L’ Ipomea

L' Ipomea o campanella rampicante

L’Ipomoea, chiamata molto spesso Campanella rampicante, è una pianta in grado di regalare cascate di fiori coloratissimi e che non richiede particolari cure. Caratterizzata da fiori a forma di campana della lunghezza di 8-10 cm e da foglie a forma di cuore allungato, cresce velocemente fino a raggiungere un’altezza di 3 metri. Ha durata annuale anche se in presenza di inverni particolarmente miti, ha un comportamento da pianta perenne. I suoi fiori si schiudono all’alba e si richiudono a metà mattina, ma se il cielo è coperto rimangono aperti. La loro colorazione varia dal bianco al giallo, dal rosa al porpora, dal blu al violetto; generalmente ogni pianta ha un colore preferenziale, ma non è raro che sulla medesima compaiano fiori di diverse tinte.

L’ambiente ideale

È una pianta tipicamente da esterno, che può essere coltivata senza difficoltà anche in vaso. Predilige le zone assolate, anche se il caldo eccessivo tende a rallentarne la crescita. Ama un terreno morbido, ricco di sostanze organiche e non ha alcuna particolare esigenza se non una regolare ma moderata annaffiatura. Soffrono invece per il vento e sono quindi da piantare in zone naturalmente riparate o a ridosso di muri o staccionate. L’Ipomea può crescere praticamente in tutti i modi e come tale può essere sfruttata per decorare prati, terrazzi o pareti. Come rampicante necessita solo di fili di sostegno intorno a cui attorcigliarsi. Senza alcun sostegno, ricade e diventa ottima per abbellire terrazze e balconi. Può anche essere piantata in un prato e in tal caso si espanderà su di esso punteggiandolo di centinaia di fiori colorati. Unico difetto, in quest’ultimo caso, è rappresentato dalla sua tendenza ad intorcigliarsi ad altre piante per arrampicarsi. Deve perciò essere seguita nella sua crescita per evitare effetti indesiderati.

Come si riproduce

La riproduzione avviene per seme. Il periodo migliore è marzo-aprile. Questo va immerso in acqua per 24 ore. Una volta germinato, il seme va piantato in un comune vaso in ambiente protetto e lasciato crescere per circa un mese. Per irrobustire la pianta, è bene quindi trapiantarla in un vaso del diametro di ca 12cm fino alla messa a dimora definitiva che può avvenire a maggio-giugno.

I possibili problemi

È importante, per una crescita veloce e rigogliosa, non lasciar mai asciugare completamente il terreno. Per questo pacciamiamo il terreno intorno alla pianta con corteccia e annaffiamo con regolarità. È utile anche fornire del concime per piante da fiore ogni 15 giorni per tutto il periodo vegetativo.

Le foglie delle piante giovani possono essere attaccate da afidi, cicadelle, ragnetto rosso e tripidi. L’ingiallimento delle foglie può essere causato dalle cosiddette mosche bianche, dei piccoli insetti che si installano sotto le foglie e ne succhiano la linfa. In tutti questi casi si possono trattare le piante con insetticidi a base di piretro.

Le specie più diffuse

In Italia sono diffuse per lo più cinque specie, differenti per il colore del fiore e per piccole caratteristiche. L’Ipomoea alba è quella più delicata, adatta alle regioni con il clima mite. Caratterizzata da fiori bianchi, dal profumo intenso, che si schiudono di sera, può raggiungere i tre metri. L’Ipomoea nil è una perenne con foglie a tre lobi simili a quelle dell’edera e con fiori di colore violetto, rosa o porpora, talvolta bordati di bianco. 

L’Ipomoea purpurea, nota anche come Convolvulus major, è una specie molto vigorosa che può raggiungere i 4 metri di altezza e fiori  di colore porpora scuro, ma anche, nelle diverse varietà, bianco, rosso, malva o violetto. L’Ipomoea tricolor, nota anche come Ipomoea rubro-cerulea, è una specie perenne con fiori rosso-porpora caratterizzati dalla gola bianca. Prevede due varietà: la Flying Saucers i cui fiori hanno strisce azzurre e bianche, e la varietà Heavenly Blue che ha invece fiori azzurri all’esterno e bianchi all’interno. L’Ipomoea quamoclit o Ipomoea pennata è un’annuale in grado di raggiungere i tre metri di altezza, i cui fiori gialli o rossi sono riuniti in grappoli denominati racemi.

Ipomea

Salvia, prime cure

Salvia: prime cure

Abbiamo acquistato una piantina di salvia e ci chiediamo quale sia il modo migliore per farla crescere e prosperare.

La salvia (Salvia officinalis) è una pianta arbustiva tipicamente mediterranea che cresce bene sia in piena terra sia in vaso.

In piena terra

Scegliamo una posizione non troppo assolata; è meglio evitare il sole del pomeriggio, quello più caldo. Cerchiamo dunque un posto che goda di buona luce, ma che riceva il sole diretto per poche ore al giorno. Mescoliamo alla terra con cui riempiamo la buca del letame pellettato (ne basta una manciata) o del concime granulare a lenta cessione per piante verdi o piante aromatiche.

