Ibisco_descrizione

L' ibisco

Questa pianta, nota in antichità solo in Cina e Giappone, giunse in Europa solo agli inizi del XVIII secolo, importato dalle Indie orientali. Inizialmente se ne parlava con il suo nome latino,  Althaea, ed era apprezzato soprattutto per alcune sue proprietà medicinali. Fu Linneo, il famoso botanico svedese che messe a punto la classificazione del regno vegetale, che per primo lo chiamò “hibiscus”, rifacendosi all’ibis, uccello amante dei luoghi umidi e paludosi, proprio come molte specie di ibisco, e che al tempo si pensava si cibasse proprio dei suoi fiori. Ma sbagliò nel dare alla specie più diffusa l’appellativo di “syriacus”: non viene infatti dalla Siria ma dalla Cina e dall’India. 

La pianta è diffusa ormai in tutti i continenti e in particolare nelle zone tropicali. La maggior parte delle specie viene dall’Asia, poi da Africa e Europa; alcune anche dall’Australia e Nuova Zelanda. In tutto si contano circa 300 specie che prendono la forma di arbusti o di alberelli. 

Le specie più diffuse

Le specie più diffuse sono il già citato syriacus e il rosa-sinensis che possiamo facilmente reperire in qualsiasi garden center e che possiamo coltivare con successo in giardino come pure in vaso e in casa.

L’Hibiscus rosa-sinensis arriva dalla Cina e vanta numerose cultivar e ibridi ottenuti negli orti botanici. Cresce tipicamente ad arbusto e può raggiungere, nei luoghi di origine, anche gli otto metri di altezza. I suoi fiori, bianchi, rosa, rossi o gialli, penduli od eretti, sono caratterizzati da stami ben più lunghi della corolla. Fiorisce da giugno a settembre.

L’Hibiscus syriacus ha dimensioni più contenute e non supera generalmente i 4 metri di latezza. Si riconosce perché i suoi stami sono più corti e non emergono dalla corolla come invece avviene nel rosa-sinensis. Inoltre, fiorisce dalla fine dell’estate fino a metà autunno.

Come si coltiva

I periodi migliori per piantare l’ibisco in giardino sono la primavera e l’autunno. Il terreno deve essere preferibilmente argilloso-siliceo, fresco, sciolto e ben drenato, tendente all’acido. Le annaffiature devono essere abbondanti, soprattutto d’estate. Durante l’inverno vanno gradualmente ridotte fino a quando la pianta, entrando in riposo, richiederà solo un po’ d’acqua per tenere umido il terreno. Riprenderemo a bagnare progressivamente da marzo. L’esposizione ideale è al sole, in posizione calda, riparata da venti e correnti.

La concimazione è importante se vogliamo una fioritura abbondante e continua. Perciò dalla primavera all’autunno, ogni quindici giorni, aggiungiamo fertilizzante liquido specifico per piante da fiore all’acqua delle annaffiature. 

La potatura

L’ibisco si pota verso la fine dell’inverno. In febbraio accorciamo di circa un terzo i rami più lunghi e tagliamo tutti i rami secchi e quelli più sottili. Consideriamo, nella potatura, che questa pianta fiorisce sui rami nuovi dell’anno: obiettivo dei nostri tagli sarà dunque favorire la nascita di nuovi getti. L’Hibiscus syriacus può essere utilizzato anche per formare dense siepi; in questo caso poteremo solo per limitarne l’altezza. In generale, se non vogliamo che si formino i frutti dobbiamo tagliare sistematicamente i fiori appassiti.

Come moltiplicarlo

Da aprile a giugno possiamo moltiplicare l’ibisco per seme: alla fine dell’inverno possiamo infatti trovare ancora sui rami delle capsule contenenti alcuni semi. Le piantine crescono di circa 20 centimetri il primo anno e devono essere poste in inverno in un ambiente protetto per superare i mesi più brutti. La primavera successiva possono essere messi stabilmente a dimora, in piena terra o in vaso.

Il metodo più veloce per moltiplicare l’ibisco resta però la talea. Possiamo, durante l’estate, tagliare dei pezzi di un ramo non fiorifero parzialmente legnosi;  mettiamoli a gruppetti in vasi riempiti di sabbia e terra.

Quando si saranno formate le radici (lo capiremo perché si formeranno nuovi germogli) potremo trapiantare ogni talea in un vasetto o direttamente nel terreno.

In Polinesia i fiori sono portati normalmente tra i capelli delle ragazze; i ragazzi invece ne appoggiano uno sull’orecchio destro se sono fidanzati, sul sinistro se non lo sono.

In giardino

Scegliamo una posizione dove possa ricevere il sole per qualche ora al giorno, ma dove le radici possano trovare un terreno mediamente fresco. A ridosso di un muretto, contro una cancellata o in mezzo a una siepe boschiva informale l’ibisco può diventare facilmente il protagonista assumendo in pochi anni dimensioni ragguardevoli.

Utilizzato come siepe (le piante vanno messe a 50-60 cm una dall’altra) può essere tagliato perché assuma un aspetto compatto (la profondità può essere di 30-40 cm) e l’altezza mantenuta entro i due metri. Il taglio di forma, da effettuare per lo più in autunno, deve essere severo: la siepe si riempirà di fiori che si susseguiranno per tutta l’estate.

