Piantiamo le bulbose primaverili

Piantiamo ora le bulbose primaverili

Se vogliamo avere un terrazzo o un giardino fiorito fin dalla fine dell’inverno,
dobbiamo intervenire ora. E niente di meglio che piantare delle bulbose a fioritura primaverile. Tulipani, crochi, muscari, giacinti, narcisi sono perfettamente in grado di decorare in modo egregio le nostre finestre e le nostre aiuole regalandoci splendide fioriture appena cambia la temperatura a fine inverno.
Le bulbose inoltre sono quanto di più facile da coltivare. Il bulbo infatti possiede tutti i requisiti per formare una pianta e farla fiorire senza chiedere nulla.

Il bulbo è una naturale riserva di sostanze utili a soddisfare il fabbisogno della futura pianta. A noi basta metterli ora in terra.

Anemone
Bucaneve
Croco
Fritillaria
Giacinto
Iris
Lilium
Muscari
Muscari
Narciso
Ornitogalo
Scilla
Tulipano

Cosa ci serve

La cosa fondamentale è il terriccio: possiamo usare quello universale che abbiamo usato per coltivare le petunie o le annuali estive. Liberiamolo dalle radici e aggiungiamo semplicemente del terriccio per piante grasse. Questo, oltre a fornire un po’ di torba utile ad arricchire la terra già sfruttata, aggiunge sabbia per garantire il corretto drenaggio indispensabile per evitare che il bulbo marcisca.
Usiamo le cassette che abbiamo, i vasi, le fioriere in cui coltiviamo gli arbusti, a anche contenitori di fortuna di qualsiasi tipo.

Come interrarli

1 - Foriamo il terreno
Pratichiamo un foro con il piantabulbi ed estraiamo una carota di terra
2 - Inseriamo il bulbo
Appoggiamo il bulbo in fondo al buco praticato con il piantabulbi
3 - Copriamo di terra
Copriamo la buca senza premere e usiamo la paletta o il piantabulbi come unità di misura per il nuovo foro
4 - Un nuovo foro
Pratichiamo un nuovo foro per il successivo bulbo
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Basta un buco nel terreno in cu mettere il bulbo e ricoprirlo di terra. La profondità, di solito si calcola in base alle dimensioni del bulbo. La profondità corretta è tre volte l’altezza del bulbo: in questo modo il bulbo sarà coperto da uno spessore pari a circa due volte la sua altezza.
In giardino, dopo aver preparato il terreno ed eventualmente alleggerito con sabbia, troveremo comodo utilizzare un piantabulbi. Si tratta di un attrezzo del costo di pochi euro che preleva una carota di terra senza comprimerla. In questo modo il bulbo troverà terra morbida in cui affondare le sue deboli radici.
In vaso è persino più facile, senza alcun attrezzo: basta la paletta o un piccolo trucco.

Come disporli

1 - Il drenaggio
Assicuriamo un perfetto drenaggio mettendo sul fondo del vaso due sta di ghiaia o argilla espansa
2 - Il terriccio
Usiamo terriccio universale mescolato a terriccio per cactacee, molto sabbioso, per evitare qualsiasi forma di ristagno
3 - Creiamo gli spazi
Riempiamo il vaso di terra mettendo due vasetti dove vorremo mettere i bulbi
4 - Mettiamo i bulbi
Nei fori che abbiamo creato mettiamo i bulbi e copriamo di terra senza premere
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Le confezioni dei bulbi recano sempre le distanze ottimali per la piantumazione; vengono indicate generalmente due grandezze, una minima e una massima. Usiamo la prima se desideriamo creare una vistosa macchia di colore, usiamo la seconda in un’aiuola o una bordura normale.
In vaso possiamo per forza di cose, non considerare queste indicazioni e agire con buon senso. La profondità, ad esempio: prevediamo quella che più si avvicina. Se le piante prodotte saranno alte, avranno bisogno di un sistema di tutoraggio, ma a questo potremo pensare a primavera.
Per la distanza tra i bulbi possiamo disporli in modo da lasciare come minimo lo spazio di un bulbo tra uno e l’altro. Per nessun motivo dobbiamo metterli in contatto tra loro.

