Semine nell’orto
Radicchio di Verona: disciplinare IGP
Disciplinare di produzione dell’indicazione geografica protetta
Radicchio di Verona
Art. 1
DENOMINAZIONE
La Indicazione Geografica Protetta (IGP) «Radicchio di Verona» è riservata alla produzione orticola che risponde alle condizioni ed ai requisiti di qualità stabiliti nel presente disciplinare di produzione.
Art. 2
CARATTERISTICHE DEL PRODOTTO
La IGP «Radicchio di Verona» è attribuita alla produzione ottenuta da piante appartenenti alla famiglia delle Compositae, genere Cichorium, specie inthybus, varietà «Rossa di Verona precoce e tardiva».
Il «Radicchio di Verona» si distingue in «tipo precoce» e «tipo tardivo» e si distingue per i seguenti caratteri: foglie sessili, intere, con margine privo di frastagliature e piegate a doccia verso l’alto. Favorite dalle basse temperature invernali esse assumono la tipica colorazione rosso scuro intensa e, addossandosi le une alle altre, danno al cespo la forma di tipico grumolo compatto. La nervatura principale delle foglie, molto sviluppata, è di colore bianco; per il «tipo tardivo», dopo l’intervento di forzatura ed imbianchimento, le foglie acquisiscono la tipicità di croccantezza e di gusto leggermente amarognolo; il cespo (grumolo) ha un peso di 150-350 grammi per il «tipo precoce» e di 50-300 grammi per il «tipo tardivo»; il “tipo tardivo” può essere commercializzato con una piccola parte apprezzabile della radice (fittone) di lunghezza non superiore a 4 cm e di diametro proporzionale alle dimensioni del cespo stesso.
Al momento della immissione al consumo, il «Radicchio di Verona» IGP, oltre a rispettare le suddette caratteristiche di tipicità, dovrà presentare: toilettatura precisa e curata con cespo ed eventuale fittone puliti e lavati, uniformità nel calibro e nella lunghezza dei cespi, nonché nelle dimensioni della piccola parte del fittone che può rimanere attaccato al cespo.
Inoltre, l’aspetto del germoglio dovrà apparire compatto, serrato nella parte apicale; di forma leggermente ellittica, con nervature della lamina fogliare ben evidenti ed aperte; colore del lembo fogliare rosso brillante senza variegature; colore della nervatura principale completamente bianca stretta alla base. I cespi devono essere interi, sani, escludendo quindi i prodotti affetti da marciume o che presentino alterazioni tali da renderli inadatti al consumo, di aspetto fresco, privi di parassiti e di danni provocati da parassiti, privi di umidità esterna anomala e privi di odore e/o sapore estranei.
Il «Radicchio di Verona» può essere presentato tagliato nelle confezioni di IV gamma.
Art. 3
ZONA DI PRODUZIONE
La zona di produzione del «Radicchio di Verona» IGP comprende i comuni di seguito elencati, tutti ubicati nella regione Veneto.
In provincia di Verona, il territorio dei comuni di: Trevenzuolo, Salizzole, Nogara, Concamarise, Sanguinetto, Cerea, Casaleone, Legnago, Minerbe, Roveredo di Guà, Cologna Veneta, Veronella, Arcole, Zimella, Isola della Scala, Bovolone, Bevilacqua, S. Pietro di Morubio, Roverchiara, Gazzo Veronese, Sorgà, Erbè, Oppeano, Isola Rizza, Albaredo d’Adige, Pressana, Villa Bartolomea, Castagnaro, Terrazzo, Boschi S. Anna, Angiari, Bonavigo.
In provincia di Vicenza è compreso il territorio dei comuni di: Asigliano Veneto, Pojana Maggiore, Noventa Vicentina, Campiglia dei Berici, Agugliaro, Sossano, Villaga, Albettone, Orgiano, Alonte, Lonigo, Barbarano Vicentino, San Germano dei Berici.
In provincia di Padova è compreso il territorio dei comuni di: Casale di Scodosia, Castelbaldo, Masi, Megliadino S. Fidenzio, Megliadino S. Vitale, Merlara, Montagnana, Ospedaletto Euganeo, Saletto, S. Margherita d’Adige, Lozzo Atestino, Urbana.
Art. 4
PROVA DELL’ORIGINE
Ogni fase del processo produttivo viene monitorata documentando per ognuna gli input e gli output. In questo modo, e attraverso l’iscrizione in appositi elenchi, gestiti dalla struttura di controllo, delle particelle catastali sulle quali avviene la produzione degli agricoltori e dei condizionatori, nonché attraverso la denuncia alla struttura di controllo dei quantitativi prodotti, è garantita la tracciabilità del prodotto.
Tutte le persone, fisiche o giuridiche, iscritte nei relativi elenchi, sono assoggettate al controllo da parte della struttura di controllo, secondo quanto disposto dal disciplinare di produzione e dal relativo piano di controllo.
Art. 5
METODO DI OTTENIMENTO
L’impianto della coltura del «Radicchio di Verona» IGP si effettua ricorrendo alla semina diretta in campo, o al trapianto di piantine allevate in vivaio; per il «tipo precoce» la semina va effettuata nel periodo compreso tra il 1° e il 31 luglio e, per il «tipo tardivo», tra il 21 luglio e il 31 agosto. Nel caso si utilizzi la tecnica del trapianto la messa a dimora delle piantine potrà avvenire al massimo con 20 giorni di ritardo rispetto al periodo sopra indicato per la semina.
È necessario l’impiego di seme sano. Nel caso di produzione aziendale è necessario partire da piante sane evitando che queste, in fase di maturazione, siano attaccate da marciumi dell’apparato aereo e radicale, procedendo alla raccolta delle piante portaseme che vengono essiccate e poi sottoposte a trebbiatura.
Le tecniche colturali nella produzione del «Radicchio di Verona» dovranno orientarsi ad accentuare la qualità della produzione tipica e il grado di eco-compatibilità della coltivazione. A tal fine, il «Radicchio di Verona» dovrà inserirsi in rotazioni colturali almeno biennali che gli consentano, quale coltura intercalare estivo-invernale di notevole rusticità, di utilizzare la fertilità residua del suolo; ciò per limitare l’apporto di fertilizzanti necessario a conservare le normali condizioni di fertilità dei terreni evitando, così, i fenomeni di sensibilità della coltura agli attacchi dei parassiti favoriti da eccessi di azoto.
Le dosi sono variabili anche a seconda del tipo di terreno; l’azoto va distribuito in presemina e/o in copertura, mentre il fosforo e potassio vanno distribuiti interamente in presemina.
L’impiego dell’irrigazione andrà effettuato con particolare razionalità dopo la semina o il trapianto per assicurare una tempestiva e regolare emergenza delle piante, fattore determinante per un costante livello qualitativo della produzione. Ciò avviene mantenendo il terreno costantemente umido tramite irrigazioni frequenti con volumi d’acqua modesti (circa 10 mm) fino all’emergenza della coltura, dilazionando successivamente gli interventi e aumentando i volumi d’irrigazione (es. 20-30 mm).
La raccolta del «Radicchio di Verona» può prevedere per il «tipo tardivo» il mantenimento di parte della radice fittonante; essa può iniziare dal 15 settembre per il «tipo precoce» e dal 15 dicembre per il «tipo tardivo».
La produzione per ettaro di prodotto finito non potrà superare le 13 tonnellate per il «tipo precoce» e le 11 tonnellate per il «tipo tardivo».
Per il «Radicchio di Verona» «tipo tardivo» deve essere effettuata una successiva trasformazione che prevede una fase di forzatura-imbianchimento da attuarsi raggruppando le piante direttamente sul campo o sotto tunnel di plastica o nei magazzini. In tal modo si vengono a determinare condizioni di temperatura, luce ed umidità che favoriscono la ripresa dell’attività vegetativa con mobilitazione delle sostanze di riserva accumulate nel fittone e conseguente mutamento di quelle contenute nelle foglie finché queste acquisiscono le caratteristiche di croccantezza, colorazione rosso scuro intenso e gusto leggermente amarognolo tipiche del «Radicchio di Verona».
Nella fase di toilettatura si asportano dalle piante le foglie più esterne che non presentano i requisiti minimi per ottenere un cespo con le caratteristiche previste, si recide l’eventuale radice a non più di 4 centimetri dalla base del cespo e la si scorteccia in modo da proporzionarla alle dimensioni del cespo stesso. La fase di toilettatura va effettuata immediatamente prima di immettere il prodotto sul mercato al consumo; ad essa seguono le operazioni di lavaggio e confezionamento.
