Orto bio: quasi una contraddizione
Orto è una parola che deriva dal greco e significa corretto, diritto, regolamentato (pensiamo a parole derivate come ortografia, scirttura corretta, ortodonzia, dentatuta allineata, etc) giunto poi nel latino hortus con significato analogo sia pure per estensione. I latini infatti parlavano di hortus per indicare un’area coltivata in contrapposizione con la parola “silva” che invece indicava tutti quegli ambienti in cui la natura cresceva libera. Con hortus quindi si intendevano i campi coltivati, ma anche i giardini e nella letteratura medievale ancora si parla degli orti per indicare le aree verdi coltivate dall’uomo senza fare distinzione tra ortaggi e piante ornamentali.
In realtà nel concetto di orto c’è molto più che l’azione dell’uomo, la sua volontà di far crescere delle piante: c’è insita l’idea di assogettare le piante, ortive o ornamentali non ha importanza, a un ordine che è tipicamente geometrico. Gli antichi Romani d’altronde squadravano le truppe, gli accampamenti, i poderi: pare scontato che squadrassero anche gli orti.
Viene naturale infatti pensare, dovendo coltivare delle piante, di disporle in file e a distanze regolari: è più pratico e, diciamo, per il senso comune, anche più bello. E se nei giardini ornamentali a questa originaria forma di ordine si è sostituita l’estetica, nell’orto propriamente detto, la geometria fa ancora da padrone, tanto da essere riproposta anche quando il campo da coltivare non ha una forma regolare definita. Se il terreno a disposizione, invece che quadrato o rettagolare fosse triangolare, saremmo in crisi.
L’orto dove le specie sono tutte bell’e allineate con una precisione quasi maniacale è oggetto di soddisfazione per chi lo fa e di ammirazione per chi lo guarda.
Ma la natura opera diversamente. Ci basta osservare un metro quadrato di prato rustico per notare come decine di specie appaiano mescolate tra loro in modo del tutto casuale. Un bosco prevede tante specie diverse, piccole e grandi, distribuite come viene. È ll suo bello, si dirà; niente a che vedere con la bellezza di un giardino disegnato a tavolino. Un perfetto disordine, insomma: nulla è allineato e distanziato, ma tutto funziona in modo perfetto, meglio che nell’orto realizzato con il tiralinee e il compasso. A nessuno verrebbe in mente di passare un insetticida in un bosco; e tantomeno si pensa di annaffiarlo: a differenza del nostro orto, funziona bene così.
Il nostro orto dunque, così come lo abbiamo concepito finora, opera in modo per nulla simile a quello della natura: è come se parlassimo di due cose molto diverse, con la differenza che in natura il bosco funziona, il nostro orto qualche volta no.
L’orto bio, sotto questa prospettiva, appare una contraddizione in termini.
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