Terrazzo e giardino sotto la neve

La neve in terrazzo e giardino

La neve può essere una gioia per gli occhi e la felicità dei bambini, ma ciò non di meno può rappresentare un rischio nei punti di transito verso la casa o il box. Alla momentanea felicità per vederla ricoprire il prato e le piante, segue inevitabile la preoccupazione di come limitarla, soprattutto prima che ghiacci provocando ulteriori e seri problemi.

E non è che il problema coinvolga solo chi abita in una villetta; anche chi possiede un terrazzo ha motivo di preoccuparsi, non solo per il carico maggiore sul terrazzo stesso, ma anche per lo smaltimento che può risultare particolarmente difficoltoso.

Sul terrazzo

Non dobbiamo preoccuparci tanto della quantità di neve che ricopre il nostro terrazzo; 50 cm di neve producono un carico statico di circa mezzo chilogrammo a centimetro quadrato, sopportabile da qualsiasi struttura. Preoccupiamoci invece di eventuali vasi appesi lungo la ringhiera, delle pergole, gazebo o tettoie installate sul terrazzo. Queste vanno difese da un eccesso di carico perché potrebbero non essere costruite per sopportarlo. Togliamo per tempo tendaggi o coperture che possono raccogliere la neve e rappresentare di conseguenza un peso, puntelliamo le tettoie se pensiamo che non possano sopportare il peso della neve (calcoliamo la superficie in cmq e moltiplichiamo il risultato per 10 gr ogni 10 cm di neve; una tettoia da 100 x 50 ha una superficie di 5.000 cmq x 10 gr/cmq = 50.000 gr = 50 kg; 30 cm di neve corrispondono quindi a 150 kg di peso sulla tettoia).

Mettiamo perciò a terra tutti i vasi eventualmente ancora appesi sulla ringhiera o il parapetto e controlliamo piuttosto gli scarichi, che siano sgombri da foglie o sporcizia che possano limitarne la funzione. In caso di neve gettiamo del sale sulla superficie per facilitare lo scioglimento della neve ed evitare che ghiacci.

Può essere utile creare una o più corsie pulite che facilitino lo sgrondo verso i punti di deiezione dell’acqua.

NOn solleviamo la neve con la pala, ma spingiamola soltanto accumulandola fuori del giardino o su un tombino su cui abbiamo appoggiato una pentola d'acqua bollente.

In giardino

In giardino non abbiamo problemi di carico, se non per quanto riguarda pergole, gazebo o tettoie eventualmente installate. Da queste strutture dovremo essere solleciti a togliere la neve con una scopa per evitare che il carico eccessivo le pieghi o le spezzi.

Diversamente, la nostra attenzione andrà rivolta ai punti di transito, dal cancello di ingresso alla porta e all’eventuale box. Se quest’ultimo è sotto il livello del suolo, dobbiamo evitare che la neve, sciogliendosi, lo allaghi. Controlliamo perciò gli scarichi previsti dal costruttore e liberiamo l’eventuale grata o il tombino da qualsiasi sporcizia possa limitarne la funzione.

Spargiamo il sale lungo la corsia di accesso al box, anche preventivamente, per evitare che ghiacci ed evitiamo in ogni modo di bagnare. In caso di neve, puliamo finché la neve è fresca, proseguendo dall’alto verso il basso ed evitando di schiacciare con i piedi la neve.

Il percorso di accesso alla casa non è meno importante: spazziamo la neve proseguendo dalla casa verso l’uscita, facendo prima un piccolo corridoio e poi allargandolo con la pala.

Se abbiamo dei gradini di ingresso in marmo (particolarmente scivoloso quando è bagnato) spargiamo della segatura per assorbire l’umidità e offrire una certa presa ai piedi.

Come spazzare

Innanzitutto procuriamoci per tempo quanto necessario, pala e sale; non aspettiamo che nevichi perché a quel punto le pale saranno introvabili e costeranno di più.

Vestiamoci adeguatamente, usando scarpe pesanti o meglio ancora degli stivali. Consideriamo fin dall’inizio che si tratta di un lavoro decisamente faticoso; se pensiamo di non essere in grado, affidiamo il lavoro a qualcuno più in forze, perché non è il caso di rischiare la salute.

Eliminiamo la neve da tettoie, pergole e gazebo per evitare pericolosi cumuli.

È importate usare un attrezzo idoneo: vanga e badile non sono adatti e possono anzi produrre dei danni al selciato. Evitiamo perciò di utilizzarli, ma serviamoci esclusivamente di pale da neve. Le gambe devono essere leggermente divaricate e le ginocchia un poco piegate in modo da tenere la schiena sempre diritta. Lo sforzo deve essere caricato sulle gambe e non sulla schiena. La neve non va sollevata e scaricata alle spalle, ma semplicemente spinta fino al punto di raccolta. Il modo più semplice è creare una piccola corsia dalla porta al cancello e poi allargarla con spazzate successive. Su tutta la superficie liberata spargiamo abbondante sale per evitare che si formi un pericoloso velo di ghiaccio. Se decidiamo di usare dell’acqua calda per facilitare lo scioglimento nel vialetto e alleggerire il lavoro di spalatura, mescoliamo del sale all’acqua e, alla fine, con la scopa di saggina o uno spazzolone togliamo quanta più acqua possibile per evitare pericolose formazioni di ghiaccio.

Il legno, benché trattato, non deve essere lasciato coperto di neve: l'acqua penetra nel legno, lo gonfia e o espone a un veloce deperimento.

No ai cumuli

Se possiamo accumulare la neve all’esterno della casa, sulla strada, dove passeranno i mezzi della Nettezza urbana, è la soluzione più pratica. Diversamente, non accumuliamo la neve sul prato o lo danneggeremmo. Accumuliamola piuttosto su un tombino su cui avremo appoggiato una grossa pentola di acqua bollente; la neve si scioglierà velocemente e defluirà nel tombino senza danni.

Come proteggere le piante del terrazzo

Come proteggere le piante del terrazzo

Con l’arrivo del freddo si presenta come ogni anno la necessità di mettere al riparo le piante  che coltiviamo in vaso sul balcone e il terrazzo. Talvolta ci lasciamo prendere dalla pigrizia rimandando questo lavoro importante con il risultato di veder morire piante che ci hanno dato soddisfazione durante l’anno e costringendoci poi a ricomprarle.

A seconda delle dimensioni delle piante, possiamo adottare due strategie: coprirle singolarmente o chiuderle in una serretta.  La seconda è la più pratica perché ci permette di mettere al riparo tutte le piante in poco tempo e, tutto sommato, con la minore spesa.