Il confezionamento del Radicchio di Verona deve essere effettuato nella zona di origine individuata all’art. 3 del presente disciplinare, poiché il trasporto e le eccessive manipolazioni potrebbero causare la diminuzione della compattezza del grumolo e causare la senescenza del cespo.
Successivamente alle operazioni di confezionamento sopra descritte, il “Radicchio di Verona” IGP può essere sottoposto a lavorazioni di IV gamma. Per questa operazione non sono previste limitazioni all’area di produzione.
Art. 6
LEGAME CON L’AMBIENTE
A Verona le prime vere coltivazioni di radicchio destinate al mercato iniziano ai primi del Novecento, anche se erano presenti già alla fine del Settecento nei «broli» (orti cittadini); l’inchiesta agraria Jaccini (Vol. 5 tomo I, 1882) ne ricorda la presenza. Era coltivato nell’alta pianura veronese negli interfilari delle piante da frutto e della vite, si fa riferimento al «Radicchio di Verona» già nella «Monografia della provincia di Verona – Regio Prefetto Conte Luigi Sormano Moretti» – Firenze 1911.
Nel libro «Cucina Veneta» (1980) di Giovanni Rorato, così sono presentati i radicchi: «Come fiori sulla tavola. Non c’è dubbio alcuno che il radicchio ha scelto come terra d’elezione il Veneto: è qui, infatti, che esiste da secoli il culto particolare per la cicoria, anche se le colture specializzate e selettive datano al finire del secolo scorso. Oggi, nel Veneto, la selezione ha prodotto vari tipi di radicchio: radicchio rosso di Treviso….radicchio variegato di Castelfranco,…. radicchio di Chioggia, radicchio di Verona, anche questo rosso, e infine il variegato di Lusia, in Polesine…».
Numerose ricette tradizionali della cucina Veneta, tramandate negli anni, vedono il Radicchio di Verona come loro ingrediente principale (Omelette al radicchio, Cappelletti di castagne con salsa di noci e radicchio, Fagottini di radicchio, etc.).
Le caratteristiche peculiari che contraddistinguono il Radicchio di Verona dagli altri prodotti della stessa categoria merceologica, sono la particolare croccantezza delle foglie, il colore rosso intenso ed il sapore leggermente amarognolo.
Queste caratteristiche sono favorite dal clima di tipo continentale con estati molto calde ed afose ed inverni rigidi e nebbiosi. Sono soprattutto le basse temperature del periodo invernale che influiscono maggiormente sulla croccantezza e sul colore rosso intenso delle foglie oltre alle particolari caratteristiche dei terreni, sabbiosi ricchi di sostanza organica, profondi, ben drenati, freschi, dotati di buona fertilità tipici dell’areale di produzione delimitato all’art. 3 del presente disciplinare.
Questi elementi peculiari ambientali e climatici, unitamente alla tradizionale e secolare opera dell’uomo ivi insediato, grazie alle sue capacità culturali, alla continua ricerca ed alla messa in atto di tradizionali e specifiche tecniche colturali (con particolare riguardo ad una continua opera di miglioramento genetico), hanno contribuito a conferire al Radicchio di Verona caratteristiche organolettiche e qualitative uniche, riconosciute sia dalla specifica letteratura agricola e scientifica che dal punto di vista commerciale.
Art. 7
CONTROLLI
Il controllo sulla conformità del prodotto al disciplinare di produzione è svolto da una struttura di controllo conformemente a quanto stabilito dagli articoli 36 e 37 del regolamento (UE) n. 1151/2012.
Tale struttura è CSQA Certificazioni s.r.l Via San Gaetano n. 74, 36016 Thiene (VI) – I –, tel. +39 0445 313011, fax +39 0445 313070, email csqa@csqa.it, PEC: csqa@legalmail.it
Art. 8
ETICHETTATURA
Il «Radicchio di Verona» IGP viene immesso al consumo in contenitori idonei a contenere prodotti alimentari, purché non eccedenti il peso complessivo di 10 kg.
Su ciascun contenitore dovrà essere apposto un sigillo tale da impedire che il contenuto possa venire manomesso.
Nel caso di vendita al dettaglio in confezioni superiori ai 2 kg di peso netto, il prodotto potrà venire estratto dai contenitori, con conseguente rottura del sigillo, e ceduto in cespi anche singoli al consumatore finale.
Nel caso di prodotto destinato alla trasformazione questo potrà essere commercializzato all’interno di adeguati contenitori, purché non eccedenti il peso netto di 250 kg.
La confezione deve recare obbligatoriamente sull’etichetta a caratteri di stampa chiari e leggibili, oltre al logo della denominazione ed al simbolo grafico comunitario le seguenti diciture: nome, ragione sociale e indirizzo del confezionatore, data e luogo di confezionamento, nonché tutte le altre indicazioni previste dalla normativa nazionale o comunitaria.
Logo della IGP «Radicchio di Verona».
Il logo raffigura 3 grumoli di Radicchio di Verona con linee e striscia azzurra che vogliono rappresentare l’Arena di Verona e il fiume Adige come riferimento all’origine geografica. Il logo, di seguito raffigurato con indicazione del pantone dei colori, deve presentare le seguenti dimensioni minime: mm. 28×21.
Colori usati:
Pantone bianco Pantone 235
Pantone nero Pantone 220
Pantone 222 Pantone 647
Pantone Gr. ch. 1
Alla denominazione IGP «Radicchio di Verona» è vietata l’aggiunta di qualsiasi qualificazione non prevista nel presente disciplinare di produzione. È ammesso l’uso di indicazioni che fanno riferimento alla denominazione dell’azienda produttrice e alla località della relativa sede. È autorizzato l’uso del marchio aziendale.
In ogni caso la dicitura «Radicchio di Verona» IGP dovrà avere dimensioni significativamente superiori a quelle utilizzate per qualsiasi altra dicitura.
Radicchio variegato di Castelfranco: disciplinare IGP
Disciplinare di produzione della indicazione geografica protetta
Radicchio Variegato di Castelfranco
Articolo 1 – Denominazione
L’indicazione geografica protetta «Radicchio Variegato di Castelfranco» – di seguito indicata con la sigla I.G.P. – è riservata, al radicchio Variegato che risponde alle condizioni ed ai requisiti stabiliti nel presente disciplinare di produzione.
Articolo 2 – Descrizione del prodotto
Le colture destinate alla produzione della I.G.P. «Radicchio Variegato di Castelfranco» devono essere costituite da piante della famiglia delle composite – genere cichorium intybus- varietà silvestre, che comprende il tipo variegato.
Caratteristiche del prodotto
All’atto dell’immissione al consumo il radicchio contraddistinto dall’I.G.P. «Radicchio Variegato di Castelfranco» deve presentare le caratteristiche di seguito indicate:
a) aspetto: cespo bello di forma e splendido di colori e con diametro minimo di 15 cm; partendo dalla base del cespo si ha un giro di foglie piatte, un secondo giro di foglie un po’ più sollevato, un terzo giro ancora più inclinato e così via fino ad arrivare al cuore, evitando la presenza di grumulo; lunghezza massima del fittone 4 cm, di diametro proporzionale alle dimensioni del cespo stesso; foglie spesse il più possibile, con bordo frastagliato, con superficie del lembo ondulata, di forma rotondeggiante;
b) colore: foglie bianco-crema con variegature distribuite in modo equilibrato su tutta la pagina fogliare di tinte diverse dal viola chiaro al rosso violaceo e al rosso vivo;
c) sapore: foglie di sapore dal dolce al gradevolmente amarognolo molto delicato;
d) calibro: cespi del peso minimo di 100 g, diametro minimo della «rosa» 15 cm.
Il profilo merceologico del Radicchio Variegato di Castelfranco è così definito: perfetto grado di maturazione; colorazione bianco-crema con variegature equamente distribuite dal viola chiaro al rosso vivo, foglie con bordo frastagliato e lembo leggermente ondulato, buona consistenza del cespo, pezzatura mediogrande, uniformità nel calibro dei cespi, toilettatura precisa, raffinata, priva di sbavature, fittone proporzionato al cespo e non più lungo di 4 cm.
