Cosa seminare ad aprile

Quali fiori possiamo seminare ad aprile

Possiamo ottenere tante piantine usando i semi, invece di spendere tanto per piante già pronte. È più facile di quanto si pensi e possiamo anche giocare a coltivare piante che magari normalmente non troviamo nei negozi che frequentiamo o comunque a un prezzo che mai immagineremmo.

Abbiamo selezionato 20 piante da fiore che possono facilmente trovare posto sui nostri terrazzi o nelle nostre aiuole. A noi basta solo scegliere in base al colore dei fiori, al portamento, alla durata della fioritura.

Usiamo una seminiera, ma anche dei semplici bicchieri di plastica, o una cassetta piena di terra. Non rinunciamo per pigrizia: vedere nascere e crescere le piante da seme è una soddisfazione a cui chi ama il verde non può rinunciare.

Armeria marítima
Alisso
Astro della Cina
Balsamina
Bocca di leone
Caprifoglio
Centaurea
Clematide
Delphinium
Escolzia
Gipsofila
Heuchera
Lavatera
Malcolmia
Nasturzio
Nicotiana
Nigella
Papavero
Verbena
Zinnia

Potatura della forsizia

La potatura della forsizia

Ci sorprende ogni anno con le sue dorate fioriture che annunciano in modo inequivocabile l’arrivo della primavera.

La forsizia è un arbusto rustico, molto esuberante, che possiamo coltivare con molta facillità in qualsiasi giardino, sia come soggetto isolato, sia come siepe. Qualcuno la coltiva ad alberello, contravvenendo un po’ al suo naturale portamento arbustivo, ma il risultato è sempre molto appagante.

La corretta potatura di questa pianta la rinforza e permette di ottenere fioriture più abbondanti nella primavera successiva. È importante perciò sapere come trattarla: niente di difficile. Fondamentale è potarla ora, appena finisce la fioritura e non attendere l’autunno come per le altre piante.

Avendo spazio, possiamo anche non potarla: la pianta si allargherà anno dopo anno riempiendo con i suoi fusti arcuati, un diametro di oltre cinque metri. Sotto la sua chioma trovano facilmente rifugio i leprotti e i ghiri, svernano le tartarughe domestiche, si nasconde volentieri il gatto di casa. 

Ciò non di meno è bene mettere mano alle forbici ogni due o tre anni per evitare che diventi intricata e legnosa e assuma un aspetto selvatico. Se vogliamo un cespuglio più compatto e formale è bene, nel mese di aprile, potarla utilizzando una forbice a taglio passante, con lame affilate e disinfettate (basta un disinfettante qualsiasi o un po’ di acqua e candeggina).

Taglio di mantenimento

Se desideriamo conservare la pianta compatta e abbondanetemente fiorita, accorciamo di circa due terzi tutti i rami che hanno fiorito. Eseguiamo il taglio uno-due centimetri sopra un germoglio laterale. Da questo si produrranno due getti su cui, l’anno prossimo, si formeranno i fiori. La prossima fioritura infatti avverrà sui rami che nascono quest’anno. E più rami spunteranno e più abbondante sarà la fioritura.

Taglio di formazione

Se desideriamo dare alla pianta una forma particolare, facendola crescere, ad esempio, ad alberello, dobbiamo agire ora tagliando i rami laterali. Lasciamo solo un fusto centrale ed eliminiamo ogni altro getto. In questo modo la linfa si concentrerà su quel fusto e ne faciliterà l’allungamento. Lasciamo sulla sommità non più di tre getti a formare una specie di chioma. Sono necessari almeno tre anni per vedere la forma desiderata, ma procedendo in questo modo ogni anno, il fusto centrale si rinforzerà e diverrà un vero e proprio tronco alla sommità del quale, all’altezza che desideriamo, si aprirà la chioma.

Taglio di ringiovanimento

Con il tempo la forsizia tende ad allungare molto le ramificazioni che, per contro, tendono a fiorire molto poco. Se la pianta è stata trascurata o l’abbiamo lasciata crescere in forma libera, i suoi rami si presentano perciò molto lunghi, stretti uno all’altro e scarsamente fioriti. È allora il momento di effettuare una potatura di ringiovanimento, tagliando fino al terreno i rami molto vecchi che hanno già fiorito e sfoltendo il centro dell’arbusto. Nel farlo consideriamo però di non tagliare più del 30% della pianta. Ripeteremo l’operazione il prossimo anno e quello successivo fino a trovarci con rami giovani al posto di quelli vecchi.

La pianta così ringiovanita acquisterà nuovo vigore e riprenderà a fiorire copiosamente come è nei nostri desideri. 