Come scegliere la serretta

In commercio possiamo trovare facilmente serrette di tutte le dimensioni, a due o più ripiani. Acquistiamola in plastica o in tubolare metallico: sono comunque efficienti e pratiche. In entrambi i casi si possono montare e smontare in pochi minuti senza far uso di attrezzi. La copertura, fatta normalmente con un telo trasparente, assicura la protezione necessaria. Vale sempre la pena, comunque, mettere alla base un cartone o un foglio di polistirolo che impedisca al freddo di entrare dal basso. Montiamo la serretta dove possa ricevere luce e, se possibile, anche un po’ di sole. Evitiamo le posizioni troppo assolate che generano eccessive escursioni termiche tra il giorno e la notte. Di solito, tra 15 e 30 euro possiamo portare a casa una serretta che ci durerà per anni che, ripetiamo, rappresenta la soluzione più pratica.

Cosa mettere nella serretta

Mettiamo al riparo tutte le piante perenni, per lo più erbacee, (come i gerani, la fucsia, la begonia) che coltiviamo in vasi non più grandi di 13 cm.

Le piante aromatiche, come la salvia, il rosmarino, il cappero, l’origano acquistati nell’anno o l’anno passato. In genere tutte le piante con meno di due anni sono sensibili al freddo invernale (pensiamo soprattutto al Nord).

Tutte le piante di cui abbiamo fatto talea nel corso dell’anno: devono passare il primo inverno al riparo dal gelo.

Tutte le piante ottenute da seme nel corso dell’anno. Come quelle ottenute per talea, hanno bisogno di un periodo di irrobustimento in ambiente protetto.

Tutte le talee semilegnose o legnose fatte dalla fine dell’estate in poi e di cui attendiamo la corretta radicazione. Queste talee, se ben conservate in ambiente umido (vale anche la bottiglia che le copre), sono verdi e dunque vive, ma possono impiegare mesi per radicare; probabilmente lo faranno correttamente a primavera se le proteggiamo.

Cosa fare prima

Prima di mettere le piante nella serretta:

potiamole riducendo la chioma a un terzo

annaffiamole in modo che il terreno del vaso sia umido, non intriso

spruzziamole con un prodotto fungicida (nella serretta l’umidità è elevata e possono andare soggette a muffe o funghi)

Cosa fare durante l’inverno

Soltanto controllarle di tanto in tanto che rimangano verdi e non presentino segni di muffe o ingiallimenti (vuol dire che l’umidità all’interno della serretta è eccessiva – lo vediamo anche dall’eccessivo appannamento della plastica di copertura).

Non serve bagnare le piante (l’umidità e l’ambiente chiuso mantengono il terreno umido).

Può essere utile, in caso di eccessivo appannamento aprire nelle ore più calde della giornata la serretta per abbassare l’umidità.

Alla fine dell’inverno, quando la temperatura diurna aumenta, apriamo la serretta per far meglio acclimatare le piante e predisporle alla primavera.

Come proteggere le piante più grandi

Le piante più grandi, normalmente arbustive, se delicate, possono essere protette con del tessuto non tessuto. Evitiamo di coprirle con la plastica trasparente perché ne limiteremmo la traspirazione e faciliteremmo l’insorgenza di pericolose malattie fungine. La rosa, l’ortensia, la camelia, possono restare senza alcuna protezione: sono piante molto rustiche e non temono il gelo. Le altre, avvolgiamole nel tessuto non tessuto. Possiamo acquistare questo materiale in rotolo oppure in comodi sacchi in cui chiudere la pianta legando il tessuto al vaso.

Dal momento che la parte più soggetta ai danni del gelo sono le radici, vale la pena coprire la superficie del vaso con abbondante corteccia.

Limoni, aranci e piante mediterranee che preferiscono inverni ben più dolci di quelli presenti normalmente al Nord, possono avere un’efficace protezione mettendo il vaso in una scatola di cartone e riempiendo lo spazio tra il vaso e la scatola con corteccia, argilla espansa, polistirolo, carta di giornale. Proteggeremo poi la chioma con il tessuto non tessuto.

Un rimedio dell'ultimo minuto per proteggere le cassette dei gerani consiste nel fare degli archetti con del filo di ferro e poi avvolgere parte del vaso e la chioma con della pellicola per alimenti, su più strati. Le piante vanno prima spruzzate con un fungicida.
Se abbiamo poche piante possiamo metterle in uno scatolone e riempire gli spazi vuoti con argilla espansa, trucioli di legno, polistirolo o corteccia. Copriremo poi la chioma con ramoscelli di abete e tessuto non tessuto sigillato sulla scatola con del nastro adesivo.

 

 

Una singola pianta può essere protetta dal gelo chiudendola in un sacchetto  di plastica trasparente o di tessuto non tessuto. Se usiamo la plastica trasparente, foriamola in più punti per limitare l’umidità. Per maggiore protezione, mettiamo della corteccia sulla superficie del terreno e appoggiamo il vaso su del cartone ondulato o del polistirolo.

Forzatura dei bulbi

Fioriti per Natale

Possiamo sfruttare le bulbose primaverili per avere dei cestini di fiori profumati durante le feste di Natale e, volendo, per tutto l’inverno. Potrebbe sembrare difficile, ma in realtà non lo è affatto e tutti possiamo cimentarci con poca spesa ottenendo degli splendidi risultati. Ci basta sfruttare i meccanismi naturali che attivano la fioritura per ingannare i bulbi e indurli a svilupparsi come fosse primavera. Abbiamo tutti in casa un frigorifero in cui ricreare le temperature invernali; e abbiamo tutti degli ambienti riscaldati come fosse sempre primavera. Dunque non è difficile ricreare le condizioni utili per lo sviluppo di queste semplici piante che possiedono nel loro bulbo tutte le risorse utili per lo sviluppo dell’intera pianta. 

Prolungate fioriture

Se partiamo nelle prime settimane di novembre, possiamo avere un Natale ricco di fiori colorati e profumati. Se ripetiamo questa operazione ogni due settimane circa fino alla fine di gennaio, possiamo persino pensare di avere fiori freschi in successione fino a marzo. Il costo dell’impresa è veramente ridotto; possiamo cercare dei bulbi già “vernalizzati”, pronti per essere piantati dunque, oppure utilizzare dei bulbi normali, magari avanzati da quelli che abbiamo piantato in terrazzo o in giardino. Non tutti i bulbi si prestano ad essere così facilmente ingannati, ma nella maggior parte dei casi il trucco funziona. Sulle confezioni dei bulbi è solitamente indicata la predisposizione ad essere forzati; leggiamo dunque attentamente quanto riportato in etichetta. Nel dubbio e in mancanza di indicazioni precise, proviamo egualmente: abbiamo ben poco da perdere. Teniamo solo presente che i bulbi forzati, una volta fioriti, non sono più utilizzabili: difficilmente infatti riescono a rigenerarsi come avviene per quelli coltivati normalmente.