Benché la pianta resista a brevi periodi di siccità, è utile annaffiarla con una certa regolarità, idealmente due volte alla settimana.

In vaso

Se abbiamo acquistato una pianta piccola, sarà necessario utilizzare un vaso da almeno 14 cm di diametro. Se l’abbiamo acquistata in un vaso già di queste dimensioni, ci basterà utilizzare un contenitore appena più grande.

Utilizziamo il terriccio universale di buona qualità, eventualmente arricchito con letame pellettato o un concime granulare. Diversamente, concimiamo la pianta due volte al mese con un concime liquido per piante aromatiche o per piante verdi.

Bagniamo la pianta con regolarità per mantenre sempre un poco umido il terreno. Evitiamo sempre i ristagni, molto dannosi: per questo vuotiamo sempre il sottovaso.

Menta: il trapianto

Menta: prime cure

Possiamo seminare la menta direttamente in piena terra a partire da aprile o, più facilmente, possiamo acqistarne un vasetto con piantine alte circa 20 cm.

Quello che troviamo nel vasetto è il prodotto di una semina e quindi non si tratta di una pianta, ma di molte piante che, se crescessero così vicine, si farebbero molta concorrenza con il risultato che ne sopravviverebbe una o forse due.

Nel trapiantarle perciò dobbiamo per prima cosa togliere l’intero pane di terra dal vaso e, premendo con le dita, dividere le piantine in modo da poterle rinvasare ben distanziate.

Da una vasetto di 14 cm possiamo ottenere di che riempire facilmente una cassetta da 50 cm.

Usiamo del terriccio universale arricchito con letame pellettato o un concime granulare a lenta cessione.

La menta cresce bene su terreno fertile, ricco di sostanza organica e ben drenato. Usiamo perciò terriccio di qualità se desideriamo avere un biuon risultato.

Annaffiamo abbondantemente dopo il rinvaso e, nelle prossime settimane manteniamo sempre il terreno un poco umido; possiamo ottenere ottimi risultati con i vasi a riserva d’acqua.

Se non abbiamo concimato la terra durante il rinvaso, conviene fornire alle piante un concime liquido per piante aromatiche ogni due settimane, mescolato all’acqua delle annaffiature.

I nasturzi

I nasturzi

Chiamiamo nasturzio il Tropaeolum majus, la specie più diffusa tra le novanta esistenti e la più facile probabilmente da coltivare.

Importata dall’America latina alla fine del XVII secolo, questa pianta ha una crescita molto rapida, tanto da essere utilizzata spesso come annuale, benché si tratti di una perenne.

Le sue foglie sono rotonde e con il picciolo che si inserisce nella loro parte centrale; sono di colore verde chiaro. I fiori sono di un bel giallo-arancio e sbocciano dall’inizio dell’estate all’autunno. Tutta la pianta è commestibile tanto che i suoi boccioli possono essere usati come i capperi per aromatizzare le vivande.

È una pianta che non dovrebbe mai mancare nell’orto domestico, non solo per la sua capacità di attrarre gli insetti impollinatori, ma anche perché svolge un’efficace azione repellente nei confronti di molti insetti parassiti (pidocchi, aleurodidi, etc.).

La semina

Si semina a partire dalla seconda metà di marzo. Nelle regioni più fredde si mettono i semi in semenzaio, mentre, dove il clima è più mite, si semina direttamente in piena terra. Quelle poste in semenzaio hanno bisogno solo di terreno umido e un ambiente luminoso per germinare velocemente. Si trapiantano dopo circa un mese, quando le piantine hanno cinque-sei foglie.

La posizione

La posizione ideale per questa pianta è dove possa vedere il sole per poche ore al giorno. Ama infatti una collocazione dove abbia luce, ma non il sole diretto. Il terreno deve essere sempre un poco umido e, se coltivato in vaso, dobbiamo avere l’accortezza di bagnare le piante tutti i giorni nelle settimane più calde. Se il terreno si asciuga troppo, la pianta ingiallisce velocemente.

Nella coltivazione in vaso è preferibile anche, da aprile a settembre, fornire ogni settimana un concime per piante da fiore.

In giardino

Piantiamolo dove possa facilmente arrampicarsi su un sostegno, una grata o una pianta. Possiamo impiegarlo per decorare una pergola o un gazebo, coprire una parete a cui abbiamo fissato dei fili o una grata, ma anche per dare colore a una siepe. Il nasturzio si arrampica autonomamente a fili, pali, rami. Possiamo farlo anche ricadere da un vaso sospeso, oppure piantarlo in un’area sassosa perché la ricopra velocemente.