Come fare un’aiuola

Come realizzare un'aiuola

Con l’alzarsi delle temperature ci torna la voglia di vivere il giardino e di riempirlo di fiori. Un modo per abbellirlo è senz’altro quello di realizzare delle aiuole o delle bordure in cui coltivare le piante da fiore che più ci piacciono. È un lavoro impegnativo, ma destinato a durare, specialmente se partiamo con il piede giusto.

Come delimitare lo spazio

Se vogliamo fare una bordura, ai lati del vialetto di ingresso o a ridosso di una parete, iniziamo col tirare un filo di delimitazione. Due picchetti di legno e uno spago di colore chiaro ci permetteranno di ottenere una forma diritta senza problemi. Ai lati di un camminamento ci basterà considerare una larghezza di 30 cm, a ridosso di una parete è bene prevederne almeno 40.

Se invece vogliamo ottenere un’aiuola, il modo moigliore per disegnarla è quella di utilizzare la canna dell’acqua: posandola sul terreno possiamo facilmente valutare la forma e l’ingombro più adatti al nostro gusto e alle dimensioni del nostro giardino. Con il tubo di gomma disegneremo infatti curve morbide e aggraziate che meglio si prestano a fare da contorno a un’aiuola.

La preparazione dle terreno

Stabilita forma e dimensioni, non ci resta che vangare per preparare il terreno al suo nuovo utilizzo. È bene, con un paio di ore di anticipo, annaffiare abbondantemente l’area interessata: questo ammorbidirà il suolo e ci risulterà molto più facile vangarlo.

Utilizzando il badile e, se la terra è ancora molto dura, il piccone prima e il badile o la vanga poi, iniziamo col creare il bordo perimetrale secondo la forma che abbiamo scelto.

Procediamo quindi come se dovessimo preparare il terreno per l’orto, vangano in profondità (affondando la lama della vanga per tutta la sua altezza) e rigirando le zolle in modo da interrare competamente l’erba che si trova in superficie. Questa operazione, certamente la più faticosa, ci permetterà anche di valutare la natura del terreno e di eliminare sassi e radici.

Come per l’orto, rigiriamo le zolle di terra, ma non livelliamole: lasciamo che il terreno si ossigeni per una o due settimane prima di procedere.

Migliorare il terreno

È probabile che la vangatura ci riveli un terreno duro, compatto, povero di materia organica e quindi poco fertile, mentre è importante, qualsiasi pianta vi vogliamo installare che il suolo sia leggero, permeabile e ricco.

Distribuiamo quindi sulla superficie vangata in precedenza sabbia fine in ragione di un seccchio per metro quadrato e circa 10 chili di torba; scegliamo quella acida se desideriamo coltivare acidofile. Distribuiamo anche del letame pellettato: 200 grammi/mq possono bastare.

Torniamo a vangare per rimescolare il tutto; è faticoso, ma molto meno della prima volta perché il terreno apparirà ben più leggero.

Livelliamo con il rastrello: ora è pronto per accogliere qualsiasi pianta.

Perfezionare il bordo

Il terreno lavorato e ammendato risulterà a un livello più alto del prato circostante. È la condizione ideale perché si staccherà visivamente dal resto del giardino e la maggiore altezza faciliterà lo sgrondo dell’acqua in eccesso. Per un buon effetto estetico complessivo è importante che la linea di separazione tra il prato e un’aiuola o una bordura sia ben netta e definita. Possiamo per questo scegliere tra diversi tipi di bordo: ve ne sono di plastica o di legno installabili molto facilmente. Oppure possiamo creare un contorno con pietre bianche o mattoni: dipende solo dal nostro gusto. Una soluzione può anche essere quella di lasciare un picccolo fosso lungo tutto il perimetro e riempirlo di ghiaia: servirà per facilitare il deflusso dell’acqua dall’aiuola.

Cosa seminare a marzo

Quali fiori possiamo seminare a marzo

Anche se fa ancora freddo e l’inverno sembra non voler mai passare, possiamo cominciare a seminare i nostri fiori preferiti. Li faremo germinare in casa o in una serretta in modo da avere a disposizione tra un mese tutte le piantine di cui pensiamo di avere bisogno. Con un euro di semente possiamo produrre decine di piante, certamente più di quante ci possono servire.

È più facile di quanto si pensi e possiamo anche giocare a coltivare piante che magari normalmente non troviamo nei negozi che frequentiamo o comunque a un prezzo che mai immagineremmo.

Abbiamo selezionato 24 piante da fiore che possono facilmente trovare posto sui nostri terrazzi o nelle nostre aiuole. A noi basta solo scegliere in base al colore dei fiori, al portamento, alla durata della fioritura.