Creiamo prima l’inverno

I meccanismi che in natura regolano il risveglio vegetativo e la fioritura sono per lo più legati alle variazioni di temperatura e alla lunghezza della luce durante il giorno. Sfruttando questi principi possiamo far credere ai bulbi che sia inverno o primavera. I bulbi da forzare devono “sentire” l’inverno. Per questo vanno messi dove la temperatura sia inferiore a 7° C, al buio, per almeno tre settimane. Possiamo tenerli in cantina o sul balcone, chiusi dentro una scatola in un posto non colpito dal sole. Qualcuno li mette in frigorifero, nel cassetto delle verdure. Per questo, conserviamoli in un sacchetto di carta (come quello del pane) e quindi in un sacchetto di plastica; la carta assorbirà l’umidità in eccesso evitando possibili marciumi e manterrà i bulbi al buio. In questa fase i bulbi non emetteranno radici né allungheranno il germoglio, ma rimarranno assolutamente identici a come li abbiamo acquistati. Ciò non di meno è fondamentale che il bulbo interpreti questo periodo come una sorta di inverno anticipato; è fondamentale perché quando li porremo a una temperatura maggiore, “penserà” che si avvicini la primavera e reagirà di conseguenza.

E poi una finta primavera

Al termine del periodo di buio, i bulbi vanno messi in un luogo più tiepido e luminoso. È importante passare dal freddo del frigorifero al caldo della casa in modo graduale. Cerchiamo quindi l’ambiente più fresco della casa e mettiamoli lontano da termosifoni. Interriamoli appena, lasciando che il germoglio affiori dal terreno, usando un terreno molto leggero. Lo possiamo ottenere mescolando del terriccio universale a del terriccio per piante grasse in egual misura. Bagniamo appena per inumidire il substrato e, mantenendo ancora i bulbi al buio (ci basterà un telo o un cono di cartone nero) attendiamo che il germoglio abbia raggiunto 5 cm di altezza. In questa fase il bulbo svilupperà delle radici lunghe e bianche, presupposto per la crescita successiva della parte aerea. Solo a questo punto possiamo mettere i nostri vasi in casa; con la luce e il calore normale dei nostri ambienti il germoglio si allungherà velocemente e nell’arco di tre settimane produrrà anche il fiore. A questo punto possiamo scegliere se tenere i nostri fiori in casa oppure metterli all’aperto, dove la fioritura durerà di più.  

Mentre il germoglio cresce dobbiamo annaffiare quanto basta per mantenere il terreno sempre un poco umido.

Anche in acqua

Si può usare anche un vasetto trasparente sagomato per ottenere la formazione delle radici in acqua. Se li vogliamo forzare in questo modo, badiamo che l’acqua rimanga qualche millimetro sotto la base del bulbo; in nessun caso il bulbo deve essere a contatto con l’acqua. Mettiamo un pezzetto di carbone di legna nell’acqua per evitare che imputridisca. Possiamo anche usare una normale ciotola che riempiremo parzialmente di ghiaia, di sassi o di biglie da tenere sempre quasi coperta d’acqua; appoggiamovi sopra i bulbi e questi fioriranno in poche settimane (di solito ne bastano tre).

E non finisce qui

 Raccontateci la vostra esperienza, inviate commenti e osservazioni; potremo arricchire l’articolo.

Rigenerare la terra dei vasi

Come rigenerare la terra sfruttata dei vasi

In autunno i vasi che hanno ospitato durante la bella stagione le piante da fiore annuali vengono svuotati. La magia dell’estate è alle spalle e ora ci si trova con molti vasi vuoti la cui terra è stata abbondantemente sfruttata e che, sappiamo già, dovranno essere ripristinati il prossimo anno.

Qualcuno già pensa giustamente alla fatica, oltre alla spesa, di procurarsi nuovo terriccio utile per le prossime piante. Ci si chiede allora: non possiamo rigenerare il vecchio terriccio?

Come avviene in natura

La caduta delle foglie avvia un processo di riciclaggio come solo madre natura sa fare. Le foglie, marcendo nel terreno, restituiscono alla terra tutto quanto la pianta ha assorbito per produrle. Sono fatte d’altronde di tutti gli elementi di cui si è servita la pianta per realizzarle. In questo modo la pianta se ne potrà avvalere nella stagione successiva. Nella realtà, la pianta riesce a restituire alla terra più di quanto consuma perché a quanto assorbito dal terreno unisce anche quanto prodotto dall’attività di fotosintesi, ovvero dallo sfruttamento della luce. È come se la nostra automobile producesse più benzina di quanta ne consuma. 

È proprio questo meccanismo che ha fatto sì che la crosta terrestre, inizialmente brulla e sterile, si ricoprisse di quello che chiamiamo terriccio e che è un mix di materia vegetale e minerali. 

Il terreno sfruttato in un bosco viene, durante l’inverno, rigenerato proprio dal decadimento naturale delle foglie e dei rami che vi si depositano. Il terreno in questo modo diventa ogni anno più fertile creando i presupposti per la crescita delle piante stesse che lo popolano.

Cosa succede nel vaso

I vasi che ornano il nostro terrazzo non possono godere di questo collaudato meccanismo naturale per rigenerarsi. Le piante consumano gli elementi naturali presenti nel terriccio e, una volta terminato il loro ciclo vitale, vengono gettate e non contribuiscono più in alcun modo alla ricostituzione del patrimonio minerale del suolo. Per questo lo sostituiamo tutti gli anni. A nulla vale pensare di aver sempre distribuito concime liquido per sostenere la crescita e la fioritura. La terra è stata impoverita nella sua struttura di base: la materia vegetale di cui è composta (torba) è decaduta al punto da non avere più le stesse caratteristiche che l’hanno inizialmente caratterizzata. Niente più ritenzione idrica, niente più capacità di nutrimento per le radici. Sostituirla è dunque la cosa migliore, a meno che non si trovi il modo di rigenerarla.

Come procedere

Si tratta di fare in piccolo quello che madre natura fa normalmente su ampi spazi, ovvero creare le condizioni per cui la terra sfruttata si arricchisca di tutto quanto ne fa un terriccio fertile.

Il modo più semplice è raccogliere un bel sacco di foglie secche. Possiamo tenerle in un sacco nero (di quelli condominiali per intenderci, magari doppio per assicurare maggiore robustezza) oppure, se ne abbiamo la possibilità, in un grande vaso o fioriera precedentemente vuotati.

Raccogliamo per lo più foglie sottili, fragili come quelle dell’acero o della quercia o del nocciolo; evitiamo cioè foglie come quelle della magnolia, coriacee e difficili da deteriorare.

Nel nostro sacco di foglie gettiamo la terra sfruttata dei vasi; l’ideale è avere un volume di foglie (pressate)  almeno pari al volume del terriccio. Aggiungiamo un paio di bicchieri di acqua e chiudiamo il sacco con un nodo. 

Ora rigiriamo un poco il sacco per mescolarne alla bell’e meglio il contenuto e abbandoniamolo sul balcone in una posizione dove possa ricevere il sole almeno un’ora al giorno. Una volta al mese, ricordiamoci di muoverlo, farlo rotolare, agitarlo se riusciamo, per mescolare il contenuto.

A primavera, senza far altro, potremo aprire il sacco e utilizzare il suo contenuto per coltivare qualsiasi pianta, verde o fiorita. Le foglie infatti, deteriorandosi, avranno arricchito la terra di materia vegetale di prima qualità.

