Melone_varietà
Un giardino di profumi
Un giardino di profumi
I giardini di un tempo avevano sempre un’area dove venivano coltivate piante comuni dotate di una caratteristica però unica, la loro profumazione. Si chiamava giardino dei semplici ed era composto essenzialmente di specie, arbusti ed erbacee, che sapevano emanare un delizioso profumo, talvolta soltanto passandogli accanto, altre volte strtofinandone le foglie.
Le chiamiamo spesso aromatiche, pensando che il loro numero sia limitato a quelle che utilizziamo normalmente in cucina. In realtà il loro numero è molto vasto e prevede conifere, rampicanti, arbusti, piante annuali e tappezzanti. Insomma quanto basta per decorare un intero giardino o realizzare angoli in terrazzo con il vantaggio di spandere il loro profumo all’interno della casa. Il numero, la varietà e le caratteristiche delle specie aromatiche esistenti rendono possibile realizzare un intero giardino con l’obiettivo di ottenere uno spazio non solo bello a vedersi, ma anche originale e caratterizzato da svariate profumazioni, più o meno intense.
La maggior parte di queste piante si sviluppa bene con una buona luminosità e qualche ora di sole al giorno. Amano tutte un terreno fresco, mediamente fertile e non richiedono particolari cure. In terrazzo, possiamo coltivarle in anti vasi singoli, ma otterremo il meglio se riuscremo ad abbinarle in grosse fioriere dove potranno facilmente convivere. Alcune sono perenni, altre annuali e andranno perciò sostituite ad ogni primavera. E non si tratta solo di piante verdi; il colore, talvolta originale, delle loro foglie e la varietà dei loro fiori daranno un tocco di freschezza e rusticità che, untamente al profumo, renderanno il nostro angolo verde molto personale.
Ecco di seguito alcune piante che possiamo coltivare facilmente nel nostro giardino o in vaso. Coltiviamole vicino per creare una bella massa verde che, in molti casi, ci regaleranno anche delicate fioriture.
Un giardino di acidofile
Un giardino di acidofile
Azalee, camelie, rododendri sono piante acidofile tra le più belle e generose. Secondo la specie e la varietà possono riempire di fiori il nostro giardino dall’autunno avanzato fino a giugno. Condizione essenziale per la loro coltivazione è disporre di un terreno adatto, cioè acido, dove il pH è idealmente tra 5 e 6.
L’acidità è necessaria per permettere a queste piante il corretto assorbimento di alcuni minerali, tra cui il Ferro, indispensabili per la salute e il naturale sviluppo.
Vi sono zone dove questa caratteristica del terreno rappresenta la normalità (ad esempio intorno ai laghi alpini) ed altre dove invece bisogna riprodurlo. Per acidificare un terreno è sufficiente aggiungere torba acida o lupini tritati: se vogliamo perciò coltvare un’acidofila e il terreno del nostro giardino è di tipo neutro, ci basterà scavare una buca ben più ampia del pane di terra e acidificare poi il terreno di scavo con gli ammendanti citati.
Niente di complicato dunque; in cambio, possiamo godere delle splendide fioriture di piante rustiche e generose, capaci di caratterizzare fortemente il nostro spazio verde.
La posizione giusta
Un’eccessiva esposizione al sole, in genere, non è ideale per queste piante. Troppo sole danneggia le foglie bruciandole, soprattutto quelle tenere che crescono all’inizio della primavera. La condizione ideale si ottiene con il sole al mattino e l’ombra parziale al pomeriggio: avere un alberello come un acero che faccia ombra in estate e lasci passare il sole in inverno è il miglior complemento.
Un’aiuola molto colorata
Un’aiuola d’azalee, camelie e rododendri saprà regalare anche al più piccolo dei giardini meravigliosi colori e delicati profumi. Realizziamo uno scavo ampio e profondo che riempiremo poi con terra acida o la terra del giardino mescolata a torba acida. Mettiamo davanti le azalee e posteriormente i rododendri e usiamo le camelie sui lati quasi ad abbracciare il tutto. Il risultato è garantito: la scelta dei colori dipende solo dai nostri gusti e ci basterà non mescolarne troppi per evitare un effetto pasticciato.
Le cure
Tutte le piante acidofile hanno bisogno di un terreno costantemente umido sia durante a bella stagione sia in inverno. L’acqua è molto importante durante l’estate non solo per le normali esigenze della pianta, ma soprattutto perché in questa stagione si formano le gemme che produrranno i fiori. Annaffiamo abbondanteente e frequentemente evitando però che l’acqua ristagni. Ricordiamoci che l’acqua del rubinetto è ricca di calcare e di cloro che a lungo andare riducono l’acidità del terreno. Il primo sintomo è un progressivo impallidimento delle foglie che diventano verde chiaro e poi tendono al giallo. Significa che la pianta non riesce più ad assobire il Ferro (Clorosi ferrica) e dobbiamo correre rapidamente ai ripari. Se avviene, la soluzione più rapida consiste nel fornire alla pianta Ferro liquido di Compo (si trova in tutti i Garden center), mescolato all’acqua dell’irrigazione. È un preparato di pronta assimilazione i cui effetti sono visibili già dopo due giorni. Provvediamo quindi ad acidificare il terreno distribuendo nel sottochioma uno spesso stato di torba acida.
La concimazione è altrettanto importante: se possiamo utilizzare letame pellettato, questo contribuirà ad acidificare il terreno. Distribuiamolo alla fine dell’inverno e poi ancora ogni tre mesi fino a settembre. In alternativa, possiamo usare dei concimi liquidi per acidofile il cui ruolo è anche di contrastare il calcare contenuto nell’acqua.
