Posta27

<Giacomo>

Come ogni anno mi accingo a fare l’orto e come ogni anno mi troverò a fare i conti con le lumache che mi rovinano le piante. Esiste un modo per tenerle lontano? Le cosiddette esche funzionano? Non vorei usare prodotti chimici che poi mi ritrovo nel piatto. Idee?

Il sistema più semplice e collaudato consiste nel realizzare una piccola trincea intorno alle piante o all’aiuola; basta che sia larga tre dita e profonda due e che la circondi completamente.

Riempia quindi questa trincea con segatura: le lumache non sono in grado di scivolare su questo materiale e non potranno avvicinarsi alle piante. Va da sé che la segatura deve essere rinnovata di frequente perché sia sempre, per così dire, fresca. Un altro materiale che svolge bene questa funzione è quello che si usa per la lettiera dei gatti, ma è più costoso della segatura.

Per quanto riguarda le esche, funzionano e non introducono nel terreno sostanze nocive. Vale la pena provarle, se non altro per ridurre la popolazione di lumache che infesta il suo orto.

Posta26

La posta della settimana

<Giuliano>

Nel condominio dove abito hanno messo a posto delle infiltrazioni che c’erano nei box, togliendo la terra che li copriva e ricatramando. Ma con mia sorpresa l’assemblea ha deciso di non mettere più terra e erba come prima perché, si dice, che causa le infiltrazioni. Ma tutti i discorsi sui tetti verdi e via discorrendo sono quindi solo chiacchere? Possibile che non vi sia un sistema valido per evitare il problema?

È una discussione che abbiamo già avuto modo di fare.

Se è pur vero che una copertura catramata salvaguarda dalla infiltrazione, è altrettanto vero che, lasciata esposta alle intemperie, si deteriora molto più velocemente che non se fosse coperta di terra. 

Le radici delle piante erbacee che si possono usare come copertura verde in nessun modo deteriorano il telo catramato. Facciamoci caso: quando le radici incontrano una superficie inerte come quella del vaso, si arrotolano su se stesse perché la pianta “sente” che è inutile proseguire. 

È vero che, se le radici trovano uno spazio, ci si infilano e allargano lo spazio, ma se il telo catramato è steso bene, non presenta alcuna fessura (da cui peraltro passerebbe comunque l’acqua.

Oggi è possibile impermeabilizzare perfettamente una superficie usando il PVC, un materiale con cui vengono normalmente rivestite le piscine e che durano non meno di trent’anni.

Volendo, quindi, si potrebbe impermeabilizzare perfettamente la superficie e decorarla con un modestissimo prato. Il vantaggio è che i box rimarrebbero protetti dal calore estivo e che comunque la superficie verde contribuirebbe nel suo piccolo alla riduzione della Co2.

Ma tant’è: un po’ per pregiudizio, un po’ per ignoranza, si preferisce evitare di ripristinare il prato sopra i box.

È triste dirlo, ma, se avessimo fame, quello spazio sarebbe conteso per farne uno splendido orto.

Posta25

La posta della settimana

<Angelo>

Nel mio condominio è stato espressamente vietato mettere dei vasi sui davanzali delle finestre e appesi fuori alla ringhiera dei terrazzi. Quando ho chiesto spiegazioni, mi è stato detto che è questione di sicurezza e la maggior parte dei condomini si è detta d’accordo su questo divieto. Ma io mi chiedo, e vi chiedo, se i vasi appesi sono pericolosi, perché non vietare la costruzione dei portavasi fatti per questo?

È un tema controverso e la sua domanda è legittima. Dobbiamo accettare che in un condominio la maggioranza si pronunci e decida per tutti; anche se si tratta di scegliere delle tende da esterno orribili o il colore delle scale raccapricciante. Vale anche per i vasi appesi e non ci si può fare nulla. È giusta la sua osservazione: se fossero pericolosi verrebbe vietata la costruzione di appendivasi.

Ma al di là del fatto che nel nostro Paese non sempre si vieta dove si dovrebbe, sulla pericolosità dei vasi sui davanzali o appesi alla ringhiera vale la pena spendere due parole. Si dice: se un vaso cade può uccidere una persona. Giusto. Ma il vaso che cade in testa a qualcuno è qualcosa che si vede normalmente sul Topolino e la testa è quasi sempre quella di Paperino. Nella realtà non esiste alcuna casistica di incidenti del genere. Può succedere che in caso di forte vento un vaso appoggiato sul davanzale cada, ma non si è mai sentito (chi vuole ci smentisca) di un vaso all’interno di un portavaso che precipitasse a terra. A meno che sia in corso un uragano, una tromba d’aria o simili eventi per i quali a volare sono i tetti, più che i vasi.

