l’uomo che fa crescere le foreste

L' uomo che fa crescere le foreste

Perché un terreno incolto si trasformi in bosco o foresta sono necessari cento anni; tanto è il tempo perché le piante si insedino e creino quel microclima necessario perché le piante maggiori possano sopravvivere e svilupparsi completamente.

L’ingegnere indiano Shubhendu Sharma lo fa in soli dieci anni. La sua impresa, oggi affermata, si chiama Afforestt e mette in pratica studi ed esperienze, le più diverse, per accelerare il processo con eccellenti risultati. In forza alla Toyota, l’allora giovane Shubhendu rimase affascinato dall’incontro con un botanico giapponese, Akira Miyawaki, chiamato per riqualificare un’area aziendale in India. Il giapponese, allora ultraottantenne (è nato nel 1928) vanta la piantumazione di oltre 40 milioni di alberi in tutto il mondo e ha sviluppato per questo una tecnica estremamente efficiente per il rimboschimento di aree devastate da incendi, sfruttate o incolte.

Il metodo Miyawaki prevede la realizzazione di rimboschimento a più livelli, dove non siano presenti solo grandi alberi, ma, come avviene in natura, vi siano piante grandi e piccole, tali da formare una grande massa fogliare, fino a trenta volte superiore a una coltivazione monocolturale. Questa modalità permette di creare un microclima che facilita lo sviluppo delle piante che crescono più in fretta, raggiungendo una sostanziale autonomia in molto minor tempo.

L’incontro del botanico con l’ingegnere ha permesso di affinare una serie di procedure atte a realizzare un bosco o una foresta in pochissimo tempo partendo da una superficie incolta se non addirittura desertificata. La sua metodologia, sostenuta anche dal Wwf, permette oggi a governi come ad aziende e privati di rimboschire vaste aree in breve tempo.

La tecnica Miyawaki è una metodologia unica che ha dimostrato di funzionare in tutto il mondo, indipendenntemente dalle condizioni pedoclimatiche. Grazie a questa tecnologia sono state create ad oggi più di 3.000 foreste nel mondo.

Quello che si ottiene è un bosco 30 volte più denso rispetto ai metodi tradizionali di rimboschimento, un’area completamente esente da manutenzione perché si autoalimenta già dopo i primi tre anni, in grado di sostenere la biodiversità locale e che non fa assolutamente uso di alcun prodotto chimico.

Come si può leggere nel sito di Afforrestt.com, si procede attraverso sei step definiti.

Step 1 – Indagine sulle specie autoctone

La prima cosa che viene fatta è un’indagine sulle specie autoctone, la loro classificazione e distribuzione. È un aspetto delicatoe strategico. Molte volte, quando si vuole rimboscare un’area si scelgono specie non autoctone che hanno una notevole difficoltà a insediarsi. Nella prima fase, Afforrestt prende in considerazione gli alberi, gli alberelli, gli arbusti e le piante coprisuolo tipiche del territorio.

Di ogni specie viene valutata la presenza in percentuale nell’ambiente: l’obiettivo è cercare di riprodurre una sitazione vegetativa più simile possibile a quella naturale. Determinata quindi un’area tipo, si contano le piante, si classificano e si crea una mappa tipo con la percentuale di specie presenti e da riprodurre.

Si prepara quindi un vero e proprio vivaio dove si mettono a radicare le talee delle piante disponibili.

Step 2 – Preparazione della biomassa

La seconda fase concerne l’analisi del suolo e la preparazione della biomassa necessaria. Il terreno viene analizzato chimicamente e si procede quindi alla preparazione della biomassa necessaria per renderlo fertile e migliorarne la ritenzione idrica. Questa viene ottenuta, a seconda della stagione, sfruttando foglie, sfalci, legno, tutto quello che si può trovare nel raggio di 50 km e che può creare una sorta di enorme compostaggio di rifiuti verdi. Nella preparazione della biomassa si privilegia il letame bovino ed equino che viene mescolato a paglia sminuzzata.

Il letame viene impiegato anche per realizzare una sorta di potenziatore della flora microbica, mescolandolo all’acqua e lasciandolo “maturare” in questa soluzione. Questo preparato servirà ad innescare i processi naturali di decadimento della materia organica rendendo fertile il terreno.

Step 3 – Il lavoro del terreno

Il lavoro più oneroso è rivolto al suolo. L’area su cui deve sorgere il nuovo bosco deve essere scavata per un metro di profondità. Questa profondità si rende necessaria per creare i presupposti perché le radici delle nuove piante installate possano penetrare facilmente in profondità, dove è più facile trovare l’acqua necessaria allo sviluppo.

Lo scavo e la preparazione del terreno è rivolto quindi a creare le condizioni più favorevoli per questo sviluppo. Si procede quindi allo scavo del terreno che viene rivoltato e  mescolato a una parte della biomassa disponibile. Si distribuisce in questa fase anche parte della soluzione microbica preparata. Si livella e si distribuisce nuovamente della materia organica sulla superficie, nuovo potenziatore e nuova azione di livellamento. Il terreno in tal modo è pronto per accogliere i trapianti.

Step 4 – Posizionamento delle piante

Si procede a distribuire e posizionare le piante ottenute in vivaio. Le piante vanno poste molto vicine tra loro, a circa 50 cm una dall’altra, e distribuite in modo che le diverse specie siano presenti sulla superficie rispettando la loro naturale percentuale di presenza sul territorio, così come determinato dall’indagine sulle specie autoctone svolta nella prima fase. Si parla di distribuire 30-40 specie in modo, ad esempio, che gli alberi siano presenti per il 20%, gli alberelli per il 50%, gli arbusti per il 25% e le tappezzanti per il rimanente 5%; il tutto sfruttando le diverse specie a disposizione. La vicinanza tra le piante è stata pensata per consentire alle stesse di realizzare, nel più breve tempo possibile, una protezione del terreno dall’incidenza del sole: basteranno pochi mesi perché le piante creino un’ombra costante sulla superficie, conservandone l’umidità.

Step 5 – Messa a dimora delle piante

Nella quinta fase si mettono a dimora le piantine (talee radicate) con tutto il pane di terra, versando dell’acqua sul fondo della buca prima di richiuderla per limitarne la dispersione. Si ricopre quindi tutta la superficie con erba secca, paglia, trinciato di legno come pacciamatura. Questo è indispensabile per mantenere l’umidità del terreno e facilitare l’attecchimento e lo sviluppo delle piantine. È fondamentale evitare qualsiasi diretta incidenza dei raggi solari sul terreno, non solo per limitare l’evaporazione, ma per conservare vitale la carica microbica, responsabile della fertilità, sulla superficie.

Step 6 – Irrigazione e diserbo

Non resta che annaffiare l’intera area e lasciare che la natura provveda a se stessa. Da questo momento diventa importante irrigare quanto basta per mantenere il terreno umido finché, dal terzo anno in poi, le piante saranno sufficientemente grandi da provvedere a se stesse e da fare completamente ombra sul terreno. Nel frattempo si dovrà provvedere al diserbo delle eventuali infestanti che, estirpate, vengono lasciate sul terreno come pacciame e futuro concime.

Il bosco così realizzato dopo tre anni è in grado di sopravvivere da solo grazie alle foglie e ai ramoscelli che produce e che concimano in modo naturale il terreno. L’ombra che produce rende non più necessaria la pacciamatura. Inoltre all’ombra di queste piante si forma un microclima umido che favorisce la crescita di tutte le piante. Dopo dieci anni il terreno, inizialmente arido è diventato un vero bosco.

Per saperne di più:

Piante utili

Le piante utili contro i parassiti

Le piante nella loro evoluzione hanno sviluppato delle particolari difese contro gli erbivori o i parassiti che se ne volevano cibare. Ne sono un esempio le spine di alcuni arbusti, le foglie urticanti dell’ortica, le tossine contenute in certe piante, capaci in alcuni casi, persino di uccidere chi prova a cibarsene (vedi anche Le piante più pericolose). Tutte le piante posseggono delle difese, molto spesso sotto forma di enzimi o tossine, per lo più destinate a tenere lontano i parassiti più che a ucciderli (parliamo di repellenti e non di insetticidi).

Possiamo sfruttare queste piante per difendere quelle che coltiviamo nel nostro orto evitando in tal modo qualsiasi prodotto chimico da utilizzare solo in caso di reale infestazione e sempre con la dovuta cautela. Di seguito un elenco di piante e dei loro accertati benefici nei confronti di quelle vicine.

Piantacontroda mettere vicino a
Aliacee (aglio, cipolla, scalogno)bollapesco
moscacarota
Anetoalticacavolo, rapa, ravanello
pidocchifava, fagiolo, lattuga, pomodoro
Basilicooidiocetriolo, zucca, cucchino
Borraginepieridecavolo
Calendulaaleurodidimelanzana, cavolo, cetriolo, pomodoro
nematodipomodoro
pidocchizucca, spinacio, fagiolo, lattuga, peperone
Coriandoloalticabarbabietola, cavolo, rapa, ravanello
doriforapatata
moscacarota
Cosmeapieridecavolo
Erba cipollinadoriforapatata
moscacarota
Garofanoaleurodidimelanzana, cavolo, cetriolo, pomodoro
alticacavolo, rapa, ravanello
nematodipomodoro
pieridecavolo
pidocchicetriolo, zucca, spinacio, fagiolo, peperone
Lattugaalticacavolo, rapa, ravanello
Lavandapidocchirosa
Mentaalticacavolo, rapa, ravanello
pieridecavolo
Nasturzioaleurodidimelanzana, cavolo, cetriolo, pomodoro
pidocchipomodoro
 peronosperacavolo, cetriolo, zucca, fagiolo, lattuga, peperone
Pomodoroalticacavolo, rapa, ravanello
Prezzemolomoscacarota, cipolla
pidocchimelone, pomodoro
Rafanodoriforapatata
rugginesedano
Rosmarinoalticacavolo, rapa, ravanello
moscacarota, fagiolo
pidocchifagiolo, lattuga
Santoreggiaalticacavolo, rapa, ravanello
moscafagiolo
pieridecavolo
pidocchifava, fagiolo, lattuga
Salviaalticacavolo, rapa, ravanello
moscacarota
pieridecavolo
pidocchicetriolo, zucca, lattiga
Spinacioalticabietola
Tabacco ornamentalealeurodidimelanzana, cavolo, cetriolo, pomodoro
tripidigladiolo, piselli
Tageteinsetti terricolipiante ortive e ornamentali
Timoalticacavolo, rapa, ravanello
limaccezucca, spinacio, lattuga
pieridecavolo

Cosa ci dicono le foglie

Cosa ci dicono le foglie

Le foglie sono importanti organi della pianta. Oltre a catturare la luce e permettere la fotosintesi, esse permettono lo scambio gassoso con l’ambiente, l’assorbimento dell’anidride carbonica e il rilascio dell’ossigeno. Il loro aspetto ci può rivelare molto sulla salute della pianta. Per questo è importante osservarle con attenzione: qualsiasi anomalia viene evidenziata dal loro colore, consistenza, turgore. Tutti sappiamo riconoscere una pianta che ha sete. Ma se il problema è nel terreno? Se manca qualche elemento fondamentale per lo sviluppo? Ecco una piccola guida.