Se gettiamo nel sacco una manciata (non ne serve di più) di letame pellettato (se lo abbiamo, inutile comprarlo apposta), la sua carica microbica accelererà notevolmente il processo.

Possiamo, se ne abbiamo voglia, arricchire ulteriormente questo mini-compostaggio mettendo nel sacco anche avanzi delle verdure cotte o crude provenienti dalla cucina: bucce di patata, ritagli delle cipolle, zucchine, carote, meglio se tritate grossolanamente.

Se invece del sacco usiamo un vaso o un qualsiasi contenitore, è importante coprire la superfice con della plastica e controllare periodicamente che il tutto sia umido; con l’occasione rimescoliamo tutto il contenuto con un bastone in modo da amalgamare terra e foglie. 

Per tranquillizzare i più sospettosi: quello che si ottiene non puzza minimamente, non attira uccelli o parassiti, non ha alcuna controindicazione. Ma ci fa risparmiare.

Piantiamo le bulbose primaverili

Piantiamo ora le bulbose primaverili

Se vogliamo avere un terrazzo o un giardino fiorito fin dalla fine dell’inverno,
dobbiamo intervenire ora. E niente di meglio che piantare delle bulbose a fioritura primaverile. Tulipani, crochi, muscari, giacinti, narcisi sono perfettamente in grado di decorare in modo egregio le nostre finestre e le nostre aiuole regalandoci splendide fioriture appena cambia la temperatura a fine inverno.
Le bulbose inoltre sono quanto di più facile da coltivare. Il bulbo infatti possiede tutti i requisiti per formare una pianta e farla fiorire senza chiedere nulla.

Il bulbo è una naturale riserva di sostanze utili a soddisfare il fabbisogno della futura pianta. A noi basta metterli ora in terra.

Anemone
Bucaneve
Croco
Fritillaria
Giacinto
Iris
Lilium
Muscari
Muscari
Narciso
Ornitogalo
Scilla
Tulipano

Cosa ci serve

La cosa fondamentale è il terriccio: possiamo usare quello universale che abbiamo usato per coltivare le petunie o le annuali estive. Liberiamolo dalle radici e aggiungiamo semplicemente del terriccio per piante grasse. Questo, oltre a fornire un po’ di torba utile ad arricchire la terra già sfruttata, aggiunge sabbia per garantire il corretto drenaggio indispensabile per evitare che il bulbo marcisca.
Usiamo le cassette che abbiamo, i vasi, le fioriere in cui coltiviamo gli arbusti, a anche contenitori di fortuna di qualsiasi tipo.

Come interrarli

1 - Foriamo il terreno
Pratichiamo un foro con il piantabulbi ed estraiamo una carota di terra
2 - Inseriamo il bulbo
Appoggiamo il bulbo in fondo al buco praticato con il piantabulbi
3 - Copriamo di terra
Copriamo la buca senza premere e usiamo la paletta o il piantabulbi come unità di misura per il nuovo foro
4 - Un nuovo foro
Pratichiamo un nuovo foro per il successivo bulbo
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Basta un buco nel terreno in cu mettere il bulbo e ricoprirlo di terra. La profondità, di solito si calcola in base alle dimensioni del bulbo. La profondità corretta è tre volte l’altezza del bulbo: in questo modo il bulbo sarà coperto da uno spessore pari a circa due volte la sua altezza.
In giardino, dopo aver preparato il terreno ed eventualmente alleggerito con sabbia, troveremo comodo utilizzare un piantabulbi. Si tratta di un attrezzo del costo di pochi euro che preleva una carota di terra senza comprimerla. In questo modo il bulbo troverà terra morbida in cui affondare le sue deboli radici.
In vaso è persino più facile, senza alcun attrezzo: basta la paletta o un piccolo trucco.

Come disporli

1 - Il drenaggio
Assicuriamo un perfetto drenaggio mettendo sul fondo del vaso due sta di ghiaia o argilla espansa
2 - Il terriccio
Usiamo terriccio universale mescolato a terriccio per cactacee, molto sabbioso, per evitare qualsiasi forma di ristagno
3 - Creiamo gli spazi
Riempiamo il vaso di terra mettendo due vasetti dove vorremo mettere i bulbi
4 - Mettiamo i bulbi
Nei fori che abbiamo creato mettiamo i bulbi e copriamo di terra senza premere
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Le confezioni dei bulbi recano sempre le distanze ottimali per la piantumazione; vengono indicate generalmente due grandezze, una minima e una massima. Usiamo la prima se desideriamo creare una vistosa macchia di colore, usiamo la seconda in un’aiuola o una bordura normale.
In vaso possiamo per forza di cose, non considerare queste indicazioni e agire con buon senso. La profondità, ad esempio: prevediamo quella che più si avvicina. Se le piante prodotte saranno alte, avranno bisogno di un sistema di tutoraggio, ma a questo potremo pensare a primavera.
Per la distanza tra i bulbi possiamo disporli in modo da lasciare come minimo lo spazio di un bulbo tra uno e l’altro. Per nessun motivo dobbiamo metterli in contatto tra loro.

Anche a strati


In vaso, se abbiamo un contenitore alto, possiamo anche metterli a più strati: i più grandi in profondità e quelli più piccoli vicino alla superficie, facendo due. tre strati. Dovremo solo stare attenti a evitare che i bubi si trovino sulla stessa perpendicolare.
In una comune cassetta da 50 cm possiamo mettere 4 tulipani e 5-6 muscari o degli anemoni e dei giacinti. Sul davanzale della finestra possiamo mettere negli stessi vasi dell’edera e delle bulbose a nostra scelta.

Basta appoggiare dei bulbi di Muscari su uno strato di terra umida per vedere, a primavera, una composizione fiorita tanto semplice quanto bella.

Cosa fare da qui a primavera


Il bello delle bulbose è che non dobbiamo fare nulla. I bulbi messi in piena terra in giardino godranno della naturale umidità per tutto l’inverno. Quelli in vaso, posto che stanno comunque all’esterno, avranno comunque un terreno normalmente umido. Se il terrazzo è coperto, vale la pena, una volta al mese, controllare che il terriccio non sia asciutto e, nel caso, metteremo un poco di acqua sulla superficie, possibilmente durante le ore più calde del giorno.
A primavera, appena la temperatura cambia, dai bulbi nascerà un germoglio che si allungherà velocemente. Solo con la comparsa del germoglio saremo chiamati ad annaffiare, inizialmente poco e poi di più seguendo le dimensioni della pianta e sempre che sia necessario.
Ora spenderemo pochi euro e mezz’ora di tempo. A primavera saremo premiati con fioriture ricche e allegre.