Usiamo una seminiera, ma anche dei semplici bicchieri di plastica, o una cassetta piena di terra. Non rinunciamo per pigrizia: vedere nascere e crescere le piante da seme è una soddisfazione a cui chi ama il verde non può rinunciare.

Agerato
Bella di notte
Bocca di leone
Centaurea
Coleus
Coreopsis
Cosmea
Dalia
Digitale
Iberide
Impatiens
Lavatera
Mesembriantemo
Nasturzio
Nicotiana
Papavero
Petunia
Phlox
Portulaca
Primula
Salvia splendens
Senecio
Speronella
Tagete
Verbena
Zinnia

Potatura del glicine

La potatura invernale del glicine

Il glicine (Wistaria sinensis) è certamente tra le piante più belle con cui decorare una pergola o da far correre su una ringhera.

Amante del sole, necessita, per dare il meglio di sé, di due potature all’anno, una invernale e una estiva. Quella invernale si effettua in queste settimane, prima che la linfa inizi a scorrere nei suoi rami e gonfi le gemme.

Per procedere in modo corretto dobbiamo avere le idee chiare su come vogliamo che la pianta si sviluppi. Se desideriamo che copra una pergola, dovremo individuare i rami principali e, per farli sviluppare nella direzione desiderata, dovremo tagliare ogni rametto lasciando solo quello orientato nel modo giusto. Così facendo, la linfa si concentrerà su quel ramo che si allungherà rapidamente diventando il ramo portante della nostra copertura.

Se la pianta già copre la pergola, potremo esser meno severi, scegliendo dei rami secondari (che partono da quelli portanti) e tagliando tutti i rametti che vi si dipartono in modo da rinforzare i rami secondari.

Il principio è sempre lo stesso: fare in modo che la linfa si concentri sui rami che desideriamo che si sviluppino.

Se la pianta è già grande, ci basterà ridurre tutti i rametti laterali lasciando 3-4 gemme per ogni rametto.

Non dobbiamo aver paura di tagliare troppo: il glicine è una pianta molto vigorosa e produrrà abbondante fogliame durante la stagione, tanto che ad agosto dovremo mettere mano nuovamente alle forbici per ridurre tuttii nuovi ramoscelli a una lunghezza non superiore a 30 cm.

Voglia di colore

Voglia di colore

Chi abita al Nord sa bene quanto sia difficile avere aiuole o davanzali colorati in inverno. Guardare il terrazzo o il giardino dalle finestre della casa mette tristezza: è già tanto se abbiamo delle piante verdi! Eppure basta poco per avere un po’ di colore anche in queste settimane. Basta scegliere le piante giuste con cui creare un’aiuola, riempire delle cassette o allestire una ciotola.

Per ottenere un buon colpo d’occhio non dobbiamo fossilizzarci sulle piante da fiore, ovviamente molto scarse, ma concentrarci su specie verdi che magari di verde hanno poco perché sfoggiano foglie coloratissime, variegate, dalla texture originale. In mezzo a queste, qualche fiore risulterà ancora più appariscente e noi avremo l’impressione di un inverno un po’ meno triste.

Le piante fiorite

Le piante fiorite più comuni da acquistare in questo periodo sono i ciclamini, i crisantemi, le viole, le primule, l’erica e alcune bulbose. Tra queste i ciclamini sono quelli che fioriscono più a lungo. Esistono in tutte le sfumature del viola, del rosso, del rosa, ma anche bianchi. Per le nostre composizioni scegliamoli delle varietà nane (che spesso sono anche profumati); quelli grossi stanno meglio da soli. Resistono bene al freddo e in città, messi sul davanzale o in un’altra posizione riparata dal sole diretto vivranno a lungo.

Le primule, già in vendita da dicembre, esistono di quasi tutti i colori. Non soffrono il gelo e se non abbiamo fatto l’errore di tenerle in casa al caldo, dureranno tranquillamente all’esterno fino alla fine dell’inverno. Come le primule, anche le viole, con fiori piccoli o grandi, resistono bene al gelo. Iniziano a fiorire in autunno e finiscono “col botto” a primavera.

I crisantemi invece si trovano per lo più provenienti da coltivazioni in serra e si dimostrano perciò poco adatti a resistere al freddo invernale; utilizziamoli solo dove  non vi sono forti gelate oppure acquistiamoli dove siamo certi del loro acclimatamento.

L’erica invece, quasi a metà strada tra una pianta verde e una fiorita, resiste benissimo e i suoi fiorellini durano a lungo, fino a primavera.