Azalea
Arbusto semisempreverde caratterizzato da fioriture in aprile-maggio tanto abbondanti da coprire il fogliame. È presente in molte specie e varietà con colori dal rosa al rosso, dal giallo al violetto. È un’acidofila che cresce molto bene anche in vaso. ⇒ di più
Camelia
Possiamo scegliere tra la sasangua che fiorisce in inverno e la japonica che fiorisce invece a primavera. Si tratta di piante robuste in grando di resistere al freddo intenso senza alcuna protezione. ⇒ di più
Erica
Pianta molto ornamentale e facile da coltivare. Ha foglie piccole, molto sottili, di colore verde scuro. I fiori sono dei piccoli campanelli bianchi, rosa o rossi. ⇒ di più
Kalmia
Arbusto sempreverde dalla fioritura estiva. I suoi fiori sono di un bel rosa carico, a forma di coppa. Può raggiungere col tempo anche i 4 metri di altezza. ⇒ di più
Pieris
Sempreverde molto robusto dalla generosa fioritura. Le sue foglie nuove sono color rosso fuoco in netto contrasto con i fiorellini bianchi, simili a quelli del mughetto e le foglie vecchie di color verde scuro. ⇒ di più
Rododendro
Grande arbusto che può raggiungere 4 metri di altezza, dalla fioritura primaverile. È una pianta rustica di cui sono disponibili molti ibridi e varietà che coprono un’ampia gamma di colori. ⇒ di più
Skimmia
Arbusto sempreverde dalla crescita piuttosto lenta. A marzo-aprile fiorisce con tante piccole stelline bianco rosate. Ai fiori seguono delle bacche che durano a lungo. ⇒ di più
Mimosa_descrizione
La mimosa
Quella che chiamiamo comunemente mimosa è un albero da fiore originario dell’Australia. Nel nostro Paese raggiunge altezze di 7-12 metri se coltivato in giardino. Si adatta anche al vaso, dove mantiene dimensioni molto più contenute. Il momento in cui raggiunge il massimo dell’effetto decorativo è il tardo inverno o, nei climi più freddi, l’inizio della primavera, quando avviene la spettacolare fioritura, piena e intensa di profumo e colore: i grappoli di fiori gialli, formati da piccoli batuffoli sferici, diventano predominanti sulle piccole e leggere foglie e i rami si piegano sotto il peso di questa massa colorata che conferisce alla pianta un fascino tutto particolare.
Pianta mediterranea
La mimosa è adatta a climi temperato-caldi. Prospera vicino al mare e in Italia la troviamo diffusa su tutta la fascia costiera del Centro-Sud e della Liguria. Ama l’esposizione in pieno sole. Pur non amando il gelo, resiste per brevi periodi a temperature fino a -5, -7° C. Se abitiamo al Nord, nelle zone di pianura o vicino ai grandi laghi, possiamo collocarla anche in giardino: è importante però scegliere una posizione esposta a sud-ovest e riparata da venti freddi. Nelle altre zone è preferibile coltivarla in vaso per poterla spostare poi nella stagione fredda in ambiente riparato ma fresco e soleggiato. Durante la fioritura teniamola in casa ma nel locale più fresco: l’eccesso di calore e soprattutto la secchezza dell’aria dovuta al riscaldamento anticiperebbero la sfioritura. Appena sfiorisce spostiamola all’esterno, in posizione riparata e sempre bene esposta al sole.
Di cosa ha bisogno
Al di là del clima, la mimosa ha ben poche pretese. Cresce vigorosamente su terreni fertili, ma riesce a vivere anche su terreni poveri. Ha una preferenza in fatto di pH: è acidofila, predilige cioè un terreno con livello di acidità compreso tra pH 5 e 6,5. Quando la piantiamo utilizziamo quindi terriccio specifico.
Se la coltiviamo in giardino su terreno tendenzialmente calcareo è bene somministrare periodicamente dei prodotti a base di ferro, come il chelato di ferro, per evitare che si manifesti clorosi fogliare che comporterebbe una riduzione della crescita e della fioritura.
Ha moderate esigenze anche per quanto riguarda l’acqua: bagniamola solo nei primi anni di vita, durante l’estate. Crescendo, le piogge saranno sufficienti a fornire l’acqua necessaria.
Nei primi anni di vita possiamo ridurre i rami tagliandoli a metà della loro lunghezza durante la fioritura, un modo per stimolare la crescita di nuovi rami, che produrranno un’abbondante fioritura l’anno successivo, e per disporre di rami fioriti da mettere in un vaso pieno di acqua.
Nell’età adulta, se dobbiamo contenerne la crescita, possiamo cimare i rami dopo la fioritura.
In vaso
Se coltiviamo la mimosa in vaso, innanzitutto sarà bene fare attenzione alla quantità di acqua e al drenaggio: il terriccio deve essere umido ma mai fradicio. Potremo abbondare nel periodo primaverile-estivo. Insieme all’acqua forniamo un fertilizzante liquido ogni 15 giorni, da aprile-maggio fino a settembre, adatto alle acidofile. La mimosa cresce rapidamente, quindi ricordiamoci di rinvasarla almeno ogni due anni: attendiamo che sia sfiorita e scegliamo un vaso nuovo con diametro maggiore di un paio di centimetri rispetto al vecchio.
Un simbolo trasversale
Nel dopoguerra l’Unione Donne Italiane (UDI) riprese e rilanciò la Festa della Donna (istituita nel 1910 nell’ambito della seconda Internazionale socialista di Copenaghen), accogliendo l’ormai tradizionale 8 marzo e associando la mimosa come fiore simbolo della festa.
