Actinidia arguta

L' Actinidia

Actinidia arguta – Actinidiacee

Tipo: rampicante da frutto
Origine: Giappone, Corea

Adatta per: terrazzo, giardino
Difficoltà di coltivazione: molto facile

Rampicante vigoroso affine al kiwi, ma con frutti più piccoli (grandi come grossi chicchi d’uva disposti a grappoli), non pelosi e completamente edibili, molto dolci, ricchi di vitamina C. La pianta cresce rapidamente e fruttifica già dal secondo anno molto copiosamente. È ideale per coprire porticati e grate; cresce anche in vaso. A differenza del kiwi è autofertile (non servono soggetti maschili e femminili). Le foglie sono verde brillante, alterne, di forma ovato allungate. I fiori, profumati, sono bianchi, del diametro di circa 2 cm con antere color porpora, disposti in racemi. Compaiono in giugno-luglio, seguiti dalle bacche.

Fioritura: giugno, luglio
Colore dei fiori: bianco

Posizione: in pieno sole

Temperatura: resistente all’inverno,ama il clima mediterraneo

Terreno: ordinario, fertile, ben drenato

Irrigazione: regolare per tutto il peridoo vegetativo

Concimazione: con cornunghia o farina d’ossa a fine inverno

Potatura: in febbraio, si tratta come la vite, tagliando i tralci dell’anno e concentrando la linfa sui rami portanti.

Moltiplicazione: per talea in estate
Semina: ottobre novembre
Trapianto/rinvaso: ottobre, novembre, marzo, aprile

Malattie e parassiti: pressoché esente

Note:

Le viole

Piantiamo le viole

Le viole sono piante che si adattano facilmente alle condizioni ambientali e non richiedono particolari attenzioni.  In questo periodo possiamo piantarle per dare un po’ di colore al nostro giardino o ai vasi che abbiamo alle finestre o sul balcone. Ci rallegreranno senza chiederci nulla in cambio. Non temono il freddo e l’umidità di questa stagione non ci impone nemmeno di annaffiarle se non al momento dell’impianto. 

In vaso

Possiamo coltivare le nostre viole in vaso in diverse modalità: in cassetta per avere ringhiere e davanzali fioriti già da gennaio, prima dell’arrivo di gerani e petunie. Possiamo creare delle larghe ciotole dove raccogliere due o tre specie di colore diverso; o, ancora, utilizzare queste piantine coloratissime per decorare la base, normalmente spoglia, di arbusti o alberelli,. Nei primi due casi, creando cioè dei vasi “nuovi” assicuriamo un perfetto drenaggio mettendo sul fondo del vaso o della ciotola almeno due centimetri di ghiaia o di argilla espansa. Utilizziamo quindi del terriccio universale e sistemiamo le piantine a otto-dieci centimetri di distanza una dall’altra. Piantiamo le piantine con la terra che rimane attaccata alle radici, senza romperla, e annaffiamo alla fine per assestare bene il terriccio. Usiamo un annaffiatoio a becco lungo in modo da bagnare uniformemente il terreno senza bagnare le piante.

In piena terra

Possiamo assicurare un perfetto drenaggio alla nostra aiuola, rialzandola di due-tre dita rispetto al suolo, mescolando alla terra della sabbia di fiume o del terriccio in sacco particolarmente “leggero” come quello per piante grasse. 

Nel lavorare il terreno, preoccupiamoci di vangarlo per una profondità di almeno 25 cm, rompendo bene le zolle e togliendo sassi, erbacce o radici di vecchie piante. Uniamo anche del letame pellettato (si vende in sacco e ha il vantaggio di mescolarsi facilmente al terreno); ne basteranno due manciate per metro quadrato per fornire tutto il nutrimento di cui queste piante hanno bisogno. Livelliamo bene il terreno con il rastrello prima di mettere le nostre piantine.