Infine possiamo acquistare delle bulbose, fatte già germogliare in serra, e utilizzarle per dare un po’ di colore dove più ci piace: si tratta per lo più di crochi e piccoli narcisi.

Le piante verdi

Le piante verdi sono dette anche piante di struttura perché sono quelle che danno la forma e la dimensione della composizione e perché la loro presenza è più costante di quanto possano essere quelle fiorite. Le piante a cui dobbiamo guardare sono quelle con foglie colorate: cineraria, salvie, aiuga, aianna, cufea, santolina, lavanda, euonimo, aucuba, ederine, miniconifere, cavoli ornamentali e veronica sono solo alcune fra le più impiegate in questo periodo. La cineraria ( non quella fiorita che si vende in primavera, ma il Senecium cineraria) con le sue foglie argentate dà luce alle nostre composizioni così come fanno le salvie variegate di giallo e porpora. L’aianna, dalle foglie verdi seghettate e i piccolissimi fiori gialli, è un’ottima pianta da sfondo per una composizione; l’aiuga, con foglie porpora, va invece messa in primo piano, assieme alle viole.

La skimmia, coriacea e di un bel verde scuro con grappoli di piccoli fiori porpora-marroni, conferisce alla composizione molta eleganza. L’aucuba, l’euonimo e le ederine, tutti variegati e maculati di giallo, vivacizzano l’insieme.

Le mini conifere vanno invece bene per una ciotola un po’ formale e sposano bene l’erica e i mini ciclamini. Usiamo la veronica e la cufea come riempitivi, abbinandole in base ai colori delle altre piante. La prima va bene per le composizioni più grandi, mentre la seconda è ideale per i vasi piccoli. I cavoli ornamentali invece sono perfetti in grosse fioriere.

Come abbinarle

In ogni composizione mettiamo sempre un colore acceso come il giallo o il rosso che facciano da punto focale. Ad esempio, se utilizziamo dei ciclamini rosa e le piante base della composizione sono di colore grigio-argento o verde, allora dobbiamo introdurre qualche pianta come l’euonimo o una piccola aucuba con le foglie gialle. Oppure ai ciclamni rosa potrano fare da sfondo qualche pinetto grigio-verde e delle edere variegate.

Se i vasi sono piccoli, è meglio non mescolare assieme fiori di diverso tipo; ad esempio, ciclamini, viole e crisantemi sono piante che devono fare da protagonisti in altrettante composizioni.

Facciamo delle prove

Niente di più facile per ottenere un bel risultato che andare in vivaio avendo bene in mente le dimensioni dello spazio o del vaso che intendiamo abbellire con le piante.

Ci basterà a questo punto avvicinare tra loro le piante in vaso per renderci conto della validità dell’accostamento. Ci basteranno poche prove per scegliere la triade ideale, unendo una pianta da fiore e due piante verdi con foglie dal colore contrastante.

Oltre all’abbinamento dei colori e delle texture, stiamo attenti alla forma e alle dimensioni delle piante, cercando di immaginarle quando saranno un poco cresciute: non usiamo tre piante alte insieme, ma nemmeno tre piante con la stessa forma nello stesso vaso. Alterniamo e avviciniamo piante alte e basse, larghe e ricadenti, tappezzanti ed erette. Il buon gusto ci guiderà e poi, ovvia, rifare un vaso perché venuto male, non è cosa così grave.

Terrazzo e giardino sotto la neve

La neve in terrazzo e giardino

La neve può essere una gioia per gli occhi e la felicità dei bambini, ma ciò non di meno può rappresentare un rischio nei punti di transito verso la casa o il box. Alla momentanea felicità per vederla ricoprire il prato e le piante, segue inevitabile la preoccupazione di come limitarla, soprattutto prima che ghiacci provocando ulteriori e seri problemi.

E non è che il problema coinvolga solo chi abita in una villetta; anche chi possiede un terrazzo ha motivo di preoccuparsi, non solo per il carico maggiore sul terrazzo stesso, ma anche per lo smaltimento che può risultare particolarmente difficoltoso.

Sul terrazzo

Non dobbiamo preoccuparci tanto della quantità di neve che ricopre il nostro terrazzo; 50 cm di neve producono un carico statico di circa mezzo chilogrammo a centimetro quadrato, sopportabile da qualsiasi struttura. Preoccupiamoci invece di eventuali vasi appesi lungo la ringhiera, delle pergole, gazebo o tettoie installate sul terrazzo. Queste vanno difese da un eccesso di carico perché potrebbero non essere costruite per sopportarlo. Togliamo per tempo tendaggi o coperture che possono raccogliere la neve e rappresentare di conseguenza un peso, puntelliamo le tettoie se pensiamo che non possano sopportare il peso della neve (calcoliamo la superficie in cmq e moltiplichiamo il risultato per 10 gr ogni 10 cm di neve; una tettoia da 100 x 50 ha una superficie di 5.000 cmq x 10 gr/cmq = 50.000 gr = 50 kg; 30 cm di neve corrispondono quindi a 150 kg di peso sulla tettoia).