E non finisce qui

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Riportiamole in casa

Riportiamo in casa le piante verdi

Le temperature estive sono un ricordo. L’ultima perturbazione che ha
investito il nostro Paese ha abbassato drasticamente le temperature e ormai la sensazione di fresco è palese, soprattutto al mattino e durante la notte. È bene quindi che ci predisponiamo a dei piccoli interventi per salvare le nostre piante sul balcone.
La prima cosa che dobbiamo fare è individuare le piante più sensibili al freddo e quelle che vogliamo salvare per la prossima stagione.
Tutte le piante di origine tropicale, quelle che comunemente coltiviamo in appartamento, vanno riportate in casa per prime. La maggior parte di loro sopporta temperature fino a 10-15°C, sotto le quali entrano in sofferenza e rischiano di morire.
È bene farlo prima che entri in azione il riscaldamento; così facendo le piante potranno godere di un periodo, sia pur breve, di acclimatamento.

Dove metterle

Alcune piante saranno nuove e dunque dovremo trovare per loro un nuovo posto. Consideriamo che le piante nel periodo invernale soffrono soprattutto per la scarsità di luce e per il clima asciutto.

Scegliamo perciò una posizione dove la luce possa raggiungerle il più a lungo possibile: l’ideale è avere una finestra esposta a Sud, schermando però il sole con una tenda leggera. Se questo non è possibile, cerchiamo comunque una posizione più luminosa possibile. Consideriamo anche che, mentre le piante più grandi possono stare a pavimento, quelle più piccole godranno di maggiore luce se vengono alzate a livello della finestra.
Vi sono piante tropicali che vivono bene anche in posizione ombrosa: è il caso della monstera, del filodendro, della sansevieria, dell’aspidistra e della dracena (per citarne alcune tra e più diffuse).
Se abbiamo più piante, può essere vantaggioso metterle vicine: in questo modo creano un microclima più salutare.

L’umidità

I nostri ambienti tendono ad essere sempre un po’ troppo asciutti, per noi come per le piante. L’umidità ideale dovrebbe essere sempre nell’ordine del 50%, un livello che assicura a noi una respirazione ottimale e alle piante una crescita sana. Consideriamo che le piante tropicali vivono in natura con livelli di umidità ben superiori. Il riscaldamento domestico tende ad asciugare molto l’aria e le nostre piante potrebbero manifestare questa condizione poco appropriata con le punte delle foglie secche. In questo caso umidifichiamo l’aria: possiamo farlo usando i normali umidificatori, ma anche con piccoli espedienti come lavare il pavimento, stirare a vapore, far bollire dell’acqua.

Delicate ma non troppo

Alcune piante coltivate normalmente sul terrazzo possono restare in esterno: alcune senza alcun problema, altre con una semplice ma efficace protezione. L’ortensia, la rosa, la camelia, l’azalea sono piante che superano l’inverno tranquillamente anche in caso di gelate. Oltre alla loro naturale rusticità, sono abitualmente coltivate in vasi grandi, cosa che mette al riparo le radici dall’incidenza del gelo.
Le piante minori, per lo più erbacee, come i gerani, vanno invece protette: possiamo attendere senza problemi ancora alcune settimane. Nel frattempo pensiamo a procurarci quanto ci serve: tessuto non tessuto, cartoni, corteccia oppure una serretta.
Anche le piante che abbiamo ottenuto quest’anno per talea andranno protette: o mettendole in casa in un ambiente fresco o mettendole in una serretta. Ma questo sarà oggetto di un successivo articolo.

Rimedi dell’ultimo minuto

Rimedi dell'ultimo minuto

Durante l’estate è giusto ed è bello prendersi la libertà di allontanarsi per qualche giorno di vacanza. Ma il problema che ci poniamo è sempre lo stesso: e le nostre piante resisteranno?

Ci sono alcune buone pratiche che possiamo mettere in atto per evitare che deperiscano o addirittura secchino in nostra assenza.

Un controllo iniziale

È fondamentale, prima di fare qualunque cosa, che controlliamo molto bene le nostre piante guardando bene sotto le foglie e lungo i fusti per verificare l’assenza di qualsiasi tipo di parassita. Nel caso, isoliamo la pianta e trattiamola con un insetticida per evitare che il problema si estenda alle altre piante.

La posizione

La posizione può essere importante. Se abbiamo delle piante molto grandi, evidentemente non potremo spostarle, ma potremo senz’altro mettere quelle più piccole vicino perché formino una massa verde. Cerchiamo di mettere le più piccole sollevate da terra in modo che possano godere di più luce, ma soprattutto che le foglie delle diverse piante si tocchino tra loro. Questo faciliterà la creazione di un microclima che manterrà l’umidità intorno alle piante più a lungo.

La luce

Le piante verdi che coltiviamo in casa sono per lo più specie di origine tropicale. Per questo vogliono la luce, ma non sopportano il sole diretto. La posizione dietro una finestra, riparate da una tenda leggera, è solitamente ideale per la maggior parte delle specie d’appartamento. Mettiamo davanti alla finestra quelle a foglia variegata o colorata (come il coleus) e dietro quelle con foglie a tinta unita.

In nessun caso chiudiamo gli scuri delle finestre: lasciate al buio, le piante deperiscono in fretta perché impossibilitate a svolgere l’attività di fotosintesi.

L’umidità

Sempre per il fatto che le nostre piante sono di origine tropicale, amano vivere con un alto livello di umidità (almeno 60%). Disporre di un clima mediamente umido non solo aiuta le piante a sopperire al calore, ma limita l’evaporazione e dunque il consumo di acqua.

Possiamo aumentare l’umidità relativa dei nostri ambienti producendo vapore: una pentola d’acqua lasciata bollire, stirare con il ferro a vapore, bagnare il pavimento o anche, semplicemente, appendendo accappatoi e asciugamani di spugna bagnati perché si asciughino nella stanza.

Non ultimo, nebulizziamo abbondante acqua sull’intero fogliame, vuoi per rinfrescare le foglie, vuoi per aumentare l’umidità relativa intorno alle piante.

L’irrigazione

E veniamo al punto dolente: l’irrigazione. Se le piante non sono esposte al sole e si trovano in un ambiente umido, il loro consumo di acqua sarà molto limitato. Ciò non di meno dobbiamo garantir loro un terreno umido per tutta la durata della nostra assenza.

Iniziamo col bagnare le piante più piccole per immersione, lasciando il vaso immerso fino a due terzi nell’acqua per circa 20 minuti. Questo idraterà completamente il terreno e fornirà una naturale riserva di acqua alle radici. Lasciamolo poi sgocciolare bene prima di rimetterlo nella sua posizione ideale.

Se il vaso è grande e l’immersione non è possibile, iniziamo dal giorno prima a bagnare il terreno poco alla volta, senza fretta e per gradi. Versiamo poca acqua (idealmente una tazzina) vicino al fusto e lasciamo che penetri completamente nel terreno. Attendiamo un quarto d’ora almeno, poi ripetiamo l’operazione tante volte fino a raggiungere la dose abituale di acqua. Così facendo diamo modo al terreno di idratarsi, lasciando che la poca acqua versata, invece di percorrere il vaso e fuoriuscire subito dal foro di drenaggio, si fermi a gonfiare la torba di cui è composto il terreno. Se facciamo questa operazione con la dovuta calma e pazienza, saranno necessarie molte “tazzine” prima di vedere acqua nel sottovaso, segno che il terreno è completamente inumidito.