Sistemiamole a 15-20 centimetri di distanza una dall’altra in file distanti altrettanto; se abbiamo varietà di diverso colore, l’effetto migliore si ottiene raggruppando le piantine per singola varietà in modo da formare macchie di colore ben evidenti.

L’esposizione

La Viola mammola (il suo nome scientifico è Viola odorata) preferisce la posizione semi-ombreggiata, mentre la tricolor e la cornuta tollerano anche il sole. Al Nord, dove l’inverno è particolarmente freddo, da novembre a febbraio le viole mammole a fiori doppi, più delicate di quelle a fiori semplici, vanno protette durante la notte con stuoie o teli di plastica e lasciate libere all’aria e alla luce durante il giorno. 

La Viola mammola è una pianta perenne, cioè fiorisce per più anni di seguito e potremo lasciarla nell’aiuola indisturbata, mentre la Viola cornuta, benché anch’essa perenne, viene trattata come annuale o al massimo come biennale (nasce, si sviluppa e muore in questo arco di tempo). In realtà la pianta potrebbe sopravvivere più tempo, ma “si esaurisce” e non produce più fiori e conviene perciò sostituirla. La Viola tricolor è annuale o biennale e dobbiamo perciò prevedere di sostituirla tutti gli anni, se desideriamo avere sempre belle fioriture. 

Al Nord, dove l’inverno è più freddo, possiamo piantare in giardino la Viola mammola che, opportunamente protetta come già descritto, sarà tra le prime piante a fiorire a primavera. Per la tricolor e le altre specie possiamo metterle in piena terra anche in inverno.  

Le cure

Piantate in piena terra si accontentano normalmente delle piogge stagionali e per questo sono tra i fiori scelti per decorare le aiuole cittadine al Nord come nel Centro Italia. Nel nostro giardino possiamo assicurare loro condizioni di vita più ideali, evitando lunghi periodi di siccità, annaffiando quindi moderatamente per mantenere il terreno umido e fresco. Il modo migliore per farlo, evitando di bagnare e rovinare i fiori, è utilizzare un annaffiatoio a becco lungo oppure i tubi porosi microforati. Si tratta di un tubo che rilascia sottili gocce d’acqua per inumidire il terreno senza infradicirlo. Normalmente acquistabile nei garden center, si stende sul terreno subito dopo aver messo le piantine in modo che con il suo percorso a serpentina copra l’intera superficie dell’aiuola passando tra una fila di piantine e l’altra. Quando nel tubo facciamo scorrere l’acqua il terreno viene lentamente inumidito senza bagnare le piante. Risparmieremo acqua e lavoro e le piante staranno meglio.  

Salviamo l’abete di Natale

Salviamo l'abete di Natale

Dopo l’epifania dovremo smontare l’abete che abbiamo usato per le feste di Natale. Cosa farne a quel punto?

Forse il vivaio dove l’abbiamo acquistato lo riprende (magari in cambio di un buono acquisto), forse abbiamo lo spazio per piantarlo in giardino. Come procedere?

Innanzitutto diciamo che probabilmente il nostro abete avrà perso molti aghi, specialmente nelle ultime due settimane. Questo è normale ed è dovuto al caldo dell’ambiente e alla secchezza dell’aria, due condizioni assolutamente diverse da quelle che queste piante dovrebbero trovare in natura.

Iniziamo quindi col mettere il nostro abete all’aperto e, se è al coperto, annaffiamolo quanto basta a inumidire il terreno. Il clima quest’anno ci aiuta mantenendo temperature insolitamente alte: la pianta portata all’esterno non dovrebbe soffrirne e dovrebbe acclimatarsi nel giro di pochi giorni. Ce ne accorgiamo perché smetterà di perdere gli aghi o per lo meno rallenterà la caduta.

In piena terra

Ora non resta che scegliere se metterlo in terra o conservarlo in vaso per il prossimo anno. Per la messa a dimora possiamo attendere anche qualche settimana: spendiamole per scegliere accuratamente il luogo: lontano alcuni metri (almeno 4) dall’abitazione, ben esposto al sole dove il terreno non presenta ristagni inopportuni.

