C’era una volta
Già ai tempi di Dario, i medici persiani tenevano in gran conto la rosa attribuendole la capacità di guarire dalla tubercolosi e lo stesso Dario, vincitore delle più dure battaglie, concludeva il suo pasto di guerriero con un dolce a base di rosa e miele.
I Greci possedevano già molte varietà di rose che restano a noi sconosciute ed
inoltre facevano un gran consumo dei suoi fiori per rallegrare le loro feste, cerimonie e manifestazioni religiose.
La rosa era anche conosciuta per essere un buon afrodisiaco: gli antichi Romani usavano ricoprire il letto nuziale di petali di rosa, usanza poi degenerata nell’uso dei petali di rosa durante i festeggiamenti del matrimonio; il profumo estratto dai suoi fiori era riservato esclusivamente ai re.
Definita la più bella decorazione della Terra, o più banalmente “la regina dei fiori”, secondo gli antichi poeti (Plinio, Ippocrate, Virgilio) la rosa esisteva un tempo soltanto nel colore bianco e divenne poi rossa per essere stata a contatto col sangue di una ferita della dea Venere.
I Turchi la chiamano ancora oggi An-ghul, due parole cui corrisponde il significato di “Fiore di Venere”.
In medicina ebbe un tempo un largo utilizzo: i petali venivano usati contro la
diarrea, si utilizzavano per preparare gargarismi contro il mal di gola, nei bagni ed in caso di ferite difficilmente rimarginabili.