Alla base c’era la necessità di scegliere un fiore che la simboleggiasse e che identificasse la protesta in modo trasversale alle diverse ideologie politiche. La scelta cadde sulla mimosa perché fiorisce abbondante e spontanea nelle campagne romane e poteva perciò essere facilmente ed economicamente reperita dalle manifestanti.
La magnolia in fiore
La magnolia
C’è la Magnolia grandiflora, un grande albero sempreverde con i fiori bianchi che spuntano in piena estate, e c’è la Magnolia x soulangeana che fiorisce sui rami ancora spogli appena la temperatura invernale lascia il posto a quella primaverile. I fiori sono rosa-violacei, sfumati di bianco e creano una vistosa macchia di colore su alberi di modeste dimensioni; terminata la fioritura, i petali creano un pittoresco tappeto colorato alla base della pianta. L’effetto prodotto da questa pianta in fiore è tanto più appariscente perché i rami sono completamente nudi. Le foglie infatti compaiono solo durante la la fioritura e rimangono fino all’autunno.
Questa specie, come indica il nome, è un ibrido ottenuto già nell’800 incrociando la Magnolia denudata e la Magnolia lilliflora, entrambe di origine cinese.
È una specie che cresce bene in pieno sole o comunque dove può godere di almeno quattro ore di sole diretto.
Ha una crescita lenta e possiamo anche coltivarla in vaso.
In giardino
Se vogliamo coltivarla nel nostro giardino ci basterà creare un’ampia buca che riempiremo poi con terra mescolata a torba acida e letame maturo (anche pellettato). Scegliamo per lei una posizione dove possa godere di qualche ora di sole, anche al mattino va bene, condizione necessaria perché cresca e fiorisca ogni anno più abbondantemente.
Si pianta generalmente in autunno oppure, con tutto il pane di terra, in primavera, dopo la fioritura. La pianta adulta mostra una notevole robustezza al freddo e alle temperature estive, mentre quelle più giovani sono un poco più delicate e bisogna, ad esempio, garantire loro l’acqua, specialmente nelle settimane più calde.
Possiamo farla crescere come un grosso arbusto, oppure ad alberello con un solo fusto a sorreggere la chioma, oppure possiamo lasciarla crescere spontaneamente e formerà col tempo un alberello ramificato dalla base.
A meno che non desideriamo ottenere un alberello, la potatura sarà superflua e diretta ad eliminare eventuali rami secchi o mal disposti; il periodo migliore per farlo è dopo la fioritura.
In vaso
Possiamo coltivare questa pianta anche in vaso. Usiamo terriccio universale mescolato a un po’ di torba acida (o al 50% con terriccio per acidofile) e arricchito con concime a lenta cessione o letame pellettato.
Le nostre attenzioni dovranno essere maggiori, assicurando alla pianta l’acqua di cui ha bisogno con regolarità. Nelle regioni più fredde è bene proteggere la base della pianta durante l’inverno con tessuto non tessuto e un abbondante strato di corteccia.
Alla fine di ogni inverno, concimiamola usando il letame da distribuire sulla superfice del terreno e coprendolo con un po’ di terra. Possiamo, in alternativa, utilizzare un concime per piante da fiore, ogni due settimane, da aprile a tutto settembre.
Beaucarnea_descrizione
La Beaucarnea o Nolina
Nota anche sotto il nome di Nolina recurvata (un’altra pianta che le somiglia molto) o, famigliarmente, mangiafumo, la Beaucarnea è una pianta originaria delle regioni calde e asciutte dove può raggiungere i nove metri di altezza. Coltivata in casa, non supera generalmente i due metri, necessita di pochissime cure e può vivere anche all’aperto, almeno nei mesi più caldi.
È caratterizzata da un fusto legnoso, ingrossato alla base, e da foglie sottili e lunghe che si dipartono a ciuffo dalla cima per poi ricadere sinuosamente.
Il suo ambiente
La Beaucarnea si trova presso i vivai più forniti; normalmente è una pianta che all’acquisto, si presenta di 30-60 cm di altezza e cresce abbastanza lentamente.
Essendo originaria del Messico, preferisce l’esposizione in piena luce. In questo periodo possiamo sistemarla in casa dietro una finestra, badando che rimanga protetta da eventuali correnti d’aria.
Non risente del clima secco, ma preferisce, in inverno, un ambiente fresco con temperature nell’ordine dei 15-18° C. In ogni caso, la temperatura non deve scendere sotto i 10° C.
Ideale è l’installazione in una veranda o in un locale di disimpegno, ma anche in un ingresso comune dove il riscaldamento non è eccessivo: unico requisito rimane una abbondante e prolungata illuminazione.
A fine aprile, se la temperatura lo consente, può essere messa sul terrazzo dove, fino alla fine di settembre, potrà trarre vantaggio della superiore luce. Attenzione solo a posizionarla in modo da non essere esposta al vento che la danneggia rapidamente.
Le cure
La Beaucarnea ha il fusto fatto di fibre cavernose che funzionano come riserva d’acqua: per questo necessita di scarsa irrigazione. In inverno è sufficiente un bicchiere d’acqua ogni 15-20 giorni, secondo la temperatura. In estate basta invece bagnarla moderatamente una volta alla settimana, riservando solo al periodo più caldo una maggiore frequenza. È bene non annaffiare se non quando il terreno appare asciutto: la pianta infatti risulta sensibile all’eccesso di acqua che tende a soffocare le radici. Queste appaiono copiose e piuttosto serrate tra loro. Il rinvaso, da effettuare mediamente ogni due anni, deve prevedere di volta in volta, un vaso appena più grande. Va effettuato con estrema cura, badando di non rovinare le radici, molto delicate, ma piuttosto trasferendo la pianta con tutto il suo pane di terra nel nuovo contenitore.