Le carote di argilla

Le carote di argilla costituisocno un sistema abbastanza diffuso per garantire l’acqua alle piante. Collegate con un tubicino a un serbatoio, mantengono umido il terreno a lungo. Funzionano purché si abbia l’accortezza di mettere a bagno per ventiquattr’ore le carote di argilla perché si intridano esse stesse. Mettiamo quindi il serbatoio d’acqua (un catino, una pentola) in posizione leggermente rialzata rispetto ai vasi (magari su una sedia) e il gioco è fatto.

La bottiglia e lo spago

Un altro espediente consiste nel mettere uno spago nel tappo di una bottiglia di plastica. Ci si riesce utilizzando un grosso ago riscaldato sul fuoco. Si lasciano venti centimetri di spago che andranno infilati nella bottiglia. Sigilliamo con della cera il punto di innesto dello spago nel tappo. Bagniamo la corda e riempiamo la bottiglia: per capillarità l’acqua risalirà lungo la corda e bagnerà l’estremo opposto che lasceremo ovviamente appoggiato sul terreno del vaso. Un po’ laborioso, ma decisamente economico.

L’acqua complessata

L’acqua complessata è un ritrovato relativamente nuovo, ma molto efficace. Grazie ai microorganismi presenti nel terreno, il gel di cui è composto rilascia acqua mantenendo umido il terreno per molti giorni. Possiamo trovarla in formato di gel da versare sul terreno del vaso, oppure come tubi da premere contro il terreno. Il loro impiego presuppone comunque che lasciamo le nostre piante già bagnate; irrighiamole quindi come descritto e, prima di partire, versiamo il gel come trattamento di mantenimento.

L’irrigazione secondo Gardena

Infine vi sono i sistemi di irrigazione automatica più moderni, adatti alla casa come per il terrazzo, che assicurano l’acqua nella quantità e nei tempi desiderati. Si chiama Aquabloom l’ultima proposta di Gardena ed è un set di irrigazione automatica ad energia solare che mette a disposizione tutto il necessario per irrigare fino a 20 piante. È dotato di pannello solare e batteria ricaricabile per un funzionamento in totale autonomia. Perfetto per chi ha un balcone e non ha a disposizizone collegamento elettrico e idrico, può essere utillizzato con successo anche in casa. il set AquaBloom può essere collocato ovunque (a parete, sul tavolo, sul vaso o sulla ringhiera), consentendo così di irrigare fioriere poste in qualunque posizione e su livelli diversi e, nel contempo, di sfruttare al meglio la luce solare.

Grazie a questo set, l’utilizzatore può scegliere tra 14 programmi, selezionabili in modo semplice e intuitivo, oltre alla possibilità di effettuare un’irrigazione manuale. Grazie ai gocciolatori autocompensanti da 0,5 lt/h, inclusi nel set, ogni pianta riceve la stessa quantità d’acqua. Dotato di timer e pompa elettrica integrata, il set Gardena preleva l’acqua dal contenitore e la distribuisce alle piante in base al programma selezionato o all’irrigazione manuale prestabilita.

Un basilico sempre in forma

Il basilico in piena forma

Nel periodo estivo prendersi cura del basilico in vaso è una pratica quasi quotidiana. L’elevata temperatura infatti e il fabbisogno elevato della pianta impongono un’irrigazione costante per non far asciugare troppo il terreno. E più le piante sono fitte nel vaso, più il problema impone le nostre cure.

Noi consigliamo sempre di dividere le piante presenti in un singolo vaso su due o più cassettine in modo che abbiano lo spazio per espandersi, ma sappiamo bene che pochi lo fanno, preferendo tenersi le piante nel vaso in cui vengono vendute.

Tutt’al più, si dice, si compra un altro vasetto che, in fondo, costa così poco…

Ma possiamo ciò non di meno avere un basilico rigoglioso anche in queste condizioni purché adottiamo delle semplici cure.

Innanzitutto, durante le settimane più calde, annaffiamolo tutti i giorni versando l’acqua piano in modo che penetri lentamente nel terreno e lo idrati.

Ancora meglio, ogni due-tre giorni, mettiamo il vaso a bagno nell’acqua e teniamocelo per 20 minuti-mezz’ora. In questo modo l’acqua gonfia tutta la parte vegetale che compone il terreno assicurando una corretta umidità a livello delle radici.

Questo semplice espediente basta a conservare le piante in piena forma. Se appena vediamo le foglie afflosciarsi, mettiamo il vaso a bagno; se riusciamo ad evitare che le foglie si affloscino e troviamo il giusto ritmo di irrigazione, ancora meglio.

Una marcia in più possiamo poi ottenerla se, invece del lavandino o di un catino, usiamo, per l’immersione del vaso, un contenitore poco più grande del vaso stesso. L’importante è che il livello dell’acqua giunga ad almeno due terzi dell’altezza del vaso. In questo caso non ci sarà difficile mescolare all’acqua del concime per piante aromatiche, per piante verdi, per ortaggi, quello che abbiamo a disposizione, evitando sprechi. Possiamo farlo una volta alla settimana, assicurando così al terreno, oltre all’acqua, anche il nutrimento necessario.

Eliminiamo i fiori

Un ulteriore probema che si pone durante l’estate, normalmente dalla fine di luglio, è la formazione di fiori all’apice dei fusti. È naturale che avvenga: lasciate crescere, sono delle spighe floreali che di ornamentale hanno poco, ma che servono ovviamente alla pianta per produrre semi e moltiplicarsi, com’è giusto che sia.

I fiori però indeboliscono la pianta che investe tutte le sue risorse per raggiungere il suo scopo. Se vogliamo però che la pianta cresca e continui a produrre foglie, dobbiamo togliere i fiori sul nascere.

Per farlo ci basterà, ogni volta che ci servono delle foglie, togliere la cima del fusto: oltre che decorativa nei piatti, ritardiamo la fioritura.

Nella seconda metà di agosto la pianta inizia anche a lignificare sguarnendosi alla base. È bene a questo punto raccogliere tutte le foglie e conservarle per congelazione oppure trasformarle in ottimo pesto. Le foglie infatti tendono a diventare più amare con la lignificazione e sono perciò sempre meno appetibili.

Concimare le piante verdi

Concime per piante verdi: quando usarlo?

C’è chi non lo usa affatto, chi lo mette quando si ricorda, chi ne mette troppo. Quando si parla di concimare le piante verdi, molti appaiono perplessi, come se non vi fosse alcun motivo concreto per farlo. E allora facciamo a riguardo una doverosa premessa.

Le piante che crescono in piena terra si avvalgono di quel meraviglioso laboratorio chimico che è il suolo. In esso gli elementi nutritivi più vari si mescolano grazie all’azione del vento, dell’acqua, dei microrganismi che lo abitano numerosi.