Anche a strati


In vaso, se abbiamo un contenitore alto, possiamo anche metterli a più strati: i più grandi in profondità e quelli più piccoli vicino alla superficie, facendo due. tre strati. Dovremo solo stare attenti a evitare che i bubi si trovino sulla stessa perpendicolare.
In una comune cassetta da 50 cm possiamo mettere 4 tulipani e 5-6 muscari o degli anemoni e dei giacinti. Sul davanzale della finestra possiamo mettere negli stessi vasi dell’edera e delle bulbose a nostra scelta.

Basta appoggiare dei bulbi di Muscari su uno strato di terra umida per vedere, a primavera, una composizione fiorita tanto semplice quanto bella.

Cosa fare da qui a primavera


Il bello delle bulbose è che non dobbiamo fare nulla. I bulbi messi in piena terra in giardino godranno della naturale umidità per tutto l’inverno. Quelli in vaso, posto che stanno comunque all’esterno, avranno comunque un terreno normalmente umido. Se il terrazzo è coperto, vale la pena, una volta al mese, controllare che il terriccio non sia asciutto e, nel caso, metteremo un poco di acqua sulla superficie, possibilmente durante le ore più calde del giorno.
A primavera, appena la temperatura cambia, dai bulbi nascerà un germoglio che si allungherà velocemente. Solo con la comparsa del germoglio saremo chiamati ad annaffiare, inizialmente poco e poi di più seguendo le dimensioni della pianta e sempre che sia necessario.
Ora spenderemo pochi euro e mezz’ora di tempo. A primavera saremo premiati con fioriture ricche e allegre.

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Come fare compostaggio

Come fare compostaggio

Vi sono sostanzialmente due sistemi per affrontare il compostaggio: creare una
zona per un cumulo circoscritto, oppure acquistare un composter.
La differenza tra i due approcci è dettato sostanzialmente dalla quantità di materiale da
compostare e da un fatto meramente estetico.

Nel primo caso, indicato perché consente di realizzare uno spazio del volume desiderato, consiste nel piantare ben profondamente nel terreno quattro pali quadrangolari che si alzino da terra di circa un metro. Su di essi si fissa quindi una rete a maglie piccole o medio-piccole che ne chiudano completamente il perimetro. Il tutto va poi coperto con un telo che impedisca al sole di seccare la superficie e all’acqua di inumidire eccessivamente il contenuto. È una soluzione semplice ed economica che comporta però il togliere la rete per accedere al compost.

Possiamo fare compostaggio anche semplicemente scavando una fossa nell’orto: può essere una proda non utilizzata in cui pratichiamo uno scavo mantenendo sui bordi la terra rimossa.

Questa fossa ci permette di accumulare facilmente qualsiasi tipo di rifiuto dell’orto e del giardino. Ci basterà bagnare di tanto in tanto e coprire con un po’ di  terra i rifiuti accumulati per evitare che secchino e facilitarne la decomposizione. 

Questo sistema è indicato per chi ha tanto spazio e può quindi permettersi di dedicare un’area tanto grande al compostaggio.  È utile se si desidera rendere più fertile il terreno dell’orto, spostando la fossa anno dopo anno. 

Più pratici appaiono i composter, offerti da numerosi costruttori in diverse grandezze e materiali. Generalmente si presentano come delle grosse campane di plastica o di resina dotate di una grossa apertura chiudibile alla sommità e un’apertura, più piccola, alla base, adatta alla raccolta del compost maturo. Ne esistono anche di legno trattato, esteticamente più belle, con o senza base, ma sempre caratterizzati da aperture laterali che facilitano l’areazione del contenuto.

Un ulteriore modello, montato su delle gambe, permette di rigirare il materiale aerandolo uniformemente. Un sistema pratico, a scapito delle dimensioni e con la necessità di utilizzare sempre degli attivatori di compostaggio.

È importante infatti che la compostiera poggi sul terreno umido del giardino o dell’orto perché è dal terreno che provengono batteri e muffe e gli eventuali lombrichi. Alla loro assenza si può rimediare mettendo nella compostiera un attivatore di compostaggio che altro non è che una sorta di “lievito”, ovvero batteri utili a svolgere l’attività di compostaggio.

Dove mettere la compostiera

Il posto ideale dove mettere una compostiera è dove posa ricevere sole in inverno e ombra in estate, quindi nei pressi di una pianta decidua.