In terrazzo

Dal momento che si presta a crescere benissimo anche in vaso, su un terrazzo trova posto praticamente ovunque purché non sia orientato a Sud (troppo sole). Usiamolo per coprire una ringhiera o una grata di protezione; lasciamolo ricadere da un vaso appeso o mescolato nelle fioriere ad altre piante più grandi per difenderle dalla mosca bianca e dai pidocchi.

Nell’orto

La sua collocazione ideale è vicino a pomodori e cavoli. La sua funzione repellente ci farà risparmiare in insetticidi e, con le sue fioriture, attirerà le api e le farfalle. Possiamo piantare i nasturzi in piena terra o preparare molto semplicemente dei vasi (bastano queli da 14cm) completati da due canne su cui farli arrampicare.

Le altre specie “da seme”

Il Tropaeolum majus è la specie più diffusa, ma possiamo, con un po’ di pazienza, trovare anche altre specie, altrettanto facili da coltivare.

Ve ne sono che si prestano ad essere seminate ed altre che dispongono invece di un tubero o un rizoma da lasciare stabilmente in terra o, dove l’inverno è più freddo, ritirare a ottobre per essere messi nuovamente a dimora in primavera.

Tra le specie che si prestano alla semina c’è il Tropaeolum minus, perenne, con foglie a forma di scudo e fiori dai petali più stretti rispetto a quelli della specie majus. È semi-rampicante ed i suoi rami raggiungono la lunghezza di 50 centimetri.

Il Tropaeolum peltophorum o lobbianum ha fiori e foglie molto simili a quelle del T. majus ma i suoi fusti superano i quattro metri di lunghezza e fioriscono per tutto l’anno nelle regioni mediterranee.

Sono stati ottenuti numerosi ibridi incrociando T. majus, T. minus e T. peltophorum e questi, noti tutti come Tropaeolum cultorum, sono facilmente reperibili un po’ ovunque; ne esistono a fiore semplice e doppio, con foglie verde chiaro, verde scuro o variegate e fiori di un solo colore o bicolori, giallo, arancio, rosso scarlatto, rosso sangue, porpora, color bronzo o cioccolata.

Le specie rizomatose

Meno comuni ma non meno belli sono i tropeoli tuberosi o rizomatosi, quelli che si ottengono piantandone un tubero o un rizoma. Fra questi il Tropaeolum polyphyllum, strisciante e con rami molto carnosi che nascono da un rizoma e superano i due metri di lunghezza. Ha foglie di colore grigio argento composte da sei lobi e fiori di colore giallo che sbocciano numerosi da giugno a settembre.
È una pianta ideale per giardini assolati.

Il Tropaeolum peregrinum, semi-rampicante, ha foglie che ricordano quelle del fico e fiorisce di giallo in estate con corolle di una strana forma: i due petali superiori sono grandi e sfrangiati mentre i tre inferiori sono piccoli ed insignificanti.

Esuberante anche la fioritura del Tropaeolum speciosum. La pianta è rampicante o strisciante e si sviluppa da un rizoma. Ha foglie di un bel verde scuro suddivise in sei lobi e fusti che superano i tre metri di lunghezza. I fiori sono di colore rosso intenso striati di giallo.

Il Tropaeolum tuberosum è la specie più robusta con fusti che raggiungono i cinque metri di lunghezza e fiori rossi all’esterno e gialli all’interno.

Le viole

Piantiamo le viole

Le viole sono piante che si adattano facilmente alle condizioni ambientali e non richiedono particolari attenzioni.  In questo periodo possiamo piantarle per dare un po’ di colore al nostro giardino o ai vasi che abbiamo alle finestre o sul balcone. Ci rallegreranno senza chiederci nulla in cambio. Non temono il freddo e l’umidità di questa stagione non ci impone nemmeno di annaffiarle se non al momento dell’impianto. 

In vaso

Possiamo coltivare le nostre viole in vaso in diverse modalità: in cassetta per avere ringhiere e davanzali fioriti già da gennaio, prima dell’arrivo di gerani e petunie. Possiamo creare delle larghe ciotole dove raccogliere due o tre specie di colore diverso; o, ancora, utilizzare queste piantine coloratissime per decorare la base, normalmente spoglia, di arbusti o alberelli,. Nei primi due casi, creando cioè dei vasi “nuovi” assicuriamo un perfetto drenaggio mettendo sul fondo del vaso o della ciotola almeno due centimetri di ghiaia o di argilla espansa. Utilizziamo quindi del terriccio universale e sistemiamo le piantine a otto-dieci centimetri di distanza una dall’altra. Piantiamo le piantine con la terra che rimane attaccata alle radici, senza romperla, e annaffiamo alla fine per assestare bene il terriccio. Usiamo un annaffiatoio a becco lungo in modo da bagnare uniformemente il terreno senza bagnare le piante.

In piena terra

Possiamo assicurare un perfetto drenaggio alla nostra aiuola, rialzandola di due-tre dita rispetto al suolo, mescolando alla terra della sabbia di fiume o del terriccio in sacco particolarmente “leggero” come quello per piante grasse. 

