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L' orto bio

Si parla sempre più spesso di orto bio intendendo con questo un modo di coltivare simile o per lo meno prossimo a quello naturale. 

Questo, nell’opinione comune dovrebbe significare:

non utilizzare agrofarmaci (insetticidi o fungicidi), ovvero prodotti chimici di sintesi

a cui si dovrebbe aggiungere anche il limitato uso di concimi chimici.

Questo, nella pratica, dovrebbe tradursi come il tentativo di difendere le piante dai parassiti e dalle malattie sfruttando metodi naturali e assicurare la fertilità del terreno lasciando fare a madre natura. 

È un fatto che le piante sappiano difendersi da sole. È logico che sia così: ogni specie ha sviluppato nel corso dell’evoluzione sistemi atti a limitare i possibili attacchi esterni e salvaguardare così la specie. Si tratta delle spine per evitare di esser mangiate dagli erbivori, delle tossine presenti nei frutti per salvaguadarne i semi, o di enzimi ed essenze che tengono lontani alcuni insetti (molte piante aromatiche). 

La terra, dal canto suo, è un meraviglioso laboratorio biochimico dove la materia vegetale viene costantemente riciclata e resa disponibile per le piante che la colonizzano.

Perché dunque affidarsi a insetticidi e concimi?

C’è la possibillità che si stia sbagliando qualcosa?

Osserviamo le differenze

in naturanell’orto domestico
specie autoctonespecie alimentari
piante disposte a casopiante in file regolari
specie mescolate tra loropiante raggruppate per specie
terreno coperto da specie più piccoleterreno pulito ed esposto
terreno coperto dalle pianteterreno pacciamato con teli
piante che si ergono da solepiante sostenute da tutori

Ma il nostro orto prevede lavori sconosciuti in natura

  • lavorazione del terreno
  • concimazione periodica
  • lotta ai parassiti

Se desideriamo avvicinarci di più alla natura e quindi cercare di fare un orto bio dobbiamo inevitabilmente mettere in discussione quanto abbiamo fatto finora con coraggio e tanto buon senso.

ll terreno 

Un buon terreno è fondamentale per qualsiasi coltivazione: deve essere neutro (né acido né basico, salvo eccezioni), di medio impasto (un mix ideale di torba, sabbia, limo), leggero e ben drenato per facilitare l’affondamento delle radici.

Per ottenere le caratteristiche ideali potrebbe essere necessario far uso di ammendanti, ovvero aggiungere sabbia per alleggerirlo, calce per renderlo meno acido, materia organica per migliorarne la ritenzione idrica.

Nell’orto bio le piante vengono lasciate in sede per tutto l’inverno a protezione del terreno e quello che ne rimane viene interrato con la prima vangatura. Se si desidera alleggerire il terreno, renderlo più fertile e migliorare la ritenzione, si può, in autunno, ricoprirlo con due-tre dita di trinciato (quello che si ottiene tritando il legno). Questo predispone il terreno alla coltivazione di qualsiasi ortaggio. 

Concimazione

Usiamo concimi bio. Il re rimane il letame che oggi si può acquistare in forma pellettata, più facile da distribuire e conservare. Mescolato al terreno qualche giorno prima della semina o del trapianto, aumenta la carica microbica, arricchisce il suolo di tutti gli elementi utili e favorisce lo sviluppo di qualsiasi pianta.

Per la concimazione di copertura, scegliamo comunque fertilizzanti bio, dal sangue di bue alla pollina, dal guano alla cornunghia, secondo necessità. Non dimentichiamo che molti prodotti che consideriamo di scarto possono svolgere un’azione fertilizzante importante. Il compostaggio, il cui risultato, il compost, può sostituire egregiamente il letame, dovrebbe essere una pratica da associare sempre a un giardino o a un orto.