In casa

Un bellissimo Hibiscus rosa-sinensis, chiamato anche Rosa di Cina, è molto adatto alla coltivazione in casa. Sistemiamo la pianta in una posizione luminosa, ma non direttamente esposta al sole. L’ideale è vicino ad una finestra schermata da una tenda o esposta a Est. Durante l’estate spostiamo il vaso all’aperto in posizione riparata dai venti e soleggiata. Annaffiamolo molto e spesso perché il terriccio deve rimanere sempre umido, ma non fradicio.

Vaporizziamo la chioma tutti i giorni durante l’estate e a giorni alterni in inverno, soprattutto se la pianta si trova in un locale riscaldato.

Potiamolo in primavera per eliminare i rami deboli e formare un cespuglio compatto.

Se la fioritura dell’anno precedente è stata abbondante, la potatura dovrà essere energica, perché la pianta fiorisce solo sui rami cresciuti nell’anno.

Il periodo migliore per cambiare il vaso è l’inizio della primavera.

Dovremo stare attenti a spostare la pianta in un contenitore solo di poco più grande del precedente in modo da tenere compatte le radici. Le concimazioni devono essere regolari soprattutto nel periodo di maggiore sviluppo vegetativo. Quindi, durante l’estate concimiamolo ogni quindici giorni con fertilizzante liquido.

L’ibisco e il karkadè

Con l’Hibiscus sabdariffa, tipico dell’Africa orientale ma coltivato anche in America ed in India, si ottiene una famosa bevanda, il karkadè (parola di origine eritrea) che si ottiene dai calici del fiore, dal sapore acidulo per la presenza di acido citrico e acido tartarico.

Problemi e soluzioni

La pianta rivela i suoi problemi con le foglie.

Se il nostro ibisco ha molte foglie ma pochi fiori può voler dire che le concimazioni sono troppo abbondanti o frequenti.

Se le foglie ingialliscono o avvizziscono, forse la posizione è sbagliata e quella attuale prevede troppe correnti d’aria fredda.

Se la pianta cresce in modo stentato, il problema è nel terreno: o il vaso è piccolo o il terreno non ha l’acidità sufficiente o i nutrienti utili per uno sviluppo rigoglioso .

Se le foglie appaiono un po’ slavate, verde pallido, mollicce, può essere indice di una carenza di Azoto.

Infine, se la pianta fa molti boccioli, ma questi stentano ad aprirsi, significa che la luce non è sufficiente e dobbiamo spostare la pianta in una posizione più luminosa.

Il basilico perfetto

Il basilico che vorrei

Il basilico è forse tra le aromatiche più coltivate in vaso e in piena terra. Difficile rinunciarvi e il piacere di disporre delle sue foglie profumate per le nostre ricette estive è impagabile.

Per questo lo acquistiamo dove ci capita, per lo più in vasetti preseminati, ma anche in mazzetti di piantine da mettere subito in terra.

Le esigenze

Possiamo acquistare una bustina di semi o delle piantine di 10-15 cm, vendute a mazzetti, oppure dei vasetti pieni di piantine.

Qualunque sia il punto di partenza, il basilico dovrà godere di alcune ore di sole diretto al giorno (al mattino alla sera, non ha importanza) e di un terreno sempre umido.

Comunque procediamo, queste saranno le condizioni che dobbiamo assicurare alle nostre piantine se vogliamo che crescano e producano tante foglie profumate.

La semina

Siamo ancora in tempo per seminare il basilico e possiamo, con meno di 2 euro, avere una bustina che ci permette di produrre più piantine di quante vorremmo.

Se abbiamo spazio, possiamo distanziare da subito i semi in file, cercando di mantenere almeno 10 cm di distanza tra un seme e l’altro, ma dal momento che si tratta di semi molto piccoli, ci conviene distribuirli alla bell’e meglio e diradare le piantine successivamente. 

Basta coprire i semi con un poco di terra e bagnare con lo spruzzatore. Copriamo il vaso o il terreno con un foglio di pellicola trasparente o un foglio di nylon per proteggere i semi. Sono sufficienti, con questa temperatura, 5-7 giorni per vedere spuntare le piantine. Togliamo allora la copertura e lasciamo crescere le piantine: in due settimane avranno le dimensioni utili per essere maneggiate. Distanziamole e annaffiamole regolarmente.

Compriamo le piantine

Possiamo facilmente trovarle dal fruttivendolo o al mercato, tenute insieme da un elastico e raccolte in una sorta di zolla umida.

Le piantine vanno separate delicatamente e disposte a 10-15 cm una dall’altra. Se rispettiamo questa distanza le piante possono allargarsi e produrre foglie più grandi. Se teniamo le piante vicine, tenderanno ad alzarsi, producendo foglie più piccole. Sia che le mettiamo in piena terra, sia che le mettiamo in vaso o in una cassetta, fornire loro il giusto spazio è la prima regola per avere piante belle e con foglie grandi.

Il terreno in cui le mettiamo deve essere morbido, di tipo universale, ma ben concimato con stallatico o composta matura. Possiamo usare il letame pellettato: ne basterà una manciata per una cassetta da 50 cm.