Articolo 3 – Zona geografica delimitata
Hanno titolo di venir qualificate con l’I.G.P. in questione le produzioni di radicchio variegato esclusivamente e totalmente realizzate entro i territori delle provincie di Treviso, Padova e Venezia di seguito specificate.
La zona di produzione e confezionamento del Radicchio Variegato di Castelfranco comprende, nell’ambito delle province di Treviso, Padova e Venezia, l’intero territorio amministrativo dei comuni di seguito elencati.
Provincia di Treviso: Breda di Piave, Carbonera, Casale sul Sile, Casier, Castelfranco Veneto, Castello di Godego, Istrana, Loria, Maserada sul Piave, Mogliano Veneto, Morgano, Paese, Ponzano Veneto, Preganziol, Quinto di Treviso, Resana, Riese Pio X, San Biagio di Callalta, Silea, Spresiano, Trevignano, Treviso, Vedelago, Villorba, Zero Branco.
Provincia di Padova: Albignasego, Battaglia Terme, Borgoricco, Camposanpiero, Cartura, Casalserugo, Conselve, Due Carrare, Loreggia, Maserà di Padova, Massanzago, Monselice, Montagnana, Montegrotto Terme, Pernumia, Piombino Dese, Ponte San Nicolo’, San Pietro Viminario, Trebaseleghe, Tribano.
Provincia di Venezia: Marcon, Martellago, Mira, Mirano, Noale, Salzano, Santa Maria di Sala, Scorzè, Spinea.
Articolo 4 – Prova dell’ Origine
Ogni fase del processo produttivo viene monitorata documentando per ognuna, gli input e gli output. In questo modo e attraverso l’iscrizione in appositi elenchi gestiti dalla struttura di controllo, degli appezzamenti, dei produttori e dei confezionatori la tenuta dei registri di produzione e confezionamento nonché attraverso la dichiarazione tempestiva alla struttura di controllo delle quantità prodotte, è garantita la rintracciabilità del prodotto. Tutte le persone fisiche o giuridiche, iscritte nei relativi elenchi sono assoggettate al controllo da parte delle struttura di controllo, secondo quanto disposto dal disciplinare di produzione e dal relativo piano di controllo.
Art 5 –Metodo di ottenimento del prodotto
La produzione del «Radicchio Variegato di Castelfranco» viene realizzata da conduttori di adatti terreni annualmente investiti in tale coltivazione ed inizia, indifferentemente, con la semina o il trapianto.
Le operazioni di semina, in pieno campo, devono essere effettuate dal 1° giugno al 15 agosto. In caso di trapianto, questo dovrà essere effettuato dal 15 giugno al 10 settembre.
Per il «Radicchio Variegato di Castelfranco» I.G.P. la densità di impianto, al termine delle operazioni di semina o trapianto e successivo diradamento delle piantine, non deve superare le 8 piante per mq.
Le operazioni di raccolta del «Radicchio Variegato di Castelfranco» si effettuano a partire dal 1° ottobre.
Le operazioni di coltivazione, imbianchimento, forzatura e l’acquisizione delle caratteristiche previste per l’immissione al consumo dei radicchi destinati alla utilizzazione della I.G.P «Radicchio Variegato di Castelfranco», compreso il confezionamento, devono essere effettuate esclusivamente nel territorio amministrativo dei comuni indicati all’art. 3.
I radicchi commercializzati prima dell’acquisizione delle caratteristiche previste per l’IGP «Radicchio Variegato di Castelfranco» così come precedentemente descritte, fuori dalla zona di produzione, perdono in via definitiva il diritto di fregiarsi della I.G.P. e di qualsiasi riferimento geografico.
Il tradizionale processo di lavorazione del prodotto si articola nelle fasi di seguito descritte:
Fase di forzatura-imbianchimento
La forzatura-imbianchimento è l’operazione fondamentale e insostituibile che consente di esaltare i pregi organolettici, merceologici ed estetici del «Radicchio Variegato di Castelfranco». Si realizza ponendo i cespi in condizioni di formare nuove foglie che, in assenza di luce, sono prive o quasi di pigmenti clorofilliani,
mettono in evidenza la variegatura sullo sfondo della lamina fogliare, perdono la consistenza fibrosa,
assumono croccantezza ed un sapore gradevolmente amarognolo.
La forzatura del «Radicchio Variegato di Castelfranco» può avvenire in due modi:
a) immergendo i cespi verticalmente, in acqua sorgiva alla temperatura minima di 11°C, fino alla prossimità
del colletto, per il periodo necessario al raggiungimento del giusto grado di maturazione contrassegnato dalle
caratteristiche precedentemente descritte; oppure
b) in ambienti riscaldati o anche direttamente in pieno campo, garantendo un giusto grado di umidità
dell’apparato radicale, riducendo l’intensità della luce e favorendo lo sviluppo dei germogli di ogni cespo.
Fase di toilettatura
Seguono le operazioni di toilettatura con le quali si asportano le foglie deteriorate o con caratteristiche non idonee, si esegue il taglio e lo scortecciamento del fittone in misura proporzionale al cespo. L’operazione di toilettatura deve essere eseguita immediatamente prima dell’immissione nella filiera distributiva del prodotto.
Terminata la toilettatura il radicchio si colloca in capaci recipienti con acqua corrente per essere lavato e confezionato.
Ai fini della qualificazione del prodotto con l’I.G.P. «Radicchio Variegato di Castelfranco» le produzioni massime per ettaro di superficie coltivata non devono superare i 12.000 kg.
Il peso massimo unitario dei cespi che compongono il prodotto finito non può superare i 0,600 kg.
Art 6 – Legame fra il prodotto e la zona di produzione
Le condizioni di impianto e le operazioni colturali degli appezzamenti destinati alla produzione della I.G.P. «Radicchio Variegato di Castelfranco» devono essere quelle tradizionali della zona e comunque atte a conferire ai cespi le caratteristiche specifiche.
Per la produzione del «Radicchio Variegato di Castelfranco» sono da considerarsi idonei i terreni freschi, profondi, ben drenati, e non eccessivamente ricchi di elementi nutritivi, in specie azoto, ed a reazione non alcalina. In particolar modo sono indicate le zone di coltivazione con terreni argillosi-sabbiosi di antica alluvione in stato di decalcificazione e con una situazione climatica caratterizzata da estati sufficientemente piovose e con temperature massime contenute, autunni asciutti, inverni che volgono precocemente al freddo e con temperature minime fino a meno 10 gradi C.
I requisiti del «Radicchio variegato di Castelfranco» dipendono dalle condizioni ambientali e dai fattori naturali ed umani della zona di produzione. La storia, l’evoluzione, la più che secolare tradizione delle aziende e degli orticoltori della zona, le caratteristiche dei terreni, l’andamento climatico, la temperatura dell’acqua della falda freatica, la prerogativa della stessa di sgorgare con il solo intervento della trivella, e quindi a costi facilmente ammortizzabili, comprovano ampiamente il legame della coltura del «Radicchio variegato di Castelfranco» con l’ambiente dove attualmente è coltivato.
Art 7 – Organismo di controllo
La verifica del rispetto del disciplinare è svolta conformemente a quanto stabilito dall’ art. 37 del Reg. (UE) n. 1151/2012. L’organismo di controllo preposto alla verifica del disciplinare di produzione è CSQA Certificazioni S.r.l con sede a Thiene (VI), – I – Via San Gaetano n. 74, Tel. (39) 0445 36 60 94, Fax (39) 0445 38 26 72, E-mail csqa@csqa.it, Pec: csqa@legalmail.it.
Art. 8- Etichettatura
Per l’immissione al consumo il radicchio che si fregia della I.G.P. «Radicchio Variegato di Castelfranco» deve essere confezionato: in appositi contenitori idonei a contenere alimenti, purché non eccedenti il peso complessivo di kg. 10. Tali confezioni dovranno avere caratteristiche tali da permettere una buona conservazione del prodotto evitandone il deperimento e la rottura.
Nel caso di prodotto destinato alla trasformazione questo potrà essere commercializzato all’interno di appositi contenitori (bins), purché non eccedenti il peso netto di 250 kg.
Su ciascun contenitore deve essere apposta una copertura sigillante quale elemento di garanzia per il consumatore finale. Nel caso di vendita al dettaglio in confezioni superiori ai 2 Kg di peso netto, il prodotto potrà venire estratto dalle cassette, con conseguente rottura del sigillo, e ceduto in cespi singoli al consumatore finale.
