L' Actinidia
Pianta estremamente generosa, l’Actinidia chinensis è una pianta rampicante originaria della Cina, dove viene coltivata abitualmente da oltre 700 anni. Nell’800 venne trapiantata in Nuova Zelanda dove divenne molto comune e da qui, nella seconda metà del secolo scorso, in Europa. Il nome convenzionale, Kiwi, deriva proprio dalla Nuova Zelanda in virtù della somiglianza dei frutti con un uccello tipico della zona.
Giunge in Italia verso la fine degli anni ’70: la qualità dei frutti, la facilità di coltivazione e la generosità della pianta che entra in produzione molto presto, hanno fatto sì che la coltivazione si diffondesse nel nostro Paese con estrema velocità. Oggi sono il Lazio, il Piemonte, la Campania e il Veneto le regioni con la più alta produzione di questi frutti, ma è molto facile, sia al Centro sia al Nord trovare negli orti domestici questa pianta vigorosa i cui frutti vanno in maturazione tra settembre e ottobre.
Possiamo farlo crescere come una vite lungo tutta la rete di recinzione, creando così un simpatico cordone verde ad altezza d’uomo. Oppure possiamo fargli ricoprire un pergolato da usare come una fresca veranda. E ancora, possiamo impiegarlo su un terrazzo soleggiato con il doppio vantaggio di avere una rapida ombreggiatura e poter godere di frutti gustosissimi.
E non dovremo neppure aspettare molto perché il nostro kiwi sia abbastanza grande e folto da abbellire il nostro orto: una pianta adulta, cioè con almeno tre anni di vita, cresce di qualche metro l’anno. Inoltre, la pianta inizia a produrre dal terzo anno e raggiunge la piena produzione dall’ottavo anno.
Com’è fatta la pianta
Originaria di una vallata dello Yang-tze cinese dove vive spontanea, l’Actinidia è un rampicante che può raggiungere dieci metri di altezza con un apparato radicale superficiale e un fusto da cui si dipartono tralci molto lunghi. È una pianta dioica, esistono cioè piante femminili e maschili. Per questo è importante disporre di entrambe le piante: è possibile avere un maschio ogni 6-8 femmine. Cresce bene con i climi temperati: ama il caldo estivo e sopporta bene il freddo invernale (fino a -12°C). I risultati migliori si ottengono infatti con temperature estive superiori a 25°C. Cresce molto velocemente e il nostro unico compito rimane quello di fornirle l’acqua necessaria e di potarla in modo da concentrare la linfa sui tralci principali e facilitare, con una corretta disposizione dei rami, la migliore insolazione e la più completa copertura della pergola.
Piantiamola ora
Le piante si mettono a dimora tedenzialmente ad ottobre-novembre o alla fine delle gelate. È importante provvedere prima alla realizzazione di solidi graticci su cui far arrampicare la pianta. Se si piantano prima dell’inverno e si temono gelate, è utile proteggere la piantina con del tessuto non tessuto o della corteccia. Per la messa a dimora non servono grandi precauzioni. Il terreno ideale è subacido con un pH ideale intorno al 6,5-7: ci basterà arricchire il terreno del nostro giardino con un po’ di torba acida per ottenere il risultatto corretto. È molto importante preparare la buca d’impianto con un certo anticipo eliminando sassi e vecchie radici e alleggerendo il terreno con sabbia. Lo stesso terreno, mescolato a letame maturo, va usato per riempire la buca. Questa, profonda 40-50 cm, deve disporre sul fondo di uno strato di drenaggio che assicuri alla pianta un perfetto deflusso dell’acqua in eccesso. Pur avendo bisogno di irrigazioni costanti, questa pianta soffre per ristagni idrici, sia pure di breve durata.