Mettiamo le piantine e creiamo una piccola fossa alla base di ogni piantina, per raccogliere l’acqua con cui le annaffieremo, da subito. L’ideale è fare questa operazione in una giornata coperta, perché il sole non abbia a stressare le piantine appena trapiantate. Se lo facciamo in piena terra, ombreggiamole come possiamo; in vaso, mettiamo i contenitori dove possano ricevere luce, ma non il sole diretto.

In vasetto

Se acquistiamo un vasetto (lo possiamo trovare anche al supermercato) l’ideale sarebbe dividere le tante piantine presenti distribuendole su più cassette. Un vasetto può riempire facilmente due cassette da 50 cm. Dopo il trapianto, come già detto, lasciamo le piantine alla luce ma non al sole fino ad attecchimento completo.

Se non vogliamo trapiantarlo, ma vogliamo conservare il vasetto così come lo abbiamo comprato, possiamo agire così.

Trasferiamo il vasetto così com’è in un contenitore più grande, senza toccare il pane di terra, utilizzando del terriccio universale arricchito con del letame pellettato.

Non ne abbiamo voglia? Mettiamo il vasetto in un contenitore più grande (un portavano o un vaso di cui abbiamo sigillato il foro di drenaggio) e annaffiamo il basilico sempre per immersione, mettendo due  dita di acqua nel contenitore esterno perché il terriccio del vaso si idrati completamente. Nelle settimane più calde questo deve essere fatto ogni due giorni. Possiamo bagnare il nostro vasetto di basilico mettendolo regolarmente in un contenitore pieno d’acqua (basta una pentola, una vaschetta, un qualsiasi contenitore). 

Per dare una marcia in più al nostro o basilico, ci basterà aggiungere all’acqua dell’innaffiatura del concime per piante verdi (scegliamolo Bio, non è difficile). Presto le radici usciranno dal vasetto (e per questo sarebbe stato necessario il rinvaso preventivo), ma a noi basterà mantenere l’umidità sul fondo del vaso per vedere crescere le piante in modo rigoglioso.

Per saperne di più:

Gloriosa_descrizione

La gloriosa

La gloriosa, nota anche come giglio rampicante, è una bella pianta che si sviluppa da un tubero e che produce un gran numero di fiori. I rami volubili, sottili e poco ramificati, possono crescere per  due metri di lunghezza durante una sola stagione. Appartiene al genere Gloriosa che vanta 5 specie di piante affini al genere Lilium, tutte rampicanti tuberose e perenni.

La Gloriosa di cui parliamo è la rotschildiana, una specie molto diffusa originaria dell’Africa tropicale che può raggiungere i due metri di altezza e che è caratterizzata da fiori solitari a margini ondulati, di colore giallo con tepali cremisi, larghi circa dieci centimetri. Sono sostenuti da lunghi peduncoli attaccati all’ascella delle foglie; queste ultime sono lanceolate, strette e lunghe, di color verde brillante e quelle superiori presentano alla sommità un viticcio, arrotolato su stesso come un ricciolo, che la pianta usa per aggrapparsi ai sostegni.

In vaso

È una pianta che teme il freddo e per questo è bene coltivarla in vaso. a meno di abitare nelle regioni più calde dove può sopravvivere tutto l’anno all’esterno in piena terra.

I tuberi si mettono a dimora alla fine di febbraio o nelle prime settimane di marzo, interrandoli uno alla volta in vasi di 15-20 cm di diametro, oppure a tre alla volta in vasi più grandi, di circa 25 cm. Il terriccio deve essere leggero, fibroso, ricco di torba e il drenaggio assolutamente perfetto. La temperatura ideale è tra 16 e 18° C: quella presente in casa è dunque generalmente  ideale, purché il vaso sia lontano dal termosifone e l’ambiente non risulti troppo secco. In primavera, quando la temperatura anche notturna è stabilmente sopra i 16°C, questa pianta può trovare posto in terrazzo in posizione luminosa e riparata dal vento. Per questo possiamo trovare in vivaio delle piante già formate con dei boccioli, pronte per essere trapiantate subito.

Un’abbondante fioritura

Ogni tubero può produrre fino a tre fusti che necessitano fin dal primo momento di un sostegno su cui aggrapparsi. Ci si può affidare per questo a una grata, ma va bene anche una ringhiera, o una rete. Durante il periodo della crescita, piuttosto veloce, conviene sostenere la pianta somministrando tutte le settimane un fertilizzante liquido per piante da fiore mescolato all’acqua. Quest’ultima deve essere proporzionale alla temperatura, generalmente abbondante, meglio se fornita due volte al giorno, in modo da mantenere il terreno fresco e umido, senza però che si formino ristagni sia pure temporanei. 

La fioritura prosegue quasi incessantemente tra giugno e agosto regalando fiori dalla forma originale e dal colore giallo, arancione o rosso sgargiante. 

Salviamo i tuberi

Una volta terminata la fioritura, le annaffiature vanno gradualmente ridotte e quindi sospese: la pianta deperisce rapidamente e i fusti cominciano a seccarsi. Ultimata questa fase, i tuberi possono essere estratti dal terreno e, una volta fatti asciugare, vanno riposti in un ambiente asciutto dove la temperatura è normalmente compresa tra 10 e 12° C. In questa condizione superano l’inverno e possono essere nuovamente piantati l’anno successivo, a marzo.