Utille per il suo sviluppo è l’apporto di un fertilizzante, da mescolare all’acqua delle annaffiature ogni due-tre settimane, solamente in primavera e in estate.
Alla base di una buona crescita ci sono dunque un’illuminazione abbondante e poca acqua a cui aggiungiamo un perfetto drenaggio del vaso.
Come moltiplicarla
La moltiplicazione avviene per semina, da effettuare a febbraio-marzo in composta a una temperatura di 18-21° C. Quando le piantine hanno raggiunto i 5-7 centimetri di altezza, possono essere trapiantate in vasi con un terriccio composto per lo più da terra d’erica e sabbia di fiume.
Quali problemi può dare
Un clima caldo e secco in inverno può favorire l’attacco del ragnetto rosso e della cocciniglia, due parassiti facilmente individuabili e altrettanto facilmente debellabili, specie se presi con tempestività. Per il primo si può ricorrere a un acaricida appropriato, mentre la seconda può essere rimossa utilizzando un cotton fioc imbevuto di alcol.
Actinidia_descrizione
L' Actinidia
Pianta estremamente generosa, l’Actinidia chinensis è una pianta rampicante originaria della Cina, dove viene coltivata abitualmente da oltre 700 anni. Nell’800 venne trapiantata in Nuova Zelanda dove divenne molto comune e da qui, nella seconda metà del secolo scorso, in Europa. Il nome convenzionale, Kiwi, deriva proprio dalla Nuova Zelanda in virtù della somiglianza dei frutti con un uccello tipico della zona.
Giunge in Italia verso la fine degli anni ’70: la qualità dei frutti, la facilità di coltivazione e la generosità della pianta che entra in produzione molto presto, hanno fatto sì che la coltivazione si diffondesse nel nostro Paese con estrema velocità. Oggi sono il Lazio, il Piemonte, la Campania e il Veneto le regioni con la più alta produzione di questi frutti, ma è molto facile, sia al Centro sia al Nord trovare negli orti domestici questa pianta vigorosa i cui frutti vanno in maturazione tra settembre e ottobre.
Possiamo farlo crescere come una vite lungo tutta la rete di recinzione, creando così un simpatico cordone verde ad altezza d’uomo. Oppure possiamo fargli ricoprire un pergolato da usare come una fresca veranda. E ancora, possiamo impiegarlo su un terrazzo soleggiato con il doppio vantaggio di avere una rapida ombreggiatura e poter godere di frutti gustosissimi.
E non dovremo neppure aspettare molto perché il nostro kiwi sia abbastanza grande e folto da abbellire il nostro orto: una pianta adulta, cioè con almeno tre anni di vita, cresce di qualche metro l’anno. Inoltre, la pianta inizia a produrre dal terzo anno e raggiunge la piena produzione dall’ottavo anno.
Com’è fatta la pianta
Originaria di una vallata dello Yang-tze cinese dove vive spontanea, l’Actinidia è un rampicante che può raggiungere dieci metri di altezza con un apparato radicale superficiale e un fusto da cui si dipartono tralci molto lunghi. È una pianta dioica, esistono cioè piante femminili e maschili. Per questo è importante disporre di entrambe le piante: è possibile avere un maschio ogni 6-8 femmine. Cresce bene con i climi temperati: ama il caldo estivo e sopporta bene il freddo invernale (fino a -12°C). I risultati migliori si ottengono infatti con temperature estive superiori a 25°C. Cresce molto velocemente e il nostro unico compito rimane quello di fornirle l’acqua necessaria e di potarla in modo da concentrare la linfa sui tralci principali e facilitare, con una corretta disposizione dei rami, la migliore insolazione e la più completa copertura della pergola.
Piantiamola ora
Le piante si mettono a dimora tedenzialmente ad ottobre-novembre o alla fine delle gelate. È importante provvedere prima alla realizzazione di solidi graticci su cui far arrampicare la pianta. Se si piantano prima dell’inverno e si temono gelate, è utile proteggere la piantina con del tessuto non tessuto o della corteccia. Per la messa a dimora non servono grandi precauzioni. Il terreno ideale è subacido con un pH ideale intorno al 6,5-7: ci basterà arricchire il terreno del nostro giardino con un po’ di torba acida per ottenere il risultatto corretto. È molto importante preparare la buca d’impianto con un certo anticipo eliminando sassi e vecchie radici e alleggerendo il terreno con sabbia. Lo stesso terreno, mescolato a letame maturo, va usato per riempire la buca. Questa, profonda 40-50 cm, deve disporre sul fondo di uno strato di drenaggio che assicuri alla pianta un perfetto deflusso dell’acqua in eccesso. Pur avendo bisogno di irrigazioni costanti, questa pianta soffre per ristagni idrici, sia pure di breve durata.
La concimazione
Per poter ottenere una buona produzione di frutti è importante nutrire la pianta in modo corretto. L’elemento più importante a riguardo è l’Azoto che deve essere sempre fornito in abbondanza durante tutto il periodo vegetativo, ma in particolar modo durante e dopo la raccolta. Questo infatti permette alla pianta di recuperare e ripristinare le scorte spese nella fruttificazione e la predispone allo sviluppo nell’anno successivo. Nella concimazione non devono ovviamente mancare il Fosforo e il Potassio che influenzano direttamente la grandezza e il sapore dei frutti.
Possiamo procedere utilizzando letame pellettato, distribuendolo ogni tre mesi sulla superficie e interrandolo un poco. Oppure affidandosi a un concime organo-minerale a lenta cessione da distribuire con analoga frequenza.