In realtà non c’è una regola precisa e possiamo fare compostaggio sia in una posizione assolata, sia a mezz’ombra. Non è il calore del sole a fare la differenza, anche se aiuta, ma la vitalità del terreno su cui è posta, intesa come contenuto organico.

Il calore, che la compostiera conserva molto bene, facilita la moltiplicazione dei batteri e, unitamente all’umidità, permette la rapida disgregazione dei rifiuti.

Il nostro unico compito consiste nel mescolare di tanto in tanto il contenuto in modo da ossigenare gli elementi contenuti e permettere cos una disgregazione uniforme.

Come utilizzare il compost

Il compost è un terriccio particolarmente ricco di elementi nutritivi utili per la crescita di qualsiasi pianta. È qualcosa di molto simile a quanto possiamo trovare nel sottobosco, un terriccio leggero, profumato, fatto di foglie decomposte.

Per questo si presta a concimare le piante dell’orto come quelle del giardino o dei vasi. Usato al posto di un qualsiasi concime chimico, assicura la dotazione completa di microelementi utili.

Usiamolo perciò alla base delle buche d’impianto, mescolato al terriccio prima di un rinvaso, come pacciame per riaprire il terreno di un arbusto o di un’aiuola.

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Cosa compostare

Cosa possiamo usare nel compostaggio

Ai fini del compostaggio la prima regola da osservare è: si usano solo rifiuti vegetali. Per nessun motivo vanno usate ossa o pezzi di carne. 

Il motivo è da ricercare nel fatto che i batteri e le muffe che demoliscono i rifiuti vegetali sono di tipo anaerobico, non bruciano cioè ossigeno. Per questo non producono il cattivo odore tipico della decomposizione. La presenza di carne o ossa richiede invece l’intervento di batteri diversi, di tipo aerobico, responsabili dello sgradevole odore. Inoltre la carne richiama i topi e altri animali selvatici: è quindi assolutamente da evitare.

Possiamo perciò utilizzare ai fini del compostaggio gli sfacci dell’erba, i ritagli della siepe, le foglie verdi o secche, le erbacce estirpate, i fiori appassiti; ma anche i rifiuti vegetali della cucina, dalle bucce ai ritagli delle verdure fino alla frutta andata a male.

Si tratta di materiale che, per sua natura, contiene minerali e microelementi utili alla crescita di una qualsiasi pianta. Con il compostaggio non facciamo altro che restituire alla terra quello che la pianta ha prelevato per svilupparsi.

Gli sfalci dell'erba costituiscono un ottimo materiale da compostare; l'erba umida si compatta riducendo il suo volume in pochi giorni.
Le foglie secche abbondano sempre in un giardino autunnale. Sono particolarmente preziose perché arricchiscono il materiale compostato di carbonio.
Gli scarti vegetali provenienti dalla cucina possono prevedere anche gusci d'uovo. I semi eventualmente presenti verranno distrutti dal calore prodotto dall'attività dei batteri.

Materiali che si possono inserire

• Rami e foglie, opportunamente triturati.
• Erba, possibilmente secca, per evitare che compatti troppo il materiale nel composter.
• Gusci d’uova, possibilmente tritati, in modo che vengano decomposti più facilmente.
• Avanzi di verdure cotte; è bene aggiungerne in quantità esigua, per evitare che attirino topolini o mosche.
• Avanzi di frutta e verdura, bucce, scarti.
• Fiori secchi.
• Erbacce estirpate dal giardino; per evitare che i semi rimangano vivi nel compost è bene inserirli al centro della massa da compostare, in modo che raggiungano le temperature maggiori.
• Fondi di caffè e tè.
• Carta, possibilmente non stampata (vanno bene però i quotidiani).
• Cenere di legna, in piccola quantità.
• Gusci d’uovo
• Aghi di pino, ricordandoci che abbassano il ph del compost.

Materiali da non inserire

• Qualsiasi tipo di materiale plastico.
• Cenere di carbone.
• Contenitori in tetrapak.
• Carta stampata di periodici.
• Vetro.
• Ceramica.
• Alluminio e metalli in genere.
• Ossa; il tempo necessario a decomporle è troppo alto e richiamano topi.
• Tessuti sintetici o comunque tinti.