Nel lavorare il terreno, preoccupiamoci di vangarlo per una profondità di almeno 25 cm, rompendo bene le zolle e togliendo sassi, erbacce o radici di vecchie piante. Uniamo anche del letame pellettato (si vende in sacco e ha il vantaggio di mescolarsi facilmente al terreno); ne basteranno due manciate per metro quadrato per fornire tutto il nutrimento di cui queste piante hanno bisogno. Livelliamo bene il terreno con il rastrello prima di mettere le nostre piantine.

Sistemiamole a 15-20 centimetri di distanza una dall’altra in file distanti altrettanto; se abbiamo varietà di diverso colore, l’effetto migliore si ottiene raggruppando le piantine per singola varietà in modo da formare macchie di colore ben evidenti.

L’esposizione

La Viola mammola (il suo nome scientifico è Viola odorata) preferisce la posizione semi-ombreggiata, mentre la tricolor e la cornuta tollerano anche il sole. Al Nord, dove l’inverno è particolarmente freddo, da novembre a febbraio le viole mammole a fiori doppi, più delicate di quelle a fiori semplici, vanno protette durante la notte con stuoie o teli di plastica e lasciate libere all’aria e alla luce durante il giorno. 

La Viola mammola è una pianta perenne, cioè fiorisce per più anni di seguito e potremo lasciarla nell’aiuola indisturbata, mentre la Viola cornuta, benché anch’essa perenne, viene trattata come annuale o al massimo come biennale (nasce, si sviluppa e muore in questo arco di tempo). In realtà la pianta potrebbe sopravvivere più tempo, ma “si esaurisce” e non produce più fiori e conviene perciò sostituirla. La Viola tricolor è annuale o biennale e dobbiamo perciò prevedere di sostituirla tutti gli anni, se desideriamo avere sempre belle fioriture. 

Al Nord, dove l’inverno è più freddo, possiamo piantare in giardino la Viola mammola che, opportunamente protetta come già descritto, sarà tra le prime piante a fiorire a primavera. Per la tricolor e le altre specie possiamo metterle in piena terra anche in inverno.  

Le cure

Piantate in piena terra si accontentano normalmente delle piogge stagionali e per questo sono tra i fiori scelti per decorare le aiuole cittadine al Nord come nel Centro Italia. Nel nostro giardino possiamo assicurare loro condizioni di vita più ideali, evitando lunghi periodi di siccità, annaffiando quindi moderatamente per mantenere il terreno umido e fresco. Il modo migliore per farlo, evitando di bagnare e rovinare i fiori, è utilizzare un annaffiatoio a becco lungo oppure i tubi porosi microforati. Si tratta di un tubo che rilascia sottili gocce d’acqua per inumidire il terreno senza infradicirlo. Normalmente acquistabile nei garden center, si stende sul terreno subito dopo aver messo le piantine in modo che con il suo percorso a serpentina copra l’intera superficie dell’aiuola passando tra una fila di piantine e l’altra. Quando nel tubo facciamo scorrere l’acqua il terreno viene lentamente inumidito senza bagnare le piante. Risparmieremo acqua e lavoro e le piante staranno meglio.  

Salviamo l’abete di Natale

Salviamo l'abete di Natale

Dopo l’epifania dovremo smontare l’abete che abbiamo usato per le feste di Natale. Cosa farne a quel punto?

Forse il vivaio dove l’abbiamo acquistato lo riprende (magari in cambio di un buono acquisto), forse abbiamo lo spazio per piantarlo in giardino. Come procedere?

Innanzitutto diciamo che probabilmente il nostro abete avrà perso molti aghi, specialmente nelle ultime due settimane. Questo è normale ed è dovuto al caldo dell’ambiente e alla secchezza dell’aria, due condizioni assolutamente diverse da quelle che queste piante dovrebbero trovare in natura.

Iniziamo quindi col mettere il nostro abete all’aperto e, se è al coperto, annaffiamolo quanto basta a inumidire il terreno. Il clima quest’anno ci aiuta mantenendo temperature insolitamente alte: la pianta portata all’esterno non dovrebbe soffrirne e dovrebbe acclimatarsi nel giro di pochi giorni. Ce ne accorgiamo perché smetterà di perdere gli aghi o per lo meno rallenterà la caduta.

In piena terra

Ora non resta che scegliere se metterlo in terra o conservarlo in vaso per il prossimo anno. Per la messa a dimora possiamo attendere anche qualche settimana: spendiamole per scegliere accuratamente il luogo: lontano alcuni metri (almeno 4) dall’abitazione, ben esposto al sole dove il terreno non presenta ristagni inopportuni.

La buca dovrà essere larga e profonda il doppio del pane di terra: procuriamoci per questo un piccone e un badile e conserviamo la terra dello scavo divisa dai sassi più grandi (usiamo per questo un telo di plastica vicino alla buca). Mettiamo alcuni sassi sul fondo per facilitare il drenaggio, un po’ di terra e quindi il pane di terra (possibilmente senza romperlo); riempiamo la buca con la terra mescolata a due-tre manciate di letame pellettato. Premiamo bene con i piedi per assestare la pianta e annaffiamo generosamente. D’ora in poi annaffieremo la pianta con regolarità, come per qualsiasi altra pianta; ci preoccuperemo dell’irrigazione per i primi due anni (soprattutto in estate), poi la pianta saprà badare a se stessa.

