Come curare i pelargoni
Sono tra le piante più diffuse sui nostri balconi: zonali o ricadenti, fanno bella mostra di sé riempiendo di colore le cassette con fioriture che iniziano a primavera e proseguono fino ala fine di settembre. Sono piante rustiche che sopportano molto bene la calura estiva, ma temono il gelo prolungato. In questo periodo ne vediamo di bellissimi e immancabilmente ci lasciamo tentare acquistandone più esemplari con cui riempire i vasi a nostra disposizione e decorare le ringhiere e i davanzali.
Cosa guardare prima dell’acquisto
Una pianta sana si vede a colpo d’occhio: portamento eretto, ben accestita, foglie senza macchie. Un’idea più corretta possiamo averla se la estraiamo delicatamente dal vaso: le radici devono apparire lungo il bordo. Se sono così lunghe da apparire dal foro di drenaggio, meglio ancora: è segno che la pianta è pronta per essere rinvasata.
Al di là degli aspetti estetici, una grande differenza è fatta dal luogo di provenienza: se sono stati prodotti localmente, avremo più possibilità di avere una bella pianta. Se, per contro, provengono dall’estero, dovremo mettere in conto che la pianta avrà problemi di acclimatazione.
Come rinvasarli
È bene lasciare le piante in una posizione luminosa, non al sole, per qualche giorno, anche una settimana. In questo modo diamo alla pianta il tempo di acclimatarsi; diamole da bere, magari per immersione. Non serve concimarla ancora; controlliamone le foglie e procuriamoci intanto tutto il necessario per un corretto rinvaso. Servono vasi, terriccio universale o per piante da fiore, concime a lenta cessione o letame pellettato, argilla o ghiaia da mettere sul fondo.
Il terriccio ideale deve essere molto permeabile: idealmente dovremmo mescolare del terriccio universale con del terriccio per piante grasse o una manciata di sabbia (per cassetta).
Se le piante sono piccole dobbiamo sapere che, tenute in posizione luminosa, senza sole diretto, almeno per il primo mese, sviluppano foglie più grandi e di colore più scuro. Portate poi in posizione assolata, producono più fiori perché dispongono di un apparato fogliare più efficiente.
Acqua e concime
I nostri gerani reistono bene a brebi periodi di siccità . I loro tessuti d’altronde sono ricchi di acqua (motivo per cui possono soffrire in inverno per le gelate), caratteristica che li rende molto adatti a superare la calura estiva e restare in piena forma fino ai primi freddi. Ciò non di meno non mettiamoli alla prova facendo mancare loro l’acqua. Il terreno deve rimanere sempre un poco umido cosa per cui dobbiamo bagnare ogni volta che vediamo la superficie asciutta.
Non meno importante è il concime. Possiamo inizialmente utilizzare un concime per piante verdi (ricco di azoto) in modo da facilitare la formazione del fogliame per poi passare a un concime per piante da fiore (ricchi di potassio e fosforo) per sostenere le fioriture. Il concime va fornito, insieme all’acqua, ogni due settimane dalla fine di aprile fino a tutto settembre.
Togliamo i fiori appassiti
Per prolungare la fioritura è buona norma eliminare i fiori appena appassiscono. Se abbiamo dei gerani edera (parigini) mettiamo in conto di farlo tutte le settimane. Il modo corretto è farlo con le mani, spezzando il peduncolo alla base dove si collega al fusto principale. Usare le forbici può sembrare comodo, ma è improprio. Se lasciamo infatti parte del peduncolo attaccato al fusto, la pianta sprecherà energie per lignificarlo (che significa escluderlo dall’attività della pianta). Ci troveremo inoltre con tanti piccoli moncherini legnosi antiestetici che dovremo comunque staccare dal fusto con le mani.Â
La luce migliore
È dimostrato che i gerani crescono meglio se non si trovano esposti in pieno sole. La condizione migliore si verifica quando le piante sono esposte a Sud, ma la luce è velata da un zanzariera, una tenda leggera, l’ombra di una pianta. Il sole diretto produce foglie piccole di colore verde chiaro e tanti fiori; l’aspetto generale è però scarno, quasi finto. Filtrando la luce invece si ottengono foglie più grandi a tutto beneficio della pianta che ha in questo modo più risorse per fiorire.
I possibili problemi
Una irrigazione regolare, attendendo che la superficie del terreno appaia asciutta prima di bagnare, e un concime ogni due settimane da mescolare all’acqua dell’innaffiatura assicurano una crescita costante e fioriture che si spingono fino ai primi freddi.
I veri problemi possono giungere dalla cosiddetta farfallina del geranio, un parassita giunto in Italia da alcuni anni che distrugge le piante. Il suo nome scientifico è Caccireus marshallii e, mentre gli adulti si presentano come innocue farfalline, le larve si cibano del fusto prima e delle foglie poi decretando la morte della pianta. Per questo è doveroso proteggere la pianta fin dal suo trapianto utilizzando insetticidi studiati per tenere lontano il parassita e rendere inappetibile la pianta. Inutile aspettare che si presenti: quando si vedono le larve la pianta è già condannata.
⇒ Pelargone
⇒ Caccyreus marshallii
⇒ Il nome
⇒ La classificazione
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