La buca dovrà essere larga e profonda il doppio del pane di terra: procuriamoci per questo un piccone e un badile e conserviamo la terra dello scavo divisa dai sassi più grandi (usiamo per questo un telo di plastica vicino alla buca). Mettiamo alcuni sassi sul fondo per facilitare il drenaggio, un po’ di terra e quindi il pane di terra (possibilmente senza romperlo); riempiamo la buca con la terra mescolata a due-tre manciate di letame pellettato. Premiamo bene con i piedi per assestare la pianta e annaffiamo generosamente. D’ora in poi annaffieremo la pianta con regolarità, come per qualsiasi altra pianta; ci preoccuperemo dell’irrigazione per i primi due anni (soprattutto in estate), poi la pianta saprà badare a se stessa.

In vaso

Possiamo anche scegliere di conservare il nostro abete in vaso; la sua crescita è lenta e probabilmente potremo utilizzarlo anche nei prossimi anni. Lasciamo che si acclimati bene all’esterno e a fine febbraio, prime settimane di marzo, rinvasiamolo in un vaso appena più grande, usando terriccio universale mescolato a una manciata di letame pellettato. Dovremo preoccuparci di annaffiarlo regolarmente, soprattutto durante le settimane più calde dell’anno. Mettiamolo dove possa ricevere la luce del sole almeno per alcune ore al giorno.

Gaultheria antipodi

La Gaultheria

Gaultheria antipoda – Ericacee

Tipo: arbusto ornamentale
Origine: Nuova Zelanda

Adatta per: terrazzo, giardino
Difficoltà di coltivazione: molto facile

Piccolo arbusto (non supera il metro di altezza e i 60 cm di diametro) a portamento eretto o prostrato, ideale per giardini rocciosi e per decorare i vasi nel periodo invernale. Ha foglie ovato.oblunghe, cuoiose e dentate. In giugno e luglio fiorisce con fiori bianchi a cui seguono piccole ma numerose bacche bianche o rosse persistenti. Può essere coltivata con facilità anche in vaso per decorare finestre e balconi.

Fioritura: giugno, luglio
Colore dei fiori: bianco

Posizione: Preferisce una posizione luminosa, ma parzialmente in ombra.

Temperatura: resiste bene al freddo invernale, anche se le piante più giovani possono risentire del freddo molto intenso.

Terreno: ordinario, torboso, non calcareo, ricco di sostanza organica e ben drenato.

Irrigazione: regolare appena quanto basta a manteenre un po’ di umidità nel terreno.

Concimazione: in piena terra è sufficiente una buona concimazione primaverile; in vaso è bene fornire concime per piate da fiore ogni due settimane.

Potatura: non necessaria.

Moltiplicazione: per talea in luglio-agosto; per seme in ottobre, estraendo i semi dalle bacche mature.
Semina: ottobre
Trapianto/rinvaso: marzo, aprile, ottobre, novembre

Malattie e parassiti: pianta resistente a parassiti e malattie.

Note:

Melo cotogno

Melo cotogno

Cydonia oblonga – Rosacee

Tipo: albero da frutto
Origine: Asia

Adatta per: giardino
Difficoltà di coltivazione: facile

Albero alto fino a sei metri, coltivato per i suoi frutti dal gusto molto astringente, adatti alla preparazione di confetture. Ha radici superficiali e un tronco contorto. I fiori, che sbocciano a maggio, sono bianchi con l’esterno rosato. I frutti sono oblunghi o tondeggianti, profumati, prima verdi e poi gialli a maturazione. La pianta diventa produttiva dopo 5-7 anni dalla messa a dimora.

Fioritura: maggio
Colore dei fiori: bianco, rosa

Posizione: In pieno sole

Temperatura: Il clima mediterraneo va bene; non teme il freddo.