Sui contenitori stessi devono essere indicati in caratteri di stampa delle medesime dimensioni la dicitura «Radicchio Variegato di Castelfranco» I.G.P. Sui medesimi contenitori possono essere riportate oltre alle indicazioni a norma di legge, anche eventuali indicazioni complementari ed accessorie non aventi carattere laudativo e non idonee a trarre in inganno il consumatore sulla natura e le caratteristiche del prodotto.
Su ciascun contenitore e/o sulla copertura sigillante, inoltre, dovrà essere sempre apposto il logo identificativo dell’I.G.P., allegato al presente disciplinare, del quale costituisce parte integrante, utilizzando le forme, i colori e le dimensioni o i rapporti indicati. Il logo, di colore rosso, su fondo bianco, è costituito da una composizione stilizzata di radicchi al di sopra della quale campeggia la scritta «Radicchio Variegato di Castelfranco», il tutto riquadrato da una bordatura rossa.
Tipo carattere: Rockwell condesed
Colore logo: Rosso= Magenta 100% – Yellow 80%, Cyan 30%.
Il logo, inoltre, potrà essere inserito – a cura del soggetto preposto – anche nell’apposito sigillo. Qualunque altra indicazione diversa dal “Radicchio Variegato di Castelfranco I.G.P. dovrà avere dimensioni significativamente inferiori alle stesse.
Radicchio di Chioggia IGP: disciplinare
Disciplinare di produzione IGP
Radicchio di Chioggia IGP
Articolo 1 – Denominazione
L’Indicazione Geografica Protetta “Radicchio di Chioggia”, sia nella tipologia “precoce” che in quella “tardiva”, è riservata al radicchio che risponde alle condizioni ed ai requisiti stabiliti nel presente disciplinare di produzione.
Articolo 2 – Descrizione del prodotto
Il Radicchio di Chioggia è una pianta con lamine fogliari rotondeggianti, strettamente embricate tra loro che formano un grumolo di forma sferica; tali foglie hanno colore rosso più o meno intenso con nervature centrali bianche.
Le colture destinate alla produzione della Indicazione Geografica Protetta “Radicchio di Chioggia” nelle due tipologie “precoce” e “tardiva”, devono essere costituite da piante della famiglia delle Asteraceae genere Cichorium specie intybus varietà silvestre.
All’atto dell’immissione al consumo e prima della trasformazione o lavorazione di IV gamma, il “Radicchio di Chioggia I.G.P.” deve presentare le seguenti caratteristiche:
A) Radicchio di Chioggia I.G.P. – tipologia precoce:
a) Aspetto: grumolo ben chiuso, radice tagliata in maniera netta sotto il livello del colletto;
b) Colore: foglie caratterizzate da una nervatura principale di colore unicamente bianco che si dirama in molte piccole penninervie nel lembo fogliare notevolmente sviluppato di colore caratteristico dal cremisi all’amaranto;
c) Sapore: foglie di sapore dolce o leggermente amarognolo e di consistenza croccante;
d) Calibro: peso del grumolo da 200 a 600 grammi.
B) Radicchio di Chioggia I.G.P. – tipologia tardiva:
a) Aspetto: grumolo molto compatto, radice recisa in maniera netta sotto il livello del colletto;
b) Colore: foglie caratterizzate da una nervatura principale di colore unicamente bianco perla che si dirama in molte piccole penninervie nel lembo fogliare notevolmente sviluppato di colore amaranto carico;
c) Sapore: foglie di sapore amarognolo e di consistenza mediamente croccante;
d) Calibro: peso del grumolo da 200 a 600 grammi.
Articolo 3 – Zona geografica delimitata
La zona di produzione del “Radicchio di Chioggia”, tipologia “tardivo”, comprende nell’ambito delle province di Venezia, Padova, Rovigo, l’intero territorio dei seguenti comuni:
provincia di Venezia: Chioggia, Cona e Cavarzere;
provincia di Padova: Codevigo, Correzzola;
provincia di Rovigo: Rosolina, Ariano Polesine, Taglio di Po, Porto Viro, Loreo.
Il “Radicchio di Chioggia”, tipologia “precoce”, viene prodotto all’interno dei comuni litoranei di Chioggia (Venezia) e Rosolina (Rovigo) dove le particolari condizioni pedoclimatiche consentono di esaltare le peculiari caratteristiche della tipologia precoce.
Articolo 4 – Origine del prodotto
L’origine del prodotto è comprovata dall’iscrizione dei produttori e confezionatori in apposito elenco tenuto dalla struttura di controllo di cui all’art. 7.
I produttori i cui terreni ricadono nella zona di produzione definita all’art. 3 del presente disciplinare di produzione, possono accedere alla IGP “Radicchio di Chioggia” iscrivendo, per ciascuna campagna produttiva, i terreni coltivati a “Radicchio di Chioggia” nell’elenco depositato presso la sede dell’Organismo di Controllo. In tale elenco andranno indicati gli estremi catastali dei terreni coltivati a “Radicchio di Chioggia” e per ciascuna particella catastale: la ditta proprietaria, la ditta produttrice, la località la superficie coltivata a “Radicchio di Chioggia” distinta per “precoce” e per “tardivo”.
I produttori e i confezionatori iscritti nell’elenco suddetto sono tenuti a dichiarare all’organismo di controllo, entro 30 giorni, rispettivamente dalla raccolta e dalla vendita, la quantità di “Radicchio di Chioggia” IGP effettivamente prodotto e commercializzato, che viene quindi annotata in appositi registri di produzione e di confezionamento.
Tutte le persone fisiche o giuridiche, iscritte nei relativi elenchi, sono assoggettate al controllo da parte dell’organismo di controllo secondo quanto disposto dal disciplinare di produzione e dal relativo piano di controllo.
In questo modo ogni fase del processo produttivo è monitorata documentando per ciascuna gli input (prodotti in entrata) e gli output (prodotti in uscita), garantendo la tracciabilità e la rintracciabilità del “Radicchio di Chioggia”.
Articolo 5 – Metodo di ottenimento del prodotto
Un aspetto caratteristico della coltura è rappresentato dalla produzione del seme, fase tipicamente eseguita dai singoli produttori i cui terreni ricadono nella zona di produzione definita all’art. 3.
La costante attività di miglioramento genetico, effettuata a partire dagli anni trenta, ha consentito la selezione e la diffusione di due tipologie di radicchio, la precoce e la tardiva, le quali, caratterizzate da un diverso periodo di maturazione, permettono di coprire il mercato per l’intero arco dell’anno.
Le tecniche di produzione delle due tipologie di “Radicchio di Chioggia” si differenziano per alcuni aspetti caratteristici, come schematizzato nella seguente tabella:
FASE | TIPOLOGIA PRECOCE | TIPOLOGIA TARDIVA |
Periodo di semina | Dal 1 Dicembre al 30 Aprile in semenzaio. Dai primi di Marzo direttamente sul campo. | Dal 20 Giugno al 15 Agosto in semenzaio o direttamente sul campo. |
Trapianto | Deve essere effettuato dopo una permanenza in semenzaio di almeno 30 gg e deve concludersi entro il 31 Maggio. Per questa tipologia la tecnica del trapianto è prevalente rispetto alla semina diretta. | Deve essere effettuato dopo una permanenza in semenzaio di almeno 30 gg e deve concludersi entro il 15 Settembre. Per questa tipologia la tecnica del trapianto e della semina diretta sono impiegate in eguale misura. |
Densità colturale | 10 – 14 piante/mq | 8 – 12 piante/mq |
Altre tecniche peculiari | Eventuale uso di protezioni in teli sostenuti da archi che formano serre o tunnel di maggiore cubatura per i trapianti più precoci, oppure pacciamatura soffice per i trapianti successivi; le protezioni vengono gradualmente rimosse, previa acclimatazione delle piante. | |
Periodo di raccolta | 1 Aprile – 15 Luglio | 1 Settembre – 15 Marzo |
Quantità massima per ettaro, dopo la toelettatura in campo o centro aziendale. | 35 ton | 35 ton |
Quantità massima per ettaro di prodotto controllato dopo la toelettatura nel centro di confezionamento. | 28 ton | 28 ton |
Per entrambe le tipologie, l’intervento di raccolta si pratica recidendo la radice sotto l’inserzione delle foglie basali del grumolo, in genere 2-3 centimetri appena sotto la superficie del terreno, quando le foglie si sono embricate in modo da formare un grumolo più o meno compatto a seconda della tipologia, asportandone quelle più esterne di colore verde o anche rosso non uniforme.