Ficus elastica_descrizione

Il Ficus elastica

Dalle grandi foglie ovali di un bel verde scuro lucido, il Ficus elastica, conosciuto anche come Ficus robusta o Ficus del caucciù, è un albero perfetto per rendere il nostro salotto più vivace ed esotico.

Questa bella varietà di Ficus ha infatti origine nelle foreste tropicali dell’Asia, dove raggiunge dimensioni notevoli, intorno ai 25-30 metri d’altezza.

In appartamento la sua crescita è ovviamente inferiore, ma il fusto sottile e il portamento elegante ne fanno un alberello di rara e rigogliosa bellezza, capace di riempire e nobilitare un angolo luminoso della casa in cambio di poche cure.

Al momento dell’acquisto

Il Ficus elastica che andiamo a comprare dal vivaio di fiducia deve presentare caratteristiche ben precise, adatte a una crescita rigogliosa anche in un appartamento metropolitano. L’albero non deve essere troppo alto: solitamente va acquistato a un’altezza che oscilla tra 80 e 120 centimetri, quando si trova ancora nelle fasi iniziali del suo ciclo vitale, e deve possedere foglie lucenti e fitte anche nelle parti basse del fusto. L’assenza di queste ultime potrebbe essere indicativa di una pianta già vecchia o che comunque non gode di buona salute. Un Ficus dotato di queste caratteristiche non richiede cure particolari e può essere quindi facilmente coltivato in casa, ricordando però che è in grado di raggiungere altezze notevoli, persino di 3 o 4 metri; per cui, prima di qualunque acquisto, meglio individuare da subito un luogo ampio e luminoso in cui sistemarla. 

La sistemazione ideale

Tanta luce e aria limpida: queste sono le richieste fondamentali del Ficus elastica. Essendo una pianta tropicale, infatti, ha bisogno di temperature elevate: l’ideale sarebbe mantenerle tra i 22 e i 28°C, ma l’importante è che non scendano sotto i 12-15°C. Oltre al calore, però, l’alberello necessita anche di luce di media intensità, senza essere esposto direttamente ai raggi del sole. È bene tener conto di questi fattori non solo per il sano sviluppo della pianta, ma anche per l’eventualità in cui vogliamo affiancarla ad altre varietà di arbusti, che devono necessariamente prosperare nelle stesse condizioni climatiche del nostro Ficus. Per fortuna, a livello di terreno, non risulta altrettanto esigente: basta fornirlo di un buon terriccio ricco e soffice, molto ben drenato, facilmente ottenibile mescolando del terriccio universale bilanciato con poca sabbia e poca corteccia sminuzzata. Occorre naturalmente effettuare concimazioni regolari, altrimenti il Ficus potrebbe risentirne, lanciando dei chiari segnali d’allarme con la caduta delle foglie.

Poche, semplici cure

Il Ficus elastica ha bisogno veramente di poco per crescere sano. Trovata la posizione, è sufficiente fornirgli acqua quanto basta a mantenere il terreno umido. Questo si ottiene con un vaso di giuste dimensioni riempito con terriccio di qualità, ricco di torbe. Bagniamo generosamente, ma attendendo sempre che la superficie appaia asciutta.

Un concime per piante verdi ogni due settimane da marzo a tutto settembre, ne facilita lo sviluppo e lo mantiene capace di resistere all’eventuale attacco di qualche parassita. Benché sia una pianta di per sé molto resistente, può, ciò non di meno, essere oggetto di attacco da parte di acari o cocciniglia. Nulla di grave, purché si intervenga subito, prima che il parassita formi una colonia. 

Con l’arrivo dell’estate, quando la temperatura è stabilmente sopra i 20°, possiamo mettere la pianta all’esterno dove possa ricevere luce indiretta; non mettiamola al sole e, nelle giornate più calde, spruzziamola con dell’acqua non calcarea perché possa godere di una maggiore umidità. Lo riporteremo in casa a settembre quando la temperatura notturna si fa più fresca.

Possiamo rinvasarla in qualunque momento dell’anno, scegliendo sempre un vaso appena più grande. Per assicurare una maggiore stabilità, cerchiamo un. vaso profondo, ma mettiamo alla base delle pietre. Il rinvaso si effettua generalmente ogni due anni, ma, se lo coltiviamo bene, nei primi anni potrebbe richiedere un rinvaso più frequente.

Salvia_descrizione

La salvia

La Salvia officinalis è una bella pianta arbustiva che può raggiungere 70-80 centimetri di altezza e che può essere facilmente coltivata in piena terra come in vaso. È tra le piante aromatiche che non possono mancare sulla finestra della cucina, sul terrazzo o nell’orto, indispensabile per aromatizzare alcune vivande e preziosa per arricchire di un bel verde argentato la base delle piante più grandi.

Le sue foglie sono coperte di una peluria sottile che conferisce un aspetto vellutato e piacevole al tatto; sono persistenti, ma, se l’inverno è molto freddo, cadono per tornare a spuntare con la primavera. La fioritura ha luogo da maggio a luglio, ma solo se il clima non è troppo freddo. I fiori sono raggruppati a tre alla volta all’estremità dei rami, sono grandi, di colore blu-violetto, costituiti da due labbri.