Mettere in sicurezza i vasi sul davanzale della finestra è molto più facile di quanto si pensi (si veda la foto allegata) e le probabilità che un vaso cada sono davvero meno che minime.

Ma la paura spesso detta legge e si sfoga sugli  aspetti più diversi, invece di concentrarsi su cose più importanti: le scale hanno la luce d’emergenza in caso di blackout? L’ascensore torna al piano automaticamente? Il numero civico è ben visibile dall’esterno ai mezzi di soccorso? Su questi temi, che sono di reale sicurezza, la maggior parte dei condomini è pronto a soprassedere. Ma sui vasi appesi no: sono vietati.

Posta24

La posta della settimana


Non so quale logica perversa ci sia nel tagliare gli alberi già esistenti per “piantumare”. E “riqualificare”, tanto per usare il gergo ufficiale. Quello che è certo è che il Comune di Milano (questo che vedete in foto è il Parco Cassinis) sta seguendo da anni una strategia che privilegia le costruzioni a spron battuto, mentre a voce parla di strategie del verde e “milioni di alberi” che verranno piantati. In realtà, di alberi nuovi si vedono solo le piantine che piacciono tanto agli architetti, quelli nelle aree verdi interne a Milano, quelle “di design”. Ma non saranno loro a dare respiro a questa città, che ne ha invece un gran bisogno.

È presto detto. Questa cosa continua da anni, se non addirittura da decenni. Le piante “vecchie” vengono abbattute con la scusa del pericolo e con la promessa di nuove piantumazioni. Nella logica dell’informazione del nostro tempo fa più audience piantare 100 alberelli che abbattere un albero centenario.

Visto da dietro le quinte il problema è che un albero centenario (ma anche con meno anni sia ben inteso) costa in manutenzione e chi è in grado di effettuare una corretta potatura espone giustamente dei costi. In pratica: costano meno 100 alberelli e rendono di più di quanto costi potare un albero anziano (che non rende nulla, demagogicamente parlando). A questa si aggiunga la mentalità per la quale gli alberi si piantano per far felice la gente ora, non perché crescano e facciano la felicità delle prossime generazioni. Il risultato? Una miriade di alberelli che difficilmente diventeranno un bosco, ma che possono raccogliere il consenso di tanti beoti.

Al di là di questo, dal punto di vista tecnico, una miriade di alberelli della stessa specie non formeranno mai un bosco: più facilmente si faranno concorrenza tra loro, impediranno la formazione di un sottobosco e per crescere dovranno in qualche modo eliminarsi tra loro. Probabilmente ne sopravviveranno la metà e quella metà farà fatica a crescere in mancanza di cure opportune. 

Abbiamo dedicato un articolo su come si fa un bosco; vale la pena leggerlo per farsi un’idea corretta.

Posta23

La posta della settimana

<Adele>
Ho letto che in queste settimane si possono rinvasare le piante grasse. Non l’ho mai fatto. È necessario? A cosa devo stare attenta per non rovinarle?

Le piante grasse si rinvasano generalmente ogni due-tre anni. Il motivo è lo stesso per cui si rinvasano le altre piante, verdi o da fiore: la necessità di utilizzare un contenitore più grande e rinnovare la terra. Il primo motivo dipende ovviamente dalla crescita della pianta. Il secondo è, indipendentemente dal primo, l’utilità di fornire alla pianta un terriccio con materia organica a cui attingere per crescere. E se per il contenitore possiamo usare qualsiasi materiale, è fondamentale che il terriccio sia quello specifico per cactacee.

Si tratta di un terriccio fatto di torba e sabbia; se preso tra le mani, ci si rende conto di quanto sia leggero e permeabile. Non trattiene acqua, se non nella torba, ma la lascia velocemente defluire impedendo qualsiasi ristagno.

Per evitare danni, alle mani più che alle piante, indossiamo dei guanti e avvolgiamo la pianta nella carta da giornale (o da pacco). Evitiamo di usare uno straccio perché le spine si attaccherebbero al tessuto.

Estraiamo la pianta dal suo contenitore e mettiamola in un vaso nuovo che abbiamo parzialmente riempito con terriccio idoneo. Riempiamo bene gli interstizi con la terra e annaffiamo come faremmo per qualsiasi altra pianta. L’acqua in sovrappiù uscirà rapidamente dal foro di drenaggio; lasciamo sgocciolare bene il vaso prima di metterlo in una posizione luminosa non colpita dal sole. È ancora presto per portarla stabilmente in esterno, benché è in grado di resistere alle temperature di queste settimane. Attendiamo il mese prossimo per farlo. Dopo il rinvaso, tra una settimana, annaffiamola ancora, fornendole anche del concime per cactacee. Ci basterà d’ora in poi, fino a tutto settembre, annaffiarla una volta alla settimana e concimarla una volta al mese. In questo modo la pianta crescerà vistosamente e in salute. 