Terreno: Ordinario, fertile, normalmente umido.

Irrigazione: Regolare, soprattutto nei primi anni per mantenere il terreno umido.

Concimazione: A primavera è utile fornire una concimazione organica con letame maturo.

Potatura: alla fine dell’inverno. Se si desidera lasciar crescere la pianta normalmente, eliminare i succhioni e i polloni quando si formano e tagliare i rami che hanno fruttificato. Per la potatura di formazione e produzione tagliare per dare alla pianta la forma desiderata (piramide rovesciata o spalliera).

Moltiplicazione: Per talea in ottobre-novembre, prelevando rametti legnosi lunghi 25-30 cm. Può essere innestato sul biancospino, sul pero e sull’azzeruolo.
Semina:
Trapianto/rinvaso: ottobre, novembre

Malattie e parassiti:

Note: I frutti maturano in ottobre.

Melo cotogno

Il melo cotogno

La chiamiamo mela cotogna o pera cotogna a seconda della forma del frutto, più o meno globosa, anche se con la mela e il pero non ha nulla a che fare. Si tratta infatti di una specie a se stante, la Cydonia oblonga, di cui la diversa forma del frutto costituisce solo una varietà. Il nome con cui chiamiamo questa pianta, cotogno, ci è giunto dal Medioevo come forma volgare del nome latino datogli da Linneo.

È una pianta coltivata da millenni, probabilmente originaria della Cina e poi diffusasi nel Mediterraneo. Già nota agli antichi Babilonesi, è stata normalmente coltivata anche nel nostro Paese fino agli anni sessanta, per poi, complice anche la grande distribuzione, cadere lentamente in disuso.

Recuperarne la coltivazione, anche nel giardino di casa, significa anche mantenere una specie originale che, diversamente, rischia di perdersi come purtroppo avvenuto per molte specie e varietà.

D’altro canto siamo di fronte a un alberello molto decorativo che a primavera attrae con i suoi grandi fiori bianchi sfumati di rosa, mentre in autunno offre decine di frutti dalle numerose proprietà e dal gusto dolce,  ideale per creare composte da soli o in combinazione con altri frutti.

Il terreno e l’esposizione

È una pianta molto rustica in grado di resistere agli inverni freddi così come alla calura estiva. Una buona posizione assolata ne favorisce la crescita la fruttificazione. Non ha particolari esigenze in fatto di terreno, ma predilige i terreni neutri o subacidi, mentre l’eccesso di calcare la fa crescere stentatamente.

Poche semplici cure

Piantata ora, questa pianta beneficia di un apporto di letame con cui arricchire il terreno. Torneremo a concimare all’inizio della primavera: le due concimazioni, autunnale e primaverile, permettono, anno dopo anno, di sviluppare una chioma folta e abbondanti frutti.

Benché la pianta adulta basta a se stessa, è comunque utile fornire a questa specie acqua con una certa regolarità in modo da garantire un terreno sempre umido. Quando la mettiamo a dimora, interriamo anche un tubo vicino al fusto in modo che raggiunga la base delle radici e affiori appena dal terreno: ci servirà per bagnare la pianta senza sprechi.

La potatura

Si effettua generalmente alla fine dell’inverno e serve per dare alla pianta una forma più adatta alla raccolta. Se la coltiviamo in giardino la potatura di produzione è inutile e ci basterà allora eseguire una potatura leggera come faremmo con qualsiasi altra pianta.

Elimineremo quindi i rami che hanno già fruttificato e i polloni che sottraggono energia alla pianta. L’alberello assumerà una forma tondeggiante e produrrà un’ombra fitta.

La raccolta

La maturazione dei frutti avviene normalmente in ottobre: i frutti si presentano inizialmente coperti da una sottile peluria che scompare quando la maturazione è completa. La buccia allora risulta liscia e lucida. Il frutto, anche maturo, è molto duro da mangiare e tende ad allettare i denti. Possiamo conservarlo in un ambiente buio perché, in poche settimane diventi più morbido, o, semplicemente, utilizzarlo per preparare delle ottime confetture: il suo alto contenuto di pectina rende la mela cotogna ideale anche in combinazione con altri frutti per addensare il preparato.