Questa prima toelettatura può essere eseguita sia sul campo che nel centro aziendale, purché situati nell’areale definito all’art. 3, ottenendo così un prodotto “idoneo” per essere confezionato come Radicchio di Chioggia IGP.
La fase di seconda toelettatura e confezionamento per entrambe le tipologie può avvenire nei centri aziendali oppure in centri di lavorazione e confezionamento anche situati al di fuori della zona di produzione definita all’art. 3.
Articolo 6 – Legame fra il prodotto e la zona di produzione
La zona di produzione è caratterizzata da terreni argillosi e sciolti. Le precipitazioni medie annue si collocano attorno ai 700 mm con punte massime di 1000 e minime di 430 mm. Il clima è fortemente influenzato dalla vicinanza del mare, che consente una ridotta escursione termica giornaliera e raramente, durante l’anno, la temperatura massima supera 31-32°C e la minima scende sotto 0° gradi.
La presenza di brezze e venti dominanti, in particolare la “bora”, contribuisce a rimescolare i bassi strati dell’atmosfera e quindi ad evitare ristagni di umidità che influirebbero negativamente sullo stato fitosanitario della coltura.
Tale clima è particolarmente adatto al radicchio tardivo che si è diffuso in tutta la zona prevista nell’art. 3; esso infatti favorisce la coltivazione di questa tipologia sulla quale temperature troppo elevate non permetterebbero la chiusura del cespo e indurrebbero una fioritura precoce.
Sul quaderno mensile dell’Istituto Federale di Credito per il Risorgimento delle Venezie, del marzo 1923, si riscontra che il Radicchio era stato inserito nella rotazione agraria insieme ad altri ortaggi.
Ulteriore conferma è data dal “cenni di economia orticola” di Pagani-Gallimberti dove viene indicata la tecnica colturale del radicchio ottenuto negli orti lagunari. In uno studio del 1935, gli “orti sperimentali di Chioggia”, si riscontrano studi sulle nuove varietà di ortaggi e cicorie con particolare riferimento al radicchio. Successivamente l’inserimento del radicchio nella normale rotazione agraria è documentato dall’ “Orticoltura litoranea e lagunare nella zona di Chioggia”.
La maggiore disponibilità di materiale da riproduzione e la scelta massale nei periodi più idonei, nonché l’anticipazione delle semine di due/tre giorni all’anno (con seme proveniente dalla produzione di testa), hanno permesso di ottenere delle popolazioni sempre più precoci e di migliorare la colorazione anche delle specie tardive.
La coltivazione della tipologia “precoce” è possibile solo nei comuni litoranei di Chioggia e Rosolina, grazie alle particolari caratteristiche pedoclimatiche: terreno particolarmente sabbioso, maggiore vicinanza al mare che determina una differenza di temperatura media di qualche grado superiore rispetto all’entroterra, maggiore ventilazione, costanza di disponibilità idrica grazie ad una falda freatica molto superficiale di acqua dolce, che storicamente veniva prelevata scavando le tipiche “buse”.
Tale tipologia viene ottenuta mediante l’utilizzazione di una tecnica di produzione definita attraverso una sperimentazione ventennale, la quale ha consentito di ampliare il tradizionale periodo di coltivazione autunno-vernino, tipico della coltura tardiva.
La tecnica di produzione precoce si basa sull’impiego di specifiche selezioni di seme ottenuto sull’intero territorio delimitato all’art. 3, di apprestamenti protettivi di varia cubatura e sulla rigorosa programmazione del ciclo di coltivazione.
Studi dimostrano che è fondamentale, per il “Radicchio di Chioggia”, impedire il verificarsi di stress di varia natura ascrivibili prevalentemente alle forti escursioni termiche e/o a drastiche variazioni del contenuto di umidità del terreno.
La tessitura sabbiosa della fascia litoranea ricadente nei comuni di Chioggia e di Rosolina, unitamente alle peculiari caratteristiche climatiche di questi areali, sono risultati ottimali per garantire la condizione ideale per la produzione di questo prodotto. In tali situazioni, infatti, non si evidenziano stress tali da pregiudicare la qualità dello stesso.
Studi effettuati dimostrano che in qualsiasi altro ambiente, si sono rilevate gravi perdite di produzione riconducibili a percentuali di prefioritura che hanno talora raggiunto livelli superiori al 50-60%, associate ad una drastica riduzione di colorazione del cespo che perde le caratteristiche dell’ideotipo.
Articolo 7 – Struttura di controllo
II controllo sulla conformità del prodotto al disciplinare di produzione è svolto da una struttura di controllo conformemente a quanto stabilito dagli articoli 36 e 37 del Regolamento UE n. 1151/2012.
Tale struttura è CSQA Certificazioni, Via S. Gaetano, 74, 36016 Thiene (Vicenza).
Articolo 8 – Commercializzazione, confezionamento ed etichettatura
Il periodo di commercializzazione del “Radicchio di Chioggia” I.G.P., va dal 1 aprile al 31 agosto per la tipologia “precoce” e dal 1 settembre al 31 marzo per la tipologia “tardivo”.
Per l’immissione al consumo i radicchi che si fregiano della denominazione “Radicchio di Chioggia IGP” devono essere confezionati in contenitori aventi caratteristiche tali da permettere una buona conservazione del prodotto.
Nel caso di prodotto destinato all’industria di trasformazione, questo potrà essere commercializzato anche all’interno di adeguati contenitori (bins).
Su ciascun contenitore potrà essere apposta una copertura sigillante tale da impedire che il contenuto possa venire manomesso; in alternativa, ogni confezione dovrà comunque essere dotata di un sistema di rintracciabilità del peso attraverso l’apposizione di numero di lotto.
Successivamente alle operazioni di toelettatura effettuate in campo, il “Radicchio di Chioggia” può essere confezionato sottoponendolo a lavorazioni di Quarta Gamma. Queste operazioni di confezionamento possono essere effettuate in centri di lavorazione anche situati al di fuori della zona di produzione definita dal disciplinare.
Sui contenitori deve essere visibile il logo indicante, in caratteri di stampa delle medesime dimensioni, le diciture “Radicchio di Chioggia I.G.P.”, con specifico riferimento alla tipologia “precoce” o “tardivo” confezionata.
Tale logo è formato da uno scudo accartocciato con fondo bianco, bordatura gialla, fianco marrone e profilo nero, contenente il leone di colore rosso di epoca medievale recante l’iscrizione cerchiata in caratteri maiuscoli di colore rosso “RADICCHIO di CHIOGGIA I.G.P.”.
Radicchio di Treviso: disciplinare IGP
Disciplinare di produzione della indicazione geografica protetta
«Radicchio Rosso di Treviso»
Art. 1
Denominazione
L’indicazione geografica protetta «Radicchio Rosso di Treviso» – di seguito indicata con la sigla I.G.P. – è riservata al Radicchio Rosso del tipo tardivo e precoce che risponde alle condizioni ed ai requisiti stabiliti nel presente disciplinare di produzione.
Art. 2
Descrizione del prodotto
Le colture destinate alla produzione della I.G.P. «Radicchio Rosso di Treviso» devono essere costituite da piante della famiglia delle composite – specie Cichorium intybus L. – varietà silvestre, che comprende i tipi tardivo o precoce.
Caratteristiche del prodotto
All’atto dell’immissione al consumo il radicchio contraddistinto dall’I.G.P. «Radicchio Rosso di Treviso» deve presentare le caratteristiche di seguito indicate.
1. Radicchio Rosso di Treviso tardivo:
a) aspetto: germogli regolari, uniformi e dotati di buona compattezza; foglie serrate, avvolgenti che tendono a chiudere il cespo nella parte apicale; cespo corredato di una porzione di radice fittonante perfettamente toilettata e di lunghezza proporzionale alla dimensione del cespo, comunque non superiore a 6 cm;
b) colore: lembo fogliare rosso vinoso intenso con nervature secondarie appena accennate; costola dorsale (nervatura principale) bianca;
c) sapore: costola dorsale di sapore gradevolmente amarognolo e croccante nella consistenza;
d) calibro: (dei cespi) peso minimo 100 g, diametro minimo al colletto 3 cm, lunghezza (senza fittone) 10-25 cm.
