Mi hanno regalato una nastrina, dicendomi che depura l’aria. Cosa c’è di vero, ma soprattutto, come la curo perché diventi grande? Qual è la sua posizione? Devo bagnarla molto?
Dovrebbe produrre anche dei rami pendenti con dei fiori. Quando succede?
La chiamiamo nastrina o falangio, ma il suo nome scientifico è Clorofito (Chlorophytum Comosum). È una pianta molto diffusa anche grazie alla sua facilità di coltivazione. È una sempreverde caratterizzata da foglie lunghe e sottili, striate di verde e bianco che formano un ampio ciuffo. Durante la primavera produce dei fusti sottili, lunghi e ricadenti in cima ai quali si aprono dei piccoli fiori bianchi. A questi seguono dei ciuffi di foglie.
È una pianta molto resistente che possiamo tenere in casa durante l’inverno (entra in sofferenza con temperature sotto i 5°C) e in esterno da primavera ad ottobre dove può godere di maggiore luce. In casa mettiamola in una posizione rialzata davanti a una finestra dove possa ricevere tanta luce (non il sole diretto però).
Annaffiamola quando la superficie del terreno appare asciutta, mediamente una volta alla settimana. A marzo-aprile possiamo rinvasare la pianta utilizzando un vaso appena più grande e un terriccio per piante verdi. Durante la bella stagione è utile anche fornirle un concime per piante verdi ogni due settimane.
<Patrizia>
Sono molto tentato di acquistare un croton perché trovo la pianta molto bella e decorativa, ma tutti e la sconsigliano perché non ho il pollice verde e la pianta è difficile. Devo seguire i consigli delle amiche o devo comunque provarci? Cosa mi consigliate?
Come non essere affascinati da questa pianta? Il croton è la più colorata delle piante “verdi” da appartamento e quella che meglio di altre sa arredare da sola un angolo della casa, ravvivandolo con i suoi brillanti colori in continua trasformazione.
Le sue ampie foglie rosse, gialle, profondamente segnate dai toni più o meno scuri del verde, diventano facilmente un punto di attrazione capace di riempire qualsiasi ambiente.
Prima di acquistarlo, è bene verificare l’unica condizione essenziale per il suo sviluppo, cioè la possibilità di una posizione ben luminosa, non colpita direttamente dal sole, ma, se davanti a una finestra, velata appena da una tenda leggera.
Scegliamo in vivaio una pianta di 30-40 cm di altezza verificando soprattutto lo stato delle foglie. Queste devono apparire carnose, ben formate, esenti da punte secche o fori. La pianta deve presentarsi ben sana, senza marciumi o ingiallimenti che denotano qualche problema di coltura che renderebbe difficile la sua crescita.
Proteggiamo la pianta durante il trasporto avvolgendola magari in qualche foglio di giornale perché non abbia a soffrire per lo sbalzo termico tra la serra, l’esterno e la nostra casa. Una volta giunti a casa, lasciamola avvolta ancora per qualche ora prima di togliere il riparo: in questo modo si acclimaterà lentamente alla nuova temperatura.
La normale temperatura delle nostre case gli è congeniale a patto però di evitare le correnti d’aria in quanto reagirebbe deperendo. Ce ne accorgeremmo subito perché la nostra pianta, oltre ad avere un’aria sofferente in generale, perderà anche le foglie più basse. Il croton è infatti un po’ freddoloso e per mantenere i suoi colori brillanti ha bisogno di un’illuminazione intensa. Anche se per brevi periodi può anche vivere a temperature comprese fra dieci e tredici gradi. Questo significa che possiamo anche sistemarlo sul pianerottolo delle scale, sia pure per un tempo limitato. In queste condizioni però il croton smette di crescere e le annaffiature devono essere molto scarse.
Alla temperatura di casa invece il croton crescerà bene e per mantenerlo in salute basterà mantenere il terriccio piuttosto umido bagnandolo spesso e sempre con acqua a temperatura ambiente. A primavera potremo iniziare a concimarlo: un concime per piante verdi va mescolato all’acqua delle annaffiature ogni due settimane. Interrompiamo le concimazioni in ottobre.
Dal momento che tutta la bellezza è nelle foglie, puliamola regolarmente. La polvere, oltre che antiestetica, tende a chiudere i pori delle foglie; spolveriamo regolarmente le foglie e, ogni due settimane circa, laviamole con una soluzione di acqua e latte per renderle brillanti. Se le radici apparissero già dal foro di drenaggio, rinvasiamo la pianta in un vaso appena più grande usando un terriccio per piante di appartamento di buona qualità, meglio se mescolato a un po’ di terriccio per acidofile.