Dove coltivarla

La salvia cresce allo stato naturale in tutto il bacino del Mediterraneo fino a un’altitudine di 800 metri circa, lungo i sentieri e nei declivi esposti a Sud.

Come il rosmarino, la salvia ama l’esposizione soleggiata e il terreno calcareo e asciutto purché sia ben drenato perché non sopporta l’umidità eccessiva e stagnante. Il terreno ideale per ottenere una pianta robusta e ricca di aroma è un terriccio secco, calcareo, pietroso, povero ma esposto in pieno sole. Come base di piante più grandi, ricordiamoci di esporla a Sud, mentre nella coltivazione in vaso è preferibile una terrazza o il davanzale di una finestra assolata. 

Può essere messa in terra per conto suo o abbinata facilmente ad altre piante aromatiche come il rosmarino e il timo per creare ciotole o aiuole di pacevole effetto e profumo.

Le cure più adatte

Oltre a una corretta esposizione, dobbiamo provvedere a due semplici accortezze: un giusto apporto di acqua e la cimatura regolare dei fusti. Provvediamo perciò a fornire alla salvia acqua a temperatura ambiente quanto basta per mantenere appena umido il terreno: bagniamo alla sera, dopo il tramonto, usando l’acqua con cui abbiamo riempito dal mattino l’annaffiatoio. Dal momento che la pianta tende ad allungare i suoi fusti assumendo un’aspetto spoglio alla base, non esitiamo a tagliarne le punte in modo da indurne lo sviluppo dalla base. Inoltre, ad agosto, dopo la fioritura, dimezziamo i fusti: questa operazione rinvigorisce il fogliame. In inverno, proteggiamo la pianta dal freddo coprendola con un sacchetto di plastica trasparente a cui avremo praticato due o tre fori.

Come moltiplicarla

La salvia si può seminare, ma si effettua più spesso la moltiplicazione per talea, margotta o divisione dei cespi. Seminiamola a primavera in piena terra dopo che le gelate sono certamente finite. Due mesi dopo, ripicchettiamo le piantine distanziandole di circa 40 centimetri. Le talee devono essere invece prelevate preferibilmente a maggio o tra agosto e settembre. Per questo, tagliamo dei rametti di 6-8 centimetri di lunghezza, togliamo le foglie alla base e mettiamoli a radicare in vasetti di 8-10 centimetri di diametro dove sia presente un mix composto dal 75% di sabbia e 25% di terriccio. Manteniamo umido il terreno e proteggiamo la pianta dal sole diretto e dal vento.

Possiamo anche moltiplicarla per divisione dei cespi, prelevando i fusti giovani ai lati del ciuffo e mettendoli immediatamente in terra. 

Corniolo_descrizione

Il Cornus florida

Una delle piante più appariscenti che possiamo ammirare in queste settimane è certamente il corniolo (Cornus florida), pianta di origine nord americana che ora presenta le sue bellissime e vistose fioriture.

Queste in realtà sono formate da fiori piccoli, riuniti in mazzetti, contornati però da grandi brattee bianco rosate che li rendono molto appetibili dagli insetti e molto belli per noi.

Arbusto o piccolo albero adatto anche per piccoli giardini, può crescere in un grande vaso e può a ragione diventare un protagonista sul nostro terrazzo come in un piccolo spazio verde.

Com’è fatto

Questo corniolo cresce allo stato spontaneo dove l’estate non è troppo calda, nelle regioni a ridosso delle Alpi o degli Appennini, fino a 1.200 metri di altezza. Soffre un po’ per l’eccessivo calore, mentre resiste benissimo al freddo intenso tipico delle regioni del Nord.

Il suo aspetto è quello di un arbusto troppo cresciuto, ramificato com’è; col tempo assume l’aspetto di un piccolo albero, sempre conservando un tronco piuttosto corto. Le sue foglie, caduche, sono di un bel verde brillabnte ma, durante le settimane più calde, tendono a diventare gialle e poi rosse in autunno. L’albero, ancora spoglio, si ricopre di infiorescenze che sovrastano le foglie che nascono quasi contemporaneamente.

Come coltivarlo

Il momento migliore per metterlo a dimora è, come al solito, l’autunno, ma possiamo metterlo in piena terra anche in primavera, predisponendo una buca ben più ampia del pane di terra e utilizzando terriccio per acidofle. Un terreno subacido infatti crea le condizioni migliori per il suo sviluppo.

Scegliamo una posizione in pieno sole o, se abitiamo in una zona con estati molto calde, dove possa godere del sole diretto al mattino o dove un albero più grande possa fornirgli un po’ di ombra al pomeriggio. 

Forniamogli acqua abbondante durante la bella stagione, da marzo a tutto settembre, lasciando però asciugare il terreno in superficie prima di bagnare di nuovo. Le nostre attenzioni dovranno essere più puntuali il primo anno per assicurarci un corretto attecchimento.

Non serve potarlo; possiamo tutt’al più accorciare in autunno un ramo se uscisse dalla forma naturale della chioma, ma non serve altro.

In vaso

Possiamo far crescre questo alberello anche in un grosso contenitore. Scegliamo un vaso o un mastello di 40 cm di diametro, alto 50-60 cm e utilizziamo terriccio universale mescolato a terriccio per acidoflle. Irrighiamo con regolarità attendendo che la superficie appaia asciutta e forniamo, ogni due settimane, un concime per piante acidofile. La crescita è lenta e prima che il nostro arbusto si trasformmi in alberello passeranno molti anni, ma nel frattenpo ci regalerà, anno dopo anno, sempre di più fioriture deliziose.