La concimazione
Per poter ottenere una buona produzione di frutti è importante nutrire la pianta in modo corretto. L’elemento più importante a riguardo è l’Azoto che deve essere sempre fornito in abbondanza durante tutto il periodo vegetativo, ma in particolar modo durante e dopo la raccolta. Questo infatti permette alla pianta di recuperare e ripristinare le scorte spese nella fruttificazione e la predispone allo sviluppo nell’anno successivo. Nella concimazione non devono ovviamente mancare il Fosforo e il Potassio che influenzano direttamente la grandezza e il sapore dei frutti.
Possiamo procedere utilizzando letame pellettato, distribuendolo ogni tre mesi sulla superficie e interrandolo un poco. Oppure affidandosi a un concime organo-minerale a lenta cessione da distribuire con analoga frequenza.
L’irrigazione
Appena messa a dimora, l’actinidia va bagnata abbondantemente; quindi annaffiamo solo se la superficie del terreno appare asciutta evitando sempre gli eccessi. Durante la bella stagione le annaffiature devono essere regolari e, nelle settimane più calde, abbondanti. È importante che l’acqua che usiamo sia priva di cloro perché l’actinidia è molto sensibile a questo elemento. Se quella fornita dall’acquedotto è molto clorata, possiamo organizzarci con la raccolta dell’acqua piovana.
L’irrigazione deve essere più attenta nei primi due anni dall’impianto; avendo radici superficiali, non ha modo di “pescare” l’acqua in profondità ed entra in sofferenza in caso di siccità.
Dal fiore al frutto
I fiori si presentano a maggio, singoli o raggruppati in 2-3 esemplari. Le infiorescenze triple possono richiedere un diradamento dei fiori o dei frutticini che generano al fine di salvaguardare la qualità della produzione. L’impollinazione è affidata per lo più alle api e più raramente al vento; i fiori non hanno però una grande attrattiva per le api. È utile prevedere perciò, vicino all’actinidia, delle piante da fiore che sappiano fungere da richiamo; in un giardino non è certo difficile.
Alla comparsa dei frutti la nostra attenzione per l’irrigazione deve aumentare in modo da evitare qualsiasi stress idrico: trattandosi del periodo più caldo dell’anno, prevediamo di fornire l’acqua più volte alla settimana. Nelle coltivazioni intensive si provvede anche a nebulizzare acqua sul fogliame per mantenerlo fresco e migliorare la produttività.
La potatura
La potatura dell’actinidia si effettua dopo la raccolta dei frutti, a fine ottobre o nelle prime settimane di novembre. Consiste nel tagliare i rami che hanno fruttificato in modo da indurre la pianta a produrne di nuovi. Nelle piante più vigorose si può effettuare anche una potatura a verde accorciando le ramificazioni che non portano boccioli o frutticini, in modo da arieggiare tutta la chioma.
La potatura di questa pianta è in tutto simile a quella di un qualsiasi rampicante, fatta, nei primi anni, in modo da rinforzare i tralci principali (non più di due) da cui si devono sviluppare i tralci secondari, quelli destinati a coprire la pergola e produrre fusti fruttiferi.
Anche in vaso
Possiamo coltivare l’actinidia in vaso purché scegliamo un contenitore abbastanza grande da permetterne l’espansione delle radici; scegliamo un cassone o una fioriera alta almeno 40 cm e larga 80 cm. Concentriamo la nostra attenzione sul terriccio: deve essere di tipo universale, di buona qualità e dobbiamo arricchirlo, al momento dell’impianto con alcune manciate di letame pellettato che rinnoveremo dopo circa tre mesi, a giugno, per favorire la formazione dei frutti. Rifaremo questa operazione ogni anno; in alternativa al letame possiamo impiegare del concime a lenta cessione di tipo organo-minerale.
Da maggio a a tutto settembre, cioè fino alla completa maturazione dei frutti, le irrigazioni devono essere costanti e generose.
Arieggiamo spesso il terreno alla base delle piante; in questo modo contrasteremo l’eccesso di umidità e quindi la diffusione di malattie fungine che possono attaccarlo.
⇒ Kiwi
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