Mettiamo perciò a terra tutti i vasi eventualmente ancora appesi sulla ringhiera o il parapetto e controlliamo piuttosto gli scarichi, che siano sgombri da foglie o sporcizia che possano limitarne la funzione. In caso di neve gettiamo del sale sulla superficie per facilitare lo scioglimento della neve ed evitare che ghiacci.

Può essere utile creare una o più corsie pulite che facilitino lo sgrondo verso i punti di deiezione dell’acqua.

NOn solleviamo la neve con la pala, ma spingiamola soltanto accumulandola fuori del giardino o su un tombino su cui abbiamo appoggiato una pentola d'acqua bollente.

In giardino

In giardino non abbiamo problemi di carico, se non per quanto riguarda pergole, gazebo o tettoie eventualmente installate. Da queste strutture dovremo essere solleciti a togliere la neve con una scopa per evitare che il carico eccessivo le pieghi o le spezzi.

Diversamente, la nostra attenzione andrà rivolta ai punti di transito, dal cancello di ingresso alla porta e all’eventuale box. Se quest’ultimo è sotto il livello del suolo, dobbiamo evitare che la neve, sciogliendosi, lo allaghi. Controlliamo perciò gli scarichi previsti dal costruttore e liberiamo l’eventuale grata o il tombino da qualsiasi sporcizia possa limitarne la funzione.

Spargiamo il sale lungo la corsia di accesso al box, anche preventivamente, per evitare che ghiacci ed evitiamo in ogni modo di bagnare. In caso di neve, puliamo finché la neve è fresca, proseguendo dall’alto verso il basso ed evitando di schiacciare con i piedi la neve.

Il percorso di accesso alla casa non è meno importante: spazziamo la neve proseguendo dalla casa verso l’uscita, facendo prima un piccolo corridoio e poi allargandolo con la pala.

Se abbiamo dei gradini di ingresso in marmo (particolarmente scivoloso quando è bagnato) spargiamo della segatura per assorbire l’umidità e offrire una certa presa ai piedi.

Come spazzare

Innanzitutto procuriamoci per tempo quanto necessario, pala e sale; non aspettiamo che nevichi perché a quel punto le pale saranno introvabili e costeranno di più.

Vestiamoci adeguatamente, usando scarpe pesanti o meglio ancora degli stivali. Consideriamo fin dall’inizio che si tratta di un lavoro decisamente faticoso; se pensiamo di non essere in grado, affidiamo il lavoro a qualcuno più in forze, perché non è il caso di rischiare la salute.

Eliminiamo la neve da tettoie, pergole e gazebo per evitare pericolosi cumuli.

È importate usare un attrezzo idoneo: vanga e badile non sono adatti e possono anzi produrre dei danni al selciato. Evitiamo perciò di utilizzarli, ma serviamoci esclusivamente di pale da neve. Le gambe devono essere leggermente divaricate e le ginocchia un poco piegate in modo da tenere la schiena sempre diritta. Lo sforzo deve essere caricato sulle gambe e non sulla schiena. La neve non va sollevata e scaricata alle spalle, ma semplicemente spinta fino al punto di raccolta. Il modo più semplice è creare una piccola corsia dalla porta al cancello e poi allargarla con spazzate successive. Su tutta la superficie liberata spargiamo abbondante sale per evitare che si formi un pericoloso velo di ghiaccio. Se decidiamo di usare dell’acqua calda per facilitare lo scioglimento nel vialetto e alleggerire il lavoro di spalatura, mescoliamo del sale all’acqua e, alla fine, con la scopa di saggina o uno spazzolone togliamo quanta più acqua possibile per evitare pericolose formazioni di ghiaccio.

Il legno, benché trattato, non deve essere lasciato coperto di neve: l'acqua penetra nel legno, lo gonfia e o espone a un veloce deperimento.

No ai cumuli

Se possiamo accumulare la neve all’esterno della casa, sulla strada, dove passeranno i mezzi della Nettezza urbana, è la soluzione più pratica. Diversamente, non accumuliamo la neve sul prato o lo danneggeremmo. Accumuliamola piuttosto su un tombino su cui avremo appoggiato una grossa pentola di acqua bollente; la neve si scioglierà velocemente e defluirà nel tombino senza danni.