Corniolo

L’alternativa ai gerani

L' alternativa i soliti gerani

I gerani sono belli e con essi possiamo senz’altro realizzare cascate di fiori di cui andare orgogliosi. Ma, al di là del problema “farfallina”, è legittimo aver voglia di qualcosa di diverso. Come riempire allora le nostre cassette e avere comunque un terrazzo o un davanzale colorate e ricco di fiori?

Abbiamovisitato un Garden center per guardare quale era l’offerta di queste settimane e abbiamo selezionato alcune piante con cui possiamo arricchire i nostri vasi dando loro anche un tocco di originalità.

Impatiens

Nota anche Balsamina, è adatta a una posizione a mezz’ombra. I suoi fusti carnosi e ramificati si possono estendere oltre un metro. Dall’inizio della primavera fino ai primi freddi produce numerosi fiori dai petali ondulati. Esiste in molte varietà e colori. ⇒ leggi di più

Campanula isophylla

Adatta a una posizione luminosa, non al sole diretto, ha fusti sottili e ricadenti. Dalla primavera inoltrata fino all’estate si ricopre di fiori blu o viola. Esiste anche una varietà con fiori bianchi. ⇒ leggi di più

Dipladenia

Nota anche come Mandevilla, è un rampicante sempreverde con foglie lucide cheproduce, da aprile  fino dal fine dell’estate, grandi fiori campanulati bianchi o rossi. Può essere coltivata in posizione luminosa sia come rampicante sia come ricadente. ⇒ leggi di più

Petunia nana

Il suo nome scientifico è Calibrachoa hybrida ed è una petunia con fiori più piccoli, portamento ricadente e forma compatta. Fiorisce ininterrottamente da aprile a ottobre in posizioni soleggiate nei colori giallo, bianco, rosso, viola e sfumature intermedie. ⇒ leggi di più

Diascia

È un’ansale semirustica adatta a terrazzi in pieno sole o comunque molto luminosi. Ha crescita lenta e non è più alta di 45 cm. I suoi fiori, molto particolari, sono bianchi, rosa, rossi; sono numerosi e compaiono da aprile a tutto agosto. ⇒ leggi di più

Osteospermum

È quella che chiamiamo volgarmente Margherita africana e ch regala vistose fioriture multicolori da aprile a alla fine dell’estate. I fiori, larghi 8-10 cm crescilo numerosi in pieno sole o in posizione molto luminosa. ⇒ leggi di più

Bidens

Pianta perenne coltivata spesso come annuale e caratterizzata da portamento prostrato(non supera 40 cm di altezza) e fioriture molto decorative. I fiori sono generalmente giallo oro. ⇒ leggi di più

Fucsia

Arbusto compatto perenne adatto alle zone a mezz’ombra, capace di generose fioriture dalla tarda primavera fino a ottobre. Cresce molto bene in vaso, ma in Inghilterra la si usa per formare siepi spettacolari. ⇒ leggi di più

Azalea_cure

L' azalea: le cure in piena terra e in vaso

L’azalea è una bella pianta cespugliosa che purtroppo spesso muore dopo la fioritura più per nostra incuria che per debolezza. Si tratta di una pianta rustica che teme il gelo prolungato se vive in vaso, ma che acquista robustezza e forza col passare degli anni se vive in piena terra.

Non sono piante difficili da coltivare a patto che ne rispettiamo le esigenze di coltivazione. Certo, questo principio può valere per tutte le piante, ma le azalee in particolare non sopportano le mezze misure: o crescono splendidamente o non sopravvivono.

L’esposizione

Se in queste settimane ne acquistiamo una in piena fioritura sistemiamola in una posizione semi-ombreggiata dove riceva il sole per poche ore al giorno, lontano dalle correnti d’aria. 

Nel scegliere la posizione, teniamo presente che le azalee offrono il loro aspetto migliore quando sono distribuite a macchia, in modo da formare larghi cuscini fioriti (attenzione alla combinazione dei colori) in spazi aperti, ben arieggiati. Da evitare insomma i cortili chiusi, i prati esposti a meridione, le terrazze assolate che fronteggiano il mare. 

Mai esporre le azalee a sud o in posizione molto soleggiata a meno che non si tratti di una zona ben sopra il livello del mare.

Il terreno

L’azalea è una pianta acidifica e la qualità del terreno è uno dei fattori più importanti: quello ideale è un composto di torba, terra d’erica e di bosco (foglie di faggio, querce, castagni) con un grado di acidità del terreno (il pH) intorno al 4 o 5.

Il che vuol dire che se il terreno è fortemente calcareo, coltivare l’azalea non sarà un successo.

Se abbiamo dei dubbi sulla natura del terreno e non abbiamo modo di misurarlo, quando piantiamo la nostra azalea, scaviamo una buca ben più ampia del necessario e riempiamola poi con terriccio per acidofile. 

Ogni anno poi, a ottobre, copriremo la superficie del sottochioma con uno strato di torba acida; questo manterrà il terreno acido mantenendo in salute la pianta.

