di accelerare considerevolmente il processo.

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