Avete dei dubbi? Volete una risposta? Scrivete a 

redazione@topgardening.it

Risponderemo in privato e pubblicheremo le lettere più interessanti. 

Posta14

La posta della settimana

<Daniela>

Ho visto a casa di un’amica un bella pianta di asparagina. Ho pensato di acquistarla anche per me, ma ne ho trovate solo di molto piccole. Mi chiedo quanto tempo ci voglia per vederla crescere e formare un bel cespugliotto di 40-50cm e cosa devo fare per farla crescere al meglio.

L’asparagina a cui si riferisce è probabilmente l’Asparagus sprengeri, una pianta perenne originaria dell’Africa e coltivata per il suo originale fogliame costituito da tante piccole squame (il nome tecnico è fillodi). È una pianta che non ha bisogno di grandi cure e che può vivere benissimo in casa e, con la bella stagione, anche all’aperto.

Scelga per lei una posizione luminosa, non colpita dal sole, lontana da fonti di calore o correnti d’aria fredda. Può conservarla nel vasetto in cui l’acquista fino all’inizio della primavera. Nel frattempo la bagni versando acqua nel sottovaso e attendendo che si asciughi completamente prima di bagnare ancora (può bastare una volta alla settimana). All’inizio della primavera la rinvasi usando un contenitore appena più grande e terriccio universale o per piante verdi.

Quindi, ogni due settimane, fornisca, con l’acqua delle annaffiature, un concime per piante verdi. Quando la temperatura notturna è stabilmente sopra i 15°C, può anche metterla all’aperto, sempre in posizione luminosa, ma protetta dal sole. Non servono particolari cure: durante le settimane più calde può essere utile nebulizzare dell’acqua sul fogliame ogni giorno. La pianta raddoppierà di dimensioni in pochi mesi.

Posta13

La posta della settimana

<Cami>
Da sempre sento dire che tenere piante verdi in camera da letto è dannoso perché durante la notte assorbono ossigeno. È vero? Io tengo un ficus benjamina alto circa due metri di cui sono molto orgogliosa e che non vorrei spostare. Inoltre a me non sembra di dormire peggio per la sua presenza. Cosa ne pensate?

La respirazione è una funzione vitale per le piante come per gli esseri umani. Grazie agli scambi gassosi con l’ambiente la pianta può utilizare l’anidride carbonica e scinderla con la fotosintesi in modo da disporre del Carbonio (mattoncino essenziale per la costruzione di qualsiasi altro elemento) liberando ossigeno. Quando la fotosintesii è attiva, dunque di giorno, la pianta assorbe anidride carbonica e libera ossigeno. Di notte avviene il contrario: la pianta utilizza l’ossigeno per bruciare gli zuccheri accumulati e produrre l’energia necessaria alla sua vita. Da qui l’idea che una pianta in camera da letto sia dannosa. Nella realtà il consumo di ossigeno è minimo rispetto a quanto prodotto durante il giorno. E non potrebbe che essere così. Se il saldo fosse negativo non avremmo l’atmosfera che abbiamo (con il 21% di ossigeno) e che invece sappiamo bene essere stata formata proprio dall’attività delle piante. È corretto quindi pensare che una pianta particolarmente rigogliosa come quella descritta arricchisca l’aria durante il giorno tanto da avere una percentuale di ossigeno superiore alla norma (cosa positiva per il nostro metabolismo), percentuale che viene ridotta durante la notte, ma senza che scenda mai a livelli tali da poter esser definiti preoccupanti. Si goda dunque la sua pianta che evidentemente sta bene dove sta.

Posta12

La posta della settimana

<Licia>
Sono affascinata dalla piante carnivore ma tutti me le sconsigliano. È davvero difficile coltivarne una in casa?

Le piante carnivore sono senza dubbio molto affascinanti. Hanno sviluppato diversi sistemi per catturare gli insetti e digerirli procurandosi così da loro i nutrienti che non riescono ad avere dal terreno. Vivono per lo più nelle foreste tropicali per cui hanno bisogno di tanta luce indiretta (mai il sole) e tanta umidità. Alcune di esse, è dimostrato, sfruttano la pioggia e l’acqua che cola dagli alberi proprio per catturare le loro prede. È fondamentale perciò che le poniamo, pur nel vasetto in cui le acquistiamo, su un largo sottovaso contenente sempre dell’acqua. Inoltre creiamo un ambiente molto umido nebulizzando spesso acqua non calcarea sul fogliame. Il calore della casa è ideale e, riuscendo a fornire l’umidità di cui necessitano, non c’è motivo che non crescano e vivano a lungo.