La fertilità del terreno

La fertilità del terreno

Cosa determina la fertilità di un terreno? Sappiano che la terra è composta da materia organica e materia inerte di tipo minerale. 

Un buon terreno per essere considerato fertile, cioè ideale per la coltivazione di qualsiasi pianta, deve poter contenere sia materia vegetale, sia minerali di pronta ssimilazione.

La materia organica gioca un ruolo fondamentale. Questa è presente sotto forma di torba oppure di materia vegetale comune, come foglie, radici, legno in decomposizione. A differenza di limo, sabbia e argilla, la materia organica è materia viva in continua trasformazione che mette a disposizione delle radici gli stessi elementi nutritivi che le piante hanno assorbito per crescere. Quando le foglie cadono a terra e marciscono, restituiscono alla terra quanto la pianta ha assorbito per produrle.

La materia vegetale ha anche un’altra proprietà importante: trattiene l’acqua come una spugna e la rilascia quando necessario. La sua presenza è perciò fondamentale per assicurare la corretta umidità alle radici e per compensare eventuali periodi di siccità. 

La materia vegetale svolge anche un altro importante ruolo nel dare o modificare la struttura del terreno.

Un terreno povero, polveroso o argilloso e perciò compatto, impermeabile, può essere ri-strutturato con l’apporto di materia vegetale che arricchisce il terreno povero di prezionisi nutrienti e materia in grado di trattenere acqua, e alleggerisce il terreno argilloso fornendo l’ossigenazione necessaria e calmierandone la compattezza.

In giardino, nell’orto e nel vaso

In natura la fertilità del terreno è garantita da quel meraviglioso processo naturale grazie al quale le piante morte, le foglie, i rami contribuiscono a restituire alla terra più di quanto sia stato sottratto. Un bosco, si sa, non ha bisogno di essere concimato.

In giardino il prato, le aiuole, gli arbusti potrebbero godere di questo meccanismo naturale se la superficie fosse abbastanza estesa da consentire un corretto apporto e rimescolamento della materia vegetale. Un piccolo giardino, ben confinato da siepi, muretti, recinzioni, può vivere solo di quanto da esso stesso prodotto; cosa che già di per sé pone dei limiti essendoci un ridotto apporto di minerali dall’esterno. Inoltre la nostra abitudine è di raccogliere e buttare le foglie secche, non permettendone il naturale sfruttamento da parte del terreno.

Questo comporta che, se desideriamo che il terreno conservi la sua completa dotazione di elementi nutritivi utili, dobbiamo fornirli da noi al momento opportuno.

Questo vale anche di più nell’orto, dove la coltivazione finalizzata alla produzione, ha come conseguenza il naturale depauperamento di alcune sostanze che le specie coltivate per loro natura assorbono. In più, quanto prodotto nell’orto viene consumato; non c’è alcuna possibilità di mantenere l’originale fertilità del terreno in questo modo. Siamo dunque costretti ad apportare materia organica attraverso la concimazione per ripristinare la dotazione di nutrienti.

In vaso le dimensioni del contenitore non permettono il naturale ripristino della fertilità e le continue annaffiature non fanno altro che dilavare il terreno trascinando verso il fondo i minerali. La terra dei vasi si impoverisce dunque molto rapidamente e diviene necessario ripristinarli attraverso regolari apporti di fertilizzante.

Una concimazione bio

 Il compostaggio non fa altro che fare in piccolo quanto viene fatto normalmente dal terreno: il suo prodotto, il compost, è materia vegetale che, mescolata al terreno, lo rende fertile e ricco.

Per questo chi ha un giardino o un orto non dovrebbe esimersi dall’avere una compostiera che è il sistema più pratico per trasformare ogni rifiuto verde proveniente dal giardino e dall’orto in concime di primissima qualità.

Il compostagio non è l’unica strada che possiamo perseguire per arricchire il terreno di sostanze nutritive senza far uso di prodotti chimici. L’interramento delle piante quando hanno terminato il loro ciclo vegetativo è un buon sistema. La rotazione delle colture  è un sistema che dovrebbe essere sempre seguito e che mira proprio al mantenimento della fertillità.

L’utilizzo del trinciato distribuito sull’intera superficie è una pratica poco diffusa, ma fondamentale per ristrutturare il terreno, alleggerirlo e renderlo naturalmente fertile.

E poi ci sono i concimi naturali, quelli organici, dal letame alla pollina, dal sange secco alla cornunghia che possono essere usati in tutta sicurezza.

Struttura del terreno

Struttura del terreno

Il terreno è composto principalmente da una parte vegetale ( foglie, residui vegetali, compost e torba), da una parte argillosa (argilla e limo) e da una parte inerte, costituita da sabbia e sassi più o meno grandi. La maggiore o minore presenza in percentuale di questi elementi ne determinano la struttura e le caratteristiche chimiche e fisiche.

L’insieme che forma è, per così dire, completato da una gran quantità di organismi che con la loro attività demoliscono in continuazione la materia vegetale riducendola ad elementi fondamentali che possono, veicolati dall’acqua, essere assorbiti dalle radici delle piante.

Questo insieme permette di definire il terreno come qualcosa di vivo, un sorta di gigantesco laboratorio bio-chimico in costante evoluzione. Le caratteristiche fisico-meccaniche e quelle chimiche che ne derivano fan sì che non esista un terreno, ma tanti tipi di terreno diversi per porosità, acidità, capacità di ritenzione idrica.

Comprendere la natura del terreno è fondamentale per sapere cosa vi possiamo coltivare o come possiamo correggerlo per renderlo adatto alla coltivazione di ortaggi o piante ornamentali.

Un terreno di medio impasto dispone di eguali percentuali di limo, argilla e sabbia. Questa composizione, unitamente alla materia organica, consente un’equilibrata ritenzione idrica senza impregnarsi. Il mix corretto viene definito “franco” ed è ideale per la coltivazione di qualsiasi specie.

Ai fini della coltivazione consideriamo ideale il terreno di medio impasto (o franco). In esso la percentuale di sabbia va dal 35 al 55%, tale da consentire un corretto drenaggio e una sufficiente ossigenazione delle radici. L’argilla deve essere presente in ragione di un 10-20%, utile per assicurare la ritenzione idrica e un sufficiente grado di umidità anche nei periodi asciutti. L’argilla ha anche il compito di “legare” insieme i componenti del terreno. Il limo può essere presente in percentuali tra il 25 e il 45%; meno ce n’è e meglio è.

Un terreno argilloso si definisce “pesante”; la sua caratteristica è quella di accumulare e far ristagnare l’acqua impedendo alle radici di respirare correttamente. In questi terreni le radici tendono a soffocare, la crescita è stentata, le foglie tendono ad ingiallire. 

Al contrario, il terreno può presentarsi povero, polveroso, di colore chiaro; l’acqua tende a scivolare su di esso, non viene in alcun modo trattenuta. In queste condizioni le piante non trovano mai l’umidità sufficiente per assimilare i pochi elementi utili eventualmente presenti nel terreno.

Per avere un’idea dello stato del nostro terreno, scaviamone una parte, quindi prendiamo in mano un po’ di terra e stringiamola nel pugno. La terra sabbiosa scivola tra le dita, lasciandoci la mano quasi pulita; la terra argillosa tende ad agglomerarsi e a rimanere in mano, un po’ pastosa, come fosse plastilina. 

La terra sabbiosa lascia scorrere velocemente l’acqua, mentre quella argillosa tende a intridersi, soffocando le radici. Per contro, la terra sabbiosa rischia di essere povera di elementi nutritivi; inoltre la mancanza di materia vegetale limita la ritenzione idrica necessaria a mantenere il terreno umido. Quando parliamo di medio impasto parliamo dunque di un terreno permeabile, ma non argilloso. Una prima, superficiale lavorazione del terreno ci permette di stabilire la natura della terra a disposizione e prevedere gli ammendanti più idonei a correggerla per renderla ideale alla coltivazione.

L’acidità

Una delle caratteristiche importanti ai fini della coltivazione è l’acidità. Dal momento che la terra è, come abbiamo detto, un laboratorio chimico, la minore o maggiore acidità determina la possibilità di disgregazione dei minerali e il loro assorbimento da parte delle radici. Un terreno alcalino, ad esempio, non rende possibile l’assimilazione del ferro (le foglie restono pallide, si parla di clorosi ferrica); per contro, se il terreno è acido, quello che viene a mancare è l’assorbimento del calcio.

Un buon terreno adatto alla coltivazione degli ortaggi deve presentare un pH pressoché neutro (tra 6,5 e 7,5). I valori inferiori al 7 indicano l’acidità (l’aceto ha un pH pari a 3,5), mentre valori superiori al 7 indicano la tendenza all’alcalinità. Per misurare il pH del nostro terreno a disposizione  mettiamo un pugno di terra in un bicchiere di acqua distillata e formiamo una fanghiglia densa. Quindi misuriamo il pH con una comune cartina tornasole. Possiamo anche affidarci a un apposito strumento chiamato piaccametro, certamente più preciso e veloce ma anche ben più costoso.