L’irrigazione
Appena messa a dimora, l’actinidia va bagnata abbondantemente; quindi annaffiamo solo se la superficie del terreno appare asciutta evitando sempre gli eccessi. Durante la bella stagione le annaffiature devono essere regolari e, nelle settimane più calde, abbondanti. È importante che l’acqua che usiamo sia priva di cloro perché l’actinidia è molto sensibile a questo elemento. Se quella fornita dall’acquedotto è molto clorata, possiamo organizzarci con la raccolta dell’acqua piovana.
L’irrigazione deve essere più attenta nei primi due anni dall’impianto; avendo radici superficiali, non ha modo di “pescare” l’acqua in profondità ed entra in sofferenza in caso di siccità.
Dal fiore al frutto
I fiori si presentano a maggio, singoli o raggruppati in 2-3 esemplari. Le infiorescenze triple possono richiedere un diradamento dei fiori o dei frutticini che generano al fine di salvaguardare la qualità della produzione. L’impollinazione è affidata per lo più alle api e più raramente al vento; i fiori non hanno però una grande attrattiva per le api. È utile prevedere perciò, vicino all’actinidia, delle piante da fiore che sappiano fungere da richiamo; in un giardino non è certo difficile.
Alla comparsa dei frutti la nostra attenzione per l’irrigazione deve aumentare in modo da evitare qualsiasi stress idrico: trattandosi del periodo più caldo dell’anno, prevediamo di fornire l’acqua più volte alla settimana. Nelle coltivazioni intensive si provvede anche a nebulizzare acqua sul fogliame per mantenerlo fresco e migliorare la produttività.
La potatura
La potatura dell’actinidia si effettua dopo la raccolta dei frutti, a fine ottobre o nelle prime settimane di novembre. Consiste nel tagliare i rami che hanno fruttificato in modo da indurre la pianta a produrne di nuovi. Nelle piante più vigorose si può effettuare anche una potatura a verde accorciando le ramificazioni che non portano boccioli o frutticini, in modo da arieggiare tutta la chioma.
La potatura di questa pianta è in tutto simile a quella di un qualsiasi rampicante, fatta, nei primi anni, in modo da rinforzare i tralci principali (non più di due) da cui si devono sviluppare i tralci secondari, quelli destinati a coprire la pergola e produrre fusti fruttiferi.
Anche in vaso
Possiamo coltivare l’actinidia in vaso purché scegliamo un contenitore abbastanza grande da permetterne l’espansione delle radici; scegliamo un cassone o una fioriera alta almeno 40 cm e larga 80 cm. Concentriamo la nostra attenzione sul terriccio: deve essere di tipo universale, di buona qualità e dobbiamo arricchirlo, al momento dell’impianto con alcune manciate di letame pellettato che rinnoveremo dopo circa tre mesi, a giugno, per favorire la formazione dei frutti. Rifaremo questa operazione ogni anno; in alternativa al letame possiamo impiegare del concime a lenta cessione di tipo organo-minerale.
Da maggio a a tutto settembre, cioè fino alla completa maturazione dei frutti, le irrigazioni devono essere costanti e generose.
Arieggiamo spesso il terreno alla base delle piante; in questo modo contrasteremo l’eccesso di umidità e quindi la diffusione di malattie fungine che possono attaccarlo.
⇒ Kiwi
Rampicanti per il terrazzo
Un rampicante per il terrazzo
Le piante rampicanti costituiscono la soluzione ideale ogni qual volta si desidera coprire una parete o inventarsene una in modo rapido e con un grande risultato estetico. Se sulla terrazza disponiamo di una parete esposta in pieno sole o anche in mezz’ombra, coltivare una o più rampicanti appare tanto semplice quanto appagante. Si può scegliere tra piante sempreverdi oppure a foglie decidue, tra specie perenni oppure annuali; possiamo lasciarci incantare dalla bellezza del fogliame oppure dal colore o dal profumo dei fiori. La scelta è ampia e ormai i tempi sono maturi per cominiciare a fare progetti su come arredare ex novo la terrazza.
Rampicanti vere e finte
Alla voce rampicanti sono catalogate molte piante, tra cui alcune che rampicanti, di fatto, non sono, anche se si possono utilizzare come tali. Dal punto di vista botanico le vere rampicanti si possono dividere in base al loro modo di arrampicarsi. I sistemi messi a punto dalla natura per consentire a queste piante di salire sempre più in alto sono diversi. Conoscerlo è fondamentale per sapere come utilizzarle al meglio.
Il primo gruppo è rappresentato da quelle dotate di una sorta di radici aeree: è il caso, per esempio, dell’edera o di alcune viti o, ancora, dell’ortensia rampicante che sono dotate di organi particolari che si abbarbicano alla pietra o ai tronchi o a qualsiasi tipo di parete anche se molto liscia. Questi organi aderiscono molto saldamente al sostegno, al punto che risultano poi difficilmente staccabili anche quando la pianta muore.
Un secondo gruppo invece sviluppa dei viticci che si attorcigliano ai rami o sugli anfratti rocciosi per ancorare la pianta e consentirle di arrampicarvisi. Diversamente da quelle del primo gruppo, queste piante non sono in grado di arrampicarsi su una parete liscia, ma necessitano sempre di un sostegno intorno a cui attorcigliare i propri organi arrampicatori, sia esso un bastone o anche un semplice filo.
Un terzo gruppo è invece formato da quelle piante che si attorcigliano ai rami, ai tronchi, ai pali e così facendo riescono a salire all’altezza voluta: non dispongono di organi veri e propri come le piante appartenenti ai primi due gruppi, ma sfruttano un sistema tutto loro per crescere. Va da sé che queste piante necessitano di un supporto molto diverso da quelle del primo gruppo.