Piante a radice nuda

Piante a radice nuda: conviene?

Siamo ormai abituati ad acquistare piante in vaso: lo troviamo naturale e rassicurante. Ma in questo periodo il modo migliore è quello detto “a radice nuda”, dove, senza alcun contenitore, le radici si presentano, appunto, nude.

Abbiamo la sensazione che la pianta sia morta e che sia improbabile che possa attecchire in queste condizioni.

Ma non è affatto così. Gli arbusti e gli alberelli, anche da frutta, attecchiscono meglio in queste condizioni. Non per niente i professionisti usano questa modalità che assicura risultati migliori. 

Quali sono le differenze

La pianta acquistata in vaso è stata coltivata in vaso. Questo comporta che le radici sono abituate a quelle condizioni. Probabilmente la pianta è stata conservata e allevata in serra o in ambiente protetto, dove poteva dare il meglio di sé in termini di sviluppo.

La pianta venduta a radici nude è stata coltivata in piena terra, all’aperto ed esposta dunque alla varietà del terreno, alle differenze climatiche, sottoposta a pioggia o a periodi di siccità. Sotto questo aspetto, la pianta allevata così risulta più robusta e più facilmente acclimatabile delle prime.

Le radici delle piante colltivate in vaso sono complete: oltre alle radici primarie sono presenti quelle secondarie e i peli radicali. Per questo, nel trapianto si cercherà di toccarle il meno possibile per facilitare l’attecchimento.

Le radici delle piante vendute  “a radice nuda” sono solo quelle primarie e secondarie (è questo che ci dà la sensazione che la pianta, ridotta all’essenziale, sia morta). In compenso, metterle a dimora risulta molto più facile.

Breve anatomia delle radici

Nelle radici distinguiamo le radici primarie, qulle che partono dal colletto: sono grosse, legnose e da esse si dipartono quelle più sottili su cui si formano i peli radicali. Sono questi ultimi che assorbono l’acqua e le sostanze nutritive. Le radici primarie, come in parte anche il tronco, sono dei veri serbatoi di sostanze minerali ed ormoni, degli elementi cioè indispensabili per la vegetazione della pianta.

Le secondarie e i peli radicali si formano in base al terreno e, oltre a garantire stabilità alla pianta, permettono il più corretto ideale assorbimento dei nutrienti.

Vantaggi e svantaggi

Quano trapiantiamo una pianta coltivata in vaso, le radici, già complete, si devono adattare al nuovo terreno e, se coltivata in ambiente protetto, anche al clima. Le radici esistenti si dimostrano utili per il terreno del pane di terra in cui sono cresciute, ma inadatte per il terreno circostante. Per poter attecchire la pianta deve comunque crearne di nuove e più efficaci.

La pianta messa a dimora con le radici 

nude deve comunque creare le radici secondarie e i peli radicali, ma lo fa da subito, adattandosi immediatamente al terreno in cui sono poste. In più, l’essere cresciuta in piena terra, fornisce alla pianta una superiore rusticità.

Infine, ma non ultimo, le pianta a radici nude hanno un prezzo sensibilmente inferiore, possono essere trasportate più facilmente e l’unica cosa di cui hanno bisogno è il mantenimento di un po’ di umidità intorno alle radici (per questo sono spesso avvolte in sacchetto pieni di trucioli o segatura umida.

Perciò, sia che dobbiamo acquistare una sola pianta, sia che intendiamo realizzare una siepe o un frutteto, in questo periodo è decisamente più vantaggioso affidarsi alle piante a radice nuda, acquistabili anche on line in tutta sicurezza.

Per saperne di più: ⇒ Radici

Prepariamo l’ortensia all’inverno

Prepariamo l'ortensia per l'inverno

Con l’arrivo del freddo l’ortensia che coltiviamo in giardino o in vaso inizia a perdere le foglie, sguarnirsi alla base e perdere molto del suo fascino. È utile perciò intervenire con una corretta potatura per predisporla all’inverno. Spesso si rimanda la potatura alla fine dell’inverno, ma intervenire adesso permette alla pianta di cicatrizzare i tagli prima del gelo ed evita che le foglie, marcendo, inducano dannose malattie fungine.

Due tipi di gemme

Nell’ortensia rinosciamo facilmente due tipi di gemme: quella apicale e quelle lungo il fusto disposte a coppie. La prima è una gemma fiorifera e, per questo, è bene che il fusto che la sostiene non venga toccato. Le seconde, invece, sono gemme da foglia: su questi fusti possiamo intervenire liberamente.