Le foglie morte restituiscono ogni anno al terreno tutto quello che la pianta ha assorbito per produrle. È un ciclo virtuoso che fa sì che la terra si rigeneri e aumenti la sua fertilità anno dopo anno.

In vaso questo non avviene: non c’è lo spazio e non esistono le interazioni necessarie perché il terreno si possa arricchire di elementi nutritivi utili.

E le piante, come l’uomo, ha bisogno di molti elementi per crescere sane. Si contano 16 elementi indispensabili per la crescita dei vegetali; chi più, chi meno, tutti contribuiscono a rendere la pianta sana e forte, resistente alle avversità climatiche e agli attacchi di parassiti e malattie. Anche noi abbiamo bisogno di calcio, potassio, ferro… e manifestiamo eventuali carenze con sintomi più o meno evidenti.

Il limite del vaso 

Le piante che vivono in vaso hanno quindi un problema in più rispetto a quelle che vivono in piena terra: i nutrienti non si ripristinano in modo naturale.

Esiste un ulteriore problema: quando annaffiamo, l’acqua tende a trascinare verso il basso gli elementi nutritivi portandoli verso il foro di drenaggio. Questo accelera la perdita di sostanze utili, impoverendo il terreno in pochi mesi. 

Va da sé che, quando acquistiamo la pianta e la rinvasiamo la prima volta, la scelta di un terriccio di qualità, ricco di torbe e quindi ricco di materia vegetale da cui attingere nutrimento, rappresenta un ottimo punto di partenza.

Ma ciò non di meno, anche il miglior terreno tende ad esaurire le sue proprietà nutritive. Il rinvaso, ogni anno o ogni due anni, secondo la velocità di crescita della pianta, offre anche l’opportunità di rinnovare il terriccio.

Le piante che, per dimensioni, non possono più essere rinvasate, richiedono una sostituzione almeno superficiale del terriccio e un ripristino annuale delle sostanze.

Una dotazione completa

Come essere certi che il terriccio del nostro vaso possiede tutte le risorse utili? Contiene cioè tutti i microelementi di cui la pianta necessita per crescere sana e rigogliosa? Esiste un espediente, un prodotto particolare: si chiama Hortrilon ed è prodotto da Compo. 

Non è di facile reperimento e potreste non trovarlo nel vostro garden center abituale, ma vale la pena cercarlo.

Confezionato in bustine, contiene una collezione di microelementi utili per fornire alla pianta una dotazione completa di quanto necessita.
Non sostituisce il concime normale; lo integra e lo completa. Una bustina una volta all’anno ci mette al riparo da qualsiasi carenza.

Scegliamo il concime

Unitamente a ciò, dobbiamo provvedere a fornire con regolarità un concime alle piante. Possiamo scegliere tra un concime granulare o uno liquido.

I concimi granulari, da mescolare alla superficie del terreno, si sciolgono lentamente e forniscono nutrimento per circa tre mesi. Possiamo scegliere tra un concime minerale, organo-minerale o il vecchio letame in forma pellettata.

Invece dei granuli, possiamo trovare anche concimi in pastiglie: la loro comodità sta nel fatto che si premono sul terreno inserendoli completamente e si sciolgono lentamente.

Questi concimi non sono di immediata assimilazione perché devono sciogliersi nel terreno e i loro effetti si iniziano a vedere dopo circa due settimane.

Più pratici i concimi liquidi che per loro natura forniscono nutrimento da subito, attraverso l’acqua con cui vengono mescolati. Il loro effetto è visibile generalmente nell’arco di due giorni. Per contro, dobbiamo fornirli con una certa regolarità, essendo gli elementi che contengono, soprattutto l’azoto, fondamentale per il fogliame, estremamente volatili.

Quanto? Quando?

Durante la bella stagione è bene fornire quindi alle piante verdi un concime liquido mediamente ogni due settimane. Diciamo mediamente, perché ogni concime è diverso per concentrazione e contenuto: leggere quindi quanto consigliato dal produttore è sempre utile.

Fondamentale è anche rispettare le dosi consigliate, ovvero la diluizione.

Questa può dare dei problemi, specialmente in rapporto al numero di piante che abbiamo. Qualche prodotto si diluisce in un litro di acqua, altri in due, altri ancora in quattro litri. Scegliamo il concime per le piante di casa anche in base a questo parametro: eviteremo di sprecarlo e ci faciliterà la vita. Possiamo comunque conservare l’acqua arricchita di concime in una bottiglia di plastica chiusa, lontano comunque dai bambini.  Esistono concimi liquidi confezionati in comode fiale, facilmente diluibili anche in poca acqua: prendiamoli in considerazione.

Importante è evitare sempre di dare il concime, anche se diluito in acqua, su piante assetate: potremmo bruciare le radici. Quando foniamo il concime assicuriamoci che la pianta non presenti evidenti sintomi da stress idrico (foglie afflosciate).

Durante l’inverno anche le piante di casa, benché verdi, entrano in riposo vegetativo; il motivo è da ricercare nella scarsa durata del giorno e nella conseguente poca luce utile. Oltre a bagnarle quanto basta per mantenere il terreno umido (sopperendo all’evaporazione prodotta dal riscaldamento domestico), possiamo ridurre la frequenza del concime, fornendolo, ad esempio, una sola volta al mese. 

Come conservare frutta e ortaggi

Conservare frutta, aromatiche e ortaggi

In estate, nell’arco di poche settimane, vanno a maturazione numerosi frutti e ortaggi, tanto da non riuscire a consumarli come dovremmo. Spesso si finisce col regalarli ai vicini o amici, ma ci rendiamo ben conto che, come facevano i nostri nonni, il modo migliore sarebbe quello di conservarli per  poterli consumare in altri momenti. Potrebbe costituire anche un notevole risparmio sulla spesa abituale.

Anche le piante aromatiche sono coinvolte in queste considerazioni: in estate il contenuto di oli essenziali delle piante perenni è massimo e il loro profumo e sapore dunque più intensi.

Le piante annuali, come il basilico, meritano di essere conservate per poter essere gustate al meglio anche durante le altre stagioni.

Ecco allora una piccola guida ai sistemi di conservazione: alcuni sono semplici, altri richiedono tempo e un po’  di lavoro, ma tutte ci permettono di prolungare il piacere che certe piante ci sanno dare.

I sistemi di conservazione

Possiamo parlare di tre sistemi adatti alla conservazione degli alimenti: l’essiccazione, la congelazione/surgelazione e le cosiddette conserve. Ognuno ha i suoi vantaggi e i suoi svantaggi, come sempre, e non tutti sono adatti o ideali per tutto. Ma è importante prenderne in considerazione almeno uno se vogliamo sfruttare al meglio quanto coltivato o acquistato al miglior prezzo. Il metodo di conservazione adottato può dipendere anche dall’utilizzo che intendiamo fare della nostra materia prima: i prodotti conservati sott’olio o aceto, ad esempio, si prestano ad un consumo immediato. I prodotti essiccati sono ideali per la preparazione di cibi cotti; quelli congelati sono impiegabili per lo più dopo scongelamento.