Vi sono infine delle piante normalmente considerate rampicanti anche se non lo sono, non hanno cioè alcun organo utile per potersi arrampicare. È il caso di alcune piante i cui fusti (sarmenti) tendono ad allungarsi talmente da poter esser facilmente disposti su una grata o un traliccio fungendo da pianta rampicante. Sono specie sarmentose; il caso più classico è costituito dalla rosa “rampicante” i cui rami si prestano ad essere fissati a una rete, una cancellata, una grata per ricoprirla. Va da sé che in questo caso, saremo noi a indirizzare la pianta e a legarla perché possa sostenere i suoi fusti.
Le cure necesarie
Nelle foreste equatoriali dove hanno avuto per lo più origine le rampicanti, queste piante hanno dovuto col tempo adattarsi alla soverchia presenza di alberi ben più grandi con uno stratagemma del tutto particolare: esse sfruttano i tronchi altrui per salire sempre più in alto, fino a trovare il sole di cui hanno bisogno. Questa caratteristica ha conferito loro un’elevata velocità di crescita e la capacità di aggrapparsi a qualunque tipo di sostegno pur di crescere.
La loro origine ne spiega anche le caratteristiche vitali: abituate a stare nella foresta e a crescere alla ricerca della luce, sono piante che amano per lo più avere, per così dire, “i piedi al fresco e la testa al sole”. Il terreno deve perciò essere fresco, leggero, normalmente ricco di materia vegetale, costantemente umido. Questa è una condizione facile da ottenere su una terrazza e, se l’esposizione è proprio a Sud, basterà stendere sulla terra del vaso un piccolo strato di corteccia per evitare l’evaporazione dell’acqua e il pericolo di disseccamento del terreno.
Per poter crescere adeguatamente necessitano di abbondante terra: il vaso deve essere scelto perciò tra quelli che possono offrire, sia in larghezza che in profondità, sufficiente spazio per le radici. Vanno bene tutti i materiali: terracotta, legno, plastica. Da evitare invece i contenitori in metallo perché più degli altri trasmettono alla terra il calore esterno e possono perciò acccelerare il disseccamennto del terreno.
Il terreno ideale
Prima di riempirlo, il vaso o il cassone va posizionato su due o più barrette di legno che lo sospendano dal suolo di circa un centimetro. Inoltre, si deve garantire un perfetto drenaggio creando sul fondo uno strato spesso di ghiaia o argilla espansa. Il terreno giusto è quello tradizionale da giardino, arricchito con un poco di torba e di sabbia. Generalmente non è necessario usare un concime particolare, dal momento che si tratta di piante molto rustiche con poche esigenze. Ciò non di meno un fertilizzante per piante da fiore (o piante verdi se avete scelto la pianta in base al fogliame) può aiutare lo sviluppo.
Con le specie da fiore è bene evitare di eccedere con il fertilizzante che ha generalmente la tendenza a favorire lo sviluppo fogliare a scapito della fioritura.
Prima di piantarle
Prima della messa a dimora di qualsiasi rampicante, è necessario considerare a quale gruppo appartenga, ovvero come si arrampica. Se appartiene al primo gruppo, dovremo chiederci se l’aderire suna parete può costituire un problema. La vite canadese (Parthenocissus tricuspidata), ad esempio, aderisce ai muri tanto che, se cercassimo di staccarla, potremmo rovinare l’intonaco.
Se appartiene al secondo o al terzo gruppo invece, è necessario installare una grata o un traliccio che possa fornire il corretto supporto. Sia che si opti per una grata in legno (più bella esteticamente) o una in plastica, è importante fissarla al muro in modo che rimanga distante da questo di tre-cinque centimetri. Provvediamo quindi a fissare al muro dei ganci solidi e dei distanziatori che mantengano la grata staccata dal muro. Può risultare utile appendere la grata ai ganci piuttosto che avvitarla direttamente alla parete; la prima soluzione ci consentirà di toglierla e riposizionarla quando vogliamo.
Nel creare i punti di fissaggio, consideriamo che la pianta sviluppata ha un discreto peso e che, esposta al vento, può fare da vela e quindi essere soggetta a notevoli sollecitazioni.
La posizione ideale
Quando installiamo una rampicante dobbiamo anche fare un’altra considerazione: quale sarà il suo lato più bello? Le piante, si sa, si indirizzano verso la luce e questo fa sì che il fogliame ei fiori siano rivolti al sole. Se mettiamo una rampicante sul lato esterno del terrazzo, risulterà bellissima dall’esterno, un po’ meno vista dall’interno. Se vogliamo godere della bellezza della sua fioritura, meglio allora posizionarla su una parete rivolta verso il terrazzo stesso.
La rampicante come protezione
Le piante rampicanti e le grate ci permettono anche di creare delle finte pareti di divisione o di protezione della terrazza. In questo caso la cura nel fissaggio della grata dovrà essere ovviamente maggiore. Vale sempre la pena di appenderla in alto, ma è utile, in questo caso, anche trovare un sistema di fissaggio in basso, che ne eviti il dondolio e la caduta. La soluzione ideale consiste nel sospenderla in alto a due o più ganci e mantenerla tesa in posizione utilizzando in basso dei legacci di caucciù.
Infine, per la massima sicurezza, si possono mettere due catenelle in alto che garantiscano dalla accidentale caduta della struttura. Se non abbiamo un terrazzo sopra di noi, la grata dovrà essere ancorata al parapetto o al pavimento della terrazza. Consideriamo allora l’opportunità di acquistare una struttura prefabbricata che inglobi il vaso e la griglia: una soluzione senza dubbio più onerosa, ma esteticamente valida e di immediata installazione. Si tratta inoltre di una soluzione modulare che permette un rapido arredamento e ristrutturazione del terrazzo.