Il primo intervento che possiamo fare è dunque ridurre l’altezza dei fusti che portano gemme appaiate: indicativamente, dimezziamone la lunghezza tagliando un centimetro sopra le gemme.

Se un fusto si estende molto all’esterno, tagliamolo in modo che rientri in una possibile forma arrotondata dell’intera pianta.

Limitiamo il numero di fusti

Una pianta che vanta qualche anno di vita può presentarsi come piena di fusti. La maggior parte di questi sono pressoché improduttivi e possiamo perciò tagliarli alla base. Salviamo i fusti più esterni e interveniamo su quelli interni che limitano la circolazione dell’aria e producono al massimo un paio di foglie.

Non dobbiamo temere di limitare la pianta, perché basteranno un paio di settimane a primavera perché ricostituisca tutto il fogliame utile. Intanto, così facendo, eviteremo che il gelo danneggi foglie e fusti e che la pianta disperda la linfa nel tentativo di alimentare tanti fusti di scarsa utilità. 

Infine, sia che la pianta sia in piena terra, a maggior ragione se è coltivata in vaso, distribuiamo del letame pellettato alla base: le radici accumuleranno risorse utilli da spendere alla ripresa vegetativa.

Potare senza sbagliare

Potare senza sbagliare

Con l’avvicinarsi dell’inverno le piante entrano in riposo vegetativo, uno stato in cui le funzioni vitali sono rallentate. Nel corso dell’inverno le radici si ingrossano e accumulano le sostanze utili per la primavera, le gemme si ingrossano e l’intera pianta, benché dormiente si prepara lentamente alla nuova stagione. 

Perché potare

I motivi per mettere mano alle cesoie e agli attrezzi da taglio per effettuare una potatura possono essere molti:
dare alla pianta una forma più congeniale alla funzione che deve avere (è il caso della siepe),
eliminare i rami non più fruttiferi (nelle piante da frutto),
consentire una fioritura più abbondante e con fiori più grandi (piante da fiore),
limitare l’espansione antiestetica di una rampicante.

La potatura di per sé riproduce un fenomeno abbastanza naturale: insetti, vento, pioggia, persino i parassiti rovinano o distruggono alcune parti della pianta che risponde all’attacco con la produzione nella stessa direzione di nuovi rami o nuove foglie più forti.

Possiamo potare i nostri arbusti da novembre fino a marzo, quando le piante sono in riposo vegetativo. Facendolo ad inverno avanzato sarà più facile riconoscere le gemme. L’importante è intervenire prima che la pianta “si svegli” per evitare di disperdere la linfa. Cerchiamo comunque di intervenire almeno due settimane prima del risveglio primaverile per dar modo alla pianta di cicatrizzare i tagli.

Un conto è tagliare e altro è potare

Distinguiamo tra taglio e potatura: si tratta di concetti ben diversi, anche se spesso vengono confusi. Il taglio è fatto generalmente in modo indiscriminato -e lo si vede troppo spesso nei giardini condominiali- regolando magari l’arbusto a una certa altezza senza fare distinzione tra un ramo e l’altro. Anche l’idea di tagliare il più possibile una pianta che “così si rinforza” non è un modo corretto di fare, anche se, per forza di cose, la pianta tagliata o muore o si rinforza. La potatura invece è un taglio mirato in cui si fa distinzione tra ramo e ramo e si taglia in modo preciso; va dunque fatta nei modi e nei tempi giusti.

La pianta perfetta

Masanobu Fukuoka, agronomo giapponese pioniere della coltivazione “naturale”, sostiene che “la crescita delle piante da seme, senza alcun intervento umano, è di per sé perfetta”. La natura, sostiene, ha impiegato migliaia di anni per mettere a punto accorgimenti tali da consentire a ogni foglia di acquisire il sole nel migliore dei modi e alla pianta di svilupparsi nella forma e nelle dimensioni che le sono più congeniali.

Tutta questione di gerarchia

Su un ramo esistono diverse gemme, di cui quella apicale, cioè nella parte più alta del ramo, è dominante. Questa funzione dominante inibisce automaticamente le gemme sottostanti che rimangono pronte a intervenire, ma allo stato di gemma.

La rottura, il taglio, la morte della parte superiore del ramo, elimina l’inibizione delle gemme sottostanti e ridisegna la gerarchia delle gemme in modo che quella più in alto (più vicina alla luce) diventi dominante rispetto a quelle sottostanti.

Nella gemma dominante viene spinta gran parte della linfa disponibile nel ramo per permetterle di crescere. Sfruttando questa elementare gerarchia, possiamo tagliare in modo da far sviluppare la pianta in una certa direzione, potenziare un ramo piuttosto che un altro.