È fondamentale che il terreno sia ben drenato: non deve quindi avere ristagni d’acqua perché, se è vero che l’azalea ama l’umidità, questo non significa che ne apprezzi i suoi effetti alle radici. È una pianta che ama il fresco e l’umido e non a caso prospera magnificamente nelle zone dei laghi. 

Quando annaffiarla

Dove l’umidità non fosse sufficiente, bisogna annaffiare con regolarità.

Se la pianta è in piena terra e ben riparata, potremo farlo una volta la settimana.  E non aspettiamo a bagnare quando i segnali di disidratazione si sono già fatti evidenti. Se fa molto caldo o molto freddo stendiamo attorno alla base della pianta un bel tappeto di aghi di pino, terriccio e torba. Questa operazione, che si chiama pacciamatura, si rivela utilissima perché tiene la base della pianta al riparo da eccessivi sbalzi di temperatura e contemporaneamente scoraggia l’insorgere delle erbe infestanti.

Piantiamola ora

Possiamo effettuare la piantagione in qualunque momento dell’anno, purché lontano dal gran gelo e dal gran caldo. Il periodo ideale è la fine dell’autunno o la fine dell’inverno.

Prima di interrare, prepariamo con cura una buca arricchendo il terreno con letame pellettato o un concime organo-minerale a lenta cessione. 

Coltiviamola in vaso

L’azalea si presta benissimo alla coltivazione in vaso, ovviamente con qualche attenzione in più rispetto al terreno.

Innanzitutto attendiamo la fine della fioritura per effettuare il rinvaso o bloccheremo la fioritura con successiva caduta dei fiori o dei boccioli.

Utilizziamo un vaso poco più grande di quello in cui abbiamo acquistato la pianta e utilizziamo solo terriccio per acidofile arricchito con una manciata di letame pellettato o concime a lenta cessione.

Non danneggiamo il pane di terra, ma incidiamolo longitudinalmente con un coltello per favorire l’espansione delle radici.

L’irrigazione dovrà essere costante in modo da mantenere il terreno sempre un poco umido.

A riguardo, è fondamentale, dal momento che bagniamo con acqua dell’acquedotto (generalmente un poco calcarea), aggiungere all’acqua un cucchiaio di aceto o il succo di mezzo limone. Così come è importante utilizzare solo concime per acidofile che, oltre a fornire elementi utili preziosi, ha il compito di mantenere il terreno acido più a lungo.

La maggior parte delle azalee coltivate in vaso deperisce dopo circa due mesi a causa della scarsa acidità del terreno: bagnandola con acqua calcarea infatti, riduciamo progressivamente l’acidità del terreno. La pianta non è più in grado di assorbire i nutrienti e quindi va incontro a morte sicura.

Moltiplichiamola per talea

Il modo migliore per riprodurre un’azalea è tagliare dei pezzetti dai rami (ca 10 cm), nati subito dopo la fioritura, in estate (talea). Eliminiamo le foglie più basse e poi immergiamo la base dei rametti nella polvere radicante, un preparato speciale, facilmente reperibile, a base di ormoni che favorisce lo spuntare delle radici.

Piantiamoli in terriccio per acidofile e annaffiamo; per conservarne l’umidità fino alla radicazione, copriamo il vasetto con la talea con una mezza bottiglia di plastica o un sacchetto trasparente. Mettiamo la talea in una posizione non colpita dal sole dove possa rivedere un poco di luce. Dopo circa un mese avrà messo radici; ce ne accorgeremo dall’emissione di nuove foglioline. Lasciamo rinforzare la piantina prima di rinvasarla. Conserviamola per il primo inverno in una serretta al riparo dal freddo intenso.

La potatura dopo la fioritura

La potatura non è particolarmente necessaria ma è importante eliminare regolarmente i fiori appassiti per fare in modo che la pianta dia il meglio di sé.

Normalmente, dopo la fioritura la pianta può apparire disordinata, con alcuni fusti lunghi che escono dalla forma arrotondata della chioma. Inoltre la scarsa presenza di foglie ci fa apparire la pianta anche più brutta di quella che è. 

Tagliamola allora, molto semplicemente, riducendo i rami lunghi e dando alla chioma un aspetto arrotondato. È il momento migliore anche per rinvasare la pianta e concimarla. In poche settimane la pianta si coprirà di foglie assumendo un aspetto rigoglioso.

I nemici

Le azalee temono soprattutto le cattive condizioni ambientali e gli errori di coltivazione. A rischio sono soprattutto le piante forzate in serra e utilizzate come piante d’appartamento. Spesso sono esposte all’eccessivo calore dei riscaldamenti e ad errori di bagnatura.

Quanto agli insetti, i più temibili sono l’oziorrinco (Otiorrhyncus sulcatus) che rode foglie e germogli e la Gracilaria azaleella. Entrambi si combattono con ripetute somministrazioni di insetticidi specifici disponibili in commercio. 

Azalea_specie

L' azalea: la storia e le specie

Linneo, il naturalista svedese che verso la metà del Settecento e per primo introdusse un criterio di classificazione botanica, credeva che Azalee e Rododendri fossero delle piante distinte. Si basava sul fatto che i Rododendri hanno dieci stami (organo riproduttivo maschile del fiore), mentre le Azalee solo cinque.