<Donatella>
Ho recentemente acquistato una pianta di Papiro perché è una pianta che mi affascina. Mi hanno detto che però è un po’ difficile da far vivere in casa. Cosa devo fare? Devo trapiantarla? Qual è l’esposizione e quanto devo bagnarla? Tutti mi dicono che devo bagnarla tanto e che comunque dopo un po’ secca. Mi aiutate?
Condividiamo con lei il fascino di questa pianta ricca di storia. Si tratta di una pianta non facile da trovare perché raramente la scopriamo, anche nei vivai più forniti; e quando la troviamo non è affatto economica. Ciò non di meno è una bella pianta che vive bene in appartamento anche perché non sopporta temperature inferiori a 10°C.
È una pianta molto originale. I ciuffi verdi che la caratterizzano non sono foglie, ma brattee filiformi. Le foglie vere e proprie sono alla base del fusto, involucrate con esso e non hanno praticamente alcuna funzione fotosintetica. Può anche fiorire in estate: si tratta di infiorescenze composte da un ciuffo marrone al centro del ciuffo verde. In natura può crescere e alzarsi fino 5 metri. Non è il caso ovviamente delle piante coltivate in vaso che possono ciò non ostante alzarsi considerevolmente.
Coltivarlo non è difficile. Ha bisogno di un’esposizione molto luminosa; in inverno gradisce anche qualche ora di sole diretto.
Il terreno ordinario va bene. Le dimensioni del vaso non costituiscono un problema. Può rimandare il rinvaso a marzo (ora la pianta è in riposo vegetativo) utilizzando a quel punto un vaso appena più grande e terriccio universale. Quando lo fa non tocchi il pane di terra, ma sposti la pianta così com’è.
Importante è mettere il vaso in un contenitore più grande in cui deve sempre essere presente dell’acqua. In inverno bastano anche due dita d’acqua, ma dall’inizio della primavera è bene prevedere un contenitore più alto in modo che il livello dell’acqua sia a circa due terzi dell’altezza del vaso.
Da marzo potrà anche concimare la pianta, ogni due settimane, con del concime per piante verdi: mescoliamolo direttamente nell’acqua che versiamo nel coprivaso.
Con la bella stagione può anche spostare la pianta all’esterno dove possa godere di più luce, ma riparandola dal sole diretto.
⇒ Papiro
<San70>
Con la brutta stagione ho dovuto eliminare le piante che decoravano il mio terrazzo. Mi piacerebbe avere un po’ di colore anche d’inverno. Quali piante mi consigliate di adottare tra piante da fiore e sempreverdi? Ce ne sono che crescono anche in vaso senza problemi?
L’inverno è per sua natura avaro di fiori. La mancanza di insetti impollinatori d’altronde toglie ai fiori la loro primaria finalità. Ciò non di meno vi sono piante del cui colore possiamo godere anche durante i mesi invernali. Pensiamo sicuramente alle viole con cui possiamo facilmente riempire le cassette da tenere sul balcone, ma anche sui davanzali delle finestre. L’erica è una perenne che chiede veramente poco e che può essere piantata da sola o insieme a sempreverdi come l’edera per creare ciotole di sicuro impatto. Tra gli arbusti, da piantare ora, possiamo citare il bosso, l’evonimo, l’agrifoglio, la Choisya ternata (fiorisce in maggio e ancora in autunno), la Gaultheria (ha belle bacche bianche o rosse) che si accontentano del sole invernale e che possono per anni riempire di verde (e in alcuni casi di fiori) il suo terrazzo.
Tra gli arbusti, vale la pena citare la Camellia sasangua, un arbusto molto rustico che cresce bene anche in vaso e che produce nei mesi invernali fiori rosso scuro molto belli. È un’acidofila che richiede poche cure, poco sole e che merita di essere presa in considerazione.
<Benni>
Due settimane fa ho portato in casa la mia Kentia ed ora le punte delle foglie cominciano a seccare. Devo preoccuparmi? Come rimediare?
Il problema è frequente e si presenta molto facilmente sulle piante di origine tropicale quando vengono portate in casa. La causa è da ricercare nella limitata umidità ambientale. Le piante tropicali hanno bisogno infatti di un’umidità relativa non inferiore al 50%. Maggiore è l’umidità e meglio stanno. La visita a una serra potrà confermarle questa esigenza. La punta delle foglie secche è il chiaro sintomo di questo problema.
Come rimediare? Per aumentare l’umidità relativa degli ambienti è sufficiente lasciar bollire dell’acqua, stirare a vapore, nebulizzare dell’acqua sul fogliame tutti i giorni.
Anche porre alla base della pianta un largo sottovaso con dell’acqua può aiutare: l’acqua evaporando umidifica il fogliame.