In vaso

Possiamo anche scegliere di conservare il nostro abete in vaso; la sua crescita è lenta e probabilmente potremo utilizzarlo anche nei prossimi anni. Lasciamo che si acclimati bene all’esterno e a fine febbraio, prime settimane di marzo, rinvasiamolo in un vaso appena più grande, usando terriccio universale mescolato a una manciata di letame pellettato. Dovremo preoccuparci di annaffiarlo regolarmente, soprattutto durante le settimane più calde dell’anno. Mettiamolo dove possa ricevere la luce del sole almeno per alcune ore al giorno.

Come le piante reagiscono al caldo

Come le piante reagiscono al caldo

La maggior parte delle piante che coltiviamo con successo nei nostri giardini o sul balcone mostrano di avere il loro massimo sviluppo con temperature tra 20° e 30°C. Questo si manifesta non solo con un aspetto particolarmente rigoglioso, ma anche con la produzione di nuove foglie e, in alcuni casi, anche fiori.

Non tutte le piante si comportano allo stesso modo ed alcune prefersicono un clima più fresco, altre sopportano molto bene la calura estiva. Così come alcune sopportano bene l’esposizione diretta al sole, altre invece non lo tollerano.

Più semplicemente, la pianta ha un suo sistema che potremmo definire di termoregolazione che permette alle foglie di rimanere fresche anche se esposte costantemente al sole. Ci basta toccarne una qualsiasi per renderci conto che, a dispetto dell’esposizione, ha una temperatura inferiore a qualsiasi altro corpo nelle stesse condizioni. Questo “raffreddamento”, necessario per il corretto funzionamento della foglia (così come avviene per i pannelli fotovoltaici), è reso possibile dallo scorrere della linfa e dalla traspirazione. La perdita di umidità attraverso gli stomi abbassa la temperatura della superficie mantenendola sempre a livelli ottimali.

Questo sistema comporta ovviamente la disponibilità di acqua: in mancanza di questa, le foglie non possono essere raffreddate e di conseguenza seccano.

Più acqua e nebulizzazioni frequenti

Si potrebbe pensare a questo punto che sia sufficiente, quando fa molto caldo, fornire alla pianta più acqua. Questo è in parte vero e infatti sopperiamo al maggior caldo con irrigazioni più frequenti e abbondanti. Utile anche, per le piante tropicali, quotidiane nebulizzazioni di acqua sul fogliame per aumentare l’umidità relativa e abbassare la temperatura intorno alla pianta.

La maggior umidità relativa facilita gli scambi gassosi e la traspirazione e quindi il corretto funzionamento della foglia. Non per niente le piante che coltiviamo normalmente in casa sono di origine tropicale e vivono bene in ambienti molto caldi ma anche con un’umidità relativa superiore al 70%.

Uno dei sintomi più evidenti della scarsa umidità ambientale nelle piante di appartamento è il disseccamento delle punte delle foglie. L’umidità ambientale, anche in casa, non dovrebbe essere inferiore al 50%.

Quando fa molto caldo

La pianta reagisce normalmente alla calura rallentando il suo sviluppo e questo per limitare la perdita di liquidi e il possibile disseccamento di alcune parti del fogliame. Questo rallentamento è visibile in tutte le piante che tendono a produrre meno foglie e meno fiori rispetto alle settimane precedenti più fresche.

È possibile in questa fase che alcune foglie, di solito le più vecchie, quelle poste in basso, più grandi, secchino; nulla di preoccupante, saranno presto rimpiazzate.

Se le foglie si afflosciano, è segno che manca acqua nel terreno: questo fenomeno permette alla pianta di ridurre la traspirazione e di contenere intorno a sé l’umidità disponibile. L’irrigazione per immersione è la soluzione da preferire, dove possibile.

Le piante in terra vanno bagnate copiosamente, possibilmente in due fasi: una prima volta per idratare il terreno e renderlo ricettivo (su un terreno secco l’acqua tende a scivolare più che a penetrare) e una seconda volta a distanza di qualche ora per bagnare in profondità il terreno.

Le piante grasse entrano in una sorta di riposo vegetativo proprio per risparmiare l’acqua: per questo risulta totalmente inutile concimarle durante l’estate; anche annaffiarle è per lo più superfluo.

Le piante di origine tropicale sono meglio predisposte al calore estivo, ma solo se questo è associato a un’elevata umidità: frequenti nebulizzazioni sul fogliame aiutano la pianta a sopperire alla maggiore temperatura e a mantenere le foglie turgide e brillanti.