Le proporzioni ottimali

Perché il processo avvenga in modo ottimale devono essere presenti in giusta
combinazione Carbonio e Azoto: il rapporto ideale tra questi due elementi è di
30:1, ovvero per ogni parte d’azoto devono essere presenti trenta parti di
carbonio.

I rifiuti possono essere suddivisi in Verdi (erba, foglie, scarti dell’orto, scarti vegetali di cucina) e Marroni (rami, paglia, segatura). La grossa differenza che appare dalla tabella è che nei primi, a fronte di un’elevata umidità, il rapporto carbonio/azoto è deficitario, mentre nei secondi, secchi, il rapporto è decisamente in eccesso.

Una corretta mescolanza dei due tipi di rifiuto, crea invece le condizioni ideali per il compostaggio.

Verdi

Rapporto Carbonio / Azoto

Scarti freschi dell'orto

7

Sfalci dell'erba

12

Paglia di legumi

15

Letame maturo

15-20

Erba medica

15-25

Scarti di cucina

23

Parti aeree delle piante

25

Aghi di pino

30

Marroni

Rapporto Carbonio / Azoto

Foglie secche

50

Paglia

50-150

Segatura

510

Dal punto di vista pratico, si suole mescolare due parti di rifiuti verdi con una parte di rifiuti marroni. Se il materiale da compostare è tanto, perché il giardino è grande e le piante caduche numerose, si può pensare di stoccare i due tipi di rifiuti in bidoni distinti e di mescolarli nelle giuste proporzioni al momento opportuno.

In particolare è utile, in autunno, tenere da parte un’adeguata quantità di foglie secche, proteggendole dalla pioggia. In primavera ed estate, questa scorta potrà essere utilizzata come fonte di “marrone” da mescolare con scarti freschi.

Questo si potrà ottenere facendo uno strato di circa 10-15 centimetri di foglie secche che verranno, successivamente spolverate con cornunghia (meglio in polvere) o con sangue secco di bue, prodotti che si trovano facilmente nei negozi di giardinaggio, entrambi molto ricchi d’azoto; si procederà in tal modo, strato dopo strato, fino ad esaurimento delle foglie.

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Compostaggio

Compostaggio: perché funziona

Chiunque abbia un giardino o un orto sa quanto materiale di rifiuto essi producano e quanto fastidio comporta insaccare e portare tutto alla isole ecologiche. Il problema si fa sentire in modo particolare ogni qual volta si taglia l’erba, si regolano le siepi o si raccolgono le foglie.

Il compostaggio è la tecnica che ci consente di sfruttare la stragrande maggioranza di questo materiale di rifiuto e, usandolo come una materia prima, di trasformarlo in un ottimo concime adatto sia per il giardino sia per l’orto.

Il compostaggio, di fatto, utilizza in piccolo gli stessi processi che caratterizzano in natura il decadimento e decomposizione delle foglie, dei rami e di tutto il materiale organico e la loro trasformazione in un terriccio fertile con il tipico profumo di sottobosco.

Il compost infatti non puzza affatto e i cicli che lo generano non producono gli odori tipici della decomposizione.

Quanti rifiuti produce il giardino

Si calcola che ogni persona produca in media 0,2 kg di rifiuti umidi al giorno, mentre per un giardino bisogna prevedere 4 kg di rifiuti all’anno per ogni metro quadrato.

I valori sono puramente indicativi, perché ovviamente dipendono dal tipo di giardino, dal tipo di erba e di piante e possono essere molto superiori per quanto riguarda l’orto o un frutteto. Il primo per la presenza di piante che annualmente vanno estirpate e il secondo per la produzione di frutti che, scartati per qualsiasi motivo o caduti, andranno certamente a concorrere al volume complessivo.

Un giardino di 100 mq produce quindi circa 400 kg di rifiuti verdi, tra foglie, erba, rametti, piante e fiori. Valutare quanti rifiuti verdi possiamo produrre in un anno è importante per valutare le dimensioni corrette di una compostiera.

Come si forma l’humus

Le foglie, l’erba, i rami e tutte le materie organiche che si depositano sul terreno di un sottobosco diventano nutrimento e fonte di vita di una specie di super-organismo formato da una miriade di microscopici esseri viventi che popolano il terreno.