I cespi di calibro inferiore del Radicchio Rosso di Treviso tardivo possono essere destinati esclusivamente alla trasformazione.
Il profilo merceologico del Radicchio Rosso di Treviso tardivo è così definito:
– perfetto grado di maturazione;
– spiccata colorazione rosso-brillante del lembo fogliare;
– nervatura principale di color bianco;
– buona consistenza del cespo;
– pezzatura medio-grande;
– uniformità nel calibro e nella lunghezza dei cespi;
– toilettatura precisa – raffinata – priva di sbavature;
– fittone proporzionato al cespo e non più lungo di 6 cm.
2. Radicchio Rosso di Treviso precoce:
a) aspetto: cespo voluminoso, allungato, ben chiuso, corredato da modesta porzione di radice;
b) colore: foglie caratterizzate da una nervatura principale molto accentuata, di color bianco che si dirama in molte piccole penninervie nel rosso intenso del lembo fogliare notevolmente sviluppato;
c) sapore: foglie dal sapore leggermente amarognolo e di consistenza mediamente croccante;
d) calibro: (dei cespi) peso minimo 150 g, lunghezza del cespo (senza radice) 15-25 cm.
Il profilo merceologico del Radicchio Rosso di Treviso precoce è così definito:
– perfetto grado di maturazione;
– colorazione rosso-brillante del lembo fogliare interrotta da fini nervature bianche;
– buona consistenza del cespo;
– pezzatura medio-grande;
– uniformità nel calibro dei cespi;
– toilettatura precisa – raffinata – priva di sbavature;
– fittone proporzionato al cespo e non più lungo di 4 cm.
Art. 3
Zona geografica delimitata
Hanno titolo di venir qualificate con l’I.G.P. in questione le produzioni di radicchio rosso esclusivamente e totalmente realizzate entro i territori delle provincie di Treviso, Padova e Venezia di seguito specificate, da conduttori di adatti terreni annualmente investiti in tale coltivazione.
1. La zona di produzione e confezionamento del Radicchio Rosso di Treviso del tipo tardivo comprende, nell’ambito delle province di Treviso, Padova e Venezia, l’intero territorio amministrativo dei Comuni di seguito elencati.
Provincia di Treviso: Carbonera, Casale sul Sile, Casier, Istrana, Mogliano Veneto, Morgano, Paese, Ponzano Veneto, Preganziol, Quinto di Treviso, Silea, Spresiano, Trevignano, Treviso, Vedelago, Villorba, Zero Branco.
Provincia di Padova: Piombino Dese, Trebaseleghe.
Provincia di Venezia: Martellago, Mirano, Noale, Salzano, Scorzè.
2. La zona di produzione e confezionamento del Radicchio Rosso di Treviso del tipo precoce comprende, nell’ambito delle province di Treviso, Padova e Venezia, l’intero territorio amministrativo dei Comuni di seguito elencati.
Provincia di Treviso: Breda di Piave, Carbonera, Casale sul Sile, Casier, Castelfranco Veneto, Castello di Godego, Istrana, Loria, Maserada sul Piave, Mogliano Veneto, Monastier, Morgano, Paese, Ponzano Veneto, Preganziol, Quinto di Treviso, Resana, Riese Pio X, Roncade, San Biagio di Callalta, Silea, Spresiano, Trevignano, Treviso, Vedelago, Villorba, Zenson di Piave, Zero Branco.
Provincia di Padova: Borgoricco, Camposampiero, Loreggia, Massanzago, Piombino Dese, Trebaseleghe.
Provincia di Venezia: Martellago, Mirano, Noale, Salzano, Santa Maria di Sala, Scorzè, Spinea.
Art. 4
Prova dell’origine
Ogni fase del processo produttivo viene monitorata documentando per ognuna, gli input e gli output. In questo modo e attraverso l’iscrizione in appositi elenchi gestiti dalla struttura di controllo, degli appezzamenti, dei produttori e dei confezionatori, la tenuta dei registri di produzione e confezionamento nonché attraverso la dichiarazione tempestiva, a fine campagna, alla struttura di controllo delle quantità prodotte, è garantita la tracciabilità del prodotto. Tutte le persone, fisiche o giuridiche, iscritte nei relativi elenchi sono assoggettate al controllo da parte della struttura di controllo, secondo quanto disposto dal disciplinare di produzione e dal relativo piano di controllo.
Art. 5
Metodo di ottenimento del prodotto
La produzione del «Radicchio Rosso di Treviso» precoce e tardivo, inizia, indifferentemente, con la semina o il trapianto.
Le operazioni di semina, in pieno campo, devono essere effettuate entro il periodo compreso tra il 1° giugno e il 31 luglio di ciascun anno.
In caso di trapianto, questo dovrà essere effettuato entro il 10 settembre di ciascun anno.
Per il «Radicchio Rosso di Treviso» tardivo e precoce la densità di impianto, al termine delle operazioni di semina o trapianto e successivo diradamento delle piantine, non deve superare le 8 piante per mq.
Le operazioni di raccolta per il Radicchio Rosso di Treviso tardivo si effettuano a partire dal 20 ottobre.
Le operazioni di raccolta per il Radicchio Rosso di Treviso precoce si effettuano a partire dal 1° settembre.
Le operazioni di coltivazione, imbianchimento, forzatura e l’acquisizione delle caratteristiche previste per l’immissione al consumo dei radicchi destinati alla utilizzazione della I.G.P. «Radicchio Rosso di Treviso», compreso il confezionamento, devono essere effettuate esclusivamente nel territorio amministrativo dei comuni indicati all’art. 3.
I radicchi commercializzati prima dell’acquisizione delle caratteristiche previste nel precedente art. 2 fuori dalla zona di produzione perdono in via definitiva il diritto di fregiarsi della I.G.P. e di qualsiasi riferimento geografico.
Il processo di imbianchimento, forzatura e preparazione dei cespi al confezionamento avviene attraverso fasi successive di lavorazione per ognuno dei due tipi di radicchio indicati all’art. 1.
1) Radicchio Rosso di Treviso tardivo.
Il tradizionale processo di lavorazione post-raccolta del prodotto si articola nelle fasi di seguito descritte.
Fase di preforzatura.
Per questa prima fase le piante raccolte con parte dell’apparato radicale, vengono pulite dalle foglie più esterne e dalla terra eventualmente rimasta aderente alla radice.
Quindi i cespi vengono raccolti in mazzi oppure collocati in gabbie retinate o traforate.
In entrambi i casi il colletto delle singole piante deve risultare alla medesima altezza.
I mazzi o le gabbie riempite dei cespi, allineati sul terreno, sono protetti con tunnel in modo da impedire maggiori bagnature degli stessi in caso di precipitazioni atmosferiche o di scioglimento di brinate notturne. I tunnel devono garantire la massima ventilazione dei cespi.
Questa ultima fase potrà essere svolta anche ponendo detti mazzi o gabbie in locali condizionati.
Fase di forzatura – imbianchimento.
La forzatura-imbianchimento è l’operazione fondamentale e insostituibile che consente di esaltare i pregi organolettici, merceologici ed estetici del Radicchio Rosso di Treviso tardivo. Si realizza ponendo i cespi in condizioni di formare nuove foglie che, in assenza di luce, sono prive o quasi di pigmenti clorofilliani, mettono in evidenza la colorazione rosso intensa della lamina fogliare, perdono la consistenza fibrosa, assumono croccantezza ed un sapore gradevolmente amarognolo.
La forzatura del Radicchio Rosso di Treviso tardivo avviene mediante utilizzazione di acqua risorgiva dalla temperatura di circa 11 gradi C.
I cespi vengono collocati verticalmente in ampie vasche protette ed immersi fino in prossimità del colletto per il tempo necessario al raggiungimento del giusto grado di maturazione contrassegnato dalle caratteristiche indicate al precedente art. 2.
Fase di toilettatura.
Seguono le operazioni di toilettatura con le quali si liberano i cespi dai legacci o dalle gabbie, si asportano le foglie deteriorate o prive dei requisiti minimi fino ad ottenere un germoglio con le sue caratteristiche previste, si taglia e si scorteccia il fittone in misura proporzionale alle dimensioni del cespo.
L’operazione di toilettatura deve essere eseguita immediatamente prima dell’immissione nella filiera distributiva del prodotto.
Terminata la toilettatura il radicchio si colloca in capaci recipienti con acqua corrente per essere lavato e confezionato.