Naturale fertilità

Terreno e concimazione portano a considerare la naturale fertilità del terreno. Per preservarla e usare solo i concimi strettamente necessari dobbiamo applicare la rotazione delle colture in modo da consentire alla terra di rigenerarsi in modo naturale. Dobbiamo quindi evitare sempre di coltivare piante della stessa famiglia in successione nella stessa area. Questa pratica, spesso sottovalutata (giustificata da fatto che “i pomodori lì mi sono sempre venuti bene”), non solo preserva la fertilità del terreno, ma evita anche l’instaurarsi di taluni parassiti che svernano nel terreno e che rischiano di trovare a ogni primavera un banchetto con le loro piante preferite.

Pacciamatura verde

La pacciamatura, ovvero la copertura del terreno con teli è una pratica che ha il doppio scopo di limitare l’evaporazione dell’acqua, e quindi preservare l’umidità, e impedire alle infestanti di installarsi. In realtà la pacciamatura svolge anche un altro compito fondamentale: quello di proteggere il terreno dall’incidenza del sole. I raggi UV infatti distruggono muffe e batteri che popolano la superficie, sterilizzando di fatto la parte più esposta del suolo. Si possono usare teli di plastica o teli in fibra naturale (più costosi e parzialmente riutilizzabili); oppure si può pensare alla cosiddetta pacciamatura verde. Questa consiste nel coprire la superficie dell’aiuola di coltivazione con piante che, a fronte di un piccolo consumo di acqua e nutrienti, non entrano in competizione diretta con i nostri ortaggi, ma mantengono in ombra il terreno, lo difendono dalla pioggia incidente, limitano l’evaporazione. Se questa vegetazione è sufficientemenete fitta, anche le infestanti hanno difficoltà a installarsi non essendoci spazio né luce a disposizione. Si può usare per questo il banalissimo trifoglio, ma si può anche pensare di sfruttare il terreno per coltivare, insieme ai pomodori, all’aglio o all’insalata, delle piante utili.

Il concetto di piante utili

Quali piante possiamo considerare utili per il nostro orto? Facile: quelle che si mangiano. Un vecchio agricoltore ci diceva che mentre gli ortaggi vanno bagnati, le altre piante non hanno diritto di vivere perché non producono nulla.

Basterebbe l’assorbimento della CO2 per smentire questo pregiudizio, ma restiamo pure più vicini al nostro orto.

Sono piante utili quelle che, con i loro fiori, attirano le api e gli insetti impollinatori (pronubi) in genere. Un orto senza api è un orto improduttivo: è uno dei problemi che può incontrare l’orto sul balcone, tanti fiori ma pochi frutti. Un orto realizzato vicino a un campo fiorito o un giardino è più produttivo di uno completamente isolato.

Sono piante utili quelle che allontanano alcuni insetti parassiti, come fa il garofano con la pieride del cavolo. 

Sono piante utili quelle contrastano l’oidio (mal bianco) come fa il basilico o l’equiseto.

Sono piante utili quelle che arricchiscono il terreno di azoto (leguminose in genere).

E sono piante utili quelle la cui vicinanza appare favorevole per entrambe le specie (consociazioni).

… e quella di insetti utili

Un orto vivo, dove esiste ampia varietà di specie, c’è biodiversità, accoglie anche numerosi insetti oltre alle api. E magari anche qualche uccellino che si ciba degli insetti. Se non vogliamo concepire il nostro orto come una serra a cielo aperto, dobbiamo accettare l’idea che i nostri ortaggi possano attirare insetti cattivi (parassiti) e insetti buoni (che si cibano di quelli cattivi). Il problema è fare in modo che vi siano entrambi e che nessuno possa prendere il sopravvento a scapito delle nostre piante. 

Proviamo per questo a cambiare prospettiva: una mela bellissima, esteticamente perfetta, ha qualcosa per cui non è piaciuta nemmeno al verme.

La scelta delle varietà

Il pomodoro Pachino IGP è una gloria tutta italiana: è buono e piace a tutti. È il risultato delle particolari condizioni pedoclimatiche che si riscontrano in una piccola area vicino a Siracusa e che ha come centro il comune di Pachino, il più assolato d’Italia. Possiamo ovviamente, avendone i semi, coltivare questa varietà in Lombardia, ma scordiamoci di ottenere lo stesso prodotto. La pianta verà esposta a condizioni molto diverse da quelle a cui è geneticamente abituata e crescerà come potrà, esposta a parassiti diversi da quelli abituali, oltre che a un clima, a un terreno, a un’insolazione molto diversi.