Le grandi molecole organiche presenti nei vegetali (amidi, zuccheri, cellulosa, resine, eccetera) sono il cibo ideale di alcuni microorganismi che dalle molecole a base di carbonio traggono la loro energia vitale. In presenza di una giusta quantità di azoto (nitrati e proteine), questi batteri possono utilizzare questa energia per sintetizzare nuove proteine e moltiplicarsi.

Nelle giuste condizioni dunque la popolazione di batteri può crescere velocemente e smantellare rapidamente una gran quantità di materiale. Dal punto di vista strettamente chimico la reazione che avviene consiste nel fatto che il carbonio organico si lega all’ossigeno dell’aria formando anidride carbonica ed acqua e liberando calore.

Quello che non viene digerito dai batteri è cibo invece per muffe e funghi che si moltiplicano finché trovano cibo e lasciano come scarto molecole ancora più semplici.

Su tutto ciò che rimane intervengono invece lombrichi e insetti che smuovono il materiale e lo riducono a una sostanza ormai completamente diversa da quella originaria, il compost, ovvero un terriccio fine ricco di organismi viventi e di sostanze nutritive nelle condizioni chimiche e fisiche ideali per essere assorbite dalle radici delle piante.

Il carbonio “lavorato” dai microrganismi in questi processi si libera nell’aria sotto forma di anidride carbonica e va ad alimentare le piante circostanti che con il processo di fotosintesi possono ulteriormente svilupparsi.

Le condizioni necessarie

Per riprodurre questo meraviglioso processo di “riciclaggio” naturale delle sostanze organiche sono necessarie alcune condizioni indispensabili. Innanzitutto un volume di biomassa adeguato, di circa un metro cubo di materia tritata, e composta da 30 parti di carbonio e una parte di azoto. Inoltre è necessario che vi sia circolazione d’aria e l’umidità sufficiente a far crescere muffe e funghi. Sono inoltre necessari i batteri e i lombrichi. Tutto questo, opportunamente mescolato, dà luogo ai processi descritti in miniatura. In particolare, si svilupperanno inizialmente delle colonie di muffe e funghi; quindi si assisterà a un progressivo riscaldamento dell’intera materia (al centro la temperatura 

può raggiungere i 50-60° C), una progressiva disgregazione dei componenti e il raffreddamento del compost a cui seguirà la diffusione dei lombrichi all’interno del cumulo. L’intero processo può durare, secondo la stagione, da 4 a 8 mesi; la variabile principale è costituita dalla possibilità di mescolare il materiale, cosa che consente di aumentare l’apporto di aria e di accelerare considerevolmente il processo.

La talea di oleandro

La talea di oleandro

Riprodurre un oleandro per talea è molto semplice. Forse tutti abbiamo provato a farlo nel modo apparentemente più semplice, ovvero mettendo un rametto in una bottiglia piena d’acqua.

In questo modo, nell’arco di un paio di settimane, dalla base del fusto si vedono spuntare numerose radichette bianche.

Basta dunque spostare il rametto in un vaso pieno di terra ed il gioco è fatto. In realtà ci sono dei “però” con cui fare i conti.

Innanzitutto il fatto che le radici nate nell’acqua sono sottili e delicate, adatte all’acqua. Se trasferite a contatto con la terra si dimostrano inadatte ad assorbire i nutrienti dal suolo e spesso la talea fallisce con nostra grande frustrazione.

Meglio sarebbe, a questo punto, coltivare la pianta in idrocoltura, trasferendola in un vaso adatto pieno di argilla e con l’acqua addizionata di un corretto concime.

Diversamente, possiamo procedere facendo radicare la nostra talea in terra, così da ottenere una pianta già predisposta al terreno e perciò perfettamente adatta alla coltivazione in vaso o in piena terra.

Come procedere

Innanzitutto, per fare una talea non serve un ramo lungo: basta tagliare una cima per non più di 10 centimetri. 

Scegliamo un fusto non fiorifero ed effettuiamo una taglio diagonale. In questo modo avremo una superficie più ampia da cui far sviluppare le radici.

Eliminiamo tutte le foglie basali lasciandone non più di tre sulla cima. Tagliamo quelle rimaste con delle forbici per circa due terzi. Questa operazione è importante per evitare che la talea, priva di radici e dunque incapace di assorbire acqua dal terreno, si disidrati.