2) Radicchio Rosso di Treviso precoce.
Fase di legatura.
In questa fase i cespi, in pieno campo, vengono legati al fine di inibire il normale processo di fotosintesi, per il tempo necessario al raggiungimento del giusto grado di maturazione contrassegnato dalle caratteristiche indicate al precedente art. 2.
Fase di toilettatura.
Nella prima fase, successiva alla raccolta, i cespi liberati dalla legatura vengono mondati dalle foglie esterne non rispondenti ai requisiti minimi e quindi si effettua la toilettatura del colletto e del fittone. Di seguito il radicchio si colloca in capaci recipienti colmi di acqua corrente per essere lavato. Si eliminano le eventuali foglie prive dei requisiti di qualità e si avvia al confezionamento.
Ai fini della qualificazione del prodotto con l’I.G.P. «Radicchio Rosso di Treviso» le produzioni massime per ettaro di superficie coltivata non devono superare (esclusa ogni tolleranza) i seguenti limiti:
1) tardivo kg 12.000/Ha;
2) precoce kg 15.000/Ha.
Il peso massimo unitario dei cespi che compongono il prodotto finito non può superare (esclusa ogni tolleranza) i seguenti limiti:
1) tardivo kg 0,400;
2) precoce kg 0,500.
Art. 6
Legame fra il prodotto e la zona di produzione
Le condizioni di impianto e le operazioni colturali degli appezzamenti destinati alla produzione della I.G.P. «Radicchio Rosso di Treviso» devono essere quelle tradizionali della zona e comunque atte a conferire ai cespi le caratteristiche specifiche.
Per la produzione del «Radicchio Rosso di Treviso» del tipo tardivo e precoce sono da considerarsi idonei i terreni freschi, profondi, ben drenati, e non eccessivamente ricchi di elementi nutritivi, in specie azoto, ed a reazione non alcalina. In particolar modo sono indicate le zone di coltivazione con terreni argillosi-sabbiosi di antica alluvione in stato di decalcificazione e con una situazione climatica caratterizzata da estati sufficientemente piovose e con temperature massime contenute, autunni asciutti, inverni che volgono precocemente al freddo e con temperature minime fino a meno 10 gradi C.
I requisiti del «Radicchio Rosso di Treviso» dipendono dalle condizioni ambientali e dai fattori naturali ed umani della zona di produzione. La storia, l’evoluzione, la più che secolare tradizione delle aziende e degli orticoltori della zona, le caratteristiche dei terreni, l’andamento climatico, la temperatura dell’acqua della falda freatica, comprovano ampiamente il legame della coltura del «Radicchio Rosso di Treviso» con l’ambiente dove attualmente è coltivato.
Art. 7
Organismo di controllo
La verifica del rispetto del disciplinare è svolta conformemente a quanto stabilito dall’art. 37 del Reg. (UE) n. 1151/2012. L’organismo di controllo preposto alla verifica del disciplinare di produzione è CSQA Certificazioni s.r.l. con sede a Thiene (VI) -I- Via San Gaetano n. 74, tel. (39) 0445 313011, fax (39) 0445 313070, e-mail: csqa@csqa.it, Pec: csqa@legalmail.it
Art. 8
Etichettatura
Per l’immissione al consumo il radicchio che si fregia della I.G.P. «Radicchio Rosso di Treviso» deve essere confezionato in appositi contenitori idonei a contenere prodotti alimentari, purché non eccedenti il peso complessivo di kg 10. È ammesso il confezionamento dei cespi in forma singola anche attraverso l’utilizzo di idonei sacchetti “monocespo” in materiale per alimenti.
Nel caso di prodotto destinato alla trasformazione questo potrà essere commercializzato all’interno di appositi contenitori (bins), purché non eccedenti il peso netto di 250 kg.
Su ciascun contenitore deve essere apposta una copertura sigillante quale elemento di garanzia per il consumatore finale. Nel caso di vendita al dettaglio in confezioni superiori ad 1 kg di peso netto, il prodotto potrà venire estratto dalle cassette, con conseguente rottura del sigillo, e ceduto in cespi singoli al consumatore finale.
Sui contenitori stessi, anche attraverso apposite etichette, devono essere indicati in caratteri di stampa ben visibili le diciture «Radicchio Rosso di Treviso» I.G.P. accompagnato dalla specificazione «tardivo» o «precoce». Sui medesimi contenitori potranno essere altresì riportate anche eventuali indicazioni complementari ed accessorie non aventi carattere laudativo e non idonee a trarre in inganno il consumatore sulla natura e le caratteristiche del prodotto.
Su ciascun contenitore e/o sulla copertura sigillante, inoltre, dovrà essere sempre apposto il logo identificativo dell’I.G.P., allegato al presente disciplinare, del quale ne costituisce parte integrante, utilizzando le forme, i colori e le dimensioni o i rapporti indicati; specificando altresì la tipologia «precoce» o «tardivo» conformemente al modello allegato.
Il logo, di colore rosso, su fondo bianco, è costituito da una composizione stilizzata di radicchi al di sopra della quale campeggia la scritta «Radicchio Rosso di Treviso I.G.P.», il tutto riquadrato da una bordatura rossa.
Tipo di carattere: Rockwell condensed.
Colore logo: Rosso = Magenta 100% – Yellow 80% – Cyan 30%.
L’indicazione «precoce» o «tardivo» è apposta in caratteri bianchi su una campitura rossa accanto alla riproduzione fotografica del corrispondente «Radicchio Rosso di Treviso».
Il logo, inoltre, potrà essere inserito – a cura del soggetto preposto – anche nell’apposito sigillo.
Qualunque altra indicazione diversa dal «Radicchio Rosso di Treviso I.G.P.» o «Radicchio di Treviso I.G.P.» dovrà avere dimensioni, significativamente inferiori alle stesse, ad eccezione del marchio/ragione sociale dell’azienda produttrice e/o confezionatrice.
Nel caso di contenitori contenenti la tipologia precoce ed in cui il prodotto non sia visibile ad occhio nudo, la dicitura «precoce» dovrà accompagnare il nome della denominazione anche sul contenitore ed avere caratteri dalle medesime dimensioni.
cetriolo
Il cetriolo
Cucumis sativus – Cucurbitacee
Originario probabilmente dell’India, il cetriolo è una pianta annuale a fusto rampicante appartenente alla famiglia delle Cucurbitacee. I frutti sono cilindrici, più o meno allungati, di colore verde o bianco, giallo a maturità, lisci o dotati di piccole protuberanze rugose. I frutti si consumano quando sono ancora immaturi, freschi o conservati nell’aceto.
Temperatura ideale 20-30°C | Tempo semina/raccolto 60-90 giorni | Produzione media/mq 6-8 kg |
Semina: all’aperto in aprile-maggio mettendo 3-4 semi per buchetta e diradando successivamente per lasciare la pianta meglio sviluppata. Si può anticipare seminando in letto caldo o in serra a marzo-aprile e trapiantando a maggio.
Tempo di germinazione 7-10 giorni | Temperatura germinazione 15°C | Profondità seme 1,5-2 cm |
Trapianto: se decidiamo di acquistare piantine già formate in vivaio per trapiantarle nel nostro orto, facciamolo quando la temperatura notturna è stabilmente sopra i 16°; il terreno deve essere già preparato e concimato con letame maturo.
Distanza sulla fila 50-70 cm | Distanza tra le file 120-150 cm | Numero piante/mq 4-5 |
Concimazione di base: deve prevedere una buona dotazione di fosforo e potassio; nei terreni poveri di calcio è bene aggiungere ossido di calcio o gusci d’uova tritati.
Concimazione di copertura: azotata un mese dopo il trapianto o il diradamento
Irrigazione: abbondante, specialmente nella prima fase di sviluppo della pianta. Manteniamo sempre umido il terreno.
Cure: è sufficiente sarchiare per mantenere pulito il terreno dalle infestanti e zappettare per facilitare la penetrazione dell’acqua. Il cetriolo richiede una cimatura al di sopra della seconda foglia, in seguito bisogna cimare anche i due gambi che si formano, al di sopra della quinta foglia. Infine cimiamo i gambi una foglia sopra ai fiori che si sono formati.
Le varietà che danno cetriolini da sott’aceto non vengono cimate.