Un secolo dopo i botanici decisero di riunire i due generi in un’unica famiglia, quella dei Rododendri. Avessero torto o ragione, rimane evidente anche un’altra differenza: i rododendri sono per lo più sempreverdi, mentre le azalee no. Le specie di azalee cosiddette sempreverdi perdono in primavera le poche foglie rimaste e si ricoprono di fioriture così fitte da nascondere interamente quelle nuove.

L’aspetto è quello di un cespuglio ma, al contrario dei rododendri che sviluppano dei veri e propri muri fioriti, l’azalea resta di medie dimensioni con rami flessuosi e abbastanza sottili.

Oggetto di numerosi incroci

Già alla fine del ‘700 le azalee furono oggetto di numerosi incroci, soprattutto in Inghilterra e in Belgio. Nell’800 a Gand (in Belgio, capoluogo delle Fiandre Orientali) si sviluppò una vera e propria industria dell’azalea.

Oggi Belgio, Giappone, Olanda e Stati Uniti sono i paesi dove la loro coltivazione e selezione hanno la più antica tradizione.

Nella intricata e in un certo senso confusa storia di questa famiglia vale la regola di suddividere le specie e le varietà in due gruppi: Decidue (cioè che perdono le foglie) e Sempreverdi (o quasi), e classificare i loro numerosissimi incroci secondo il nome storico che deriva dai luoghi dove tali incroci sono stati creati come ad esempio: Gand, Exbury, Kurume, Knap Hill. 

Il termine “indiane” viene frequentemente utilizzato per indicare le molte varietà adatte alla coltura in vaso e diffuse soprattutto in Belgio.

La fioritura delle azalee a Villa Carlotta, sul lago di Como.

Le specie decidue

Tra le specie decidue che più facilmente possiamo trovare nei vivai c’è l’Azalea pontica (Rhododendron luteum), di origine caucasica ed europea. I suoi fiori sono profumati e appaiono in maggio di colore giallo vivo; la pianta raggiunge tre metri di altezza e ha bellissime colorazioni autunnali.

Non meno diffusa, l’Azalea mollis (Rhododendron japonicum), originaria del Giappone; incrociata con il Rododendro sinense, ha dato origine ai magnifici “ibridi mollis” coltivati soprattutto per la creazione di piante forzate a fiorire. Di piccole dimensioni, fiorisce a maggio, prima di mettere le foglie, con fiori dal rosso all’arancio, senza profumo, 

Il Rhododendron occidentale è l’unica azalea proveniente dagli Stati Uniti occidentali; di piccole dimensioni, dà in giugno-luglio dei bellissimi fiori bianchi macchiati di giallo, molto profumati.

Originaria della Cina, invece, l’Azalea sinensis (Rhododendron molle) raggiunge due metri di altezza e produce grandi fiori gialli in aprile-maggio. 

A queste si aggiungono i numerosi incroci creati dalle specie decidue: gli Ibridi di “Gand”, ottenuti incrociando il ceppo europeo e quello americano, caratterizzati da fiori spesso doppi, anche se piccoli, famosi per la loro resistenza e le belle colorazioni autunnali.

Gli Ibridi di “Knapp Hill”, ottenuti negli omonimi vivai, raggiungono due metri di altezza e hanno colorazioni nella gamma del rosa-arancio-rosso, spesso con sfumature più scure. Fioriscono a maggio e sono abbastanza profumati.

Gli Ibridi di “Exbury”, ottenuti da Lionel de Rotschild nel suo omonimo giardino, sono assai rustici con grossi fiori dalle tonalità vivaci.

Infine, gli Ibridi di “mollis”, originari del Belgio, hanno grandi fiori senza profumo, che si aprono a maggio in calde colorazioni gialle-arancio-salmone-bronzo.

Le specie sempreverdi

Tra le specie sempreverdi l’Azalea indica (Rhododendron indicum) è originaria del Giappone, ha fiori rosso brillante che appaiono in maggio-giugno. Raramente coltivata, viene spesso confusa con il Rhododendron simsii con il quale divide molte caratteristiche.

Il Rhododendron simsii, originaria della Cina, è la comune azalea, nota anche come “azalea dei fioristi” o “azalea dei laghi”. Molto usata per la forzatura in serra, cresce in giardino anche tre-quattro metri e fiorisce in maggio-giugno nei toni del rosa-rosso e del bianco. Adatta anche alla coltivazione in vaso, forma in giardino un cespuglio ampio e ricco di foglie. Si contano numerosi incroci a fiori semplici e doppi.

Dall’isola giapponese di Kyushu giunge l’Azalea indica (Rhododendron kaempferi): fiorisce a maggio in varie tonalità di rosso e raggiunge tre metri di altezza. È un cespuglio semi-sempreverde da cui sono derivati magnifici ibridi oggi largamente coltivati.

Dalla stessa isola dove pare che cresca solo sul monte Kirishima, arriva l’Azalea obtusa (Rhododendron obtusum). È un cespuglio di lentissima crescita ma proprio per questo è adatta al giardino roccioso o per creare bassi cuscini molto compatti. Ha foglie e fiori più piccoli rispetto alle altre azalee, di colore rosso brillante o rosa. I suoi incroci hanno dato origine a bellissime azalee conosciute come “Azalee Kurume”.

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