Come scegliere le piante
Come anticipato, possiano scegliere la rampicante tra quelle sempreverdi o a foglie decidue, annuali o perenni. Se desideriamo avere una parete fiorita, dovremo valutare le diverse specie in base al colore dei fiori e al periodo di fioritura. Un abbinamento corretto dovrebbe prevedere sempre una piccola percentuale di piante belle per il fogliame e diverse specie da fiore combinate in modo da garantire periodi di fioritura ininterotti da maggio a settembre.
Generalmente queste piante, particolarmente amanti del sole, crescono molto bene anche in mezz’ombra, ma ve ne sono alcune con esigenze particolari. Il finto gelsomino, per esempio, preferisce una posizione decisamente soleggiata; per contro, l’edera cresce bene indifferentemente al sole e all’ombra.
Filadelfo_descrizione
Il fior d'angelo
Il Philadelphus coronarius, noto anche come fior d’angelo, è un arbusto deciduo un tempo molto comune, ma che sta tornando di moda per la facilità di coltivazione, la bellezza e il profumo dei suoi fiori.
Giunto in Europa originariamente dall’Asia ed utilizzato da subito a scopo ornamentale, ha conosciuto un ulteriore successo un paio di secoli fa quando giunsero dall’America i primi ibridi caratterizzati da una profumazione più intensa e fioriture eccezionali.
Al genere Philadelphus appartengono una cinquantina di specie con in comune un portamento compatto e un’altezza che non supera normalmente i 3 metri; i suoi fusti più giovani sono molto flessibili, coperti da una leggera peluria che scompare con il tempo lasciando una corteccia liscia e quasi lucida. Dalla pianta si svilupano inoltre molti polloni basali che tendono a riempire la pianta trasformandola in una massa invalicabile. Adatti a decorare giardini piccoli e grandi, hanno come peculiarità maggiore la fioritura primaverile costituita da fiori bianchi molto profumati che, secondo la varietà, possono presentarsi singoli, doppi, isolati o a mazzetti. I fiori durano sulla pianta per quasi tre settimane e il loro profumo è più intenso al mattino presto e alla sera.
Le specie principali
Possiamo trovare in commercio molte specie, ma soprattutto molte varietà di questa pianta, diverse per dimensioni e intensità del profumo. Le più diffuse sono le seguenti.
Philadelphus coronarius: capostipite di tutti i filadelfi coltivati, è diffuso allo stato spontaneo un po’ su tutta la Penisola. Ha portamento compatto e raggiunge 4 metri di altezza, con corteccia marrone e foglie lunghe 4-6 cm, di forma allungata e con margini un poco seghettati. Produce tantisimi fiori bianchi, riuniti in mazzetti e profumatissimi.
Philadelphus microphyllus: originario dell’America sudoccidentale, ha dimensioni abbastanza contenute (non supera l’altezza di circa 1,5 metri), ha foglie piccole, lunghe solo 2 cm, lucide e pelose sul lato inferiore. I fiori sono singoli, bianchi candidi e molto profumati.
Tra gli ibridi realizzati dai vivaisti, i più interessanti sono certamente il Burkwoodii, il Virginal e l’Albatre.
Il primo forma un piccolo cespuglio che produce fiori riuniti in piccoli mazzetti di 3-5 fiori, caratterizzati da una macchia di colore rosso violetto al centro e abbastanza profumati.
Il Virginal ha una crescita piuttosto lenta ma è tra i migliori filadelfi a fiore doppio; i fiori sono riuniti in mazzetti di 6-7 fiori, bianchissimi, con tantissimi petali.
Infine, l’Albatre ha fiori semidoppi, di colore bianco candido, molto profumati e raggruppati in mazzetti di 4-5 fiori.
Come coltivarlo
La posizione ideale è in pieno sole; alcube varietà fioriscono bene anche a mezz’ombra, ma è certamente con le posizioni assolate che dà il meglio di sé in termini di sviluppo e fioritura. Questa pianta non ha particolari esigenze in fatto di terreno e possiamo piantarlo senza porci troppi problemi. Usiamolo come soggetto singolo o, se lo spazio lo consente, anche in gruppi di tre piante. Un tempo era impiegato anche per formare siepi libere (cioè non tagliate) per delimitare le proprietà; oggi, date le dimensioni contenute dei giardini, questo impiego è quasi scomparso, ma possiamo pensare di ripristinarlo nei giardini condominiali o nelle aree verdi cittadine.
Possiamo piantarlo in queste settimane realizzando una buca d’impianto sufficientemente grande a contenerne facilmente l’intero pane di terra; per dargli una marcia in più mescoliamo alla terra con cui riempiamo la buca anche dello stallatico pellettato. Annaffiamolo bene al momento del trapianto e cerchiamo di mantenere umido il terreno per il primo anno; poi, le radici saranno sprofondate abbastanza da assicurare alla pianta una totale autonomia e dovremo intervenire solo in caso di prolungata siccità.
Per quanto concerne la potatura, dovremo intervenire solo dopo la fioritura, riducendo la lunghezza dei rami per contenere la pianta nella sua forma ideale. Quando la pianta, crescendo e rinfoltendosi, diventa eccessivamente compatta, possiamo eliminare alcuni fusti interni, generalmente improduttivi, in modo da dare più aria al fogliame ed evitare l’insorgenza di malattie fungine.