Verdura

essiccazione

congelazione

conserva

Bietole

X

Broccoli

X

X

X

Carote

X

X

X

Cavolfiore

X

X

Cavoli

X

X

X

Cetrioli

X

Fagiolini

X

X

X

Melanzana

X

X

Patata

X

X

X

Peperoni

X

X

X

Piselli

X

X

X

Pomodori

X

X

Porri

X

X

X

Porcini

X

X

X

Rucola

X

X

Sedano

X

X

X

Spinaci

X

X

Zucche

X

X

Zucchini

X

X

X

Frutta

Albicocche

X

X

Anguria

X

Banane

X

X

Fichi

X

X

Fragole

X

X

Lamponi

X

X

Limoni

X

Mele

X

X

Mirtilli

X

X

More

X

X

Meloni

X

Pere

X

X

Pesche

X

X

X

Ribes

X

X

Susine

X

X

Uva

X

X

L’essiccazione

È il metodo più antico (e naturale) per la conservazione degli alimenti. Con l’essiccazione viene tolta solo l’acqua, bloccando in questo modo l’attivazione di microorganismi e lo sviluppo di muffe o microbi.

È un procedimento ecologico, fatto da sempre sfruttando il sole ed oggi, più praticamente, con gli essiccatori. È un sistema molto economico che non aggiunge nulla al prodotto e che mantiene completamente le proprietà dell’alimento. Pasta, funghi, legumi sono prodotti che normalmente utilizziamo e che sono il risultato dell’essiccazione.

Con l’essiccazione viene tolta solo l’acqua dal prodotto, bloccando in questo modo l’attivazione di microrganismi e lo sviluppo di muffe o microbi.

Viene fatta, da sempre, con l’esposizione al sole; sono necessari molti giorni perché il processo sia correttamente compiuto (per i pomodori San Marzano, ad sempio, sono necessari 10-15 giorni). Gli alimenti, già tagliati a pezzi o a fette, vengono disposti su un grata durante il giorno e ritirati durante la notte per preservarli dall’umidità. Un sistema analogo viene applicato ai pesci, ma in questo caso vengono eviscerati e appesi utilizzando un filo che li oltrepassa.

Oggi il sistema è applicato utilizzando degli essiccatori; in essi una resistenza riscalda l’aria che viene fatta circolare con una ventola. Grazie all’essiccatore i pomodori San Marzano di cui prima possono essere essiccati in meno di 30 ore.

È possibile acquistare un essiccatore ad uso domestico on line: il prezzo varia da poche decine di euro fino a oltre 300 euro per i modelli semiprofessionali.

La tecnica del freddo

Possiamo sfruttare il freddo per conservare a lungo la maggior parte dei cibi, dalla carne alle verdure, dal pesce alla frutta.

È importante altresì distinguere tra congelazione e surgelazione.

Con la surgelazione il centro dell’alimento scende a -18 °C in meno di quattro ore e la parte esterna raggiunge quella temperatura in un tempo ancora inferiore. L’alimento mantiene pressoché immutate le sue caratteristiche.

Il congelamento porta l’alimento alla stessa temperatura, ma in un tempo maggiore; in questo modo all’interno delle cellule degli alimenti si formano dei cristalli di ghiaccio di dimensioni tali da provocare la rottura delle membrane cellulari e, quando il prodotto si scongela, viene eliminata una parte del liquido contenuto nelle cellule e con esso anche una parte dei principi nutritivi. Con la surgelazione si formano cristalli di ghiaccio molto più piccoli, che non rompono le membrane cellulari e non provocano la perdita di principi nutritivi.

I frigo-congelatori attualmente in circolazione possono effettuare entrambe le operazioni. Va altresì precisato che, per ottenere l’effetto di surgelazione, non basta mettere l’alimento nel congelatore: bisogna attivare la funzione di surgelazione che abbassa la temperatura in breve tempo. E meno prodotti mettiamo a surgelare contemporanemente, più rapida sarà la surgelazione e migliore il risultato.

La tecnica più corretta per la congelazione/surgelazione prevede che si taglino i pezzi più grandi, che la verdura sia lavata e asciugata, che il pesce sia eviscerato e pulito.

Alcune verdure guadagnano dall’essere brevemente scottate in acqua bollente prima della conservazione.

Possiamo usare contenitori di vario tipo: dai sacchetti appositi alle vaschette del ghiaccio, alle scatole di polistirolo (quelle del gelato per intenderci. In particolare, le vaschette del ghiaccio risultano utili per creare mini porzioni con il battuto di verdure, il prezzemolo, il set di aromatiche tritate. Possono esser conservate asciutte o imerse nell’olio.

Le scatole di polistirolo possono essere impiegate per congelare le foglie della salvia o del basilico; è necessario metterle nel contenitore ben asciutte, senza premere e farle congelare senza coperchio; una volta congelate, rimangono intere e posono essere trasferite in un sacchetto. Possiamo ottenre lo stesso effetto disponendo le foglie su un cartone senza sovrapporle.

Le conserve

Le conserve rappresentano il modo più goloso per conservare frutta e verdura. Possiamo invasare cibi crudi o cotti, a freddo o a caldo, ma sempre rispettando la massima igiene che si ottiene con la sterlizzazione dei vasi e degli attrezzi che impieghiamo.

Mentre i cibi cotti sono già di per sé sterilizzati e ci basta dunque sterilizzare i vasi prima di riempirli, per la conservazione di verdure crude è fondamentale provvedere alla pastorizzazione, ovvero alla bollitura del vaso una volta riempito per eliminare qualsiasi microorganismo.

Batteri, funghi e lieviti sono i nemici della conservazione perché il loro compito naturale è quello di decomporre gli alimenti riportandoli agli elementi costituenti, quelli di cui altre piante potrebbero cibarsi.

Per contrastarli o eliminarli si usa l’essiccazione che, eliminando l’acqua contenuta nell’alimento, impedisce il proliferarsi di qualsiasi agente patogeno; oppure il freddo che li rende inattivi; o, ancora, il calore che sterilizza l’alimento eliminando lieviti, funghi e batteri.

Vi sono altri antagonisti naturali di questi “nemici”; c’è l’ambiente acido prodotto dall’aceto entro cui non può proliferare nessun batterio o fungo, ma anche l’ambiente salino (la classica salamoia), altrettanto letale per i microganismi. Infine, ma non ultimo, l’assenza di aria e quindi la mancata ossidazione degli alimenti, rallenta qualsiasi processo degenerativo. L’uso di olio per questo è in molti casi risolutivo. Molte utili indicazioni in merito alla sanificazione delle conserve possoo essere reperite sul sito salute.gov.it.

E non finisce qui

 Raccontateci la vostra esperienza, inviate commenti e osservazioni; potremo arricchire l’articolo.