La bellezza delle bacche
L’estate è sgargiante, chiassosa, eccitante nei colori e nei profumi, l’autunno è quieto, dolce, quasi malinconico. Con la fine della bella stagione sembra che in natura tutto sia compiuto, i frutti raccolti, le erbe aromatiche messe a seccare, gli ortaggi in conserva. Come se non restasse, insomma, che aspettare l’inverno.
Ma chi l’ha detto che l’autunno non abbia niente da offrirci?
Prima di tutto è una stagione che affascina per il fiammeggiare d’oro, porpora e bronzo delle foglie, per quella sua luce trasparente che rende ogni cosa più nitida; e poi ci sono le bacche che in un tripudio di colori fanno allegria e regalano nel giardino visioni insolite, fatte apposta per i romantici e i golosi. Sì, perché le bacche di alcune piante possono fare la felicità degli uccelli, ma anche di molti di noi golosi.
In botanica sarebbe corretto fare una distinzione tra bacca vera propria, drupa o, cinorrodo, ma noi chiameremo bacche tutte quelle graziose palline colorate che punteggiano alberi e arbusti con magnifici effetti decorativi, soprattutto nell’autunno e in inverno. Se perciò abbiamo a disposizione un giardino o un terrazzo, vale la pena di coltivare alcune piante che potranno regalarci la loro vivace bellezza e saranno un antidoto contro le giornate a rischio di tristezza.
Buone da mangiare
Prima regola: conoscere le piante, perché moltissime delle loro barche sono splendide, ma tossiche. Tra quelle che però fanno felici i golosi ricordiamo, per esempio, le bacche nere del Sambucus nigra (non il Sambucus ebulus decisamente tossico) che sono la base per preparare gelatine dolci, confetture, succhi e perfino vino.
Un’altra pianta dalle bacche commestibili è l’olivello spinoso (il cui nome scientifico è Hippophae rhamnoides) i cui frutti di colore arancio contengono in proporzione più vitamina C del limone.
Le bacche di ginepro sono famose per insaporire ogni tipo di carne, mentre i frutti di Rosa canina, Rosa rugosa, Rosa eglanteria, Rosa rubrifolia, i cosiddetti cinorrodi, sono dei veri complessi vitaminici e inoltre possono servire a preparare salse e gelatine. Un concentrato di virtù è il sorbo rosso (Sorbus aucuparia) dai frutti aciduli, molto apprezzato dagli uccelli, ma anche base per gelatine o per la preparazione di un’acquavite simile al kirsc.
Le bacche del biancospino (Crataegus oxyacantha) ancorché non pregiate, venivano usate, in tempo poveri e in campagna, mescolate a farina per preparare il pane o un vino da cui veniva distillata un’acquavite.
Quelle velenose
Molte piante dalle splendide bacche, assai comuni nel giardino come sul terrazzo, capaci di creare splendide coreografie, sono decisamente tossiche, in alcuni casi persino mortali. Quindi, attenzione se decidiamo di coltivarle. Tra le più diffuse ricordiamo l’agrifoglio (Ilex aquifolium) dalla bacche rosse e il ligustro dalle bacche nere; ne vanno ghiotti tordi e merli, ma sono letali per l’uomo. Stiamo lontani dalle bacche dei viburni, degli evonimi, in particolare dell’Euonymus europaeus (detto fusaggine o berretta del prete), e da quelle delle lonicere.Â
Anche le bacche del Solanum nigrum e del Solanum dulcamara sono altamente tossiche così come quelle dell’edera (Hedera helix) che nei bambini possono provocare gravi intossicazioni. Il tasso (Taxus baccata) che tanto bene crea siepi maestose, è tutto velenoso mentre ancora tossiche sono le bacche dei mughetti e dei cotoneaster.
Le più belle
Ma se vogliamo semplicemente godere della bellezza e del colore delle bacche, allora ricordiamoci che molte di queste piante, e sono tante, non possono lasciare indifferenti per gli abbondanti e bellissimi frutti prodotti.
Il clerodendro è un arbusto che perde le foglie in autunno lasciando le bacche nere-bluastre che spiccano al centro di brattee rosse disposte a stella.
Il biancospino fiorisce a maggio ma i frutti compaiono tra novembre e febbraio, Sono di colore rosso acceso, presenti a centinaia sulla stessa pianta.
E non finisce qui
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