In giardino le condizioni ideali per lo sviluppo delle piante si può ottenere con un impianto di nebulizzazione: oltre a ridurre sensibilmente la temperatura, aumenta l’umidità relativa permettendo alle piante di crescere nel migliore dei modi anche durante le settimane più calde.

In linea generale, quando fa molto caldo, l’irrigazione regolare, da effettuare alla sera tardi o al mattino presto, consente ala pianta di resistere fino all’abbassamento delle temperature, momento in cui riprenderanno vegetare per accumulare risorse per l’inverno.

Perovskia_descrizione

La Perovskia o salvia russa

Se desideriamo per il nostro giardino, ma anche per la nostra terrazza, una pianta insolita, che riempia e crei una forte macchia di colore, la Perovskia fa al caso nostro. Dalla primavera avanzata e per buona parte dell’estate i suoi lunghi steli di foglie argentate si ricoprono di centinaia di fiorellinii azzurro-violetti riuniti in lunghe spighe.

Originaria dell’Asia centrale, è nota come Salvia siberiana o Salvia russa per le sue affinità con questo genere; strofinandole, le foglie emanano un vago profumo di salvia.

È un arbusto perenne rustico, che si è diffuso in tutto l’arco mediterraneo dove ha trovato le condizioni migliori per la sua crescita. È semi-sempreverde, nel senso che risente molto della temperatura e, dove l’inverno è molto freddo, perde l’intero fogliame che però normalmente si riforma a primavera.

La Perovskia è l’ideale per creare grosse macchie di colore nelle aiuole, dal momento che può raggiungere il metro e venti di altezza e un’identica larghezza. Cresce bene anche in vaso e non teme la siccità e si presta perciò alla realizzazione di angoli originali o alla creazione di siepi atte a riparare dall’aria.

La posizione migliore

La piantina, acquistata a primavera e scelta tra quelle che presentano un aspetto più rigoglioso possibile, va messa a dimora in terra o in un vaso di media grandezza in piena luce, dove possa godere della maggiore esposizione al sole. Pregio indiscusso di questa pianta è la possibilità di diventare alta e grande senza con questo risultare mai invadente.

I suoi lunghi steli infatti ne assottigliano la forma e la slanciano, facendone così la compagna ideale di tante piante di dimensioni più contenute.

Perfetta se messa alle spalle di un’aiuola, come sfondo a piante da 30-40 cm di altezza, è molto apprezzata anche da sola, in vaso, all’ingresso di un patio o nell’angolo della terrazza.

Il delicato profumo dei suoi fiori e il colore argenteo delle sue foglie non passano mai inosservati.

Poche, semplici cure

La Perowskia predilige il terreno calcareo, sabbioso, ben drenato. L’eccesso di umidità infatti la fa avvizzire velocemente, producendo degli irrimediabili marciumi alla sua base. Quando viene interrata dobbiamo badare di lasciare il colletto della pianta un poco più sopra del livello del terreno: questo favorirà lo scorrimento dell’acqua e impedirà il ristagno. Se posizionata in zone parzialmente in ombra, tende a sfilacciarsi. Anziché crescere in altezza, si allarga, rimanendo bassa e producendo molti stoloni (fusti con radici) che corrono sul terreno. Prima della messa a dimora, verifichiamo il drenaggio del terreno e, se possibile, miglioriamolo con l’aggiunta di sabbia o ghiaia.

L’eccesso di acqua è l’unico problema di cui può risentire la pianta.

Periodicamente la pianta va controllata, i rami secchi vanno recisi a 30-40 cm da terra e il terreno va smosso per favorire il drenaggio.

Facile moltiplicarla

All’inizio di autunno la pianta produce molti stoloni che corrono lungo il terreno. Il modo migliore per moltiplicare la pianta è reciderli e metterli a dimora dove si preferisce. Volendo creare un cespuglio particolarmente imponente, si possono mettere vicine sei, sette piante, badando però che abbiano un sufficiente spazio per crescere ed allargarsi.  Un altro sistema consiste nel prelevare delle talee di 8-10 cm a inizio estate, togliere le foglie più basse e metterle in acqua o in vasetti di sabbia costantemente umida.

Per favorire la formazione di foglie, è bene coprirle con una plastica sostenuta da legnetti. Dopo circa due – tre settimane le radici sono sufficienti per consentire la messa a dimora della nuova pianta.

Buddleia_descrizione

La Buddleia, albero delle farfalle

La buddleia è un arbusto compatto, caratterizzato da lunghi rami flessibili e arcuati, che può raggiungere 3-4 metri di circonferenza e tre metri di altezza, ma che possiamo facilmente contenere con energiche potature.

La sua bellezza deriva non solo dal richiamare le farfalle (è chiamato infatti anche albero delle farfalle), cosa già di per sé interessante, ma dall’esporre copiose fioriture praticamente ininterrotte da luglio fino all’autunno.

Le infiorescenze sono grappoli colorati di viola, rosa, bianco o giallo, dal profumo mielato, adatte anche ad essere recise per decorare la casa.

