Peperoncini

La piccantezza dei peperoncini

Appartenente alla famiglia delle Solanacee, genere Capsicum, il peperoncino vanta oltre 2.000 varietà, diverse per forma e colore. L’impollinazione incrociata operata dagli insetti e le condizioni pedoclimatiche producono varianti in numero tale da rendere difficile una classificazione corretta, che attualmente si basa ancora sul colore dei fiori. Il botanico Armando Theodoro Hunziker nel 1956 descrive 27 specie di Capsicum, di cui sedici spontanee e solo undici coltivate dall’uomo.

Le cinque più diffuse sono:

Capsicum annuum, pianta annuale originaria dell’America del Sud, la più coltivata in Italia.

Capsicum baccatum, originaria della Bolivia e del Perù, apprezzata in gastronomia per il suo profumo e aroma.

Capsicum chinense, pianta originaria dell’Amazzonia e di tipo perenne. La varietà più famosa e apprezzata è l’Habanera, che per la sua versatilità e profumo è definita il “Principe dei peperoncini”.

Capsicum frutescens, pianta perenne, originaria del Sud America e diffuso in Africa e in Europa. La sua varietà più conosciuta è il Malagueta.

Capsicum pubescens, a ciclo perenne, originaria del Brasile e del Perù, dove viene normalmente utilizzata in tantissime preparazioni.

Come si misura la piccantezza

La piccantezza delle bacche del peperoncino, è legata al contenuto di capsaicina, un composto che stimola i recettori situati sulla lingua e che danno la sensazione di bruciore.

La piccantezza viene misurata in Unità Scoville (SHU), così chiamata dal nome del suo ideatore, Wilbur Scoville; tale scala va da 0 a 16.000.000 U.S e indica la concentrazione di capsaicina e dunque il grado di piccantezza dell’alimento. Allo zero troviamo il peperone dolce, in cui la capsaicina è assente, mentre al punto 16.000.000 (un numero posto dall’ideatore in modo assolutamente arbitrario) c’è la capsaicina pura. 

Tipo/varietà

Unità scoville

Paprica dolce/peperone comune

0-100

Habanero Tobago Seasoning

500

Numex Suave Red

850

Ubatuba Cambuci

500-1.000

Numex Big Jim

500-2.500

Pasilla Bajio

1.000-2.000

Costeno Amarillo

1.200-2.000

Poinsettia

1.300-2.500

Tam Jalapeno

1.000-3.500

Bulgarian Carrot

1.000-5.000

Santafé Grande

2.500-5.000

Jalapeno / Fresno

2.500-8.000

Hungarian Hot Wax

5.000-10.000

Bishop’s crown

5.000-15.000

Serrano

8.000-22.000

Onza / Bolivia rainbow

5.000-30.000

Cayenne / Aji red

30.000-50.000

Bacio di Satana

40.000-50.000

Numex pinata

45.000-50.000

Tabasco

30.000-70.000

Prairie fire

70.000

Ring of fire

70.000-85.000

Thai pepper / Phiringi jolokia

50.000-100.000

Numex twuilight

100.000

Pequin

100.000-140.000

Chichen itza

180.000

Jamaican

100.000-200-000

Bird’eye

100.000-225.000

Congo trinidad

150.000-300.000

Habanero yellow

300.000

Scoth bonnet / Faltaly

125.000-325.000

Habanero white/red/orange Musard

150.000-325.000

Habanero naranja

100.000-350.000

Habanero chocolate

425.000

Caribbean red

445.000

Habanero red savine

577.000

Raja mirch

900.000

Naga dorset

960.000

Trinidad scorpion red

800.000-1.000.000

Bhut jolokia

800.000-1.001.304

Naga morich

850.000-1.041.427

Infinity

900.000-1.067.286

Naga viper

1.000.000-1.382.118

Trinidad scorpion butch taylor

1.436.700

7 POD Dougla

1.800.000

Trinidad moruga scorpion red

2.009.231

Carolina Reaper

2.200.000

Il valore indicato non è assoluto; è il massimo registrato per quel determinato peperoncino. Trattandosi di un prodotto naturale, la concentrazione può variare secondo il clima, il terreno, l’esposizione.

Come curiosità, diremo che lo spray al peperoncino, immpiegato a scopo difensivo, può avere una concentrazione di casaicina posta tra 2.500.000 e 5.000.000 SHU.

Come essiccarli

Possiamo essiccare i peperoncini al sole distribuendoli su una grata e rigirandoli ogni giorno perché l’esposizione sia omogenea. È necessaria una settimana di esposizione per ottenere una corretta essiccazione. Facciamo attenzione alla sera: l’aumento di umidità della notte potrebbe provocare delle muffe. Ritiriamoli dunque al tramonto.

In alternativa alla grata, possiamo con un ago e uno spago sottile, infilare tutti i piccioli per ottenere una ghirlanda, più facile da esporre al sole e rigirare. Facciamo solo attenzione a che il picciolo, essiccato non si stacchi lasciando cadere il peperoncino.

Se la nostra regione non ci garantisce una settimana di sole o il clima troppo umido non consiglia l’esposizione all’aperto, possiamo essiccare i peperoncini usando il forno di casa.

Se abbiamo un forno ventilato, ci basterà scaldarlo a 50°; diversamente portiamolo a circa 80°C.

Intanto puliamo i peperoncini, togliendo il picciolo e i semi. Disponiamoli su una teglia staccati tra loro con la parte tagliata verso il basso.

Mettiamo la teglia in forno, ma lasciamo lo sportello aperto di qualche centimetro per favorire l’uscita dell’umidità. Servono 4-5 ore per una essiccazione completa.

E non finisce qui

 Raccontateci la vostra esperienza, inviate commenti e osservazioni; potremo arricchire l’articolo.