Non è una pianta delicata: resiste molto bene sia ai parassiti sia alle malattie. Il nostro intervento di supporto è abbastanza improbabile e per questo il filadelfo si presta ad essere impiegato nei giardini a bassa manutenzione.
In vaso
Possiamo coltivare questo arbusto anche in vaso: posto davanti alla casa o sul terrazzo, saprà regalare agli ambienti limitrofi un delizioso profumo.
Usiamo un contenitore di circa 50 cm di diametro e profondo altrettanto. Impieghiamo un terriccio di tipo universale mescolato a della torba e arricchito con letame pellettato. L’irrigazione dovrà essere più regolare che nella coltivazione in piena terra e dovremo fare in modo che il terreno rimanga un poco umido anche durante le settimane più calde.
Ogni anno, a primavera, togliamo con un cucchiaio di legno lo strato superficiale di terra e ripristiniamolo con terriccio nuovo e un po’ di concime.
Primula_descrizione
La primula
Prima ancora della primavera arrivano loro ad annunciarla. Possiamo trovarle spontanee ai margini dei boschi, lungo i ruscelli, nei posti ombrosi della campagna. Sono piccole, gialle, ma spiccano benissimo nel panorama ancora invernale.
Anche le primule coltivate sono fiori molto popolari che in questo periodo si vedono ovunque: i loro vivaci colori sembrano quasi fuori stagione adesso che il freddo è ancora protagonista. Eppure la fioritura delle primule inizia naturalmente a febbraio.
Fa ancora troppo freddo per gli insetti impollinatori, ma loro sono già in piena fioritura. E infatti sono pochi i fiori di primula che danno poi dei semi, ma questa loro “sfortuna” le ha rese popolari e generose: non consumando energie per produrre semi ci regalano infatti prolungate fioriture.
Tra mito e leggende
Una leggenda racconta che un giorno il Signore volle cambiare le chiavi del paradiso così San Pietro prese le vecchie chiavi e le gettò dal cielo. Queste caddero in una regione del Nord Europa dove nacque la prima Primula veris. Questo fiore dai capolini rivolti verso il basso è ancora oggi chiamato “mazzo di chiavi” in alcune regioni dell’Inghilterra.
Secondo la credenza popolare ottocentesca invece, per entrare nel regno delle fate basterebbe fare un mazzetto di primule per toccare la roccia; se però non si indovina il giusto numero di fiori per il mazzolino si potrebbe incorrere in una sventura.
In Inghilterra esistono vivai specializzati nella coltivazione delle sole primule. Ne esistono infatti circa 500 specie, alcune delle quali anche molto diverse dall’immagine della primula che ognuno di noi ha in mente. Ve ne sono alcune, ad esempio, con steli che raggiungono il metro e mezzo d’altezza, altre i cui fiori potrebbero ricordare delle strane orchidee colorate.
Il mondo delle primule è quindi vasto e vario, ma sono le comuni primulette colorate, quelle che troviamo per pochi soldi al mercato o dal fiorista, che normalmente coltiviamo in casa e sul terrazzo.
Queste sono chiamati ibridi “polyanthus” e derivano dalla Primula vulgaris, la specie che cresce spontaneamente nei nostri prati illuminandoli con ciuffi di fiori gialli. Ne esistono anche varietà nane.
Come sceglierle
Acquistiamo piantine che si presentano fresche e vivaci, con foglie di un bel verde e i fiori appena sbocciati. Specialmente se le utilizzeremo per la casa scegliamole con tre o quattro fiori già completamente aperti e i boccioli grossi; altrimenti, se la luce in casa non è sufficiente, i fiori rimarrebbero molto piccoli e poco colorati. Non scegliamo le piante con foglie e fiori afflosciati per mancanza d’acqua.
Come coltivarle
Il luogo ideale per le primule è fresco: su un davanzale, una veranda o in giardino ai piedi di un albero dureranno in fiore per mesi. Sono piante facilissime da coltivare e resistono bene al gelo; non sopportano invece il caldo eccessivo.
Sopportano male il caldo secco della casa che le fa sfiorire rapidamente. Se le acquistiamo per la casa, quindi, non aspettiamoci gran che.
Usiamole invece per decorare i davanzali delle finestre, i vasi vuoti sul balcone, le aiuole ancora spoglie del giardino in una posizione luminosa, ma non colpita dal sole. Anche alla base di una pianta o di una siepe va bene.
Per farle durare più a lungo è importante eliminare regolarmente foglie e fiori secchi e fornire del concime per piante da fiore ogni due settimane. Manteniamo il terreno umido: se sono all’esterno ci basterà controllarle una volta alla settimana.
Il caffè come concime
Un ottimo concime per le primule, che sono piante avide di potassio, è il caffè diluito in acqua; se avanza del caffè, non buttiamolo via, ma aggiungiamolo all’acqua dell’annaffiatoio. Fornito una o due volte alla settimana, induce una maggiore fioritura.
Come piantarle in una ciotola
Per trapiantare delle primule ci basta una ciotola alta non più di 8-10 cm. Scegliamola dotata di fori di drenaggio e di sottovaso.
Possiamo evitare di creare sul fondo uno strato di drenaggio: la primula ha bisogno di un terriccio sempre umido e potremo bagnarla versando poca acqua direttamente nel sottovaso.
Usiamo un terriccio di tipo universale o per piante da fiore. Mettiamo le piantine vicine quanto basta per permettere loro di aprire le foglie badando bene di non rompere il pane di terra (bloccheremmo la fioritura).
Annaffiamo inizialmente con un innaffiatoio a becco lungo, per evitare di bagnare le piante, quanto basta per inumidire tutto il terreno; proseguiremo poi versando acqua nel sottovaso.