Possiamo acidificare il terreno aggiungendo letame, torba acida o lupini tritati; possiamo renderlo più basico mescolandovi calce o gusci d’uovo tritati.

La terra

La terra

Da dove arriva la terra, quella sostanza vitale in cui le piante affondano le radici, traendone sostanze nutritive e l’acqua di cui hanno bisogno? All’inizio il nostro pianeta era coperto di acqua da cui emergeva uno crosta dura, risultato dell’eruzione del magma e dal suo raffreddamento. Furono le piante a formare il suolo che ricopre la nuda roccia, lasciando su di essa quanto prodotto dalla loro attività.

Quando una pianta muore si degrada sul suolo restituendo tutti gli elementi che ha utilizzato per crescere più queli che a prodotto con la sua attività. Grazie alla fotosintesi infatti, le piante scindono la CO2 presente in atmosfera in Carbonio (C), elemento costitutivo di qualsiasi organismo, e liberando ossigeno (O).

Grazie a questa attività di base vengono create le foglie, i rami, i fusti, le radici, una gran quantità di tessuti vegetali che vengono poi rilasciati al suolo e che finiscono col costituire il substrato ideale per lo sviluppo di nuove piante.

Questa attività che prosegue da miliardi di anni (la nascita dei primi vegetali nell’acqua è datata 3,5 miliardi di ani fa) ha prodotto una copertura della crosta terrestre di questo fantastico materiale che chiamiamo terriccio. Questa copertura è più spessa in pianura e più sottile in montagna, anche in virtù del dilavamento operato dall’acqua che trascina verso il basso questo materiale mescolandolo continuamente con i minerali che la stessa acqua incontra, sgretola, scioglie. 

Un meccanismo virtuoso

Questa genesi ci permette di fare almeno due considerazioni: una relativa alla composizione del terreno e una seconda che ci spinge a chiederci da cosa dipenda la sua fertilità.

È evidente infatti che il terreno sia un mix di materia organica e minerali e che da questa composizione dipenda poi la sua natura fisica e chimica.            

Inoltre si evince come i vegetali svolgano la loro funzione in modo estremamente virtuoso, restituendo alla terra più di quanto sottraggano per crescere. È come se la nostra automobile, al termine di un viaggio, disponesse di più carburante di quello che ha utilizzato.

Entrambi gli argomenti sono importanti ai fini della coltivazione delle piante ornamentali e, ancor più, di quelle ortive.

Struttura del terreno
⇒ Fertilità

Elementi utili

Gli elementi utili per la vita delle piante

Sono 16 gli elementi necessari per il corretto sviluppo della pianta. La loro disponibilità nel terreno permette una crescita sana e rigogliosa e, di conseguenza, una maggiore capacità di resistere ai parassiti e alle malattie, agli stress idrici e climatici. In base alla quantità necessaria, si dividono in macro, meso e microelementi.

Sono macroelementi l’Azoto (N), il Fosforo (P) e il Potassio (K). L’insieme delle loro sigle chimiche forma la triade N-P-K, convenzionalmente impiegata per indicare come questi tre elementi sono presenti in un concime. Questa sigla, seguita da tre numeri, indica la percentuale con cui sono presenti i tre elementi. L’indicazione NPK 10-4-2  indica la presenza del 10% di Azoto, 4% di Fosforo, 2% di Potassio.

Sono classificati come mesoelementi il Calcio (C), il Magnesio (Mg), lo Zolfo (S).

Sono invece microelementi il Boro (B), il Manganese (Mn), il Rame (Cu), lo Zinco (Zn), il Molibdeno (Mo), il Cobalto (Co), il Ferro (Fe), il Cloro (Cl), il Silicio (Si) e il Nickel (Ni).

Azoto (N)

Elemento essenziale, presente in tutte tessuti della pianta. Contribuisce alla formazione della clorofilla, delle proteine, degli acidi nucleici e degli aminoacidi.  In particolare modo è responsabile della produzione di fogliame ed è perciò necessario nelle prime fasi della crescita.

La sua assenza determina uno sviluppo stentato, foglie piccole e, di conseguenza, una scarsa attività di fotosintesi che si manifesta soprattutto nelle foglie basali che rimangono pallide. Il suo eccesso, per contro, produce fogliame di colore scuro che tende ad accartocciarsi e deformarsi; la pianta inoltre diventa più sensibile all’attacco di parassiti e malattie fungine.

Presente in natura, soprattutto sotto forma di gas, per essere assorbito dalle piante attraverso le radici deve esser presente nel terreno sotto forma mineralizzata, in forma di ione nitrico o ammonio. La sua elevata mobilità fa sì che la sua presenza si riduca drasticamente nell’arco di poche settimane.

Fosforo (P)


Presente in natura, il fosforo determina lo sviluppo delle radici, dei fiori e dei germogli, irrobustisce lo stelo e interviene in alcuni processi di formazione della clorofilla e di alcune molecole fondamentali.. È disponibile nel terreno sotto forma di fosfato o nella componente organica. La sua disponibilità nel terreno può essere limitata dalla sua interazione con altri elementi (ad esempio il calcio) con cui forma prodotti non solubili e quindi non assimilabili.

La sua mancata disponibilità si manifesta con il ridotto sviluppo dei germogli e delle radici (scarso ancoraggio al suolo), fusti poco significati e deboli, foglie piccole, talvolta di colore marrone. Anche la fioritura è compromessa con un numero e dimensioni dei fiori ridotti e tardiva maturazione dei frutti. Contrariamente all’Azoto, ha una scarsa mobilità ed è sufficiente fornirlo nel terreno al momento della semina o del trapianto/rinvaso.

Potassio (K)


Indispensabile per la sintesi degli zuccheri, interviene sulla lignificazione dei fusti e influisce sulla traspirazione fogliare. È responsabile della colorazione dei petali, all’elaborazione del profumo, alla formazione dei frutti. La sua carenza è ravvisabile con un ingiallimento dei bordi delle foglie a cui segue la deformazione.

Calcio (C)


Il ruolo del calcio  è da ricercare nel rafforzamento delle pareti cellulari e nella divisione delle cellule, fondamentale per la crescita. La sua presenza permette un corretto irrobustimento di tutte le parti della pianta, dai fusti ai frutti. La sua mancanza o insufficiente assimilazione si manifesta con foglie giovani e germogli ricurvi che tendono a cadere, foglie grinzose e radici corte e raggruppate.

Magnesio (Mg)


Elemento essenziale per la fotosintesi perché responsabile della pigmentazione verde della clorofilla. Contribuisce alla formazione degli zuccheri, delle proteine, dei grassi e delle vitamine. È presente nelle giovani foglie e negli organi di riproduzione. È normalmente presente nel terreno, ma in alcuni casi può non essere assimilabile per l’interferenza di calcio e potassio in quantità eccessive.

La sua carenza o mancato assorbimento provoca un iniziale ingiallimento tra le nervature delle foglie più vecchie, quindi il disseccamento e la caduta. È possibile inoltre che i fiori appaiano piccoli e scarsamente colorati.

Zolfo (S)


Lo zolfo entra nella composizione di enzimi e vitamine e stimola l’assorbimento dell’azoto e del fosforo. Come elemento costituente di due aminoacidi, è necessario per la formazione delle proteine. Inoltre migliora le caratteristiche chimico-fisiche del terreno. La sua carenza determina piante piccole e foglie giovani di colore verde pallido. Si riscontra inoltre l’ingiallimento delle foglie più vecchie e radici bianche e scarsamente ramificate.

Boro (B)


Le funzioni di questo elemento vanno dalla regolazione dell’utilizzo dell’acqua alla lignificazione dei tessuti. Partecipa inoltre alla sintesi e al trasporto degli. zuccheri negli organi di riserva e stimola la divisione cellulare. La sua carenza si manifesta con un lembo fogliare inspessito e bolloso e una clorosi evidente tra le nervature. Porta alla cascola dei fiori e dei frutti che possono risultare deformati.

Manganese (Mn)


È un componente della molecola della clorofilla, capace di stimolare la crescita di radici secondarie. Il suo mancato assorbimento può provocare delle macchie scure tra le nervature delle foglie e la limitata crescita delle radici secondarie.

Rame (Cu)


Elemento coinvolto nella fotosintesi in quanto regola il meccanismo di trasporto degli elettroni; come il manganese, è inoltre attivo nell’immobilizzazione dei radicali liberi. È essenziale per il processo di lignificazione. Il suo mancato assorbimento determina l’arrotolamento a spirale delle foglie che avvizziscono e cadono. Le piante hanno uno sviluppo ridotto con limitata fioritura e allegagione.

Zinco


Partecipa a molti processi enzimatici, contribuendo alla formazione e sviluppo dei semi. È essenziale per a stabilità ed il mantenimento della struttura dei ribosomi nella sintesi proteica. La sua carenza produce foglie piccole con apici biancastri; l’intera pianta, inoltre , mostra uno sviluppo stentato. Le foglie basali e delle più vecchie presentano macchie necrotiche.

Molibdeno (Mo)


È un componente dell’enzima nitrato-ridottasi al quale è dovuta l’importante funzione di trasformare l’azoto nitrico in azoto ammoniacale; interviene inoltre nella fissazione biologica dell’azoto. La sua carenza può determinare, secondo la specie, la deformazione delle foglie, la contorsione dei fusti, la clorosi e la necrosi lungo la nervatura principale delle foglie.

Cobalto (Co)


Oligoelemento essenziale per la vita delle leguminose in quanto indispensabile per la crescita dei batteri azotofissatori che vivono in simbiosi con queste piante.  È un costituente fondamentale della Vitamina B12, necessaria per la divisione cellulare e quindi per la crescita della pianta. La sua carenza può determinare una colorazione verde pallido uniforme sulle foglie, specialmente quelle più vecchie. Ulteriore sintomo può essere l’arrossamento delle foglie, degli steli o dei piccioli.

Ferro (Fe)


Elemento fondamentale per la produzione della clorofilla, entra come costitutivo in molti enzimi che regolano funzioni vitali come la respirazione, la fotosintesi e l’assorbimento di nitriti e solfati. La sua carenza ha come sintomo la clorosi ferrica, ovvero l’ingiallimento progressivo delle foglie tra le nervature. Il mancato assorbimento è dovuto, nelle piante acidofile, alla scarsa acidità del terreno.

Cloro (Cl)


Il cloro, assorbito in quantità molto ridotte, aiuta lo sviluppo delle radici e partecipa alla chimica di elaborazione di alcuni enzimi. La sua carenza si manifesta con foglie piccole e con colorazione giallastra; inoltre gli apici vegetativi si presentano molto fragili. Più facile è l’eccesso di questo elemento, ad esempio, lungo i bordi di una piscina che utilizza questo elemento per la disinfezione dell’acqua.

Silicio (Si)


Rinforza la parete cellulare e aumenta la resistenza della pianta al caldo. Favorisce il portamento eretto del fusto. La sua carenza è molto rara essendo questo elemento il più diffuso sul nostro pianeta dopo l’ossigeno.

Nichel (Ni)


Essenziale nella composizione di alcuni enzimi, svolge un ruolo importante nel metabolismo dell’urea, nell’assorbimento del ferro, nella fissazione dell’azoto e nei processi di maturazione del seme. La sua carenza può determinare l’accumulo di urea nei tessuti con conseguente necrosi all’apice delle foglie.

Dizionario

Cosa vuol dire

A | B | C | D | E | F | G | H | I | L | M | N | O | P | Q | R | S | T | U | V | X | Z

Abbacchiatura:
metodo di raccolta delle olive e delle noci che consiste nel far cadere i frutti battendo le piante e i rami con lunghi bastoni.

Accestimento:
formazione di nuovi rami dalla base della pianta.

Acclimatazione:
adattamento di una pianta ad un ambiente diverso da quello di origine.

Achenio:
frutto secco, che contiene un solo seme con tegumenti duri non aderenti al seme stesso. È il caso del finocchio.

Acidofila:
dicesi di pianta che predilige un terreno con livello di acidità compreso tra pH 5 e 6,5. Ha bisogno di terriccio e fertilizzanti specifici. Il terreno può essere reso acido con l aggiunta di torba o stallatico. Sono piante acidofile le camelie, le azalee, il rododendro.

Afide:
piccolo parassita di colore bianco-verde che punge le foglie e le fa ingiallire o accartocciare. Lascia una mielata su cui si deposita un fungo nerastro, la fumaggine. Si elimina nebulizzando le foglie con acqua per mantenerle fresche o utilizzando un acaricida. ⇒ Afidi

Agrofarmaco:
Preparato che, in base al suo contenuto, può agire contro gli insetti (afidi, cocciniglie, tripodi, ecc), le malattie fungine o altri problemi (per esempio combattere lumache e chiocciole, effettuare il diserbo, ecc).

Akadama:
terra inerte specifica per bonsai, di origine giapponese

Albero:
è la pianta dotata di un fusto dal quale si dipartono delle branche principali. Alcune piante che crescono come arbusto possono essere coltivate a forma di piccolo albero

Alcalino:
deriva dall’arabo al-qali, con cui ci si riferiva alla potassa, un sottoprodotto della combustione del legno, che ha caratteristiche basiche. Per analogia si definisce alcalino qualsiasi prodotto con un pH opposto agli acidi e in grado di neutralizzarli.

Allegagione:
passaggio da fiore a frutto

Amento:
infiorescenza pendula, costituita da numerosi fiori sessili inseriti su un asse sottile. È sinonimo di gattino.

Ammendamento:
correzione delle caratteristiche fisiche di un terreno grazie all aggiunta di sostanze diverse, come sabbia, torba o letame. Aggiungendo torba o letame il terreno diventa più acido; se si aggiunge sabbia o calce, diventa più basico.

Ammezzimento:
processo di maturazione dei frutti dopo la raccolta che porta ad alterazioni chimico-fisico tali da rendere appetibili frutti altrimenti poco gradevoli. È il caso della nespola.

Antèra:
parte dello stame entro la quale maturano i granuli di polline

Antesi:
Sinonimo di fioritura

Anticrittogamico:
preparato utile contro malattie provocate da funghi microscopici (oidio, ruggine, ticchiolatura)

Apice:
parte terminale, in via di accrescimento, di un fusto o di una radice.

Arbusto:
pianta perenne, legnosa, di dimensioni limitate, molto ramificata fin dalla base

Ascella:
angolo formato dalla foglia e dal ramo a cui essa si attacca.

Astone:
pianta da frutto, innestata e coltivata in vivaio per alcuni anni prima di essere commercializzata e venduta per la messa a dimora

Autoctona:
specie chenon è stata introdotta dal uomo nell area in cui si trova. La farnia (Quercus robur), ad esempio, è una specie autoctona della pianura Padana.

Azoto:
elemento nutritivo fondamentale per le piante insieme a Fosforo e Potassio.

B

Bacca:
frutto carnoso, senza nocciolo e contenente parecchi semi (pomodoro, banana).

Baccello:
frutto formato da due valve che, a maturità, si aprono longitudinalmente per liberare uno o più semi. È il caso del fagiolo

Barbatella:
è il termine usato per la vite per indicare la talea radicata

Bioflavonoidi:
sono costituenti chimici contenuti nella polpa e nella scorza di alcuni frutti e ortaggi, utili perché contrastano i radicali liberi e quindi l invecchiamento delle cellule.

Borlanda:
prodotto ammendante e nutritivo di origine vegetale, estratto da barbabietola e altri vegetali.

Bottura:
operazione consistente nel dividere i germogli che spuntano ala base del cespuglio.

Branca:
grosso ramo delle piante fruttifere che si origina direttamente dal tronco ed è permanente

Brattea:
foglia trasformata in vari modi per assolvere particolari funzioni come il richiamo degli insetti impollinatori o la protezione di organi delicati. Questa foglia viene spesso scambiata per il petalo del fiore: è il caso della nota stella di Natale in cui le parti rosse o bianche che la caratterizzano sono brattee, mentre i fiori veri e propri, al centro di esse, sono insignificanti.

Brindillo:
rametto delle piante da frutto che porta gemme da frutto

Brucatura:
è la raccolta delle olive manuale o con semplici attrezzi (pettini o pinze) che le fanno cadere su reti stese sotto la chioma.

Bulbillo:
piccolo bulbo che si forma spontaneamente dalle piante bulbose e che si utilizza per la moltiplicazione della pianta. Gli spicchi dell’aglio sono bulbilli

Bulbo:
organo sotterraneo costituto da un fusto corto e rigonfio, protetto da foglie trasformate, con funzione di riserva di elementi necessari per la crescita della pianta.

C

Calcifugo:
dicesi di pianta che non vive in presenza di calcare.

Calice:
involucro esterno del fiore, formato da uno o più sepali, generalmente di colore verde

Capsula:
frutto secco che, al momento della maturazione, si apre per liberare i semi

Carenza (tempo di):
Tempo che deve obbligatoriamente trascorrere tra l’ultimo trattamento antiparassitario e la raccolta. Ha lo scopo di evitare che rimangano eccessivi residui di prodotti chimici nei cibi. È espresso in giorni ed è sempre indicato in etichetta.

Cariosside:
la cariosside è il frutto secco, contenente un solo seme monospermio, bi-tri-carpellare, con pericarpo saldato all’episperma. È il frutto caratteristico delle graminacee ed è caratterizzato da un abbondante albume farinoso, ricco di amido.
Ad esempio, è il chicco di grano. Contiene un solo seme, si innesta sulla spiga a gruppi di due o tre (bi-tri-carpellare), ha la buccia (pericarpo) fusa in un solo blocco con la pellicola (episperma) che protegge il seme.

Carpocapsa:
si chiama così il baco della mela, insetto che scava gallerie nella mela fino a raggiungere il torsolo.

Cascola:
Caduta dei frutti prima della maturazione. Può avvenire per cause naturali (quando c è una carica eccessiva di frutti), oppure per malattie o parassiti.

Cassone:
si intende una piccola costruzione in legno dotata di chiusura vetrata entro cui si mettono i vasi o direttamente la terra per effettuare semine anticipate, per rinforzare le piantine appena germogliate o per far radicare le talee

Catafilli:
squame che costituiscono la parte protettiva del bulbo.

Cataplasma:
si tratta di un composto a uso farmaceutico, costituito da impasti di amidi, mucillaggini e oli, da applicare a caldo direttamente sulla pelle.

Caule:
ha lo stesso significato di fusto. È un termine di solito riferito alle piante erbacee.

Ceppaia:
parte basale delle piante arboree, di solito ingrossata, sulla quale compaiono, in seguito al taglio dei fusti e dei rami, numerosi germogli detti polloni

Cespo:
gruppo di fusti dotati di un apparato radicale comune che può essere diviso per dare origine a più piante

Cimatura:
potatura consistente nel taglio dell apice dei giovani germogli al fine di indurre una maggiore ramificazione

Cinorrodo:
frutto caratteristico delle rose, simile ad una bacca, ma non polposo

Citotropico:
un fitofarmaco si definisce citotropico quando è in grado di penetrare nei tessuti vegetali, rimanendo attivo nei tessuti adiacenti al punto di applicazione. Invece i citotropici translaminari riescono a spostarsi dalla pagina superiore a quella inferiore della foglia.

Cladodi:
rami appiattiti che nelle piante grasse svolgono la funzione di foglie.

Clone:
pianta ottenuta per moltiplicazione senza l utilizzo dei semi e che è geneticamente identica all individuo da cui proviene. Facendo delle talee, ad esempio, otteniamo dei cloni della pianta madre.

Clorosi:
ingiallimento delle foglie causato dalla mancanza o dalla diminuzione della clorofilla e determinata da cause diverse.

Cocciniglia:
insetto fitofago che presenta aspetti diversi: bianca/cotonosa, a scudetto.

Colatura:
Massiccia caduta dei fiori da un albero senza che sia avvenuta l allegagione, cioè il passaggio da fiore a frutto. In alcune specie la colatura è un fenomeno normale (es.olivo) e serve a ridurre spontaneamente il numero di frutti.

Colletto:
parte che divide l apparato radicale dal fusto. Il colletto deve rimanere sempre sopra il livello del suolo.

Compost:
terriccio ottenuto dal compostaggio, ovvero dalla degradazione organica di rifiuti verdi quali lo sfalcio del prato, le foglie, i rami, la verdura. Il terriccio ottenuto ha un gradevole profumo di sottobosco e ha un elevato potere fertilizzante.

Concime organico:
fertilizzante a base di sostanze naturali: in genere sono consentiti in agricoltura biologica. ⇒ concimi bio

Consociazione:
corretto accostamento di ortaggi diversi con reciproco beneficio.

Cordiforme:
dicesi di foglia a forma di cuore

Corimbo:
infiorescenza i cui fiori sono inseriti ad altezze diverse dell asse principale ma che, avendo peduncoli di diversa lunghezza, giungono tutti al medesimo livello

Corolla:
la parte più vistosa dei fiori, formata dai petali

Culmo:
è così chiamato il fusto delle piante che appartengono alla famiglia delle Graminacee, come la maggior parte delle erbe dei prati e i cereali.

Cultivar:
il termine deriva dalla contrazione delle parole inglesi cultivated variety e indica il sistema di classificazione usato per designare le diverse varietà ottenute da una pianta coltivata.

D

Decidua:
dicesi di foglia che in autunno cade. Il fenomeno è dovuto al fatto che la linfa smette di circolare perché la pianta entra in stato di riposo vegetativo.

Deiscente:
si dice di frutto che, una volta maturo, si apre e permette la diffusione libera dei semi. È il caso di legumi.

Dilavamento:
fenomeno che avviene nel terreno, dovuto all acqua piovana o ad annaffiature troppo abbondanti, che comporta il trasporto di alcuni elementi nutritivi a profondità eccessive perché possano essere assorbiti dalle piante.

Disamara:
frutto costituito da ue samare unite. L acero produce questo tipo di frutto.

Diserbante di post-emergenza:
è un tipo di diserbante che agisce sulle erbe infestanti dopo che sono spuntate da terra.

Diserbante di pre-emergenza:
è un tipo di diserbante che agisce preventivamente, cioè impedendo lo spuntare delle erbe infestanti. Questo tipo di diserbante non ha, di norma, alcun effetto sulle erbacce già spuntate.

Drenaggio:
si intende la capacità di eliminare l acqua in eccesso dal terreno o dal vaso in modo da evitare ristagni. In un vaso si ottiene creando, prima di mettere la terra, uno strato di uno-due centimetri di ghiaia o argilla espansa; il vaso non va appoggiato direttamente a terra, ma va tenuto un poco sollevato sopra il sottovaso.

Drupa:
frutto carnoso con buccia membranosa e parte interna legnosa (detta anche nocciolo).

Drupa:
frutto carnoso munito di nocciolo (pesca, ciliegia, oliva, susina).

Duramen:
è la parte interna del tronco di piante non giovani che è ormai costituito da legno morto. Questa parte è in genere di colore più scuro ed è anche più dura e resistente. In falegnameria il legno del duramen è spesso considerato più pregiato.

E

Ecotipo:
indica una varietà di una pianta che si è naturalmente differenziata per adattarsi a un particolare ambiente.

Eliofila:
è così chiamata una pianta che ama vivere in posizioni luminose e soleggiate. Sono eliofile, ad esempio, la robinia e il ciliegio.

Emergenza:
nel linguaggio botanico è la fase in cui le piante appena germinate cominciano a spuntare, cioè emergono da terra.

Endemico:
si dice così una specie vegetale o animale che è tipica ed esclusiva, allo stato spontaneo, di un determinato territorio geografico (isola, gruppo montuoso, regione).

Ensiforme:
dicesi di foglia a forma di spada, ovvero larga alla base e rettilinea in quasi tutta la sua lunghezza, per poi finire appuntita.

Entomologia:
scienza che si occupa dello studio degli insetti.

Epifita:
dicesi di pianta che si sviluppa normalmente sopra un altra pianta, ma non in forma parassitaria. Possono essere coltivate facilmente in casa fissandole a una corteccia e usando come substrato lo sfagno.

Ermafrodita:
è così chiamato un fiore dotato sia di organi maschili (stami) che femminili (antere). La maggioranza delle piante ha fiori di questo tipo.

Esperidio:
è un tipo particolare di bacca che ha un epicarpo (buccia) sottile e ricco di essenze, un mesocarpo spugnoso (parte bianca della buccia) e un endocarpo membranoso, a spicchi, ricco di succo (limone).

Eziolamento:
detto normalmente imbianchimento, è il fenomeno per cui le piante, in assenza di luce o con luce scarsa, perdono la loro colorazione e tendono anche ad allungarsi. L operazione viene fatta normalmente sul sedano o alcune insalate

Eziolamento:
con questo termine si indica il comportamento di una pianta che emette lunghi rametti esile di colore verde pallido i quali si piegano verso la più vicina fonte di luce. Quando una pianta si comporta così si dice anche che fila ed è meglio spostarla in una zona più luminosa.

F

Fascicolate:
si dice di un apparato radicale formato da diverse radici, tutte più o meno delle stesse dimensioni, riunite in un fascio

Feltro:
insieme di sfalci, polvere, foglie che forma uno spesso strato sul terreno impedendo l ossigenazione e la penetrazione dell acqua.

Femminella:
germoglio che cresce all ascella delle foglie e che sottrae nutrimento al ramo principale. Frequente nelle piante di pomodoro, nei crisantemi e nelle dalie.

Fertilizzante:
vedi NPK

Fillocladi:
rami appiattiti che nelle piante grasse svolgono la funzione di foglie.

Filloptosi:
Caduta delle foglie. Questo termine viene usato quasi esclusivamente per indicare una perdita anormale di foglie, come quella dovuta a cause climatiche (siccità, caldo eccessivo, gelate improvvise) o a parassiti e malattie.

Fisiopatia:
sofferenza determinata da cause ambientali: collocazione inadatta per temperatura, umidità, illuminazione, ventilazione, ecc, oppure terreno con caratteristiche non idonee.

Fittone:
radice ingrossata con andamento verticale da cui si originano sottili radici secondarie

Forzatura:
serie di interventi e di tecniche volte ad anticipare la germinazione, la fioritura o la fruttificazione

Frutticino:
dicesi di piccolo frutto in corso di formazione.

G

Galla:
Rigonfiamento che si può trovare sulle foglie, sui rami o sulle radici, causato per lo più da parassiti animali come insetti, acari o nematodi. Frequenti sono ad esempio le galle fogliari della quercia causate da un piccolo insetto detto vespa galligena. Questo insetto depone le uova all interno del tessuto della foglia. La larva che ne nasce provoca la formazione del rigonfiamento che fornisce cibo e protezione al giovane insetto fino al raggiungimento dello stadio adulto.

Gattino:
Infiorescenza pendente tipica di alcune piante, quali il nocciolo, il salice, la betulla. È sinonimo di amento.

Geoinsetticida:
preparato utile per prevenire e combattere gli insetti presenti nel terreno.

Germinazione:
passaggio di un seme dallo stato quiescente, cioè di inattività, a quello attivo con conseguente trasformazione dell embrione in plantula (=piccola pianta)

Germinello:
è l abbozzo di pianta che si forma al momento della germinazione di un seme. Il termine non va confuso con germoglio. che è invece un giovane rametto che nasce da una gemma. Un seme germina quindi, mentre una gemma germoglia.

Germogliamento:
passaggio di una gemma dallo stato quiescente, cioè inattivo, a quello attivo con conseguente sviluppo di un germoglio.

Girello:
parte inferiore del bulbo a forma rotondeggiante da cui si dipartono i catafilli e le radici.

Glicirizzina:
principio attivo dalle proprietà antinfiammatorie, in quanto diminuisce la densità dei muchi e ne aumenta la fluidità nei polmoni e nei bronchi.

Granulometria:
è la composizione del terreno in base alla percentuale in peso delle varie particelle che lo compongono. È sinonimo di tessitura del terreno. Le particelle che compongono il terreno per una convenzione internazionale, sono suddivise in:
argilla, il cui diametro è inferiore a 0,002 millimetri
limo con diametro compreso tra 0,002 e 0,02 mm
sabbia con diametro compreso tra 0,02 e 2 mm
scheletro con diametro superiore a 2 mm.

Guano:
deposito organico prodotto dagli uccelli marini, utilizzato come efficace fertilizzante in agricoltura.

H

Habitat:
è l ambiente in cui un organismo vive. È costituito sia da fattori climatici che da quelli riguardanti le caratteristiche del terreno, mentre non fanno parte dell habitat i fattori biologici, come la presenza contemporanea di altri esseri viventi.

Habitus:
è la forma, il portamento che una pianta assume. Ci sono per esempio piante ad habitus arboreo (cioè alberi), piante ad habitus erbaceo (come le erbe dei prati), o ancora piante ad habitus strisciante, rampicante, eccetera.

Humus:
prodotto della decomposizione di materiale vegetale. È una specie di terra dal profumo di sottobosco, ideale per la concimazione delle piante e per la pacciamatura.

I

Ibrido:
pianta proveniente dall incrocio fra specie o varietà differenti che presenta caratteristiche di entrambi i genitori

Idrocoltura:
tecnica di coltivazione delle piante che sfrutta la sola acqua e appositi fertilizzanti completi. Si esegue, di solito, in appositi vasi predisposti riempiti di argilla espansa per fornire alle radici un supporto a cui attaccarsi.

Igrofila:
pianta che predilige ambienti e terreni umidi.

Imbianchimento:
vedi Eziolamento

Imbozzimatura:
è un trattamento riservato alle piante che si mettono a dimora (cioè nel luogo dove vogliamo che crescano) senza il pane di terra intorno alle radici. In un secchio d acqua a temperatura ambiente si sciolgono argilla e letame fresco fino a ottenere una poltiglia densa e pastosa. Vi si immergono le radici e si tolgono lasciandole asciugare. Serve per proteggere e nutrire le radici.

Indeiscente:
si dice di frutto secco che non si apre naturalmente a maturità raggiunta (castagna, nocciola).

Infestante:
con il termine di pianta infestante (o semplicemente infestante), oppure malerba o, popolarmente, “erbaccia”, si intende una pianta che, non rivestendo alcuna funzione utile per l’uomo, ne va a danneggiare le produzioni agricole entrando in competizione o parassitizzando queste ultime.

Infiorescenza:
è l insieme di più fiori riuniti sullo stesso gambo. A volte assume l aspetto di un fiore singolo.

Infruttescenza:
deriva da un infiorescenza in cui i singoli fiori formano un frutto unico (ananas, fico, fragola).

Innesto:
operazione consistente nell unione di due parti di piante in modo da formare un unico individuo

Invaiatura:
si definisce così il grado di maturazione delle olive. Come sappiamo, questo dipende dall utilizzo che se ne intende fare: per la produzione di olio o per il consumo alimentare.

Ipocotile:
si tratta della zona del fusto di una pianta compresa tra le foglie e il colletto della radice vera e propria. Nel caso del ravanello, è anche la parte commestibile dell ortaggio, piuttosto che la radice vera e propria, come comunemente viene detto.

L

Labello:
porzione vistosa di certi fiori, particolarmente sviluppata nelle orchidee.

Lamburda:
corto ramo fruttifero terminante con una gemma a fiore, tipico del melo e del pero

Lamina:
è la parte appiattita della foglia, di solito sostenuta da un picciolo. La sua forma è dovuta alla principale funzione che è quella di assorbire più luce possibile per compiere la fotosintesi clorofilliana.

Lapillo:
roccia vulcanica leggera e porosa, utilizzata nei substrati e, da solo, in granuli, come strato di pacciamatura.

Legume:
frutto secco deiscente che si apre lungo due linee. È sinonimo di baccello. Sono legumi i frutti delle leguminose, come i fagioli, la soia e i piselli.

Lenta cessione:
concime che viene rilasciato lentamente nella terra, rimanendo disponibile per le radici anche per 3-4 mesi.

Letame:
concime organico, formato dalle deiezioni animali e dal materiale vegetale, soprattutto paglia di frumento, usato nelle stalle per la lettiera, mescolati fra loro. Si parla di letame maturo se è ben fermentato; altrimenti si parla di letame fresco. Adatto per concimare e migliorare la struttura del terreno.

Letame pellettato:
letame essiccato e confezionato in pellet, facile da trasportare e conservare. ha lostesso valore nutrizionale del letame maturo non essendo tolto né aggiunto nulla nella lavorazione. Non  modifica la struttura del terreno.

Letto caldo:
strato di terreno, protetto con cassoni e mantenuto caldo con diversi accorgimenti, come la fermentazione di sostanze organiche, soprattutto letame fresco, o l uso di resistenze elettriche.

Letto freddo:
strato di terreno preparato nelle serre o protetto con cassoni, ma non riscaldato, usato per le semine.

Ligula:
petalo esterno che assolve un compito puramente vessillare ai fini dell impolinazione.

M

Manna:
Sostanza zuccherina che sgorga da un incisione fatta nel tronco dell orniello o frassino da manna (Fraxinus ornus).

Marcescente:
dicesi di foglia che secca ma rimane attaccata alla pianta a lungo.

Margotta:
tipo di moltiplicazione che consiste nel far radicare un ramo senza staccarlo dalla pianta madre, ma incidendolo e avvolgendolo di terriccio mantenuto umido. Quando dal punto inciso si sono sviluppate le radici, il ramo può essere tagliato e piantato come soggetto a se stante.

Marza:
porzione di una pianta innestata su un portainnesti per ottenere un nuovo individuo. È sinonimo di gentile o nesto

Medio impasto:
è il terreno migliore per la maggior parte delle coltivazioni, in quanto è formato da un equilibrata composizione in sabbia, argilla e limo. Viene anche chiamato terreno franco o terreno a grana media.

Melata:
Liquido zuccherino emesso da alcuni insetti succhiatori di linfa, come gli afidi e le cocciniglie. Sono di melata le goccioline che talvolta ricoprono il parabrezza della nostra auto parcheggiata sotto un albero.

Microelementi:
elementi chimici necessari alle piante in misura molto piccola ma indispensabile (es. Rame, Ferro, Zinco, Boro, ecc). ⇒ Elementi utili

Microterma:
pianta che vive bene in ambienti con temperature non troppo elevate. Sono microterme, ad esempio, le specie che formano i tappeti erbosi.

Monocarpica:
dicesi di pianta che muore dopo la fioritura

Monospermo:
si dice del frutto che contiene un solo seme, come la pesca, al ciliegia e l albicocca.

Mora:
è un frutto composto da numerose drupe riunite insieme. È il caso del lampone.

N

Naturalizzata:
specie vegetale introdotta dall uomo e che si è bene inserita nel nuovo ambiente a si è poi naturalmente moltiplicata e diffusa. La robinia, ad esempio, una specie di origine americana introdotta in Europa nel 1600 e che è naturalizzata e diffusissima, specie nel Nord Italia.

Nodo:
è il leggero rigonfiamento del fusto che si nota, in alcune piante, nel punto in cui hanno origine foglie e rami.

NPK:
le confezioni dei fertilizzanti recano normalmente la sigla NPK seguita da una serie di numeri. Dobbiamo sapere che la sigla è l insieme dei tre elementi fondamentali che costituiscono il fertilizzante: N sta per Azoto, P per Fosforo e K per Potassio. I numeri che seguono (es. 17-7-13) indicano la composizione e la concentrazione dei tre elementi fondamentali. Un tipico fertilizzante per piante verdi può avere una composizione NPK pari a 25-5-15, con prevalenza di azoto, poco fosforo e una buona percentuale di potassio. Un fertilizzante per l orto ha una diversa concentrazione e proporzione tra gli elementi (es. 20-10-20), mentre un fertilizzante domestico completo può presentarsi con NPK 7,5-5,5-6. A questi elementi principali si aggiungono talvolta il Magnesio (Mg) e lo Zinco e, più genericamente, i microelementi (come Ferro, Cloro, Rame, etc.).

O

Oidio:
con questa denominazione si indicano diverse malattie,note anche come mal bianco, nebbia o manna, provocate da funghi appartenenti alla famiglia delle Erysiphacee e caratterizzate dalla produzione di un feltro o di una polvere biancastri sugli organi attaccati. Lo zolfo è il prodotto maggiormente usato nella lotta contro questo fungo parassita.

P

Pabbio:
erbe annuali infestanti dei tappeti erbosi che appartengono alla famiglia delle Graminacee. Costituiscono il pabbio in pratica tre generi: la digitaria, la setaria e il giavone. Si combattono con diserbanti che impediscono la germinazione dei semi.

Pacciamatura:
copertura del terreno con materiali diversi, come fogli di plastica, paglia, torba, letame, al fine di ridurre la dispersione di umidità ed evitare la crescita di piante infestanti

Pacciame:
è il materiale che copre il terreno per arrestare la crescita di erbacce e favorire la crescita di piante sane. Grazie alla sua capacità di trattenere le sostanze nutrienti e l umidità, è in grado di aumentare notevolmente l attività biologica nel terreno.

Pagina fogliare:
superficie inferiore o superiore della lamina della foglia.

Palmata:
dicesi di foglia suddivisa in cinque o più parti (lobi) che nascono da un unico punto e che sono disposti come le dita di una mano, come ad esempio, le foglie dell ippocastano.

Palmetta:
forma di allevamento appiattita delle piante da frutto.

Pampino:
foglia di vite

Pane:
si intende la terra presente attorno alle radici quando le piantine sono coltivate in vasetti. In questo caso durante il trapianto le piante non subiscono stress, poiché le radici non sono disturbate. Se abbiamo messo i semi in vasetti di torba potremmo mettere a dimora anche i vasetti che poi si degradano naturalmente

Pappo:
ciuffo piumoso e leggero di alcuni frutti e semi che ha la funzione di favorire la diffusione dei semi per l’azione del vento.

Patogeno:
che genera malattia, oppure, come sostantivo, organismo animale (es. insetto) o vegetale (es. un fungo) che provoca malattia.

Pedale:
è la porzione di fusto più vicina al terreno.

Peduncolo:
porzione di ramo che sostiene un fiore o un frutto.

Peponide:
grossa bacca carnosa, tipica delle cocurbitacee, con parete esterna spessa e numerosi semi immersi nella polpa di diversa consistenza

Pericarpo:
è il nome botanico del frutto. Si divide in tre strati: epicarpo all esterno, mesocarpo al centro e endocarpo all interno.

Perigonio:
parte esterna del fiore di numerose piante, per esempio delle liliacee, formata a tepali invece che da petali o sepali.

Perlite:
sostanza ricavata da rocce vulcaniche e utilizzate nei substrati per facilitare l’areazione.

Permeabilità:
termine che indica la velocità di infiltrazione dell acqua in un terreno.

Perula:
foglie modificate a forma di squama e di solito rivestite da una fitta peluria che proteggono le gemme.

Pestalozzia:
malattia fungina che colpisce le foglie del rododendro.

Petalo:
ciascuna delle parti che formano la corolla del fiore.

pH:
il pH è una scala di misura dell acidità o dell alcalinicità di una sostanza: può assumere valori compresi tra 0 (acido forte) e 14 (base forte). Al valore intermedio corrisponde la condizione di neutralità, tipica dell acqua pura a 20° C. Sono acidi il succo di limone (pH 2,5), l aceto da tavola (pH 3), il latte (pH 6,5); sono basici invece il sangue (pH 7,5) e l acqua saponata (pH) 10). Appositi kit permettono di stabilire il valore di pH di un terreno: una pianta acidofila predilige un terreno con pH posto tra 5 e 6,5.

Picciolo:
peduncolo che sostiene la foglia o il frutto.

Polispermo:
frutto con molti semi, come può essere la nespola.

Pollone:
ramo vigoroso che spunta dalle radici della pianta

Pomo:
falso frutto, carnoso, in cui la parte commestibile è costituita dall ingrossamento del peduncolo del fiore. Il vero frutto è il torsolo (mela, pera).

Portinnesto:
parte inferiore di una pianta, dotata di radici, sulla quale si innesta la marza. È sinonimo di soggetto

Procombente:
si dice di un ramo che si piega verso terra.

Prodotto biologico:
sostanza o prodotto di origine organica o minerale, impiegato per la difesa delle piante dai patogeni e ammesso in agricoltura biologica; non contiene sostanze chimiche di sintesi.

Pronubi:
si definiscono insetti prònubi quegli insetti che trasportano il polline da un fiore all’altro permettendo l’impollinazione e la conseguente formazione del frutto.
Sono molti gli insetti in grado di svolgere questo compito, tra tutti i più importanti sono sicuramente le api.

Propaggine:
tipo di moltiplicazione vegetativa che consiste nel sotterrare una parte del fusto senza staccarlo dalla pianta madre. La separazione si effettua quando sulla parte immersa si sono formate le radici

Prosa:
è un aiuola lunga e stretta, rialzata rispetto al terreno circostante, spesso coltivata ad ortaggi. È sinonimo di proda.

Pruina:
è un sottile strato di cera che riveste molti frutti. Ha la funzione di proteggerli da un eccessiva perdita di acqua. Sono dotate di pruina ad esempio le prugne, da cui il termine trae origine, e l uva.

Pubescente:
detto di organo rivestito da una sottile peluria. Possono essere pubescenti le foglie, i frutti, le gemme, ecc.

R

Racemo:
infiorescenza formata da un asse principale allungato sul quale sono inseriti, a diversa altezza, numerosi fiori dotati di peduncolo. È sinonimo di grappolo

Residuale:
viene così chiamato un diserbante che permane nel terreno per un certo periodo e ostacola la successiva crescita delle piante infestanti o coltivate.

Ricaccio:
dicesi di rametti che spuntano dal tronco degli alberi e tolgono energia alla pianta. Vanno eliminati con la potatura tagliandoli a circa un centimetro dal tronco

Rincalzatura:
operazione consistente nell addossare terriccio sulla parte basale della pianta con lo scopo di favorire lo sviluppo delle radici

Ripicchettare:
trapiantare le giovani piantine nate in vivaio al fine di rinforzarle. Con l occasione le piante vengono opportunamente distanziate

Riposo vegetativo:
periodo dell anno in cui le piante limitano l attività di crescita, cadendo come in una specie di letargo che le aiuta a superare senza danni condizioni ambientali avverse. Nelle regioni temperate il riposo è invernale, mentre nelle regioni mediterranee del sud il riposo coincide con i mesi torridi e secchi dell estate.

Ritenzione idrica:
capacità del suolo di conservare umidità a favore delle radici.

Rizoma:
fusto più o meno ingrossato che si sviluppa sotto terra. Ha la funzione di accumulare sostanze di riserva che consentono di superare i periodi sfavorevoli per la pianta e di facilitare la moltiplicazione.

Rotazione:
tecnica colturale consistente nell alternare le coltivazioni effettuate sullo stesso terreno.

S

Samara:
è un frutto secco, monospermo, che non si apre naturalmente quando è maturo. Grazie a una piccola ala cartacea si disperde nell ambiente. L ailantus è un esempio di questo tipo di frutto.

Saprofita:
organismo che si sviluppa a spese di sostanze organiche in decomposizione. Sono di questo tipo molti funghi commestibili, così come quelli che trasformano gli scarti organici in compost. Quelli che causano le malattie delle piante, vivendo a spese di organismi vivi, sono invece detti funghi parassiti.

Sarchiatura:
lavorazione del terreno consistente nello smuoverne la superficie per eliminare le piante infestanti e ridurre le perdite di umidità

Sarmento:
ramo erbaceo lungo e flessibili che si avvolge intorno ad un sostegno.

Scapo:
è lo stelo, in genere privo di ramificazioni e di foglie, che porta il fiore.

Sciafila:
dicesi di pianta che ama l ombra e non l esposizione diretta del sole.

Semenzaio:
dicesi di cassone, freddo o riscaldato, in cui porre i semi per la germinazione e la prima fase di crescita. Quando le piantine sono sufficientemente grandi per poter essere maneggiate, si distanziano tra loro o si piantano in piena terra.

Sepalo:
ciascuna delle foglioline che formano il calice del fiore

Sessile:
dicesi di foglia o di fiore che manca di peduncolo ed è attacccata direttamente al fusto. È il caso, ad esempio, del timo.

Sfagno:
si tratta di un particolare muschio a fibra lunga, usato soprattutto per moltiplicare una pianta per margotta

Sfogliatura:
termine che indica una particolare potatura che consiste nell asportazione di un certo numero di foglie per favorire la maturazione dei frutti grazie alla maggiore insolazione. È frequentemente praticata sulle piante da frutto e in particolare sulla vite.

Sistemico:
si dice sistemico un prodotto che, assorbito da una pianta, entra in circolo nella linfa e raggiunge le varie parti. Un prodotto sistemico è, ad esempio, l insetticida Confidor della Bayer.

Sottobosco:
si intende l insieme delle erbe e degli arbusti che vivono nei boschi di alberi di alto fusto. Il sottobosco rappresenta un ambiente a se stante caratterizzato da terriccio di foglie decomposte, scarsa luminosità, elevata umidità.

Sovescio:
Operazione che consiste nel sotterrare con la vangatura o l aratura una coltivazione messa in atto apposta per arricchire il terreno di sostanza organica e migliorare così la sua fertilità. Una coltura che viene talvolta utilizzata per questo scopo è ad esempio la colza.

Spadice:
è il prolungamento ingrossato e colorato dell asse delle inflorescenze delle piante della famiglia delle Aracee. È avvolto o evidenziato da una brattea, detta spata, una foglia trasformata variamente colorata

Spaglio:
è un tipo di semina che si effettua con un movimento della mano, che sparge a gesti ampi i semi sul terreno.

Spata:
è una foglia trasformata, spesso vivacemente colorata, che avvolge l inflorescenza delle piante appartenenti alla famiglia delle Aracee. Il fiore dello Spatifillo ne è un tipico esempio.

Specie:
raggruppamento di piante distinte per caratteristiche da altre dello stesso genere che, riproducendosi, danno origine ad una discendenza feconda. Viene identificata nella seconda parola del nome scientifico: ad esempio in Pinus pentaphylla, Pinus è il genere e pentaphylla la specie.

Stallatico umificato:
letame naturale solitamente di origine bovina o equina.

Stame:
nel loro insieme, gli stami costituiscono la parte maschile (androceo) dell apparato sessuale del fiore; ogni stame consta di due parti: un sottile filamento basale, e, inserita su esso, una parte ingrossata, detta antera, nella quale sono prodotti i granuli di polline.

Stipola:
Appendice che si forma alla base del picciolo di una foglia. Possono essere di forma simile alla foglia, oppure trasformate in spine.

Stolone:
fusto sottile, strisciante sul terreno, dai cui nodi spuntano foglie e radici.

Stomi:
Piccole aperture che si trovano sull epidermide delle foglie (soprattutto sulla pagine inferiore). Consentono la traspirazione e gli scambi di anidride carbonica e ossigeno.

Succhione:
ramoscello che si sviluppa sul tronco e sui grossi rami e che va generalmente eliminato perché toglie nutrimento alla pianta.

Succulenta:
pianta in grado di immagazzinare grandi quantitativi di acqua nel fusto o nelle foglie, che appaiono così molto inspessiti. È sinonimo di pianta grassa.

Suffrutice:
pianta di aspetto cespuglioso i cui rami sono legnosi nella parte bassa ed erbacei (verdi e teneri) nella parte superiore. È un suffrutice, ad esempio, il mirtillo.

T

Tagliola:
Buca dove vengono inserite provvisoriamente le piante estirpate dal vivaio e in attesa del trapianto a dimora definitiva.

Talea:
sistema utilizzato per la moltiplicazione delle piante consistente nel tagliare la parte terminale di un rametto e immergerlo in acqua o terriccio fertile perché sviluppi le radici. Le talee, in alcune piante, si possono fare anche con le foglie.

Tegumento:
involucro protettivo, in genere impermeabile ai liquidi e ai gas, che avvolge l embrione dei semi.

Tempo di carenza:
Tempo che deve obbligatoriamente trascorrere tra l ultimo trattamento antiparassitario e la raccolta. Ha lo scopo di evitare che rimangano eccessivi residui di prodotti chimici nei cibi. È espresso in giorni ed è sempre indicato in etichetta.

Tepalo:
elemento costitutivo del perigonio. I tepali sono caratteristici della maggior parte delle monocotiledoni, nel cui involucro floreale non esiste distinzione fra calice e corolla

Terrazzamento:
sistemazione dei terreni scoscesi tramite la formazione di terrazze sostenute da muri tradizionalmente costruiti in pietra a secco, cioè senza impiego di cemento o altri leganti.

Terreno argilloso:
si parla di terreno argilloso quando le percentuali di argille supera il 15%. Le argille rappresentano gli elementi più fin del terreno e determinano caratteristiche opposte rispetto alla sabbia. Il terreno argilloso è riconoscibile perché tende a trattenere l umidità: nei periodi umidi il terreno argilloso risulta pastoso, vischioso, mentre nei periodi secchi, il terreno tende a creparsi.

Terreno franco:
è il terreno migliore per la maggior parte delle coltivazioni, in quanto è formato da un equilibrata composizione in sabbia, argilla e limo. Viene anche chiamato terreno di medio impasto o terreno a grana media.

Terreno sabbioso:
è un terreno che contiene più dell 85% di sabbia. Viene indicato anche con le parole sciolto o leggero per la facilità con cui può essere lavorato sia quando è bagnato sia quando è asciutto.

Topiaria (arte):
arte di modellare con la potatura e far crescere piante legnose in forme geometriche o intricate. Le specie più adatte sono il bosso e il mirto.

Torba:
materiale ricco di sostanza organica indecomposta o parzialmente decomposta, che si estrae in luoghi umidi detti torbiere. È largamente impiegata in giardinaggio per la preparazione di composte.

Transgenico:
Organismo nel cui patrimonio genetico sono stati artificialmente inseriti uno o più geni provenienti da una specie diversa allo scopo di conferire ad esso delle caratteristiche che non potrebbe possedere naturalmente e che sono utili all uomo.

Tropicale:
per piante tropicali si intendono quelle originarie delle savane e delle foreste tropicali, adattate da anni a vivere con il nostro clima alla temperatura media dei nostri appartamenti, sensibili in particolar modo alle correnti d aria.