Se decidesse, a ragione, di tagliare le punte secche delle foglie, lo faccia lasciando però un millimetro di margine secco. Diversamente, la pianta, per cicatrizzare il taglio, farà seccare il margine.
⇒ Kentia
Ho un bel Ficus benjamina alto quasi due metri che ho tenuto sul terrazzo durante tutta la bella stagione. Siccome abito al Nord e temo che il freddo lo possa rovinare, dovrei portarlo in casa, ma non ho spazio. Cosa posso fare per proteggerlo dall’inverno?
È un problema abbastanza comune, ma per tutto c’è rimedio. È una pianta che vive bene con un clima mediamente caldo e tanta umidità e non presenta problemi fino a temperature intorno ai 10°C. La sua collocazione ideale, durante l’inverno, sarebbe un locale fresco, non riscaldato con un’umidità intorno al 60%.
Non potendolo spostare e temendo, giustamente, danni causati da possibili gelate, può intervenire così.
Innanzitutto metta tra il sottovaso e il pavimento una tavoletta di legno o polistirolo o uno strato di cartone ondulato in modo da evitare il contatto diretto con il pavimento.
Si procuri quindi una bella scatola di cartone, la apra completamente in modo da poterla avvolgere e richiudere attorno al vaso. La scatola deve essere ben più grande del vaso e un poco più alta. Riempia quindi lo spazio tra il vaso e il cartone con corteccia, trucioli o argilla espansa (ma anche le “patatine” di polistirolo usate negli imballaggi vanno bene) fino a coprire anche la superficie del terreno. Questo espediente permette di isolare il vaso dal freddo, proteggendo le radici.
Si può ottenere un effetto analogo ricoprendo il vaso con del pluriball, quel materiale usato negli imballaggi e costituito da plastica con le bolle. Avvolga più volte il vaso e lo fermi con del nastro adesivo.
Per proteggere la chioma, usi invece del tessuto non tessuto; si può trovare in sacco, molto pratico, oppure in rotolo. Non usi la plastica per questo scopo: la plastica non fa respirare la pianta e può indurre marciumi; il tessuto non tessuto invece protegge dal freddo ma lascia traspirare le foglie.
Il tessuto non tessuto deve circondare e chiudere l’intera chioma; è bene fissarlo alla base, lungo la circonferenza del vaso usando del nastro adesivo.
Se il terrazzo è coperto, vale la pena, una volta al mese, controllare che il terreno sia umido. Per farlo il modo migliore è infilare una matita nella terra (come si fa con uno stecchino per verificare la cottura delle torte per intenderci). Non serve bagnare, ma il terreno non deve seccare. Toglierà il tessuto non tessuto quando la temperatura tornerà stabilmente (anche di notte quindi) sopra i 15°C.
Per qualsiasi dubbio scrivi a:
redazione@topgardening.it
<alice>
Ho capito di avere un problema con le piante quando, una domenica mattina, sono andata da Ikea per cercare una cucina e sono uscita con un’alocasia. Qualcuno mi spiega come si rinvasa?
L’alocasia, conosciuta più facilmente come “orecchio d’elefante” per la forma e le dimensioni delle sue foglie può essere una bella pianta d’appartamento.
Le sue foglie possono diventare veramente grandi e lunghe fio a 60 cm: sono sostenute da lunghi piccioli che partono direttamente dal rizoma.
La specie “x Amazzonica” visibile nella foto merita di essere opportunamente trattata perché cresca e dia ampia soddisfazione.
Si tratta di una pianta tropicale: quindi, ama la luce filtrata e l’umidità. Basta pensare al Borneo, Paese d’origine della pianta, per rendersi conto delle sue necessità. Cerchiamo una posizione luminosa, idealmente davanti a una finestra esposta a Sud, ma dove la luce sia filtrata da una tenda leggera.
Pensiamo sempre che nelle foreste tropicali la luce è intensa, ma sempre filtrata da alberi più grandi. Niente sole diretto dunque, se non sporadicamente.
Tanta umidità invece: possiamo usare un nebulizzatore, gli umidificatori. Possiamo stirare a vapore nell’ambiente, lasciar bollire dell’acqua, lavare il pavimento lasciando che si asciughi: tutto serve ad alzare l’umidità ambientale. Se abbiamo un igrometro, controlliamo che l’umidità ambientale sia sempre superiore al 50%: respireremo meglio noi e staranno meglio le nostre piante.
Per quanto riguarda il rinvaso, generalmente si effettua a primavera. Avendola acquistata ora e avendo facilmente evidenti problemi di stabilità, possiamo rinvasarla anche ora, toccando il meno possibile il pane di terra.
Il vaso ideale per una pianta adulta è di 30 cm di diametro. Per il terriccio possiamo affidarci a un buon terriccio in sacco, tipo il Compo per piante verdi.