Nel disegno qui sopra, se tagliamo il ramo B, la linfa si concentrerà in A, se tagliamo D, la linfa andrà in C; se tagliamo A, B e D, tutta la linfa si concentrerà in C che si svilupperà enormemente.

Sfruttando questo semplice principio, dovendo intervenire su un alberello, se desideriamo che si allarghi la chioma, taglieremo i rami che si spingono in alto. Viceversa, se desideriamo che si alzi, elimineremo i getti laterali. 

Cinque regole per non sbagliare

1 – Sapere cosa si vuole ottenere
Prima di mettere mano alle forbici, sia che si stia affrontando un cespuglio, sia che si tratti di un alberello, dobbiamo avere ben chiaro in mente cosa intendiamo ottenere e perché. Se potiamo una pianta da fiore probabilmente potremmo volerne diradare i fusti (ortensia), ingrossare e rinforzare il piede (rosa), indurre la crescita ad alberello (forsizia). Nel caso di un rampicante la potatura serve a indirizzare la pianta a coprire una parete o una grata. Se si tratta di una siepe, potiamo per facilitare la crescita dal basso. Insomma, prima di tutto chiariamoci gli obiettivi e quindi potiamo di conseguenza.

2 – Eseguire tagli netti
I tagli, per rimarginarsi velocemente, devono essere netti e senza sbavature. Per questo dobbiamo impiegare gli attrezzi più idonei scegliendo le cesoie appropriate o il segaccio o il troncarami, secondo la necessità. Gli attrezzi vanno mantenuti ben affilati e puliti. È buona norma inoltre disinfettare sempre gli attrezzi prima di usarli su una pianta diversa. Il pericolo è di trasmettere una malattia usando attrezzi infetti. Ci basta avere a disposizione uno straccio imbevuto con un comune disinfettante a uso esterno.

3 – Dove tagliare
Eseguiamo il taglio sempre un centimetro sopra una gemma, meglio se questa è esposta verso l’esterno. Se la gemma è singola, il taglio deve essere obliquo con inclinazione opposta alla gemma stessa. Questo farà sì che l’acqua piovana non defluisca verso la gemma ma sull’altro lato. In caso di gemme doppie, il taglio va fatto perpendicolare al legno.

4 – Quando tagliare
La potatura va eseguita durante il riposo vegetativo della pianta; diversamente, si parla di “potatura a verde” necessaria sui rampicanti e le piante a fioritura precoce (la forsizia ad esempio, ma anche l’azalea) destinata a mantenerle nella forma ideale o contenerne l’esuberante sviluppo. Durante il riposo vegetativo (da novembre a marzo) si ha la minima perdita di linfa e la perfetta cicatrizzazione del punto di taglio. Per questo l’ultima data utile per intervenire sulle piante deve essere di circa due settimane prima del risveglio vegetativo. Potare in febbraio-marzo ha un indubbio vantaggio per chi non ha esperienza: le gemme sono normalmente meglio visibili, perché ingrossate durante l’inverno. Questo ci permette di vedere subito quale sia il punto corretto di taglio. Nella potatura delle sempreverdi evitiamo sempre le settimane sottoposte a gelate notturne, pena il congelamento della linfa o della resina e il possibile danneggiamento del ramo o del tronco. Non tagliamo mai la punta alle conifere o la pianta non si svilupperà più in altezza.

5 – Attenzione ai rami più grossi
Se dobbiamo tagliare dei rami particolarmente grandi dobbiamo usare molte precauzioni. Innanzitutto va tagliato un pezzo alla volta in modo da alleggerirlo e mai tutto intero. Inoltre dobbiamo tenere presente che queste grosse “ferite” possono essere la porta di ingresso di parassiti e patologie del legno che possono minare la salute della pianta. Se proprio non lo possiamo evitare, spalmiamo subito il punto di taglio con l’apposita pasta cicatrizzante che ha proprio lo scopo di impedire a larve o germi di penetrare nel legno.
Inoltre, nel taglio di un ramo vicino al tronco, bisogna avere l’accortezza di effettuare prima un taglio non profondo nella parte sottostante e solo dopo tagliare dall’alto verso il basso il ramo. In questo modo si evita che, sotto il peso del ramo stesso, la corteccia si strappi, scorticando parte del tronco.

Per saperne di più:

Ringiovanimento siepe: https://youtu.be/tyGy3A6RKtM
Potature estreme: https://youtu.be/isyz95IIROc
La Rosa potata: https://youtu.be/BHI5jsK_uaY
Potatura della forsizia: https://youtu.be/AqRms1GQIqU
Come potare l’ortensia: https://youtu.be/2Gpizth1uto

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