Posta11

La posta della settimana

<Marina>
Vorrei mettere sulla mio terrazzo esposto a Sud-Sud-Est una pianta da fiore che resista al freddo senza bisogno di protezioni  e sopporti il caldo estivo (abito in Lombardia). Vorrei una pianta che cresca bene in vaso senza richiedere toppe cure perché non ho affatto il pollice verde. Chiedo troppo?

Una pianta sicuramente adatta al suo caso è la Camellia sasangua, chiamata anche Camelia invernale. È un bell’arbusto sempreverde con foglie coriacee, di colore verde scuro, brillante. Ha il grande pregio di fiorire proprio durante l’inverno: secondo il clima, può iniziare a fiorire a dicembre e proseguire fino a marzo. Non ha bisogno di nulla, nemmeno di potature regolari. Richiede un bel vaso (almeno 30 cm) da cambiare generalmente ogni due anni, e di terriccio per acidofile. Si annaffia quanto basta a mantenere il terreno umido e la si concima da marzo a settembre, ogni due settimane con concime per acidofile o, in alternativa, a primavera e in autunno con del letame pellettato (non si preoccupi, non puzza) da interrare appena. 

Può acquistarla anche ora: il prezzo dipende dalle dimensioni, ma non è proibitivo. 

Posta10

La posta della settimana

<Ila72>

Ogni anno acquistiamo un albero nuovo da decorare, ma ogni anno, nonostante le mie buone intenzioni, arriva al momento di ripiantarlo che è ridotto male e quasi mai attecchisce. Cosa posso fare per farlo durare? E per evitare che perda tanti aghi? Mi hanno detto che ci sono degli spray apposta, ma prima di acquistarli vorrei un vostro consiglio.

L’albero “vero” ha un suo fascino indiscusso che quello finto, per bello che sia, non riesce a dare. Ma è anche vero che togliamo una pianta dal suo ambiente naturale per farlo vivere in casa, in condizioni proibitive. Andiamo con calma. Pini e abeti vicino in natura in posizioni molto luminose: la nostra casa, per quanto luminosa possa essere, non ha nemmeno la metà della luce disponibile all’esterno.

Secondo fatto: in questo periodo queste piante sono abituate a una temperatura prossima allo zero, se non più bassa. Nelle nostre case, fortunatamente, non è così, ma le piante sono sottoposte a uno stress termico non indifferente. Non ultimo, in natura  il clima invernale è associato ad alti livelli di umidità, quella stessa umidità che, al mattino, vediamo condensarsi intorno alle foglie e ai rami sotto forma di brina, che altro non è se non cristalli di ghiaccio.

È evidente che la nostra casa non può essere il posto migliore dove mantenerle in salute. Il nostro albero deve sopravvivere nelle peggiori condizioni possibile. Logico quindi che ne soffra, tenda a seccare (calore e scarsa umidità), perda gli aghi.

Quali rimedi dunque? Premesso che sarebbe meglio tenerlo sul terrazzo (ma ci rendiamo conto che non è la stessa cosa), non potendo intervenire sulla luminosità, cerchiamo di intervenire sul calore e l’umidità. Evitiamo dunque di mettere i termosifoni al massimo (teniamo, come dice la legge, un massimo di 20°C) e aumentiamo l’umidità per sopperire al calore (60% sarebbe ideale).

Prima di posizionarlo dovremmo immergere il vaso in acqua per mezz’ora, giusto per essere certi che il terreno sia umido e che le radici stiano dunque nelle migliori condizioni.

Ogni settimana controlliamo il terreno: se la superficie appare asciutta, versiamo un poco di acqua per mantenerlo umido ( di solito ci si dimentica, neanche fosse una pianta grassa).

La cosa più semplice è nebulizzare acqua su tutte le fronde, anche tutti i giorni. Consideriamo in questo che la punta dell’albero, trovandosi vicino al soffitto, soffre di una temperatura maggiore rispetto a quanto percepiamo noi (ci basta salire su una scala per rendercene conto). Nebulizziamo foglie e rami; l’acqua, evaporando, aumenterà l’umidità intorno alla pianta e l’aiuterà a far fronte all’inadatta temperatura. 

Quando possiamo, apriamo le finestre e facciamo circolare aria fresca nella stanza.

Appena possiamo, spostiamo la pianta all’esterno per riacclimatarla.

Evitiamo comunque di spruzzare sulla pianta prodotti chimici, sia pure la neve finta; si tratta di prodotti che chiudono gli stami e impediscono la normale traspirazione.

Va da sé che, dovendo nebulizzare spesso acqua sulla pianta, le luci dovranno essere scelte con buon senso, optando per fili luminosi marcati CE e conformi all’utilizzo in esterno.