Il suo impiego in un giardino, anche di piccole dimensioni, è certamente da prendere in considerazione, anche in virtù della rusticità e della quasi totale assenza di cure particolari.

Possiamo anche utilizzarla con successo sul terrazzo, sfruttando un vaso capace in cui contenerla con potature primaverili energiche quanto salutari.

La capacità dei suoi fiori di attirare le farfalle è dovuta al profumo mielato del suo polline. La presenza di una buddleia vicino a un orto o un frutteto aumenta il numero di insetti impollinatori e di conseguenza, la produzione.

Le specie più diffuse

Deve il suo nome al reverendo Adam Buddle, autore di un erbario realizzato all’inizio del XVIII secolo. La prima specie a giungere in Europa fu la Buddleja globosa, tanto rustica da sopportare egregiamente gli inverni inglesi. Il suo luogo di origine è il Cile e il Perù ed è una sempreverde (o semisempreverde secondo il clima). È caratterizzata da foglie rugose, di forma ellittica, di colore verde scuro, più brune nella pagina inferiore. I fiori, color giallo-arancio, compaiono in maggio-giugno sui rami dell’anno precedente.

La specie più diffusa è la Buddleja davidii, originaria della Cina e giunta in Inghilterra nel 1877. Questa specie, presente un po’ ovunque nel nostro Paese, ha foglie caduche, un poco dentellate ai margini con pagina inferiore tendente al grigio. I suoi fiori sono lilla più o meno intenso, adatti anche ad essere recisi; sbocciano da luglio a ottobre sui rami dell’anno.

La Buddleja alternifolia, anch’essa a foglie caduche, è tra le specie più resistenti. I suoi fiori sono lilla chiaro, numerosi e leggermente profumati; sbocciano in giugno sui rami dell’anno precedente.

I fiori sono piccoli, con quattro petali saldati tra loro, e un aspetto imbutiforme. Il loro insieme forma l’infiorescenza.

In giardino

Scegliamo per questa pianta una posizione dove possa vedere il sole per alcune ore al giorno; questo assicurerà uno sviluppo rapido e fioriture copiose. Consideriamo, nel piantarla, che avrà un portamento espanso e allungherà i suoi rami arcuati in tutte le direzioni formando un cespuglio che, se non contenuto, può raggiungere i tre metri di diametro. Il periodo migliore per piantare la Buddleia è, come a solito per gli arbusti, l’autunno. Piantandola in ottobre la pianta potrà godere infatti di un terreno normalmente umido in cui affondare le sue radici. Nelle regioni più fredde possiamo rinviare la piantumazione a marzo-aprile avendo curà però di assicurare alla pianta una regolare irrigazione nei mesi successivi.

Sospendiamo le annaffiature con l’autunno e interveniamo solo in caso di prolungata siccità.

Nella seconda primavera, annaffiamo all’inizio della stagione per accelerare lo sviluppo vegetativo; quindi non preocupiamocene più perché la pianta si accontenterà delle normali precipitazioni. L’eventuale afflosciamento delle foglie ci indicherà in modo inequivocabile la necessità di bagnare, ma questo avviene raramente e solo in caso di prolungata assenza di precipitazioni.

Concimiamo la pianta all’inizio della primavera distribuendo intorno al fusto del letame pellettato, da interrare appena con una zappetta.

Nonostante la loro rusticità, può accadere che un clima particolarmente rigido e prolungato faccia seccare completamente la parte aerea.  Non è quasi mai un problema perché la pianta torna a gettare nuovi fusti a primavera. Per questo è utile tagliare tutti i rami secchi e concimarla con letame maturo alla fine dell’inverno per accelerarne lo sviluppo.

In vaso

Possiamo coltivare la buddleia in vaso senza particolari problemi; il suo effetto su un grande terrazzo è veramente grandioso, mentre le cure che richiede sono davvero limitate.

Scegliamo un contenitore largo e profondo; appesantiamolo sul fondo con delle pietre per aumentarne la stabilità e utilizziamo terriccio di tipo universale.

Assicuriamo alla pianta l’acqua di cui necessita con abbondanti apporti di acqua almeno una volta alla settimana; è importante che il terreno non si asciughi mai completamente. Ogni due settimane mescoliamo all’acqua anche un concime liquido per piante da fiore da aprile alla fine di settembre.

Per contenerne lo sviluppo, ogni primavera prima del risveglio vegetativo, potiamolo, anche severamente, eliminando i rami secchi e quelli troppo lunghi o che escono dalla forma arrotondata più naturale. Sempre a primavera, distribuiamo sulla superficie del letame pellettato e interriamolo appena con la zappetta: darà alla pianta quella marcia in più per vegetare e prepararsi alla fioritura.

Plumbago_descrizione

La Plumbago o Gelsomino azzurro

Il colore dei suoi fiori, di un bell’azzurro cielo, gli ha meritato il soprannome di Gelsomino azzurro. La Plumbago è tra le piante più decorative, adatte al giardino, ma scelto sempre più spesso per decorare ringhiere e grate sui terrazzi.