Mettiamo la talea in un vasetto riempito con terriccio ordinario di tipo universale; se ne abbiamo, prepariamo da noi un substrato composto da metà terriccio universale e metà terriccio per cactacee.

Bagniamo molto bene il terreno, eventualmente per immersione, in modo che la terra sia ben idratata e copriamo la talea con una bottigia di plastica a cui abbiamo tagliato il fondo, ma a cui abbiamo lasciato il tappo. Possiamo usare anche un sacchetto da congelazione chiuso sul vaso con un elastico. Questo espediente manterrà la talea in un microambiente molto umido, ne eviterà la disidratazione e favorirà l’emissione di radici.

Mettiamo il nostro vasetto in un punto luminoso, ma non colpito da sole e non tocchiamolo più. Sono necessarie, solitamente, due sattimane perché spuntino le radici. Ce ne accorgiamo perché la talea inizia a produrre nuove foglioline. Non scopriamola subito, ma diamole il tempo di irrobustirsi. Dopo ulteriori due settimane possiamo togliere la bottiglia e lasciare la giovane pianta all’aria, ma non ancora al sole. 

È bene, infine, se abitiamo al Nord o dove la brutta stagione è particolarmente fredda, prevedere per il primo inverno, una protezione dal gelo. Ricoveriamo allora la nostra piantina in una serretta o copriamola con del tessuto non tessuto fino a marzo.

A primavera potremo trapiantarla in un vaso più grande o metterla in piena terra.

Se desideri sapere di più sull’argomento talee, clicca qui.

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Come eliminare l’erba indesiderata

Eliminiamo l'erba indesiderata

Talvolta le erbacce spuntano tra le fughe della pavimentazione, all’angolo della scala di accesso, vicino ai chiusini e nei punti più impensati del giardino. Non è solo un fatto estetico, perché le radici di queste piante sono tanto forti da muovere le beole, spostare le mattonelle o deturbare un camminamento.

Diventa allora necessario eliminarle prima che crescano e diventino anche fonte di inciampo.

Tra le fughe possiamo intervenire con un coltello per tagliarle alla base, ma spesso si ripresentano perché la radice sottostante rimane viva e vegeta.

Bisogna allora intervenire con un diserbante totale, qualcosa che elimini alla radice allontanando la possibilità che ricrescano.

Rimedi fatti in casa

Ci sono rimedi casalinghi abbastanza semplici che, soprattutto, non introducono elementi chimici strani nel nostro terreno.

Parliamo dell’acqua di cottura delle patate che, versata ancora calda sulla superficie da trattare, porta a rapida morte le piante che eventualmente vi si fossero installate. Unico inconveniente: lascia la pavimentazione sporca di amido, ma questo può essere facilmente rimosso con un po’ di acqua (ma aspettiamo almeno due giorni perché la soluzione abbia effetto sulle piante da eliminare).

Un altro sistema fatto in casa consiste nel mescolare un chilo di sale in cinque litri di acqua, aggiungere mezzo litro di aceto  e versare il tutto (o distribuirlo con una pompa) sul sentiero, la scala, dove le erbe si sono insediate. Bastano due-tre giorni perché le piante secchino completamente.  

Il diserbante chimico

In alternativa, ricorriamo a qualche prodotto chimico con le dovute precauzioni. Lo possiamo facilmente trovare in qualsiasi garden center con l’etichetta “Diserbante totale”. È generalmente un prodotto da diluire e da distribuire rispettando tutte le indicazioni.

Innanzitutto proteggiamo le mani e gli occhi; evitiamo di spargerlo in presenza di qualsiasi movimento d’aria. Allontaniamo bambini e animali domestici. 

Se dobbiamo distribuirlo vicino a un prato o una pianta, proteggiamola servendoci di cartoni o fogli di plastica: è importante che il prodotto non vada per sbaglio su piante “buone”.

Distribuiamolo utilizzando una pompa: ne esistono di manuali della capacità di 2-5 litri fino a pompe a spalla per impieghi su ampie superfici.

Non bagniamo dopo la distribuzione, ma lasciamo che penetri bene nel terreno. Se dovesse piovere nelle sei ore succesive al trattamento, è bene ripetere l’operazione.

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