L' ibisco
Questa pianta, nota in antichità solo in Cina e Giappone, giunse in Europa solo agli inizi del XVIII secolo, importato dalle Indie orientali. Inizialmente se ne parlava con il suo nome latino, Althaea, ed era apprezzato soprattutto per alcune sue proprietà medicinali. Fu Linneo, il famoso botanico svedese che messe a punto la classificazione del regno vegetale, che per primo lo chiamò “hibiscus”, rifacendosi all’ibis, uccello amante dei luoghi umidi e paludosi, proprio come molte specie di ibisco, e che al tempo si pensava si cibasse proprio dei suoi fiori. Ma sbagliò nel dare alla specie più diffusa l’appellativo di “syriacus”: non viene infatti dalla Siria ma dalla Cina e dall’India.
La pianta è diffusa ormai in tutti i continenti e in particolare nelle zone tropicali. La maggior parte delle specie viene dall’Asia, poi da Africa e Europa; alcune anche dall’Australia e Nuova Zelanda. In tutto si contano circa 300 specie che prendono la forma di arbusti o di alberelli.
Le specie più diffuse
Le specie più diffuse sono il già citato syriacus e il rosa-sinensis che possiamo facilmente reperire in qualsiasi garden center e che possiamo coltivare con successo in giardino come pure in vaso e in casa.
L’Hibiscus rosa-sinensis arriva dalla Cina e vanta numerose cultivar e ibridi ottenuti negli orti botanici. Cresce tipicamente ad arbusto e può raggiungere, nei luoghi di origine, anche gli otto metri di altezza. I suoi fiori, bianchi, rosa, rossi o gialli, penduli od eretti, sono caratterizzati da stami ben più lunghi della corolla. Fiorisce da giugno a settembre.
L’Hibiscus syriacus ha dimensioni più contenute e non supera generalmente i 4 metri di latezza. Si riconosce perché i suoi stami sono più corti e non emergono dalla corolla come invece avviene nel rosa-sinensis. Inoltre, fiorisce dalla fine dell’estate fino a metà autunno.
Come si coltiva
I periodi migliori per piantare l’ibisco in giardino sono la primavera e l’autunno. Il terreno deve essere preferibilmente argilloso-siliceo, fresco, sciolto e ben drenato, tendente all’acido. Le annaffiature devono essere abbondanti, soprattutto d’estate. Durante l’inverno vanno gradualmente ridotte fino a quando la pianta, entrando in riposo, richiederà solo un po’ d’acqua per tenere umido il terreno. Riprenderemo a bagnare progressivamente da marzo. L’esposizione ideale è al sole, in posizione calda, riparata da venti e correnti.
La concimazione è importante se vogliamo una fioritura abbondante e continua. Perciò dalla primavera all’autunno, ogni quindici giorni, aggiungiamo fertilizzante liquido specifico per piante da fiore all’acqua delle annaffiature.
La potatura
L’ibisco si pota verso la fine dell’inverno. In febbraio accorciamo di circa un terzo i rami più lunghi e tagliamo tutti i rami secchi e quelli più sottili. Consideriamo, nella potatura, che questa pianta fiorisce sui rami nuovi dell’anno: obiettivo dei nostri tagli sarà dunque favorire la nascita di nuovi getti. L’Hibiscus syriacus può essere utilizzato anche per formare dense siepi; in questo caso poteremo solo per limitarne l’altezza. In generale, se non vogliamo che si formino i frutti dobbiamo tagliare sistematicamente i fiori appassiti.
Come moltiplicarlo
Da aprile a giugno possiamo moltiplicare l’ibisco per seme: alla fine dell’inverno possiamo infatti trovare ancora sui rami delle capsule contenenti alcuni semi. Le piantine crescono di circa 20 centimetri il primo anno e devono essere poste in inverno in un ambiente protetto per superare i mesi più brutti. La primavera successiva possono essere messi stabilmente a dimora, in piena terra o in vaso.