Un frutto benefico

Da sempre alla mela cotogna sono riconosciute benefiche proprietà. Aiuta la digestione e, in generale, aiuta l’intera funzione digestiva, grazie al contenuto di fibre e acido malico. Prezioso alleato dello stomaco e dell’intestino, contrasta le infezioni intestinali e svolge anche una modesta azione lassativa.

Seccume del lauroceraso

Il seccume del Lauroceraso

Il lauroceraso è la pianta più diffusa per fare delle siepi, vuoi per la sostanziale economicità, vuoi per la capacità di formare fitte siepi a crescita veloce e a bassa manutenzione. La pianta infatti ha bisogno di una modesta irrigazione nei primi due anni di vita per poi resistere normalmente al clima delle regioni del Nord senza problemi. La sua crescita veloce impone più tagli di regolazione durante la bella stagione e, una volta cresciuta, anche a delle attente potature autunnali e/o primaverili per evitare che si sguarnisca alla base, ma rimanga compatta fin da terra.

Il seccume e il clima

Quest’ anno si assiste a un curioso fenomeno: alcune piante di Lauroceraso presentano un inaspettato seccume, talvolta limitato a un ramoscello, in altri casi tanto esteso da portare a morte la pianta. Il danno è evidente: la siepe va ricostituita con l’inserimento di nuove piante al posto di quelle morte. Il seccume si presenta non già come bruciature localizzate delle foglie, ma è l’intera foglia che secca come se non venisse più alimentata dalla linfa o fosse sottoposta a un forte calore dall’esterno. Il risultato è comunque molto triste.

Quali possibili cause

All’origine di questo fenomeno c’è sicuramente l’elevata calura della scorsa estate e il lungo periodo di siccità. La scarsità di acqua ha imposto in molti Comuni la regolamentazione nell’impiego dell’acqua, limitando ad esempio il suo utilizzo in giardino alle sole piante a rischio. Calore e siccità non giustificano però il fenomeno: alcune piante appaiono infatti totalmente immuni, mentre altre ne risultano devastate. Il sospetto, avanzato da alcuni ricercatori che stanno indagando sul problema, è che la siccità e la temperatura abbiano creato le condizioni per lo sviluppo di qualche patogeno o un parassita che abbia colpito alcune piante.

Possibili problemi di manutenzione

In attesa che si scopra di più sulle origini del problema, ci affidiamo all’osservazione e non possiamo che constatare come le piante più colpite siano quelle che hanno goduto della minore manutenzione e soprattutto del minor apporto idrico. Le siepi di piccoli giardini appaiono per lo più intatte, forse proprio per il fatto che più facilmente sono state bagnate anche durante il periodo più siccitoso. Le siepi condominiali o poste su terreno demaniale appaiono più colpite. In molti condomini si è soliti pensare che le siepi non meritino di essere regolarmente bagnate, né tanto meno potate: il massimo che si fa è rifilarle per tenerle in forma.

Se questa osservazione costituisca un dato puramente casuale o sotanziale non ci è ancora dato saperlo, ma vale comunque la pena considerare come le siepi, per quanto rustiche siano, sono fatte di piante che hanno le loro esigenze e che dunque devono essere annaffiate e concimate se vogliamo che rimangano in salute a lungo.

Aster amellus

L' Aster amellus

Aster amellus – Asteracee

Tipo: perenne da fiore
Origine: Europa

Adatta per: terrazzo, giardino
Difficoltà di coltivazione: facile

Specie perenne dalle foglie ovali, di colore grigio verde e dalla texture accentuata, dotata di fusti legnosi sotterranei. Conta numerose varietà diverse per il colore dei fiori che sbocciano in agosto-settembre. Questa specie è disponibile in molte varietà di diverso colore.