Questo vale per qualsiasi pianta e a maggior ragione per quelle destinate alla produzione alimentare.

Per questo è sempre bene coltivare specie e varietà autoctone, selezionate magari per la resistenza alle condizioni della nostra zona. Questo ci permetterà di avere piante più forti contro i parassiti locali e più robuste perché perfettamente adattate al nostro clima. La scelta migliore rimane per questo l’utilizzo dei semi ottenuti dalle piante che abbiamo coltivato l’anno precedente: di generazione in generazione quella specie sarà perfettamente acclimatata e offrirà la massina resistenza e la massima produttività. Diversamente, mostriamo il fianco alla necessità di impiegare insetticidi o anticrittogamici per soccorrere la pianta.

La disposizione

Rimane un ultimo argomento da mettere in discussione: l’allineamento regolare delle piante. Bello a vedersi, ma la natura fa diversamente. In natura non esistono spazi vuoti, terreno sgombro e specie raggruppate e allineate. L’orto bio ideale dovrebbe per questo vedere le specie messe come a caso tra le altre piante. No è tanto la disposizione, quanto il fatto che il terreno sia comunque interamente impiegato. Possiamo, ad esempio, seminare in un’aiuola dell’insalata o del prezzemolo e, in mezzo ad esso, mettere delle cipolle, qualche pianta di pomodoro o del basilico. Le piante più basse coprono il suolo, ma non fanno ombra a quelle più alte: la concorrenza sulla luce non esiste. Si può pensare che tutte queste piante, una vicina all’altra, consumino sostanze nutritive e acqua, ma come si è detto, un terreno coperto rimane in ombra e ha perciò una ridotta evaporazione. In più, la massa fogliare crea un microclima umido di cui beneficiano tutti. Alcuni esperimenti hanno dimostrato che la concentrazione di tante specie diverse nella stessa aiuola, favorisce tutte le piante più di quanto ci si aspetti. Qualcuno arriva a dire che un utilizzo del terreno cosiffatto permette un raccolto quasi doppio rispetto al modo tradizionale. E senza far uso di prodotti chimici.

A tal proposito si consideri come molte piante aromatiche (rosmarino, menta, origano, etc.) svolgono un importante ruolo deterrente nei confronti di parassiti comuni. Di solito le releghiamo in un angolo dell’orto mentre invece dovremmo piantarle proprio vicino alle piante che possono efficacemente difendere. In questo modo non occupano più spazio ma noi risparmiamo in insetticidi.

Il problema dei tutori

Un tutore, lo dice il nome, sostiene la pianta ed evita che si spezzi, ad esempio sotto il carico dei frutti. Prevediamo i tutori con le piante rampicanti, come. i fagioli perché, essendo rampicanti, hanno bisogno di qualcosa su cui arrampicarsi. Ma i pomodori? Il pomodoro non è una pianta rampicante e non è il caso di pensare che la natura faccia una pianta dal portamento eretto che non è in grado di sostenersi. In realtà, a ben guardare, il tutore sarebbe quasi inutile se la pianta fosse coltivata secondo natura.

Facciamo un esperimento molto semplice: mettiamo un seme in piena terra e dimentichiamocelo; mettiamo un altro seme in un vasetto e, quando la piantina sarà alta 20 cm, trapiantiamola nell’orto vicino alla prima. Quella non trapiantata svilupperà una radice a fittone che sprofonderà nel terreno e sorreggerà perfettamente la pianta; la seconda, essendo stata trapiantata, svilupperà per lo più radici fascicolate, avrà un fusto più sottile e dovrà essere tutorata. 

Non solo: la prima pianta, quella con la radice a fittone, avrà meno esigenze idriche perché la sua radice scendendo in profondità, troverà sempre l’umidità utile; la seconda dovrà essere bagnata regolarmente perché avendo radici più superficiali avrà bisogno del nostro assiduo intervento.

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