Raccolta: I cetriolini destinati alla conserva sotto aceto sono raccolti giovani, quando hanno le dimensioni di un dito. Quelli destinati al consumo devono essere raccolti quando hanno raggiunto la dimensione tipica della varietà e sono ancora ben sodi, prima comunque che il colore tenda al giallastro.
Parassiti/malattie: va soggetta all’oidio
Vicino a: asparago, carota, cipolla, fagiolo, lattuga, pisello, sedano
Lontano da: melone, patata, pomodoro
Non deve seguire: anguria, zucca, zucchino
Note: lasciare a bagno per 12-24 ore i semi per facilitare la germinazione
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Un basilico da buttare / 7
Siamo ormai giunti alla fine della storia. La piantina di basilico destinata ad essere buttata e sostituita, è diventata una bella pianta con foglie grandi e profumate. Con l’arrivo dei fiori la pianta esaurisce il suo naturate ciclo vegetativo.
Noi li tagliamo perché vogliamo che le foglie possano crescere ancora un poco, ma ormai i fusti diventano legnosi e il rischio è che le foglie diventino un po’ amare. Meglio quindi usare le foglie per un ottimo pesto oppure per congelarle e sfruttarle durante l’inverno nelle nostre pietanze preferite.
Cosa ci ha insegnato questa storia? Sicuramente che bastava dare alla pianta un vaso appena più grande, del terriccio con qualche grano di letame e tanta acqua regolare perché si sviluppasse come vediamo.
Se invece di cominciare ad agosto a prendercene cura, l’avessimo trattata bene fin da giugno, probabilmente ora la pianta sarebbe grande il doppio.
L’anno prossimo proveremo a dividere le piante in un contenitore più grande perché le piante abbiano più spazio per svilupparsi.
E, per finire, come è giusto, abbiamo risparmiato un euro che potremo spendere certamente in modo più intelligente.
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Un basilico da buttare / 6
Ci sentiamo di essere soddisfatti di come questo basilico abbia reagito alle nostre, pur elementari, cure. Le foglie sono grandi, brillanti, consistenti. Non c’è traccia di malattia o parassita e continua a crescere indisturbato con la sola irrigazione ogni due-tre giorni.
Oggi, con l’occasione, immergiamo il vaso per un quarto d’ora per assicurare una idratazione completa. Ma si tratta più di una precauzione che di una vera necessità. Non fa più il caldo delle settimane centrali di agosto e ora le irrigazioni, anche delle altre piante, può essere più normale.
All’apice dei fusti si intravvedono dei germogli floreali; è tempo infatti che la pianta fiorisca. La lasciamo indisturbata ancora per poco: alla prima occasione taglieremo i fiori che sottraggono energie alla pianta e limitano lo sviluppo delle foglie.
…continua
Rudbeckia
La Rudbeckia
La rudbeckia è una pianta singolare: originaria dell’America settentrionale, si presenta come una grossa margherita con il capolino scuro e i petali giallo oro, molto vistosi. Appartiene alla famiglia delle Asteracee e può raggiungere i 70-80 cm di altezza. Forma un ampio fogliame di colore verde scuro con vistose sfumature.
Ogni pianta produce più fiori durante l’estate e fino ai primi freddi, aumentando di anno in anno l’entità della fioritura. In questo modo i fiori sono abbondanti e si susseguono in modo continuo assicurando una ricchezza dell’aiuola che non passa mai inosservata.
Delle tante specie presenti in natura, la più diffusa nel nostro Paese è la Rudbeckia hirta che viene sempre più spesso impiegata per creare bordure o appariscenti macchie di colore nei giardini e nei parchi; ma esistono molte varietà orticole, anche più piccole (20-30 cm), adatte alla coltivazione in vaso o per completare, in piena terra, le aiuole nel periodo estivo.
In breve
Nome scientifico: Rudbeckia spp.
Famiglia: Asteracee
Origine: America settentrionale
Tipo di pianta: erbacea perenne
Altezza: fino a 70 cm
Larghezza: 30-40 cm
Fioritura: da luglio a ottobre
Di cosa ha bisogno
Esposizione: in pieno sole
Terreno: ordinario
Acqua: regolare
Resistenza al freddo: elevata
Moltiplicazione: per seme o divisione
Deve il suo nome al cognome di due botanici svedesi, Olaus Johannis e Olaus Olai Rudbeck, padre e figlio, in onore dei quali Linneo, padre della moderna classificazione scientifica degli esseri viventi, decise il nome del genere Rudbeckia. Si contano circa un aquarantina di specie, ma sono poche quelle comunemente impiegate nel nostro Paese. La R. laciniata giunse in Europa nel 1640 e, cinquant’anni dopo arrivò anche la specie hirta. La prima è spontanea e può essere talvolta trovata, nel Nord e Centro Italia, sulle sponde dei ruscelli e negli ambienti umidi. La seconda specie invece è quella più impiegata a scopo decorativo e quella che è stata anche oggetto di selezione da parte dei vivaisti. Oggi è possibile trovare sia le piantine in vaso, da trapiantare, sia i semi, da interrare a primavera.
La posizione ideale
La rudbeckia ama le posizioni luminose, ma mostra di sopportare poco il caldo torrido. Questo ci deve indurre a scegliere per lei, secondo la regione in cui abitiamo, un po’ di riparo dal sole dei mesi più caldi. Un’area protetta dal fogliame leggero di un albero, da una siepe o un cannicciato sono ideali nel Centro- Sud, mentre al Nord ci può bastare ombreggiarla un poco con piante da fiore più alte. Seminiamole o trapiantiamole a ridosso di una siepe, nei lati esposti a Est del giardino o, sul terrazzo, dove possa ricevere il sole diretto solo al mattino.
Il terreno
Il terrreno ordinario del giardino va più che bene; se fosse pesante, prima della semina conviene alleggerirlo aggiungendo della sabbia o della torba. La Rudbeckia cresce bene dove trova sostanza organica da cui attingere nutrimento. Nella sistemazione in piena terra, arricchiamo l’area con del letame pellettato. Un corretto drenaggio è condizione essenziale per lo sviluppo sano della pianta; i terreni in pendenza sono in questo avvantaggiati.
L’irrigazione
La pianta ama un terreno normalmente umido. Per questo annaffiamo con regolarità dalla semina fino a ottobre, sempre senza esagerare. L’irrigazione deve essere più regolare il primo anno, mentre dal secondo lo sviluppo delle radici garantisce alla pianta una maggiore resistenza. Come sempre, è meglio bagnare abbondantemente, ma a intervalli più lunghi, che non tutti i giorni con poca acqua.
In vaso
In vaso bisogna usare le normali accortezze dettate dal ridotto volume di terra a disposizione. Usiamo terriccio universale, meglio se arricchito con letame pellettato, e annaffiamo con regolarità per evitare che il terriccio secchi completamente. Se possibile, nelle settimane più calde, bagniamo per immersione. Diversamente, versiamo sulla superficie dell’acqua ogni qual volta questa ci appare asciutta. Dopo il primo mese dalla semina o dal trapianto, forniamo alle piante anche del concime per piante da fiore, di tipo liquido, ogni due settimane.
La moltiplicazione
Il modo migliore e più economico è la semina che avviene normalmente a primavera quando le temperature minime notturne siano al di sopra di 10-12°C. Possiamo altresì seminarle in inverno in un semenzaio in casa o sfruttando una serretta: in questo caso lasciamo i semi in un sacchetto sul terrazzo, al freddo, (o in frigorifero) per almeno un mese, quindi mettiamoli in un vassoio da semina in un ambiente normalmente riscaldato. Le piantine cresceranno prima e a primavera, appena la temperatura lo consente, potremo già metterle a dimora.
Possiamo anche acquistare delle piantine già formate in vivaio e trapiantarle, sempre a primavera, evitando in tal caso di toccare il pane di terra.
Le piante già coltivare per un anno possono essere divise a primavera e trapiantate subito. Per farlo, dobbiamo estrarle dal terreno e dividere la pianta in due o più parti in modo che ogni parte disponga di radici.
Malattie e cure
Si tratta di una pianta molto resistente ai parassiti che difficilmente la attaccano. Talvolta può essere colonizzata dagli afidi, specialmente quando la pianta è giovane e le foglie ancora delicate. Quando la pianta è piccola, dunque nelle prime settimane dopo la semina, può essere utile proteggerla dalle lumache. Può andare soggetta a dei marciumi del colletto, ma solo in caso di ristagno idrico o terreno troppo pesante (argilloso).