Fioritura: luglio, agosto, settembre, ottobre
Colore dei fiori: rosa, blu, viola

Posizione: molto luminosa, anche in pieno sole.

Temperatura: specie rustica che teme solo le gelate prolungate.

Terreno: ordinario, fertile, ben drenato

Irrigazione: abbondante specialmente in estate, prima della fioritura. Le piante in vaso vanno bagnate con regolarità.

Concimazione: in piena terra basta una buona concimazione di base. In vaso va fornito un concime per piante da fiore ogni due settimane.

Potatura:

Moltiplicazione: può essere diviso il cespo dopo la fioritura per ringiovanire la pianta e moltiplicarla.
Semina:
Trapianto/rinvaso: marzo, ottobre

Malattie e parassiti: marciume nero

Note:

Aster novae-angliae

L' Aster novae-angliae

Aster novae angliae – Asteracee

Tipo: perenne da fiore
Origine: Europa

Adatta per: terrazzo, giardino
Difficoltà di coltivazione: molto facile

Il suo nome scientifico corretto è Symphyotrichum novae-angliae. Erbacea perenne con portamento cespuglioso che può raggiungere 90 cm di altezza e larghezza. Il fiore a margherita ha tantissimi petali di colore rosa o lilla, ma esistono varietà con fiori bianchi. Alcune varietà possono raggiungere anche il metro di altezza, altre non superano i 40 cm.

Fioritura: settembre, ottobre
Colore dei fiori: rosa, rosso, azzurro, giallo, viola, lilla

Posizione: soleggiata almeno per qualche ora al giorno

Temperatura: resistente al freddo, non necessita di protezioni invernali

Terreno: ordinario, fertile, ben drenato

Irrigazione: regolare: attendere che al superficie del terreno sia. asciutta prima di bagnare

Concimazione: le piante in vaso vanno concimate una volta alla settimana durante la stagione vegetativa

Potatura: tagliare la parte aerea all’inizio dell’inverno, quando secca

Moltiplicazione: per divisione dei cespi a fine ottobre
Semina: marzo, aprile
Trapianto/rinvaso: marzo, aprile, settembre

Malattie e parassiti: oidio, lumache, acari

Note:

Aster novi-belgii

L' Aster novi-belgii

Aster novi-belgii – Asteracee

Tipo: perenne da fiore
Origine: Europa

Adatta per: terrazzo, giardino
Difficoltà di coltivazione: molto facile

Pianta eretta perenne e vigorosa con fusti ramificati e foglie diritte lanceolate. La sua altezza varia da 70 a 120 cm ed è ideale per bordure in posizioni soleggiate. Specie di cui si contano molte varietà e ibridi con fiore semplice e doppio, nei colori che vanno dal blu violaceo al viola scuro, dal rosa al bianco. Gli ibridi sono stati selezionati per resistere al mal bianco.

Fioritura: agosto, settembre, ottobre
Colore dei fiori: blu, viola, lilla, bianco, rosa

Posizione: soleggiata almeno per qualche ora al giorno

Temperatura: resistente al freddo, non necessita di protezioni invernali

Terreno: ordinario, fertile, ben drenato

Irrigazione: regolare: attendere che la superficie del terreno sia asciutta prima di bagnare

Concimazione: prima dell’impianto e all’inizio della primavera con letame pellettato o concime granulare a lenta cessione; in vaso è meglio fornire un concime liquido ogni settimana durante tutto il periodo vegetativo.

Potatura: tagliare la parte aerea all’inizio dell’inverno, quando secca

Moltiplicazione: per divisione dei cespi a fine ottobre; è utile ringiovanire le piante ogni due-tre anni.
Semina: marzo, aprile
Trapianto/rinvaso: ottobre, aprile, maggio

Malattie e parassiti: oidio, lumache, acari

Note: