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Il colore delle foglie

Il colore delle foglie gioca un ruolo fondamentale in qualsiasi paesaggio, sia quello di un piccolo giardino o di un grande parco. Quello che cambia sono le dimensioni delle piante con cui organizziamo il giardino. Durante la bella stagione è la varietà e la tonalità di verde a fare la differenza, ma con l’autunno tutto cambia.

Gli alberi e i cespugli si vestono di una livrea nuova, più appariscente, dove le tinte del giallo e del rosso predominano sul verde e conferiscono alla stagione un carattere tutto suo, incredibilmente bello e variopinto. Disporre nel proprio giardino di una o più piante con foglie gialle o arancioni o rosse nobilita l’intero spazio, ormai povero di fiori, e sottolinea, in un naturale calendario biologico, l’evolversi delle stagioni e la bellezza della vita che si rinnova. Ma perché le foglie cambiano colore e cadono?

Il “dietro le quinte” dei colori autunnali

Quando le giornate si accorciano e le notti si fanno più fresche (già alla fine di agosto dunque) la pianta produce una sostanza, il sughero, che riduce la portata della linfa tra il ramo e le foglie. La linfa, che fino a quel momento veniva pompata con intensità nelle foglie, diminuisce e con essa la quantità di clorofilla. Il verde diventa meno intenso e la pianta si predispone ad immagazzinare energie prima dell’inverno.

La caduta delle foglie avvia un processo di riciclaggio come solo madre natura sa fare. Le foglie, marcendo nel terreno, restituiscono alla terra tutto quanto la pianta ha assorbito per produrle. In questo modo la pianta se ne potrà avvalere nella stagione successiva. Nella realtà, la pianta riesce a restituire alla terra più di quanto consuma perché a quanto assorbito dal terreno unisce anche quanto prodotto dall’attività di fotosintesi, ovvero dallo sfruttamento della luce. In questo modo un terreno abitato dalle piante diventa di anno in anno più fertile, creando i presupposti necessari per una ulteriore, costante espansione delle specie vegetali.

D’altronde, la terra, il terriccio, quello che ricopre la nuda crosta del nostro pianeta, è il risultato di questo processo nel corso di migliaia, milioni di anni. E questa terra, popolata da microbi, batteri, muffe e funghi microscopici, si comporta come un gigantesco organismo vivente, un grande laboratorio chimico che sfrutta il calore e l’umidità per trasformare continuamente la sostanza morta in nuovi elementi assimilabili dalle radici.

L’autunno è il presupposto di tutto questo: restituire alla terra e ai suoi “animaletti” quanto è stato sottratto prima perché vi sia nuovo materiale utile con cui costruire e far crescere la pianta.

È un sistema incredibilmente virtuoso che produce più di quanto consuma; è come se, alla fine di un viaggio, nella nostra vettura vi fosse più benzina di quando siamo partiti!

Giallo come...
La betulla, il pioppo, il castagno, il Gingko biloba
Giallo scuro come...
Il larice, il tiglio, l'acero di monte, il salice
Arancione come...
Il faggio, il pruno ornamentale, l'acero riccio, il liquidambar
Rosso acceso come
L'acero palmato "Fire Glow"
Rosso scuro come...
L'acero, la quercia, il sommato, il pero corvino
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E le piante sempreverdi?

Le piante sempreverdi usano un’altra strategia imposta dal loro luogo di origine: ricambiano le loro foglie di stagione in stagione mantenendo sempre attiva la fotosintesi. Le foglie sono ben diverse da quelle delle specie decidue: sono sottili come quelle delle conifere e protette da uno strato di cera; contengono anche una sostanza oleosa che ne impedisce il congelamento. Si sono evolute per resistere a basse temperature e assorbire per tutto l’anno la luce disponibile.

Oppure sono abituate a un’intensità di luce tale (come le piante di origine tropicale che coltiviamo in casa) da rendere funzionale l’attività di fotosintesi durante tutto l’anno. Le foglie in questi casi si ricambiano continuamente in modo da avere sempre degli organi in perfetta efficienza: ogni foglia vecchia viene sostituita contemporaneamente da una nuova più efficiente.

Perché cambiano colore prima di cadere?

Secondo le teorie più accreditate i pigmenti responsabili del colore giallo sono già presenti nelle foglie, sovrastati nella bella stagione dal colore verde della clorofilla. La diminuita presenza di questa lascia predominare il colore giallo in autunno. Sul perché invece le piante investano tanta energia nella produzione di antocianine (responsabili del colore rosso) è un mistero non ancora del tutto svelato.

Ci sono diverse teorie a spiegazione di questo comportamento. Secondo alcuni ricercatori questi pigmenti hanno una funzione antiossidante e aumentano la resistenza della pianta durante l’inverno. Secondo altri, le foglie rosse attirano gli uccelli, facilitando il trasporto dei semi ancora presenti. Infine, c’è chi afferma che il colore rosso contribuisce ad aumentare la temperatura della pianta, preservando le parti più sensibili dal freddo.

Il colore dipende dal terreno?

Secondo la ricercatrice Emily Habinck dell’Università del Nord Carolina (USA) gli alberi cambierebbero il colore delle loro foglie per ottenere da esse il massimo nutrimento possibile prima dell’inverno.

Dopo l’analisi di migliaia di piante poste su terreni con caratteristiche diverse, è giunta alla conclusione che le foglie appartenenti ad alberi che crescono su terreni fertili hanno una minore concentrazione di antocianine e rimangono perciò gialle, mentre le stesse specie cresciute su terreni poveri di elementi nutritivi, tendono a colorararsi di rosso. In pratica, afferma la ricerca, più una foglia è rossa e più facilmente è in grado di riciclare i propri nutrienti.

Ma in America sono più rosse

È accertato che in Canada e nelle regioni americane del Nord c’è una netta prevalenza di foglie autunnali rosse, mentre in Europa il primato spetta decisamente alle foglie gialle. Secondo alcuni ricercatori, le antocianine svolgono un’azione antiparassitaria (gli afidi, ad esempio, sono maggiormente attratti dal colore giallo).

Nell’evoluzione delle piante, durante l’ultima glaciazione, le piante americane si sono diffuse verso Sud alla ricerca di calore portandosi anche i parassiti. In Europa la presenza di catene montuose come le Alpi avrebbe impedito ai parassiti di scendere verso Sud. Mentre dunque le piante americane si sono evolute in una costante lotta contro i parassiti e quindi con una superiore produzione di antocianine, le piante europee “risparmiano” le energie limitando questa produzione.

Da qui la differente prevalente colorazione.

Come sopravvivono le piante senza foglie?

Perdendo le foglie la pianta interrompe la sua attività di fotosintesi grazie alla quale, lo ricordiamo, l’anidride carbonica (CO2) viene scissa in Carbonio (il mattoncino essenziale di qualsiasi forma vitale) e Ossigeno.

La pianta dunque sospende la sua attività? Entra in letargo come certi animali? Non esattamente. Le radici continuano a lavorare, sprofondandosi nel terreno e raccogliendo dalla terra umida le sostanze utili. È per questo che piantando ora un albero o un arbusto, sarà, a primavera, ben radicato e pronto a vegetare.

L’attività è rallentata, ma non assente. Ce ne accorgiamo osservando alcune piante, come la magnolia giapponese. Su questa pianta, tra le prime a fiorire a primavera, le gemme fiorifere sono già ben visibili: nel corso dell’inverno si gonfieranno trplicando di dimensioni finché si apriranno a primavera regalando quelle spendide fioriture biancho-rosa violacee che ci fanno dire di essere fuori dall’inverno. La linfa quindi scorre, lentamente, e la pianta, per così dire, lavora.

E per questo è importante, se abbiamo delle piante in vaso, fornire loro in autunno del concime come il letame o un organominerale a lenta cessione. Le radici possono così durante l’inverno rinforzarsi ed avere al momento opportuno tutte le sostanze utili per poter ricostruire la parte aerea.

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