L’ideale sarebbe procurarsi un po’ di terriccio di foglie: è il classico terriccio che possiamo trovare nei boschi formato proprio dalle foglie decomposte (completamente o parzialmente). Ci basterà raccogliere con una paletta quello strato superficiale che troviamo tra le piante: non dobbiamo scavare, ma solo raschiare la superficie del suolo.
Questo terriccio offre alcuni vantaggi innegabili e va per questo usato da solo o mescolato al terriccio universale. Trattiene molto bene l’umidità e costituisce perciò una naturale riserva d’acqua per la pianta; inoltre è composto da materia organica, quindi un potente nutrimento, ricco di tutto il necessario per la crescita.
<Giulietta59>
Mi hanno regalato una Begonia rex. Vorrei farla durare a lungo anche se non sono molto portata pr le piante. Avete qualche consiglio a riguardo?
La Begonia rex è una bellissima pianta da fogliame. È una pianta elegante, coltivata per i suoi meravigliosi colori e la forma delle foglie. Per farla durare a lungo non deve mancarle la luce, che però non deve essere diretta. Quindi è bene evitare di metterla vicino a una finestra, sempre che non sia esposta a Nord. È sensibile anche alle correnti d’aria che sono assolutamente da evitare. In estate va innaffiata un paio di volte alla settimana, possibilmente con acqua non calcarea, senza bagnare le foglie che, essendo delicatissime, si potrebbero danneggiare. In inverno può essere sufficiente bagnare una volta ogni dieci giorni. All’acqua di innaffiatura, da marzo fino a settembre, aggiungiamo un po’ di concime liquido. Con questi accorgimenti la Begonia rex in casa può durare anche tre anni.
<genietto>
Mi è stato detto dal precedente proprietario che il terreno del mio giardino è acido, ragione per cui crescono molto bene le eriche e le azalee. Ma questa eccessiva acidità non mi permette di piantare altre piante. Cosa posso fare?
Scelga la zona del giardino nella quale desidera piantare nuove piante. Per diminuire l’acidità del terreno deve aggiungere calce sotto forma di carbonato di calcio. Gli esperti consigliano circa 60 grammi per metro quadrato per i terreni sabbiosi e circa 120 grammi per metro quadrato per quelli argillosi.
Per essere certi dell’operato è bene però misurare l’acidità effettua del terreno, prima e dopo l’intervento. È possibile farlo con un semplice strumento del costo di pochi euro, il phmetro. Quello illustrato è dotato di sonda che si infila nel terreno e fornisce immediatamente il valore del pH e il grado di umidità e risulta utile in molte occasioni. Misuri quindi l’acidità del terreno prima di qualsiasi intervento. Vanghi in profondità la terra aggiungendo l’ammendante (carbonato di calce), lasci passare alcune ore e misura di nuovo. Eventualmente ripeta l’operazione fino all’ottenimento di un valore neutro (pH 6,5-7,5).
<Sandra>
Buongiorno, leggo nel numero 6 che la Belladonna è una pianta velenosa. Sapevo da mia suocera, da anni vicina alle cure omeopatiche, che invece la Belladonna si usa per curare i sintomi dell’influenza, come raffreddore e mal di gola.
È possibile avere un approfondimento?
La Belladonna (Atropa belladonna) è tra le piante più velenose. Produce alcuni alcaloidi, quali la scopolamina, la iosciamina e l’atropina che possoo essere impiegati in terapie farmacologiche in quantità ridottissime e dietro prescrizione medica.
L’atropina e la iosciamina sono alcaloidi tropanici, intervengono cioè sul sistema nervoso parasimpatico. Possono per questo essere utilizzati in alcuni farmaci sfruttando i loro effetti non sempre uguali, ma diversi a seconda dell’organo o dei tessuti.
In particolare, l’atropina viene impiegata nei colliri normalmente utilizzati per esami oculistici in quanto in grado di bloccare il muscolo ciliare impedendo la messa a fuoco. È inoltre usata in sala operatoria per ridurre la salivazione e le secrezioni del tratto respiratorio prima dell’anestesia.
La scopolamina si ritrova in alcuni formulati medicinali per ridurre nausea o vomito o per attenuare gli spasmi intestinali (Buscopan, Antispasmina).
Nella medicina omeopatica viene spesso impiegata nel trattamento di molti disturbi, dalla febbre alle cefalee, dalle congiuntiviti allergiche all’acne, dalle infiammazioni gastrointestinali a quelle articolari.
Va sottolineato il fatto che alla pericolosità tipica della pianta e dei suoi alcaloidi va aggiunta la sua possibile interazione con antidepressivi, antispastici e antistaminici con effetto di sommazione o antagonismo.