Tubero:
fusto modificato, sotterraneo, contenente elevate quantità di sostanze di riserva. I tuberi presentano numerose gemme, dette comunemente occhi, e possono essere suddivisi in tante parti, contenenti almeno una gemma, da ognuna delle quali si può ottenere un nuovo soggetto. I tuberi più noti sono quelli di patata.

Tunica:
Rivestimento che ricopre il bulbo. Sono tuniche quelle sottili e secche pellicole che possiamo notare, ad esempio, intorno alle cipolle e ai bulbi di specie da fiore.

Tutore:
Sostegno usato nell allevamento delle piante. Servono agli alberi appena piantati, ai rampicanti e a molti ortaggi, come fagioli, pomodori, ecc.

U

Umificazione:
trasformazione dei residui vegetali in humus. È operata da organismi microscopici come funghi e batteri. Possiamo favorirla usando un preparato batterico specifico.

V

Varietà:
con questo termine si definiscono quelle piante che, pur rientrando in una determinata specie, si differenziano per una particolare caratteristica, come il colore dei fiori (es. varietà Alba), il colore delle foglie (es. varietà Variegata), o le dimensioni (es. varietà Nana)

Vinacciolo:
Seme della vite. Dalla spremitura dei vinaccioli si ricava olio commestibile.

Viticcio:
Filamento che si avvolge a spirale mediante il quale i tralci di vite si attaccano ai sostegni. È sinonimo di cirro.

Volubile:
è di questo tipo il fusto di una pianta che si arrampica avvolgendosi a un sostegno, come nel caso del fagiolo. Questa pianta, curiosamente, si arrampica avvolgendosi sempre in senso antiorario.

X

Xerofila:
pianta che si adatta a vivere in ambienti aridi, come ad esempio il fico d india.

Z

Zampa:
insieme del rizoma e delle radici carnose tipiche dell asparago. È normalmente utilizzato per la messa a dimora degli asparagi e dei mughetti.

Zone fitoclimatiche

  ♣ Elementi di botanica

Le zone fitoclimatiche

L’ Italia è una penisola che si estende da Nord a Sud per quasi 1.300 km. Comprende montagne tra le più alte d’Europa (Alpi) e rilievi che la percorrono quasi per intero (Appennini). Se pensiamo a una linea immaginaria tra Genova e Rimini possiamo pensare a due parti, una continentale a Nord e una mediterranea che copre il Centro-Sud. La prima è caratterizzata da elevate escursioni termiche e frequenti precipitazioni, mentre la seconda gode di temperature generalmente più alte grazie alla vicinanza del mare e precipitazioni via via minori scendendo verso Sud.

Mari e montagne influenzano il clima, ma non solo gli unici fattori: correnti d’aria, tipo di suolo, presenza di laghi e di vulcani, disponibilità idrica influenzato in modo significativa l’ambiente, tanto da rendersi necessaria la sua suddivisione in cinque zone.

Lauretum caldo:
Prende il nome dall’alloro (Laurus nobilis) ed è presente a Sud, dal livello del mare fino a 300 mt sull’Appennino meridionale e sulle isole. È caratterizzata da vegetazione a macchia mediterranea, agrumi, pinete e sughero.

Lauretum freddo
è presente nel Centro-Sud, dal livello del mare fino a 800 mt di altezza sugli Appennini e sulle isole. È caratterizzato dalla coltivazione dell’ulivo.

Castanetum
Prende il nome dal castagno (Castanea sativa) ed è la zona più estesa che comprende tutta la pianura Padana e le Prealpi fino a 900 mt e le aree a ridosso degli Appennini ad altezze crescenti spostandosi verso Sud. La vegetazione tipica è costituita da vigneti, castagneti, querceti e da boschi misti di latifoglie..

Fagetum
Prende il nome dal faggio (Fagus sylvatica) e si tratta di una zona molto circoscritta presente sia sulle Alpi che sugli Appennini, ad una altezza compresa tra 700 mt e 1.500 mt. Le piante tipiche di questa zona sono il faggio, l’acero, il carpino, l’abete bianco e il lampone.

Picetum
Prende il nome dall’abete rosso (Picea abies) ed è la zona alpina compresa tra 1.500 e 2.000 mt di altitudine in cui vegetano bene le conifere e il larice.

Alpinetum
Prende il nome dalle Alpi e rappresenta la zona limite della vegetazione, oltre i 1.800 mt di altitudine, con boschi radi costituiti per lo più da larici, pini, cembri e pini uncinati.

Radici

Radici

Di una pianta si ammira sempre la sua parte aerea, quella ovviamente più decorativa, il suo fogliame, i suoi fiori, persino il suo tronco. Ben poco sappiamo invece delle radici che la sostengono e la nutrono. Diamo per scontato che ci siano e che siano vigorose, ma concentriamo poi tutte le nostre attenzioni su ciò che vediamo, sia pure convinti che gran parte della bellezza e della salute di una pianta dipenda da ciò che rimane nascosto nella terra. E se da un lato ci dimentichiamo quasi della loro esistenza, per altro verso riconosciamo loro un’importanza superiore, tanto da parlare delle nostre origini, del nostro background come delle “nostre radici”.

Frutto del demonio

Nella cultura cristiana medioevale ciò che cresceva sotto terra non poteva che essere opera del demonio. Veniva perciò bandito e il suo impiego attribuito alle arti tipiche della magia nera. Le streghe, che spesso “pescavano” le loro conoscenze da altre culture, facevano ampio uso delle radici nei filtri più diversi; si pensi alla mandragola alla base di tutte le pozioni afrodisiache. Molte di loro sono entrate a ragione nella nostra farmacopea e le moderne erboristerie le propongono per infusi e tisane più diverse.

Molte radici sono addirittura entrate, sia pure molto tardi, nell’alimentazione quotidiana tanto da non riuscire a capire come si potesse fare prima in loro assenza (pensiamo alla patata, ad esempio).

Discrete e potenti

Ci accorgiamo di loro soprattutto quando le vediamo spingere in su l’asfalto delle nostre città, rompere i marciapiedi, incrinare i muri, smuovere i sassi di un muretto a secco, sgretolare il cemento. Restiamo affascinati, ma un po’ indispettiti, dalla loro forza quando cerchiamo di strappare delle erbacce dal nostro prato; con felice ammirazione quando mettiamo un rametto in acqua e vediamo la prima radichetta spuntare e allungarsi velocemente; con una certa inquietudine quando le troviamo nel pane di terra di un vaso in un’intricatissima morsa.

 

La radice primaria

Dal seme si genera la radice primaria; vale per una piccola erbacea annuale come per una gigantesca sequoia. La radice primaria si sviluppa, tecnicamente parlando, con geotropismo positivo, ovvero in direzione della gravità terrestre, in perfetta antitesi con la parte aerea. Da essa si generano poi le radici secondarie, le radichette e i peli radicali responsabili dell’assorbimento dell’acqua e delle sostanze nutritive dal terreno.

 

La radice si muove sotto terra secondo una logica evolutiva tipica della specie, sprofondando nel terreno o diramandosi e allargandosi fino a formare un’ampia base di sostegno. Si “muove” in base a ciò che incontra –sassi, terreno duro o asciutto– e in base a ciò che cerca, l’acqua e le sostanze utili per la pianta.

Il suo modo di procedere, solo apparentemente casuale, determina lo sviluppo maggiore o minore delle altre radici analogamente a quanto avviene nella parte aerea con i rami e le foglie. Questa analogia induce a pensare che una pianta disponga di due parti quasi speculari, una che vive sopra e una che vive sotto. Il baobab sembra confermare questa idea.

In realtà pare che nell’evoluzione delle piante, le radici occupino un tempo più recente rispetto ai rami e alle foglie. Potrebbero essersi formate come evoluzione del fusto per assicurare stabilità alla pianta prima ancora che per assorbire l’acqua e i sali minerali, funzione che è limitata solo al breve tratto della zona pilifera.

Questo, unitamente al fatto che il terreno è meno soggetto alle variazioni ambientali, spiega la relativa omogeneità delle radici nelle varie specie: per quanto diversa sia la parte aerea, le radici infatti hanno una struttura pressoché simile in tutte le piante.

Radici specializzate

I diversi ambienti in cui le piante vivono hanno indotto le radici di alcune specie a specializzarsi per assolvere meglio la loro funzione.

È il caso delle radici tuberizzate in cui la corteccia della radice si è specializzata per svolgere la funzione di riserva dell’acqua e delle sostanze nutritive che consentono alla pianta di sopravvivere anche in caso di prolungata siccità. Nell’Ipomea batata sono le radici secondarie a ingrossarsi, mentre nella carota o nella rapa è la radice primaria a svolgere questa importante funzione.

Tra le più interessanti vi sono le radici pneumatofore (foto qui sopra), proprie di alcune specie che vivono in ambienti acquitrinosi. Queste radici, contravvenendo alla regola generale, si spingono verso l’alto e dispongono di una superficie in grado di assorbire l’aria; infatti sono dette anche radici respiratorie.

Per sfuggire all’acqua salmastra ecco le radici della mangrovia che si sviluppano in modo da sollevare la pianta dalla superficie dell’acqua. 

Al contrario, le radici contrattili servono per interrare la base del fusto (come avviene nelle bulbose).

Un caso a se stante infine è rappresentato dai cosiddetti austori, radici tipiche delle piante epiparassite come lo sono il vischio e la cuscuta: sono fatte per inserirsi nella corteccia della pianta parassitata per assorbirne la linfa.

Poi ci sono quelle avventizie

Vi sono radici che non crescono dall’embrione e che si sviluppano direttamente dal fusto: sono le radici avventizie che, oltre ad offrire alla pianta maggiori possibilità di recupero dell’acqua e delle sostanze nutritive, favoriscono un particolare ancoraggio (si pensi all’edera).

Vi sono poi piante capaci di sviluppare radici da un fusto reciso: questo sistema di propagazione è detto talea oppure margotta se si fa radicare l’organo sulla pianta stessa. In questo caso manca la radice primaria, cosa che però non determina alcuna deficienza nella pianta una volta cresciuta.