Dove trova il clima adatto cresce fino a 4 metri e si riempie ininterrottamente di fiori da maggio e per tutta l’estate.

Coltivata in vaso, generalmente non supera i 2 metri, ma si ricopre egualmente di bei fiori per tutti i mesi estivi.

È una pianta sempreverde e rampicante con lunghi fusti flessibili capaci di ricoprire muri e cancellate con effetto spettacolare. Non solo i fiori sono particolari, ma anche le foglie, piccole e di un verde brillante, adatte a fare da sfondo ad aiuole o ad abbellire un angolo del giardino. Data la sua origine, esige una posizione molto luminosa e, benché sopporti bene la siccità, un terreno normalmente fresco e ricco di sostanza organica. In realtà è così facile da coltivare che, una volta installato, abbiamo solo il problema di regolari e drastiche potature per contenerne lo sviluppo.

In giardino

Cerchiamo per questa pianta una posizione possibilmente soleggiata; dalla quantità di sole dipenderà la fioritura più o meno abbondante. Trattandosi di una pianta rampicante, scegliamo una posizione dove sia presente una cancellata, una rete, un traliccio; se la mettiamo vicino a una parete, montiamo prima una grata su cui legare i rami.

Possiamo anche coltivarla come arbusto e come tale riempirà ben presto una vasta area con i suoi lunghi rami flessibili.

Il periodo migliore per metterla a dimora è l’autunno o, nelle regioni del Nord, la primavera, ma nulla ci impedisce di metterlo in terra anche adesso, evitando di toccare il pane di terra e provvedendo a fornirle con regolarità l’acqua di cui ha bisogno.

Se, infatti, una volta ben attecchita, resiste anche a brevi periodi di siccità, nei primi mesi dalla messa a dimora la pianta dovrà trovare un terreno sempre un poco umido.

Nel trapiantarla scaviamo una buca ampia e profonda; mettiamo sul fondo dei sassi o della ghiaia per facilitare il drenaggio e mescoliamo alla terra del giardino un paio di manciate di letame pellettato o concime granulare per piante da fiore.

In vaso

Possiamo coltivare questa pianta con successo anche in vaso. Per questo è bene scegliere un contenitore ampio e profondo: 40 cm di lato e almeno altrettanti di profondità sono di rigore. Usiamo terriccio universale o per piante da fiore, arricchito con il solito letame pellettato; se ci è avanzato un po’ di terriccio per acidofile o della torba acida, mescoliamoli al terreno. Durante tutta la bella stagione è bene fornire alla pianta un concime liquido per piante da fiore ogni due settimane per sostenerne la crescita e la fioritura.

Grande attenzione dovremo avere per l’irrigazione che deve essere regolare in modo da evitare che il terreno si asciughi completamente.

Non serve altro se non legare i rami a una grata o un supporto in modo che si possa estendere. Inoltre, eliminiamo i fiori appassiti per prolungare la fioritura.

Cosa fare in autunno

Trattandosi di una pianta originaria del Sudafrica, ama il caldo e teme invece il freddo sotto i 6°C. Mentre nelle regioni del Sud la Plumbago vive normalmente in esterno senza alcun problema, nelle regioni più fredde dobbiamo prevedere un riparo.

Inannzitutto, terminata la fioritura, in autunno, potiamo energicamente la pianta tagliando i fusti a non più di 25-30 cm dalla base. Se coltiviamo la pianta come rampicante, eliminiamo invece tutti i rami secondari e riduciamo gli altri di circa un terzo della lunghezza. Quando la temperatura si abbassa, copriamo la pianta con del tessuto non tessuto: non usiamo la plastica perché, non facendo respirare la pianta, induce marciumi.

Se il terrazzo su cui coltiviamo la pianta è coperto da un altro terrazzo, controlliamo di tanto in tanto che il terreno sia un poco umido: è importante evitare che secchi completamente. A marzo potremo liberare la pianta e riprendere ad annaffiarla e concimarla regolarmente perché crei rapidamente nuovi getti.

Ad agosto facciamo delle talee

Per riprodurre la Plumbago per talea dobbiamo solo avere l’accortezza di scegliere il ramo giusto. Questo deve essere semilegnoso (dal verde iniziale si sta colorando di marrone) e dobbiamo tagliarlo in modo da disporre di più rametti che si dipartono da esso. Tagliamo quindi ognuno di questi rametti in modo che abbia alla base un pezzetto del fusto principale un po’ legnoso. Interriamo queste talee in altrettanti vasetti e copriamoli con un sacchetto di plastica perché ne conservi l’umidità. Mettiamo le nostre taee in una posizione luminosa, non colpita dal sole; nell’arco di un mese, se radica, vedremo nascere delle nuove foglioline. Conserviamo le nostre talee radicate in una serretta o in casa in un ambiente fresco per tutto l’inverno e rinvasiamole a primavera.

Plumbago