Il metodo più veloce per moltiplicare l’ibisco resta però la talea. Possiamo, durante l’estate, tagliare dei pezzi di un ramo non fiorifero parzialmente legnosi; mettiamoli a gruppetti in vasi riempiti di sabbia e terra.
Quando si saranno formate le radici (lo capiremo perché si formeranno nuovi germogli) potremo trapiantare ogni talea in un vasetto o direttamente nel terreno.
In Polinesia i fiori sono portati normalmente tra i capelli delle ragazze; i ragazzi invece ne appoggiano uno sull’orecchio destro se sono fidanzati, sul sinistro se non lo sono.
In giardino
Scegliamo una posizione dove possa ricevere il sole per qualche ora al giorno, ma dove le radici possano trovare un terreno mediamente fresco. A ridosso di un muretto, contro una cancellata o in mezzo a una siepe boschiva informale l’ibisco può diventare facilmente il protagonista assumendo in pochi anni dimensioni ragguardevoli.
Utilizzato come siepe (le piante vanno messe a 50-60 cm una dall’altra) può essere tagliato perché assuma un aspetto compatto (la profondità può essere di 30-40 cm) e l’altezza mantenuta entro i due metri. Il taglio di forma, da effettuare per lo più in autunno, deve essere severo: la siepe si riempirà di fiori che si susseguiranno per tutta l’estate.
In casa
Un bellissimo Hibiscus rosa-sinensis, chiamato anche Rosa di Cina, è molto adatto alla coltivazione in casa. Sistemiamo la pianta in una posizione luminosa, ma non direttamente esposta al sole. L’ideale è vicino ad una finestra schermata da una tenda o esposta a Est. Durante l’estate spostiamo il vaso all’aperto in posizione riparata dai venti e soleggiata. Annaffiamolo molto e spesso perché il terriccio deve rimanere sempre umido, ma non fradicio.
Vaporizziamo la chioma tutti i giorni durante l’estate e a giorni alterni in inverno, soprattutto se la pianta si trova in un locale riscaldato.
Potiamolo in primavera per eliminare i rami deboli e formare un cespuglio compatto.
Se la fioritura dell’anno precedente è stata abbondante, la potatura dovrà essere energica, perché la pianta fiorisce solo sui rami cresciuti nell’anno.
Il periodo migliore per cambiare il vaso è l’inizio della primavera.
Dovremo stare attenti a spostare la pianta in un contenitore solo di poco più grande del precedente in modo da tenere compatte le radici. Le concimazioni devono essere regolari soprattutto nel periodo di maggiore sviluppo vegetativo. Quindi, durante l’estate concimiamolo ogni quindici giorni con fertilizzante liquido.
L’ibisco e il karkadè
Con l’Hibiscus sabdariffa, tipico dell’Africa orientale ma coltivato anche in America ed in India, si ottiene una famosa bevanda, il karkadè (parola di origine eritrea) che si ottiene dai calici del fiore, dal sapore acidulo per la presenza di acido citrico e acido tartarico.
Problemi e soluzioni
La pianta rivela i suoi problemi con le foglie.
Se il nostro ibisco ha molte foglie ma pochi fiori può voler dire che le concimazioni sono troppo abbondanti o frequenti.
Se le foglie ingialliscono o avvizziscono, forse la posizione è sbagliata e quella attuale prevede troppe correnti d’aria fredda.
Se la pianta cresce in modo stentato, il problema è nel terreno: o il vaso è piccolo o il terreno non ha l’acidità sufficiente o i nutrienti utili per uno sviluppo rigoglioso .
Se le foglie appaiono un po’ slavate, verde pallido, mollicce, può essere indice di una carenza di Azoto.
Infine, se la pianta fa molti boccioli, ma questi stentano ad aprirsi, significa che la luce non è sufficiente e dobbiamo spostare la pianta in una posizione più luminosa.
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