Come rigenerare la terra sfruttata dei vasi
In autunno i vasi che hanno ospitato durante la bella stagione le piante da fiore annuali vengono svuotati. La magia dell’estate è alle spalle e ora ci si trova con molti vasi vuoti la cui terra è stata abbondantemente sfruttata e che, sappiamo già, dovranno essere ripristinati il prossimo anno.
Qualcuno già pensa giustamente alla fatica, oltre alla spesa, di procurarsi nuovo terriccio utile per le prossime piante. Ci si chiede allora: non possiamo rigenerare il vecchio terriccio?
Come avviene in natura
La caduta delle foglie avvia un processo di riciclaggio come solo madre natura sa fare. Le foglie, marcendo nel terreno, restituiscono alla terra tutto quanto la pianta ha assorbito per produrle. Sono fatte d’altronde di tutti gli elementi di cui si è servita la pianta per realizzarle. In questo modo la pianta se ne potrà avvalere nella stagione successiva. Nella realtà, la pianta riesce a restituire alla terra più di quanto consuma perché a quanto assorbito dal terreno unisce anche quanto prodotto dall’attività di fotosintesi, ovvero dallo sfruttamento della luce. È come se la nostra automobile producesse più benzina di quanta ne consuma.
È proprio questo meccanismo che ha fatto sì che la crosta terrestre, inizialmente brulla e sterile, si ricoprisse di quello che chiamiamo terriccio e che è un mix di materia vegetale e minerali.
Il terreno sfruttato in un bosco viene, durante l’inverno, rigenerato proprio dal decadimento naturale delle foglie e dei rami che vi si depositano. Il terreno in questo modo diventa ogni anno più fertile creando i presupposti per la crescita delle piante stesse che lo popolano.
Cosa succede nel vaso
I vasi che ornano il nostro terrazzo non possono godere di questo collaudato meccanismo naturale per rigenerarsi. Le piante consumano gli elementi naturali presenti nel terriccio e, una volta terminato il loro ciclo vitale, vengono gettate e non contribuiscono più in alcun modo alla ricostituzione del patrimonio minerale del suolo. Per questo lo sostituiamo tutti gli anni. A nulla vale pensare di aver sempre distribuito concime liquido per sostenere la crescita e la fioritura. La terra è stata impoverita nella sua struttura di base: la materia vegetale di cui è composta (torba) è decaduta al punto da non avere più le stesse caratteristiche che l’hanno inizialmente caratterizzata. Niente più ritenzione idrica, niente più capacità di nutrimento per le radici. Sostituirla è dunque la cosa migliore, a meno che non si trovi il modo di rigenerarla.
Come procedere
Si tratta di fare in piccolo quello che madre natura fa normalmente su ampi spazi, ovvero creare le condizioni per cui la terra sfruttata si arricchisca di tutto quanto ne fa un terriccio fertile.
Il modo più semplice è raccogliere un bel sacco di foglie secche. Possiamo tenerle in un sacco nero (di quelli condominiali per intenderci, magari doppio per assicurare maggiore robustezza) oppure, se ne abbiamo la possibilità, in un grande vaso o fioriera precedentemente vuotati.
Raccogliamo per lo più foglie sottili, fragili come quelle dell’acero o della quercia o del nocciolo; evitiamo cioè foglie come quelle della magnolia, coriacee e difficili da deteriorare.
Nel nostro sacco di foglie gettiamo la terra sfruttata dei vasi; l’ideale è avere un volume di foglie (pressate) almeno pari al volume del terriccio. Aggiungiamo un paio di bicchieri di acqua e chiudiamo il sacco con un nodo.
Ora rigiriamo un poco il sacco per mescolarne alla bell’e meglio il contenuto e abbandoniamolo sul balcone in una posizione dove possa ricevere il sole almeno un’ora al giorno. Una volta al mese, ricordiamoci di muoverlo, farlo rotolare, agitarlo se riusciamo, per mescolare il contenuto.
A primavera, senza far altro, potremo aprire il sacco e utilizzare il suo contenuto per coltivare qualsiasi pianta, verde o fiorita. Le foglie infatti, deteriorandosi, avranno arricchito la terra di materia vegetale di prima qualità.
Se gettiamo nel sacco una manciata (non ne serve di più) di letame pellettato (se lo abbiamo, inutile comprarlo apposta), la sua carica microbica accelererà notevolmente il processo.
Possiamo, se ne abbiamo voglia, arricchire ulteriormente questo mini-compostaggio mettendo nel sacco anche avanzi delle verdure cotte o crude provenienti dalla cucina: bucce di patata, ritagli delle cipolle, zucchine, carote, meglio se tritate grossolanamente.
Se invece del sacco usiamo un vaso o un qualsiasi contenitore, è importante coprire la superfice con della plastica e controllare periodicamente che il tutto sia umido; con l’occasione rimescoliamo tutto il contenuto con un bastone in modo da amalgamare terra e foglie.
Per tranquillizzare i più sospettosi: quello che si ottiene non puzza minimamente, non attira uccelli o parassiti, non ha alcuna controindicazione. Ma ci fa risparmiare.
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